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Sottomarini atomici e porti a rischio



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   QUESTO ARTICOLO APPARIRA' SUL MENSILE DI PAX CHRISTI 

      "MOSAICO DI PACE" 
      e-mail: paxchristi@tiscalinet.it 

   E PERTANTO NON PUO' ESSERE RIPRODOTTO SU ALTRI GIORNALI 
   PRIMA DELLA SUA PUBBLICAZIONE.

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	Sottomarini atomici e porti a rischio

	Il piano di emergenza nucleare è un segreto militare? 
	Fattelo dare lo stesso!

	E' bastato digitare "emergenza nucleare" su un motore di ricerca 
	e la Marina Militare ha dovuto cedere

Per la prima volta in Italia una prefettura ha consegnato ad
un'associazione pacifista il "Piano di emergenza per incidenti ad unità
militari a propulsione nucleare". E' accaduto lo scorso 5 settembre a
Taranto. PeaceLink che ne aveva fatto formale richiesta ai sensi del
decreto legislativo 230/95. Fino al 5 settembre 2000 il piano di emergenza
era coperto dal segreto militare. All'atto della consegna la dicitura
"riservato", che sovrastava ogni pagina, è stata cancellata dalla
prefettura. Due ore dopo il piano "segreto" era già su Internet in pubblica
visione all'indirizzo http://www.peacelink.it
mentre un'abbondante documentazione tecnica era consultabile all'indirizzo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/porti.shtml
Il giorno dopo tutti i giornali di Taranto riportavano il piano di
emergenza in prima pagina. Ad esempio il "Quotidiano" di Taranto titolava:
"Allarme-nucleare, ecco il Piano", sottotitolo: "E PeaceLink abbatte un
muro". Poche ore dopo il Consiglio comunale si riuniva su richiesta si
Rifondazione e approvava all'unanimità un ordine del giorno con cui veniva
costituita - così come richiesto da PeaceLink - una commissione di studi
sull'argomento aperta non solo ad esperti ma anche alle associazioni che si
occupano del rischio nucleare. Mentre le TV locali trasmettevano i
comunicati pacifisti, per la strada campeggiavano le locandine-annuncio dei
giornali con titoloni cubitali: "Pericolo nucleare: Taranto a rischio, ma
c'è il piano di fuga", "Il Consiglio Comunale sul nucleare: la città chiede
verità e garanzie".
Da quel giorno in varie città italiane a rischio nucleare le organizzazioni
pacifiste e ambientaliste hanno richiesto i piani di emergenza nucleare
ricalcando lo schema di domanda con cui PeaceLink aveva ottenuto il
documento "segreto". 
Questa volta la "chiave di accesso" per ottenere il successo è stata una
sorta di password legislativa: 230/95. E' il riferimento del decreto
legislativo che prevede l'informazione preventiva alle popolazioni per
quanto concerne il rischio nucleare. Per ottenere questo risultato c'è
stato bisogno di Internet e della collaborazione in rete di diverse
persone. E  purtroppo va detto che a favorire l'ascolto del problema presso
l'opinione pubblica è stata il disastro del sottomarino nucleare russo
Kursk colato a picco pochi giorni prima con il suo tragico carico.
Dal febbraio del 2000 la Prefettura di Taranto era stata sollecitata da
PeaceLink a fornire il piano di emergenza nucleare "ai sensi delle norme
vigenti". Lettere raccomandate e colloqui telefonici non erano però serviti
a nulla, perché la risposta era sempre la stessa: "Non esiste alcuna norma
che lo consenta". Un muro di cortesi dinieghi. Il muro è stato però un
giorno abbattuto con un collegamento ad Internet. Come? Dopo un seminario
sul rischio nucleare, promosso a Taranto da PeaceLink, un amico ha pensato
bene di digitare due parole su un motore di ricerca: EMERGENZA NUCLEARE. E'
apparso un elenco di siti Internet fra i quali svettava quello della
Presidenza del Consiglio dei Ministri da cui dipende la Protezione civile.
In questo autorevole sito era descritta la concatenazione di responsabilità
istituzionali e di organi preposti ad attuare un piano di emergenza in caso
di incidente navale ad unità a propulsione nucleare. In un angolino
appariva 230/95, ossia il riferimento ad un decreto legislativo che doveva
avere a che fare con la faccenda. Ed e' iniziata un'affannosa ricerca di
questo benedetto decreto. Avevamo, collegato a in rete a PeaceLink, un
amico documentalista all'Istituto Superiore della Sanità che ha passato a
setaccio l'archivio dell'ISS e la biblioteca parlamentare. Venuti a
conoscenza dei particolari importantissimi contenuti nelle norme del
decreto abbiamo cercato e ottenuto, tramite un amico avvocato sempre
collegato in rete, la versione integrale digitale del decreto e ne abbiamo
dato ampia diffusione su PeaceLink.. A questo punto è partita una nuova
pressante serie di richieste nei confronti della prefettura di Taranto, che
rispondeva per telefono: "La legge è dalla vostra parte, ma come la
mettiamo con la Marina Militare che ha classificato come "riservato" il
piano di emergenza nucleare?" Un circolo di Rifondazione ha raccolto
duemila firme antinucleari in piazza e le ha consegnate al sindaco, mentre
il consigliere Francesco Voccoli sollecitava la convocazione di un
consiglio comunale sul rischio atomico. Infine, all'indomani della tragedia
del sottomarino nucleare russo, è partito da PeaceLink l'ultimatum legale
al prefetto che ha generato una nuova serie di articoli sui giornali (e
l'intervento del sottosegretario Massimo Ostillio) alla luce dell'attualità
del disastro del Kursk. Alla fine la prefettura ha dovuto passare il
bianchetto sulla dicitura "riservato" e consegnare a PeaceLink le pagine
del piano di emergenza, almeno quelle di interesse civile. "Abbiamo
riflettuto molto su darle o no queste pagine, ma alla fine ci siamo detti
che non potevamo non dargliele". Il funzionario mi ha consegnato anche le
ultime due drammatiche pagine del documento: prevedono l'evacuazione della
città in caso di disastro nucleare. Fino a quel giorno non ne avevo mai
saputo nulla. 

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it
http://www.peacelink.it