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lettera aperta al nuovo Ministro per lo sviluppo economico, Bersani
- Subject: lettera aperta al nuovo Ministro per lo sviluppo economico, Bersani
- From: "Studio Ing. M.Cerani" <studio.satis at tele2.it>
- Date: Tue, 4 Jul 2006 09:42:07 +0200
LETTERA APERTA AL NUOVO MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - On.le Pierluigi Bersani - 02/07/2006
Lettera Aperta di Leonardo Libero, Direttore Editoriale del Periodico "Energia Dal Sole", e grande esperto di energie rinnovabili.
******************* LETTERA APERTA AL NUOVO MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO On.le Pierluigi Bersani di Leonardo Libero, Direttore Editoriale del periodico "Energia Dal Sole" Signor Ministro,nel momento in cui Le scrivo, da diversi mesi il prezzo del petrolio non è più ridi-sceso sotto i 70 dollari il barile e ha anzi avuto una punta oltre i 74. Alla metà del 2002 era intorno ai 27 dollari. Il forte aumento si è ovviamente esteso ai prezzi delle altre fonti energetiche conven-zionali. Uno per tutti, quello dell’Uranio, passato dai 9,70 dollari la libbra del gennaio 2002 ai 37,5 del gennaio 2006 (fonte, Cameco, uno dei maggiori produttori mondiali).
Di fronte a questa situazione preoccupante, specie per un paese industriale, ma estero-dipendente per l’energia come il nostro, è abitudine consolatoria di molte voci autorevoli, private e pubbliche, attribuirne la causa alle tensioni internazionali e alla speculazione. Come se nella storia dell’uomo ci fosse stato anche un solo anno di assoluta pace; e come se la speculazione sui beni più richiesti non facesse parte della natura umana fin dai primordi.
In realtà, secondo una scuola di pensiero che si sta sempre più affermando, è imminente - se non già superato - il momento nel quale l’umanità avrà esaurito metà del greggio estraibile a costi compati-bili col modo di vita dei paesi progrediti (ne avrà cioè raggiunto “il picco”). Per cui in seguito, poi-ché la richiesta ben difficilmente scenderà, la sua disponibilità potrà solo diminuire e il suo prezzo solo aumentare.
C’è chi dubita che il ricorso alle fonti rinnovabili – sole, vento, idro, geotermia, etc. – possa anche in minima parte contribuire alla soluzione del problema. Di certo però non ne dubitano i governi di paesi industriali molto più autosufficienti del nostro per l’energia come la Germania, il Giappone, gli USA e diversi altri, che da molti anni procedono con convinzione su quella strada.
La fonte rinnovabile più abbondante in Italia, Paese del Sole per antonomasia, è appunto il Sole. Ed è paradossale che proprio l’Italia sia agli ultimi posti nello sfruttamento di quel suo autentico dono di Dio e agli ultimissimi posti nella produzione di materiali adatti allo scopo. Alla fine del 2005, per esempio, la diffusione di impianti fotovoltaici era di soli 0,62 Wp per abitante, contro i 3,94 medi dell’UE a 25, i 18,56 della Germania, i 3,13 dell’Olanda, gli 0,77 della Finlandia. E alla fine del 2004, altro esempio, la produzione di celle fotovoltaiche era di soli 7,9 MWp/anno, contro i 604 del Giappone, i 198 della Germania, gli 81 della Spagna, i 10,7 della piccola Norvegia.
Situazione paradossale, ma non casuale, perché i motivi sono ben noti a chi conosca la materia e sono soprattutto due, presumibilmente interlacciati. Il primo è l’ostruzionismo sempre frapposto dall’Enel alla elettrogenerazione diffusa – impiego ideale per la conversione fotovoltaica - e il qua-si blocco che ne hanno di conseguenza subìto le attività private in quel settore. Un ostruzionismo realizzato arrogandosi sulla materia un potere normativo tecnico che la legge vigente (la 186/1968) riserva solo al CEI e poi esercitandolo solo parzialmente e con ritardi di anni (ovvio il tacito bene-stare dei governi pro tempore). Un ostruzionismo arrivato al punto di “fare la cresta” sui costi di al-lacciamento degli impianti alla rete e di farla in modo tanto sfacciato – fino al quadruplo del giusto – da provocare, l’8 agosto 2001, una pubblica censura dall’Autorità per l’Energia e l’ordine di ces-sare da quel comportamento. Insensibile alla vergogna, quel poderoso centro di potere che è rimasto l’Enel, ancorché in parte privatizzato, oggi cerca di ostacolare le attività altrui nel settore esercitan-dole esso stesso attraverso Enel-Si, azienda che progetta, vende e installa impianti FV. In tal modo perciò, secondo un suo inveterato costume, esso si è arrogato il privilegio di ricoprire, sullo stesso terreno, i ruoli di arbitro e di giocatore.
