la terra siamo noi
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- From: "Nadia Gambilongo" <gambilongo at tiscali.it>
- Date: Tue, 5 Jul 2011 23:02:02 +0200
La
terra siamo noi. Si
è tenuto a Genova dal 25 al 26 giugno il meeting internazionale “Punto G:
Genere e Globalizzazione”. E’
stata un’esperienza energizzante soprattutto per il vivace scambio generazionale
che ha caratterizzato il dibattito; interessanti in questo senso gli interventi
di Eleonora Cirant, Susanna Camusso e Dacia Maraini. La presenza di
giovani donne e di femministe di antica data ha consentito di mescolare
esperienze e di sperimentare nuovi percorsi. Produzione e riproduzione, lavoro e
maternità, da sempre al centro del dibattito, si sono incrociati con i temi del
rispetto dell’ambiente e della convivenza civile. A 10 anni dal Genova Social
Forum e dal Punto G del 2001 che raccolse 1000 donne, 140 gruppi femministi
nazionali ed internazionali, a rileggere i documenti e le elaborazioni prodotte
allora si raccolgono indicazioni ancora preziose e profetiche: per
l’allargamento del fenomeno sessista e razzista, per la riduzione complessiva
delle libertà, per l’inquinamento del pianeta. E
proprio su quest’ultimo aspetto si sono concentrati i lavori del
laboratorio: la terra siamo noi. Tema affascinante, scelto da Monica
Lanfranco e dalle sue amiche per uno dei laboratori del
meeting. La
terra siamo noi sintetizza in maniera molto efficace un percorso millenario
avviato dalle donne già dal Paleolitico e che arriva fino ai giorni nostri. Di
questo lunghissimo percorso, nel tempo, si sono cancellate le tracce; la cultura
patriarcale, in questo senso, è stata molto pervasiva e devastante, quasi quanto
il fondamentalismo cattolico che ha provveduto a sbiancare le madonne nere e a
coprire i seni nudi delle grandi madri, a dimagrire progressivamente i fianchi
larghi della madre terra, fino a farla diventare minuta e vestita da
suora. Queste
due culture come le lame affilate di una stessa forbice hanno provveduto nei
secoli, nei millenni a tagliare, rimuovere il culto della madre terra, e con
essa hanno rimosso i valori di speranza e trasformazione, di pace e
rigenerazione, di accoglienza e compassione. Ma
nonostante questo lavoro costante e sistematico di cancellazione, è possibile
rinvenire qua e là tracce, reperti archeologici significativi. In
Puglia vicino ad Ostuni è possibile visitare, prenotandosi, la grotta di S.
Maria di Agnano dove, accanto ai resti di una giovane madre in attesa di epoca
paleolitica, possiamo ammirare un dipinto del ‘700 di una Madonna con bambino.
Questa
grotta spiega quasi didatticamente la trasformazione del culto millenario della
dea-madre nella venerazione della madonna. E’
possibile trovare tracce, se solo lo desideriamo e abbiamo occhi per
vedere, rinvenire reperti, documenti, esperienze di vita quotidiana
che testimoniano la persistenza del culto della madre terra, e di un particolare
modo di concepire la propria esistenza e il proprio posizionamento nel mondo,
dell' io e del noi sulla terra … nella continua ricerca di armonia con i suoi
elementi e con i suoi abitanti. E’
possibile osservare tracce archeologiche e testimonianze quotidiane della
persistenza del culto della madre terra in tutto il mondo. Esistono studi
multidisciplinari ormai accreditati in ambito accademico (dal genetista Luca
Cavalli Sforza a Marija Gimbutas, da Heide Göttner-Abendroth a Lucia Chiavola
Birnbaum), sono tante, inoltre, le esperienze di movimento che si richiamano al
rispetto della terra madre; entrambi i percorsi sono rintracciabili, se solo
abbiamo la curiosità di approfondire questo tema che è una sorta di motivo di
fondo che accompagna da sempre la nostra esistenza. Allora
scopriamo che c’è qualcosa di profondo, direi quasi di ancestrale, che risveglia
le coscienze intorpidite da un quotidiano che nega sistematicamente i diritti, i
doveri, che ci mostra un mondo in cui i più furbi hanno la meglio e
l’intelligenza profonda viene messa ai margini. Uno dei video realizzati per il
Punto G ci mostra che la crisi economica in atto era stata ampiamente prevista,
i segnali dal mondo erano già piuttosto evidenti dieci anni fa ma non c’erano
occhi per vedere, orecchie per sentire. Ma
c’è qualcosa che ad un certo punto squarcia il velo di bugie, che rimette
insieme i pezzi di una realtà distorta, che fa decidere a Lorella Zanardo di girare il video sul
