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Benetton acquista la Patagonia



Resent-Date: Sat, 22 Jul 2000 01:48:50 +0200
X-Sender: a.marescotti@pop3.ciaoweb.net (Unverified)
X-Mailer: QUALCOMM Windows Eudora Light Version 3.0.6 (32)
Date: Fri, 21 Jul 2000 23:46:50 +0200
>From: "maria nina  posadinu" <posamina@lycos.com>
>Subject: diario de Chiapas mertedi 18 luglio 2000
>
> martedi 18 luglio 2000

Ogni giorno che passa, un turbine di avvenimenti, di incontri, di nuove
conoscenze, di nuove possibilità.

Con gli argentini, ci scambiamo i contatti e a volte scopriamo curiosi
intrecci.
Oggi li ho fatti incontrare con Gianni Proiettis e Pablo Romo, loro con i
responsabili di Melel. Gianni ha poi insistito perché andassimo tutti a
mangiare a casa sua ed abbiamo passato ore di conversazione
interessantissima e ricca di scambi di informazioni di prima mano. Pablo
Romo, domenicano che normalmente vive a Roma, è responsabile internazionale
dell'organizzazione domenicana per la difesa dei diritti umani "Giustizia e
Pace". Di passaggio in Chiapas, è di ritorno da una missione in Brasile. Ci
ha informato delle azioni del movimento dei "Sem Terra", facendoci un
quadro di una dimensione di abusi e prepotenze da parte di grossi
proprietari che per noi sono quasi impossibili da capire. Questo discorso
merita un capitolo a parte e spero di poterlo riprendere in seguito. E'
risultato dalla conversazione che Pablo Romo è il padrino di Sandra,
un'argentina che ospita Violeta e Jorque, sposata con il nipote di Don
Samuel Ruiz. 

Melel è un'agenzia di informazione che da Pistoia ho regolarmente
consultato per oltre sei mesi. E' un'associazione che offre un servizio
informativo del popolo indigeno e per il popolo indigeno, attiva da tre
anni e fondata dai domenicani. Per me è stata un'emozione conoscere
personalmente e fare amicizia con le ragazze che ogni giorno pubblicano su
Internet la rassegna stampa dei giornali messicani che parlano del
conflitto in Chiapas.

Dal loro computer ho mostrato i miei messaggi su Peacelink, sito che non
conoscevano, ed ora hanno messo tra i preferiti. Si sono offerte di
aiutarmi a spedire le foto, ma ancora non ho trovato uno scanner, non mi
fido di un posto pubblico. Se ricevete dei messaggi col mittente Melel
Xojobal, sappiate che sono le foto.

Non vi voglio intasare il computer, per cui non le manderò tutte a tutti,
ma solo alcune, le altre potrete vederle su www.peacelink.it. Aspetto
indicazioni da Sabrina per sapere se le devo mandare a lei o direttamente a
Peacelink.

Santo Domingo

Oggi, per conto di Melel, che non sapevo si occupasse anche di bambini di
strada o comunità locali di profughi, abbiamo fatto due rappresentazioni di
marionette e mimi. Non che partecipi anch'io allo spettacolo, ma mi occupo
di radunare i bambini, aiutare a montare il teatrino, trasportare le cose,
riparare i costumi. Al mattino siamo stati con i bambini di strada di Santo
Domingo. Il pubblico era formato da qualche passante casuale, ma
principalmente da bambini di strada dai quattro-cinque anni, agli
undici-dodici.

Piccoli lustrascarpe che vanno in giro con un panchettino ed una scatola
con gli strumenti, altri che vendono oggettini di artigianato, o gomme da
masticare, o sigarette, o soltanto qualche caramella. Un mondo di estrema
miseria e povertà che si ingegna per raccimolare pochi pesos al giorno per
poter sbarcare il lunario. Con i vestiti stracciati, anche in tenerissima
età, percorrono le zone affollate del centro o i mercati frequentati dai
turisti inventando la loro soppravvivenza quotidiana. Il tutto con una
dignità impressionante. Nessuno chiede l'elemosina.

E' stata una gioia vederli fermarsi almeno un'oretta, affollare una specie
di gazebo in muratura al centro dei giardinetti a fianco della Chiesa di
Santo Domingo. Li ho fotografati mentre ridevano di gusto, con l'ingenuità
di ogni bambino del mondo. 

Oggi pioveva, ha cominciato ieri sera. Qui quando piove è torrenziale,
tutte le strade diventano come torrenti in piena e la temperatura già
frizzantina cala ulteriormente. Loro, con gli stessi vestitini poveri di
tutti i giorni, non un golfino o una maglia pesante più del solito.