Il secondo motivo dell’enorme “gap” italiano nel settore fotovoltaico e, più in generale, nello sfrut-tamento delle fonti rinnovabili, è il colossale raggiro normativo che gli operatori del ramo conosco-no come “il caso Cip6”. Denunciato all’unanimità dalla X^ Commissione della Camera il 6 no-vembre 2003 e stimato in 60.000 miliardi di Lire (oltre il doppio del caso Parmalat), esso ha avuto origine nel 1992. Fu il 29 aprile di quell’anno che il Comitato Interministeriale Prezzi, col provve-dimento n. 6, impose agli utenti elettrici il pagamento di sovrapprezzi (le “componenti tariffarie A3“) a sostegno delle fonti “rinnovabili o assimilate”, ma senza precisare esaurientemente i criteri secondo i quali stabilire se una fonte fosse o no “assimilabile”, alle rinnovabili. Di conseguenza, fra le fonti “assimilate” – e come tali sovvenzionate col gettito di quei sovrapprezzi - fu ammesso di tutto, e soprattutto residui di raffinazione petrolifera e rifiuti non biodegradabili. Al punto che oltre l’80 per cento del sostegno economico pubblico è sempre andato, e va tutt’ora, ad elettricità prodot-ta da fonti “assimilate”, cioè “sporche”, mentre solo il restante 20 per cento scarso va a quelle “puli-te”, in nome delle quali i cittadini italiani vengono tassati (e più di ogni altro cittadino europeo: a quello stesso scopo i tedeschi pagano circa la metà). I clamorosi, vergognosi, esempi di sostanziale distrazione di danaro pubblico che ne seguirono sono documentabili con dati ufficiali; e due sono anzi documentati su questo stesso numero della rivista. Tornando al fotovoltaico, due decreti firmati dal Suo predecessore, nel luglio 2005 e nel febbraio scorso, dando parziale esecuzione al decreto 387 del 29/12/2003, hanno infranto un tabù che durava da oltre vent’anni: la possibilità, per un soggetto privato o pubblico, possessore di un generatore FV, di versare in rete l’elettricità da esso prodotta e di averla pagata a una tariffa ragionevolmente retributiva dell’investimento fatto. Essi hanno cioè finalmente consentito anche in Italia, almeno per una fonte, quel sovvenzionamento “in conto energia” delle fonti rinnovabili grazie al quale la Ger-mania, partita da zero nel 1998, è oggi prima al mondo nell’eolico e contende il primato al Giappo-ne nel fotovoltaico. La possibilità per lo stato di finanziare il sistema era stata già aperta dalla Legge n. 62 del 18 aprile 2005, che all’articolo 15, n. 1, lettera f dispone “alla scadenza delle convenzioni in essere, la cessazione, senza possibilità di proroghe, di ogni incentivazione per gli impianti fun-zionanti con fonti assimilate alle rinnovabili”. Dette convenzioni, essendo quindicennali e per lo più decorrenti dal 1992, dovranno in gran parte scadere nel 2007 e lasciare così disponibile quella grossa quota del gettito dei sovrapprezzi “A3” che finora è stata tanto malamente utilizzata. Fondi ingentissimi - circa 2 miliardi di euro l’anno - con cui si potrà sovvenzionare adeguatamente l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili (preciso, non altre forme di energia, perché il citato decreto 387 è a recepimento della Direttiva 77/2001/CE, che riguarda solo l’elettricità da rinnovabili). Tuttavia quei due decreti, dei quali il secondo “integra” il primo, hanno l’innegabile e grosso merito di esistere, ma sono da considerare punti di partenza. Perché, oltre alle incertezze di interpretazio-ne, dovute al “burocratese stretto” nel quale per deplorevole prassi sono stati scritti ed oltre alle as-surde difficoltà, esse pure burocratiche, di cui sono stati infarciti, pongono limiti di potenza instal-labile non solo paradossali in un paese estero-dipendente per l’energia come il nostro, ma anche molto inferiori alle attese e alle effettive richieste del mercato. Basti dire che già al 30 marzo scorso le richieste di allacciamento pervenute al GRTN (ente “attuatore” del “conto energia FV”) erano per una potenza complessiva pari a 1,6 volte il limite di 1.000 MWp che secondo i decreti dovrebbe es-sere raggiunto solo nel 2015. Il settore, di conseguenza, è bloccato.