corpo delle donne, che fa esultare Alex Zanotelli per la vittoria dei sì per
l’acqua, e affermare che è la terra che ha vinto …. è la madre! Quando
i veleni, sia quelli che inquinano
la terra e le acque, sia quelli quotidiani che inquinano la democrazia
raggiungono livelli di non ritorno, accade che … il 13 febbraio si scenda
tutte-i in piazza per la DIGNITA’ delle donne, tutti insieme più di un milione
di persone per strada donne, uomini, anziani, bambini. Accade
che in Calabria si raccolgano migliaia di firme per fare luce sulle navi dei
veleni della ‘ndrangheta e degli affaristi senza scrupoli del nord. Quando
i calabresi hanno avuto la consapevolezza che veniva messa in discussione
l’esistenza stessa, la vita dei loro figli e dei loro futuri nipoti non ci sono
stati tavolini e braccia
sufficienti per raccogliere le firme e l’indignazione delle persone. E’ così che
i referendum diventano incredibilmente chiari a tutti e consentono il
raggiungimento del quorum …
cosa che non avveniva da anni. L’acqua, le centrali nucleari,
il legittimo impedimento potevano diventare punti di non ritorno, ma non è stato
così. E'
la terra, la madre terra rigeneratrice che è dentro di ciascuno di noi che ci
chiama, che ci fa dire ora BASTA, che ci fa dire SE NON ORA QUANDO? che ci fa
prendere treni, auto con il caldo e che ci ha portate ancora a Genova,
donne del sud, dell’area mediterranea, del nord, tutte insieme. Dieci
anni fa mentre erano in atto i preparativi per il Genova Social Forum, mi stavo
organizzando anch’io per partire,
ero al quinto mese di gravidanza e mi sentivo in gran forma, ma ad un
certo punto dal tenore dei messaggi che giravano sulla rete ho capito che non
sarebbe stata una passeggiata e neppure una festa ed ho deciso di non
partecipare, proteggendo mia figlia Gaia che placidamente cresceva e prendeva
forma. Sono però ritornata lo scorso anno con lei nel febbraio 2010 per una
iniziativa sull’eco femminismo organizzata da Monica Lanfranco e dalla rivista
Marea, un trimestrale di attualità e riflessioni, critica e informazione per dire lo stare
al mondo delle donne. Marea
… e proprio pensando alle maree che oggi mi sento di dire che dobbiamo evitare
le risacche, dobbiamo porci il problema di come facciamo a trasmettere i nostri
saperi, a mettere in campo politiche efficaci per far cambiare realmente il
vento e spazzare via gonnelline leziose su gambette incerte. Abbiamo elaborato
negli ultimi quarant’anni saperi di genere sofisticatissimi, abbiamo istituito
Centri di Women’s studies nelle università, Torino e l’Università della Calabria
sono state tra le prime, abbiamo creato centri di documentazione
autorevoli, realizzato strumenti di comunicazione, utilizzato tecnologie
dell’informazione … Ma
in che modo abbiamo cambiato le nostre vite e quelle delle nostre figlie, delle
nostre compagne di viaggio? Allora
mi sembra che al primo punto in agenda ci sia la questione dell’efficacia, e su
questo aspetto credo che sia necessario partire da una sorta di A, B, C della
comunicazione e della strategia politica. Come
facciamo per fare in modo che le ragazze più preparate dei loro compagni abbiano
pari e dignitose opportunità di lavoro, come facciamo per evitare
discriminazioni? Come
facciamo a trasmettere i nostri saperi alle bambine, ai bambini, alle ragazze ed
ai ragazzi? Come
facciamo a progettare moduli specifici per le scuole? Poiché uno dei nodi è
proprio l’efficacia della trasmissione dei saperi ed abbiamo la consapevolezza che su questo terreno,
in passato, i nostri femminismi
hanno fallito. Come
facciamo per proporre bilanci partecipati e di genere alle amministrazioni
pubbliche? E come controlliamo che siano realmente partecipati? Come
facciamo a vivere in armonia con la terra e i suoi abitanti? I
punti di non ritorno sono stati superati, l’indignazione si è resa palese, è
tempo di evitare le risacche, sempre in agguato, e procedere spedite. Mi
rendo conto che in poche righe è difficile tenere insieme tanti temi, ma c’è
bisogno di esercizi di equilibrismo per tenerci tutte insieme nelle nostre
differenze culturali, generazionali. Siamo confortate da studi e ricerche
compiute negli anni da donne autorevoli e da esperienze di vita quotidiana di
movimento. E come sempre intrecciare teorie e pratiche politiche può servirci
per avere indicazioni sulla rotta. Quello che non ci serve è un banale spiritualismo fai da te.
Nadia
Gambilongo |
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