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[ACEA #334] Riscaldamento del Pianeta e Appello al Presidente del Perù



Agenziastampa per i Consumi Etici e Alternativi
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Comunicato n.334 del 21-7-2000

Riscaldamento del Pianeta
E' ufficiale: il pianeta si riscaldera' sensibilmente nei prossimi 50-100
anni e gli USA hanno stilato un rapporto che elenca le conseguenze
previste per i loro sistemi biologici.
Queste sono piuttosto serie.
Ora l'Europa dovrebbe cercare di fare un opera altrettanto sistematica e
implementare politiche tese ad arginare le conseguenze delle  eccessive
emissioni di gas serra.
Una delle domande che sorge spontanea e': qual e' il destino delle aree
protette nos solo in USA, ma anche in Europa ed in Italia.
Esiste il concreto rischio che gli ecosistemi protetti si spostino fuori
dal confine dei parchi...o si estinguano per mancanza di  territorio in cui
eventualmente migrare. Sono domande a cui gli esperti di conservazione
debbono dare risposta al piu' presto, per approntare eventuali rimedi.
(Fonte Peacelink ecologia/Alessandro Gimona)

Appello al Presidente del Perù contro un programma di sfruttamento del legname
Un programma di sfruttamento di legname su larga scala minaccia la
sopravvivenza di alcune tribù indigene, che ancor'oggi vivono pressoché
isolate, nell'area del Rio Madre de Díos, nell'Amazzonia peruviana. Due
grandi ditte che trattatano legname, la "Chiristian" e l'"Espinoza", con
centinaia di taglialegna sono già arrivate ai confini delle zone
d'insediamento degli indios Nahua, Amahuacas e Mashco-Piros. Oltre
all'inevitabile violenza causata dallo scontro fra invasori e popolazione
locale, i taglialegna portano malattie che sterminano la popolazione
locale.
Già negli anni 80 la multinazionale petrolifera Shell e la Mobil nel 1996
tentarono di estrarre petrolio, in una delle regioni con più alto tasso di
biodiversità al mondo con conseguenze fatali per la natura e gli indigeni.
Le esplorazioni petrolifere della Shell causarono la morte di più di 50
Nahua. Il personale della Shell ed i taglialegna contagiarono gli indigeni
con pertosse e polmonite.
Gli indigeni della regione però non accettano più la minaccia della loro
esistenza senza fare obiezioni. Il 18 giugno la FENAMAD (Federación Nativa
del Rio Madre de Díos y Afluentes) ha organizzato l'occupazione da parte di
alcune centinaia di indios di Maldonado, la città più grande della regione.
Da molti giorni in viaggio sui fiumi, non lasceranno la città prima che il
Governo di Lima non si proclami a loro favore. La qual cosa non
significherebbe altro che impegnarsi a rispettare il diritto e la legge.
Nella regione Madre de Díos, nel sudest del Perù, vivono 19 comunità
indigene. Tre di queste - i Nahua (o Yora), gli Amahuacas e i Mahco-Piros -
vivono ancora relativamente isolate dal mondo civilizzato. La fiera difesa
dei loro ultimi rifugi e le risorse naturali finora poco utilizzate hanno
limitato i contatti con il mondo esterno. Questo significa che tutto il
loro sostentamento - la caccia, la pesca e la raccolta - si svolge tuttora
in un continuo scambio con la foresta ed il fiume. Se uno di questi
elementi viene danneggiato, tutto questo complesso sistema è in pericolo.
Prime azioni di protesta contro aziende di sfruttamento del legname locali,
sempre organizzate dalla FENAMAD, hanno indotto il governo Fujimori a
trasferire la supervisione sul management delle foreste dal Ministero
dell'agricoltura all'Istituto statale per le risorse naturali.
L'associazione per i popoli minacciati invita tutti a inviare lettere di
protesta a Señor Presidente de la República , Ing. Alberto Fujimori , Plaza
de Armas - Lima - Perú , 0051-1-4266770

(Fonte AceA)





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