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ogm:la ricerca e il suo uso - replica a mobiltebio



dalla rivista del manifesto settembre 2000

Replica a Mobilitebio
OGM: la ricerca e il suo uso
di Marcello Buiatti

La lettera dei portavoce di Mobilitebio (la rivista del manifesto,
luglio-agosto 2000) mi fa pensare di non essere stato assolutamente chiaro
nel mio articolo
sugli Organismi geneticamente modificati (OGM). Non è un articolo
accademico in alcun modo. È un articolo, almeno nelle mie intenzioni, che
cercava di portare la discussione dagli OGM in quanto tali (quella che
chiamavo la OGMità) su quelli attualmente in commercio, passando dalla
metafora al concreto della materia (appunto questi OGM), delle cause della
produzione di questi e non di altri OGM da ricercarsi in un'errata
impostazione scientifica a sua volta derivata dalla struttura del mercato
di queste merci. Per questo ho cercato di spiegare cose che i miei
interlocutori conoscono bene ma altri no, e cioè i pericoli concreti, di
nuovo di questi OGM, per la salute, 1'ambiente, i rapporti sociali, la
biodiversità.
Perché questo? Perché penso che il problema OGM sia una delle spie più
chiare di quanto sta succedendo in questo mondo in cui globalizzazione
significa sempre di più omogeneizzazione della vita materiale, delle
culture, persino dei patrimoni genetici, ai soli fini dei bisogni non degli
esseri viventi ma dei grandi colossi economici che, in quanto
sovrastrutture sempre meno collegate con le vite individuali anche degli
stessi proprietari, non si curano davvero degli effetti secondari né sugli
organismi oggetto della loro manipolazione, né su chi magari se ne nutre,
né sulI'ambiente, né tantomeno sui comportamenti sociali e collettivi.
Questo, concettualmente, non è per me tanto diverso dai cosiddetti "effetti
collaterali" dei bombardamenti della guerra del Kosovo. Come qui lo scopo
dichiarato è la produzione di cibo, quello reale la produzione di profitto,
lì lo scopo dichiarato era la pace e la difesa di una minoranza, quello
reale un'operazione politica fondata sulla guerra, sulla distruzione e sul
sangue.
Se è vero questo, bisogna dirlo e fare chiarezza sul fatto che gli OGM non
sono pericolosi perché "contro natura" ma, molto concretamente, per i
pericoli reali,
diversi per ogni OGM come sono diverse una dall'altra le piante che vengono
trasformate e anche i geni che vengono introdotti. Infatti, nella
realtà,nessuno lo dice (si veda in proposito un mio articolo su Alias del
24 giugno scorso), ma il trasferimento di un gene da una pianta ad un'altra
si può fare anche fra piante della stessa specie con un risultato che é
assolutamente identico a quello che si ottiene incrociandole naturalmente.
L'unica differenza sta nel fatto che con l'incrocio
normale uniamo i due insiemi di geni dei genitori e abbiamo quindi bisogno
di molti incroci e selezione per ottenere il prodotto voluto (una pianta
che abbia insieme tutte le caratteristiche positive), mentre se s'inserisce
direttamente il gene si guadagna molto rempo e si è più sicuri del
risultato. Infatti la dizione delle direttive di controllo degli OGM
definisce questi come prodotti con "metodi non essenzialmente biologici".
Questo non significa che gli stessi prodotti non si potrebbero ottenere
anche con metodi naturali e quindi essenzialmente biologici.
Detto questo va anche sottolineato che i prodotti attualmente in commercio,
e anche gran parte di quelli che verranno dalle note multinazionali,
cercano non di migliorare la qualità dei prodotti ma di fare degli "scoop
naturali", organismi "sensazionali " proprio perché non naturali. E questa
la strategia da rifiutare con conoscenza di causa per il semplice fatto
che, tanto più sono lontani gli organismi fra cui si scambiano geni, più è
alto il livello d'imprevedibilità e quindi di rischio. Dato che sono
assolutamente d'accordo che si debba attuare il principio di precauzione
sarebbe essenziale che le nuove tecniche che, tra 1'altro, non
necessariamente portano alla modificazione genetica degli organismi ma
possono invece semplicemente accelerare il normale lavoro di selezione,
fossero semmai usate con una strategia opposta, quella di produrre
organismi del tutto identici a quelli ottenuti per incrocio, per
salvaguardare il patrimonio di biodiversità che abbiamo, che tanto è legato
alla nostra biodiversità culturale, per ridurre 1'impatto ambientale, per
ridurre il divario fra il Sud e il Nord del mondo, nell'assoluto rispetto
delle diversità delle culture, patrimonio inalienabile dell'umanità.
Il nodo quindi sta nella strategia che non è dawero quella delle
multinazionali che ora dominano il mercato. Da tutto questo spero sia
chiaro che io sono d'accordo con praticamente tutto quello che dicono i
portavoce di Mobilitebio, come del resto avrebbero potuto sentire dalla mia
viva voce quando, invitato da loro, ho parlato a lungo al convegno di
Mobilitebio da loro promosso dicendo queste stesse cose. Del resto,
nonostante io sia un professore, cosa che, in parte giustamente, induce
diffidenza in chi è nel movimento sono anche presidente di un'associazione
ambientalista abbastanza nota che si chiama "Ambiente e Lavoro" e ho
cominciato ad avvertire gli italiani insieme a pochissimi altri (Fabio
Terragni, Cesare Donnhauser, Chicco Testa, Gianni Tamino e poi Anna
Bernasconi, Luciano Violante, Fiorenzo Gimmelli, Marco Ricolfi, Paolo
Castagnola) dei pericoli derivanti dall'applicazione delle tecniche di
Ingegneria Genetica fin dagli anni `80, scrivendo la prima proposta di
legge per il controllo degli OGM nel 1987. Conosco quindi benissimo, per
essermi pesantemente scontrato in seno al Comitato Sociale ed Economico
Europeo e anche, ultimamente a Tebio, 1'atteggiamento aggressivo delle
multinazionali, conosco il Comitato interministeriale di controllo perché
ne sono parte in qualità di esperto designato dal Ministero dell'Ambiente e
da quello dell'Agricoltura. Combatto dà tempo in tutte le sedi possibili, e
1'ho detto nel mio articolo, contro questa legislazione brevettuale e per
il rispetto delle norme contenute dalla Convenzione per la Biodiversità.
Condivido quindi praticamente tutto quello che scrivono i miei
interlocutori. Mi sorprendo con una certa amarezza di avere bisogno di
dirlo e mi dispiace che il mio invito ad andare un po' più a fondo nelle
cause prime e non solo negli effetti ultimi della situazione attuale
proponendo una strategia alternativa concreta e di rifiuto delle cause e
non delle tecniche in quanto tali non sia stato ancora raccolto. Vorrei
quindi continuare il dialogo leggendoci ed ascoltandoci con mente aperta
gli uni con gli altri sulle cose concrete da evitare, sui modi e sulle cose
da fare, visto che sui principi sembriamo essere d'accordo. Ecco, forse
qualcosa ci divide, ma vorrei saperlo da chi mi ha scritto ed è il mio
personale, incurabile materialismo che mi spinge ad avere paura dei fatti
(intendiamoci, anche i fatti contro la morale sono fatti concreti) e non
dei titoli. In altre parole, io ho paura e voglio combattere le
multinazionali, questa versione della globalizzazione, i rischi reali, non
la OGMità ma gli OGM, se e quando sono dannosi.