L’amore e la vera presenza secondo Osho Rajneesh - Comunicazione Aperta -



Vorrei  stavolta ritornare all’insegnamento di Osho  che trovo molto adatto a curare la malattia della distrazione, dell’indifferenza,  o meglio dell’incapacità di essere presenti nel vissuto quotidiano.  La nostra società oggi più che mai è malata di virtualizzazione, non siamo in grado di percepire le esperienze se non in forma proiettiva, con la tendenza ad esagerare a magnificare senza peraltro riuscire a trovare soddisfazione nel “semplice e nel facile”,  in quello che, secondo i taoisti,  è lo stato naturale dell’uomo…

Non solo Osho si è cimentato nel tentare di riportare l’uomo alla sua  spontaneità ed al godimento del momento presente, questo “invito”  verso la semplicità di vita è un motivo conduttore di parecchi saggi. Osho  ha saputo usare parole  vicine alla mente dell’uomo moderno. Egli  essendo un “cultore dell’immediato”, ci  ha mostrato  attraverso le vicissitudini e gli alti e bassi della sua vita come riuscire a non perdere la centratura in se stessi, come essere quel che si è senza aggiustarsi indebitamente alle richieste della cultura omologata, che è in grado di prosciugare ogni  “centratura nella sorgente”.

“L’uomo ha un centro, ma ne vive fuori – fuori del centro!”  Affermava Osho, aggiungendo che questo atteggiamento crea una tensione interna, un tumulto costante, un’angoscia. La pazzia è la conseguenza diretta dell’uscire fuori in modo permanente dalla centratura in se stessi, ma vi sono stadi intermedi all’alienazione, ad esempio la distrazione, l’astrazione, la noia, la mancanza di empatia, etc.  Certo nella mente umana esistono anche momenti di gioia estatica ma è troppo facile uscirne, succede appena cerchiamo di rincorrere quella gioia, di farla nostra appropriandocene  (rendendola così estranea a noi).

Un essere umano “naturale” è solo colui che non rincorre gli stati mentali,  che non si abbandona alla rabbia e non cerca la beatitudine. Egli non si allontana  da una attenta presenza nel vissuto, non in meri termini fisici ovviamente.  Potremmo dire che un “uomo naturale” è un uomo assente agli estremi….. Nella sua spontaneità priva di ogni opposizione il “realizzato” è completamente rilassato, nella sua consapevolezza non c’è tensione, non c’è sforzo, non c’è desiderio. In una parola non c’è “proiezione” e quindi nemmeno divenire.  Ma questo non significa che  l’uomo “naturale” non mangi, non beva  o non soddisfi  le esigenze che  debbono essere soddisfatte  come  fa ogni altro essere vivente.  Mangerà, dormirà… ma questi non sono desideri. Non mangerà domani, mangerà oggi!

In un certo senso lo stato di naturalezza è simile  all’innamoramento, in cui si vive sospesi: il passato non esiste più e non si aspetta nemmeno il futuro.  Ci si muove nel presente, incapaci di  avere aspettative, ci si muove nel qui ed ora senza alcuna considerazione delle conseguenze. Infatti i saggi e gli innamorati sono considerati “ciechi” dagli uomini di mondo che calcolano ogni cosa..  sono invece visti come veggenti da coloro che non calcolano.

Nel momento del grande amore il passato ed il futuro scompaiono.

Una volta qualcuno chiese a Gesù. “Cosa succederà nel tuo Regno di Dio?” ed egli rispose come un vero maestro Zen: “Non ci sarà più tempo!. .. Non ci sarà più tempo perché il “regno di Dio” è eterno, è sempre qui..”.
Mirabai, una principessa indiana, si era innamorata di Krishna ma il Krishna fisico non c’era più da migliaia di anni, eppure lei cantava e danzava davanti a lui. Il marito di Mira era molto geloso di questo amore e le chiese “Sei impazzita? Chi è che ami, con chi conversi? Ed io sono qui e tu mi hai completamente dimenticato”. E Mira rispose: “Krishna è qui ma tu non lo sei… Krishna è eterno,  tu vivi fra due momenti di passato e futuro,che in verità non esistono, come potrei quindi credere che tu sei esistente?”.

Nell’amore totale l’io non esiste, esiste solo l’amore. Mentre  si accarezza l’amante o l’amata si diventa la carezza. Mentre si bacia non si è colei che viene baciata o colui che bacia, si è semplicemente il bacio.  In questa assenza dell’io si manifesta la pienezza della presenza… ed è per questo che l’amore è definito la natura vera di Dio.  Diceva Shiva alla sua adorata sposa Parvati: “Mentre vieni accarezzata, dolce principessa,  penetra il carezzare come vita eterna.  Chiudi le porte dei sensi quando senti il solleticamento di una formica. Allora.  Quando sei sdraiata su un letto od assisa  lasciati andare priva di peso, aldilà della mente..”

(Alle h. 19.52 del 7 aprile 2009  la musica dei campanelli di una nuova scossa sismica ha accompagnato questa scrittura).


Paolo D’Arpini
www.circolovegetarianocalcata.it
Allegato Rimosso
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