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R: R: stimate conseguenze del riscaldamento globale



Chiedo venia se mi permetto di intervenire una seconda volta sulla
questione, ma proprio non condivido lo spirito della discussione avviata, e
credo anzi che si utilizzino argomenti che rischiano di aggravare i fattori
di squilibrio ambientale e le ingiustizie sociali che sono strettamente
connesse a quegli squilibri.
Se ci si riferisce a fenomeni di scala globale, sembra chiaro che le loro
cause, e i rimedi, ben difficilmente potrebbero essere ricercati a livello
regionale, e rinvenuti in situazioni di squilibrio biologico occasionalmente
determinatesi.
In secondo luogo: siamo davvero convinti che la deforestazione sia un affare
di qualche tribu' indigena indaffarata a sopravvivere? Non e' forse vero che
la deforestazione che minaccia il pianeta e' volontariamente programmata,
commissionata quando non direttamente eseguita da multinazionali che
rispondono ad un unico credo, ad un unico vero dio, il Profitto della
"religione" del capitalismo occidentale?
Non e' forse vero che il sistema agricolo internazionale e' fondato sulla
rigida ripartizione dei "vantaggi relativi", con le correlative monocolture,
non certo destinate ad alimentare la sovrappopolazione locale, che infatti
muore regolarmente di fame, ma finalizzate al commercio internazionale
(cioe' al mercato regolato e governato dai potenti della terra di cui il WTO
e' scrupoloso garante)? Ricordiamo inoltre le favolose estensioni di pascolo
per bovini, create in Brasile ai danni della foresta amazzonica, per fornire
materia prima ai fast-food delle capitali occidentali (uno dei primi
indimenticabili numeri del settimanale "Avvenimenti" -1989- forniva cifre e
nomi di ditte occidentali, anche italiane, impegnate in Brasile in questo
genere di affari).
Dunque, anche cio' che sembra frutto di pratiche lontanissime e di
situazioni geograficamente assai distanti, riporta sempre e puntualmente a
noi.
Il serio rischio e' che, di fronte al precipitare dello stato del nostro
pianeta, ed a fronte di masse enormi di diseredati che reclamano il (giusto
e sacrosanto) diritto di vivere, e magari di vivere anche bene "quasi" come
noi, ci trincerassimo da esperti studiosi di controlli biologici e di
equilibri demografici nella comoda supposizione che, fermi restando i nostri
privilegi e l'immutabile e imperituro dominio capitalista, sia sufficiente
"razionare" i viveri tra quelle masse anonime, adattandone il numero ai
limiti del pianeta e, perche' no, inventandoci gli OGM: infatti, se il
problema e' quantitativo, puo' risolversi o diminuendo il numero di chi ha
fame o aumentando le calorie del poco cibo disponibile dopo le abbuffate
occidentali...
Tutto cio' non puo' che farci dimenticare le vere cause di quelle tragedie
umane, sociali ed ambientali, ed inevitabilmente le soluzioni sperimentate
lascerebbero inalterate le conseguenze, le aggraverebbero o sarebbero
foriere di ingiustizie sempre piu' intollerabili: almeno chi e' sensibile a
queste questioni cerchi di rendersene conto.
Un abbraccio
----- Original Message -----
From: AlessandroGimona <agimona@libero.it>
To: <pck-ecologia@peacelink.it>
Sent: Friday, July 21, 2000 3:48 PM
Subject: Re: R: stimate conseguenze del riscaldamento globale


> Non mi pare, tuttavia, che la questione possa essere
> > correttamente e seriamente affrontata su di un versante nudamente
> > demografico, come leggo nel commento qui riportato.
>
>
> ...D'accordo:che la questione e' complicata e va affrontata a piu'
> scale. Il nord consuma senz'altro piu' risorse pro capite'.
>
> Pero' si conoscono vari casi di studio in cui l'aumento locale di
> popolazione ha creato conflitti con l'ambiente..per esempio
> deforestazione (ad es in Kenya) e conflitti tra parchi naturali ed
> agricoltura (per esempio e' il caso di varie popolazioni di elefanti in
> Africa..da cui il conflitto in sede CITES sull' opportunita' o meno di
> consentire abbattimenti..)complicati anche dal fatto che molta terra e'
> coltivata a cash crops...
>
> Solo uno spunto di discussione
>
> Alessandro
>
>
>
>