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Re: [ecologia] Effetto serra e Co2. I negazionisti sono stati pagati dalle multinazionali
- Subject: Re: [ecologia] Effetto serra e Co2. I negazionisti sono stati pagati dalle multinazionali
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Fri, 16 Sep 2011 09:38:03 +0200
Si è aperto su questa lista un dibattito sull'effetto serra e sulle
lobby economiche in risposta a chi avanza dubbi e critiche sulle
campagne di Greenpeace contro i gas alteranti del clima. Il ruolo delle lobby (che citavo) non è stato quello di gettare discredito sugli "ambientalisti seri" ma di negare l'effetto serra e le sue connessioni con le attività della grande industria. Queste potenti lobby hanno spinto il governo degli Stati Uniti a non aderire al Protocollo di Kyoto, diffondendo studi (non veritieri) che mettevano in dubbio la responsabilità delle attività antropiche e di quelle industriali in particolare. Le multinazionali del petrolio e delle energie fossili, più quelle collegate funzionalmente, come Exxon Mobil, Shell, BP, Dupont, Chrysler, Chevron, General Motors e Good Year, hanno finanziato la Global Climate Coalition (GCC), che era l'organizzazione negazionista più attiva circa l'effetto serra, non tanto per polemizzare contro gli ambientalisti quanto invece per influenzare i governi nelle scelte politiche cruciali relativie al controllo delle emissioni industriali. Stiamo quindi molto attenti a non fare il gioco di questa potente alleanza di varie lobby che mirano complessivamente a minimizzare o a negare l'impatto ambientale, climatico e sanitario dell'industrializzazione priva di regole e di controlli. Questo fatto è importante da comprendere. Il controllo delle emissioni industriali è infatti la "frontiera" della "buona politica". Controllare le emissioni industriali significa "mettere il naso" nella proprietà privata, nei meccanismi più riservati e delicati delle grandi industrie. Significa entrare nei loro file, nei loro computer, nei loro archivi dati. Paradossalmente questo mondo potrebbe persino sposare il pacifismo se esso servisse a portare l'attenzione dell'opinione pubblica altrove. Quindi dobbiamo fare grande attenzione a far convivere campagne sulla pace e sull'ambiente in modo che si completino evitando che si escludano con una forza di fascinazione che ingrandisce e focalizza il particolare. Concondo con chi non enfatizza in modo totalizzante la questione della Co2 e dell'effetto serra. La questione va affrontata nell'ambito delle emissioni complessive, con un approccio che le tenga tutte assieme, analizzando i diversi e plurali effetti quando le emissioni "ricadono" ed entrano poi nell'ecosistema e lo modificano, alterando il clima e favorendo la desertificazione, ad esempio, ma anche entrando nei nostri polmoni o nella catena alimentare o peggio ancora nel DNA con effetti genotossici. Isolare un solo effetto, ingigantirlo e poi perdere di vista gli altri è un rischio che si corre enfatizzando l'effetto serra e rendendolo il pericolo e non un pericolo. Ma questo può avvenire con qualunque campagna quando diviene totalizzante. L'Ilva a Taranto ad esempio dedicava dieci anni fa a PeaceLink il paginone centrale a colori del suo giornale per mettere in grande risalto la campagna sull'uranio impoverito (una campagna di PeaceLink). La ragione di tale enfasi era chiara. Non dobbiamo pertanto cadere - e ho hatto questo esempio non a caso - nei tranelli delle campagne totalizzanti. Vale per tutti. Ultima cosa: un cenno alla nostra Costituzione: art. 41.
E' l'articolo che Tremonti vorrebbe modificare, non a caso. Il fatto importante è che la grande industria non possa svolgere le proprie attività "in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana" e che "l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali". Che la grande industria possa essere "indirizzata" verso "fini sociali" in modo da non "recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana" significa che noi come cittadini possiamo "entrare nella proprietà privata" se la proprietà privata "entra" nei nostri polmoni o nell'ambiente in cui viviamo. Dico questo perché è proprio la politica di controllo delle emissioni (sia quelle nocive per la salute sia quelle nocive per il clima) che costituisce la NUOVA FRONTIERA della politica, come dicevo prima, quella che fa prevalere regole pubbliche su regole private. E' ovvio che le multinazionali si mobilitino per evitare che vengano stabilite regole sulle emissioni alteranti del clima e su quelle nocive alla salute. Oltre alle multinazionali vi sono interessi militari e guerre che determinano impatti sull'ambiente e la salute, basti pensare agli effetti dei test nucleari che sono entrati perfino nel latte materno (per poi lasciar posto alla diossina...). Mettere il naso nel mondo militare (es. i poligoni di tiro, il munizionamento, ecc.) per tutelare il bene supremo della salute... anche quello non è tollerato. Dobbiamo essere capaci di portare avanti campagne in modo pluralistico, evitando che una venga considerata più importante delle altre ed evitando che si creino campagne di depistaggio funzionali alle lobby, campagne che si insinuano poi in frange sprovvedute. Pertanto dobbiamo fare una buona informazione scientifica, offrendo dati, prove di laboratorio, aprendoci alle verifiche di terzi, ecc. ecc. nel pieno spirito della scienza che è sempre basata sulla verifica e la fasificabilità delle ipotesi. Riuscire a promuovere una politica che anteponga l'interesse sociale all'interesse militare o delle multinazionali è la nuova frontiera. Qualcuno in questa strategia forse vedrà spuntare un pezzo della barba di Marx, ma questo, personalmente, non mi dispiace. Dobbiamo sapere che percorrendo questa strada avremo contro i negazionisti di ogni genere e tanti tanti tanti quattrini per negare. Spero di essere stato abbastanza chiaro ed esaustivo, esponendo il mio punto di vista di "politica ambientale" sulla questione dell'effetto serra. Alessandro Il 15/09/2011 23.22, corrado penna - fisico ha scritto:
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