Riempiva il cuore vederli scoppiare a ridere ed erano così contenti che
alla fine è stato faticoso convincerli che non dovevano pagare niente.
Volevano offrire quei pochi pesos che erano tutta la loro ricchezza. Ci
sono venute quasi le lacrime agli occhi. Nel guardarli, alla fine,
disperdersi fra la folla nel loro girovagare di sempre ho sperato che
quella effimera felicità che avevamo loro offerto avesse potuto riscaldare
i loro cuori per un tempo molto più lungo dello spettacolo stesso.

Il pomeriggio siamo andati con un taxi a far sorridere altri bambini che
vivono in un centro profughi fuori della città. C'era molto fango a causa
della pioggia e per quanto ormai dovremmo esserci abituati, non smettiamo
mai di stupirci dell'estrema povertà di cui siamo testimoni.

A questo spettacolo ha partecipato anche un gruppo di donne, giovanissime,
poco più che bambine, ma già con i figli in collo o attaccati la petto.
Arrivano timidamente, nascondendosi dietro gli scialli che non abbandonano
mai, occhi bassi, timorose. Sono poi scoppiate a ridere anche loro, seppure
cercando di nascondersi la bocca e guardandosi intorno nel timore di farsi
notare troppo. Questa è la condizione delle donne qui, ombre che non devono
fare rumore, avvolte nello scialle colorato, perennemente con un bambino
legato addosso, da bambine un fratellino e ben presto il loro figlio,
immerse nei fumi del fuoco a legna della loro cucina. Escono
principalemente per andare a prendere l'acqua. Siamo contenti di aver
regalato loro questa uscita insolitamente piacevole. Il movimento zapatista
ha iniziato un cammino in difesa dei diritti delle donne, ma la strada è
ancora lunga.

Fra uno spettacolo e l'altro non mancano le riunioni, gli incontri, le
presentazioni nuove. Ogni persona che incontri ti mette in contatto con
un'altra e la solidarietà che si respira nell'aria e le storie che senti ti
rinfrancano, come tante tante dosi di fiducia che si accumulano e ti danno
la forza di andare avanti. Così scorre la vita qui, continuando a
destreggiarsi fra la miriade di associazioni che sostengono la causa indigena.

Le conversazioni si intrecciano, fra l'aggiornamento del conflitto
chiapaneco, il movimento dei sem terra, l'acquisto della Patagonia da parte
di Benetton.

Lo sapevate?

Tutti gli argentini hanno sempre creduto che la Patagonia fosse del governo
argentino, solo di recente hanno scoperto che era degli inglesi, quando
questi la hanno venduta a Benetton. Questo capitolo andrebbe approfondito e
prego Padre Alberto di informare Gesualdi, meriterebbe una campagna contro.

Per ora cerco di riassumere brevemente le storia. Si parla di vastissimi
territori che sulla cartina sono compresi tra il deserto e la cordigliera
Andino/Patagonica, le provincie di Chubut e Santa Cruz. Sono le terre
migliori di una vastissima zona, che contengono le preziosissime riserve
d'acqua, scarsissima nelle zone circostanti.
I Benetton hanno comprato tutto in blocco, senza tenere conto che vi
vivevano persone, i braccianti dei proprietari precedenti, che ora sono
senza casa e senza terra da lavorare. Benetton infatti ha recintato tutto e
scacciato gli indigeni. Nessuno se ne sarebbe accorto se non fosse arrivata
alla cronaca nazionale la notizia di una protesta per il problema delle acque.

Perché ci possiamo rendere conto delle dimensioni delle proprietà in questi
paesi sconfinati, Pablo Romo ci ha raccontato un episodio recente in
Brasile. Un grosso proprietario ha comprato cinque milioni di ettari nella
zona sud, solo vedendoli nella carta geografica, compresi villaggi e
abitanti, su cui poi, come tanti altri come lui funge da padrone feudale.
Il fatto è arrivato alla pubblica conoscenza perché, dopo l'acquisto, il
nuovo proprietario ha fatto un giro con il suo aereo personale ed ha
scoperto che insieme al terreno aveva comprato anche una caserma di
soldati. Contrariato, rivoleva i soldi indietro: l'altro non ne voleva
sapera, così la storia è finita in tribunale. Ci  meravigliamo?

Avete presente i cartelli stradali nelle nostre zone rurali che indicano
"Attenzione - Attraversamento di animali"? Ebbene Pablo Romo ci ha mostrato
una foto scattata poche settimane fa nel sud del Brasile che indicava "
Attenzione - Attraversamento di indigeni". Se posso ve la mando.

Per oggi è tutto

Un caldo abbraccio 
Maria Nina