Acqua potabile bene vitale, acqua pulita bene prezioso… con considerazione poetica di Toni Basile e storiella zen di Reykwan - Comunicato Stampa







Sono stato a visitare con la mia compagna un allevamento  intensivo  di mucche da latte, era l’ora della pulizia delle stalle, quando abbiamo visto un flusso d’acqua che correva nella corsia di servizio, carico di liquami…. “Ma è così che si usa l’acqua pulita dei pozzi?” Mi sono chiesto…. “Senza considerare poi la quantità mostruosa di acqua potabile che invece viene usata per i macelli”..

Insomma lo spreco d’acqua è enorme.. ma  dobbiamo  mantenere le riserve e non andare a pescare sempre più in profondità nei serbatoi di acqua fossile, come in parte già sta avvenendo ad esempio  con il pompaggio delle acque minerali le cui sonde affondano  a centinaia di metri sottoterra, ma questo è un altro problema.. che esamineremo in altra occasione. Intanto parliamo dell’acqua che esce dai nostri rubinetti.. e soprattutto del come conservarla  dopo che il referendum ha sancito che deve restare un bene pubblico.

Se il mondo dovesse andare alla guerra dell'acqua  noi potremmo non essere fra gli aggressori giacché fortunatamente l’Italia  è ricca di acque, superficiali e di polla. Ma quante saranno ancora potabili nei prossimi anni? Noi sappiamo che nel giro breve l'inquinamento atmosferico sta  causando l'avvelenamento delle acque di superficie lasciando intatte solo le polle sotterranee. La riserva naturale rappresentata dalle polle d'acqua sotterranea rappresenta un bene inestimabile per noi tutti e per le future generazioni, vorrei qui suggerire che l'acqua non è solo merce di vendita ma un elemento vitale insostituibile per la sopravvivenza. Allorché le trivelle scavano a profondità sempre maggiori (sia pur con regolari concessioni minerarie) si pone il grave rischio di contaminazione delle falde acquifere sottostanti.

I serbatoi geologici molto profondi – mantenuti sino ad oggi - potrebbero venire infatti inquinati da infiltrazioni di acqua superficiale che percola nelle falde interessate alla captazione. L'O.N.U. sta cercando da tempo una soluzione equa e pacifica per l'acqua della terra (con scarsi risultati) pensiamo intanto alla nostra acqua potabile limitando al massimo lo sfruttamento industriale. E soprattutto diversificando le condotte civili, in modo da avere acqua potabile da bere ed acqua semplicemente pulita per i servizi igienici, etc.(eventualmente attingendola anche da fiumi, etc. limitando così al massimo l’uso di pozzi artesiani).

“Il momento presente par stanco e pieno d'acciacchi, come allo stremo, vuoto e denutrito, ma la spinta verso una nuova coscienza  farà rivivere ogni poter a chi è smarrito.  Non sai perché ti tocca di cambiare, di gioire per quel che ti dicon domani potrai avere, da questo secolo potente, in cui tutti potran godere come sultani. La terra crea ancora queste illusioni di cui lo struzzo sogna e fa gran festa, la storia del passato è una Cassandra e come il re anche noi perdiam la testa. Urge cambiare ma come non si sa, ma certo, tornando sì troverem la pace fra quei monti, nella casa abbandonata, prova a dirlo, per veder s'altri piace. Ma da poeta ti dico – scriveva  Toni Basile - ch'è cosa vieta quella che abbiamo usato a piene mani, la ricchezza da goder, anche chi viene, di certo non può durar anche domani. Ahimé, non so più che cosa dire, sol che vorrei avere la forza di volare, di tener quella cima con la neve e di là spiccar per far quel che mi pare. Senza un programma porre i semi al suolo e aspettar che nasca qualche frutto e d'esso viver, poi vagando intorno, che da noi con forza ancor facciamo tutto. Questa è la novità del secol nuovo che, aspettando sol, poi non così pare, ma se ognun la parte sua s'assume, potremo, anche diman, forse campare…”

Un Monaco chiese “Cos’è il Buddha”
Reykwan di Useki-san tirò fuori la lingua e gliela mostrò.
Il monaco fece un inchino.
“Fermo, cosa hai visto per fare quersto inchino?” – Chiese il maestro.
Ed il monaco rispose: “E’ per la tua squisita gentilezza che mi hai mostrato il Buddha a mezzo della lingua”
Il maestro disse: “Ultimamente ho una piaga sulla punta della lingua”

Senza ulteriori commenti, Paolo D’Arpini