Gli operatori del ramo confidano quindi in Lei perchè, di concerto col Ministro dell’Ambiente, vo-glia al più presto provvedere a che la normativa sulla fonte fotovoltaica, e sulle altre rinnovabili su-scettibili di produrre elettricità, sia rivista e condensata in poche disposizioni semplici, chiare e a-deguate alle esigenze di una grande potenza industriale. In proposito, Le faccio presente che la legge tedesca EEG del 21 luglio 2004, pur riguardando il sovvenzionamento “in conto energia” di tutte le sette fonti rinnovabili definite tali dalla Direttiva 77/2001/CE, non pone ad esse alcun limite di potenza installata ed occupa uno spazio tipografico poco superiore a quello complessivo di quei nostri due decreti, che riguardano solo la fotovoltaica.
Signor Ministro, questa mia lettera aperta si sarebbe conclusa qui, con i convenevoli di rito, se po-che righe fa non mi fosse arrivato sulla scrivania lo schema di disegno di legge sull’energia da Lei appena presentato. Ne ho letto con particolare interesse le parti che riguardano le fonti rinnovabili (sulle altre non ho una competenza adeguata) e mi permetto le seguenti osservazioni :
a)- la forma letteraria è molto simile a quella dei due decreti Scajola; tanto da farmi pensare che gli estensori materiali siano gli stessi (è cambiato il Ministro; non, che si sappia, i burocrati ministe-riali); bisognerebbe perciò pregarli di scrivere in modo da farsi capire, come hanno fatto con i loro collaboratori, molto opportunamente, il nostro nuovo Ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, e il ministro britannico per gli Affari Costituzionali, signora Harriet Hartman; b)- le fonti rinnovabili che vengono indicate come da favorire, sia nella relazione che nel testo (art. 2), sono solo il solare termico e i biocarburanti; nessun accenno al fotovoltaico o ad altre rinnovabi-li; il che farebbe temere che proprio soltanto su quelle il Governo voglia puntare; anche se non rie-sco a crederlo, considerata la situazione che Le ho descritto e che chiunque informato sulla materia Le confermerà; c)- circa il solare termico civile, l’Italia è battuta, ad esempio, da Austria e Grecia per 200 a 8 (mq ogni 100 abitanti), soprattutto per gli ostacoli che tali impianti incontrano in troppi regolamenti edi-lizi comunali, anche se da installare su stabili non centrali o non di particolare valore artistico o sto-rico; molto opportuna quindi la “massima semplificazione amministrativa” prevista alla lettera d) dell’articolo 2; riguardo invece agli “incentivi”, previsti alla lettera e), fra gli operatori c’è chi so-stiene che essi, se non fossero di natura semplicemente fiscale, potrebbero creare più danni che van-taggi al mercato, considerato che un collettore solare termico, di buona qualità e ben installato, am-mortizza da solo il suo costo, in un tempo ragionevole; d)- circa i biocarburanti, mi consenta di farLe presente, signor Ministro, anzitutto che l’Italia non può dedicarvi le estensioni di terreno che vi dedica il Brasile, per cui il loro contributo effettivo sa-rebbe minimo, e che comunque, secondo esperti molto qualificati, i biocarburanti sono il sistema tecnicamente meno efficiente ed energeticamente meno ripagante (qualunque altro è migliore) con cui utilizzare una data superficie di territorio per ricavare energia dalla radiazione solare inci-dente; veda al riguardo, in calce alla presente, la tabella e i commenti ad essa stralciati da un recente libro di uno dei nostri migliori specialisti in materia di energia, Domenico Coiante; e)- fra le abrogazioni disposte dall’articolo 6, c’è anche l’articolo 15 della Legge 62/2005; artico-lo che come sopra ho accennato vieta il rinnovo delle convenzioni scadute per fonti “assimilate” e la stipulazione di nuove convenzioni di quel tipo; è evidente che la sua abrogazione riaprirebbe la strada a un proseguimento in perpetuo del vergognoso raggiro Cip6 che sta truffando gli italiani da 14 anni; è sicuro, signor Ministro, che sia questo che vuole il Governo ? Non sarà che l’aver com-preso l’articolo 15 fra quelli da abrogare sia stata una “involontaria svista” di qualche burocrate ?
Le chiedo scusa della prolissità, signor Ministro, La ringrazio dell’attenzione e Le porgo i miei più cordiali saluti.
Leonardo Libero 25 giugno 2006Situazione tipica della densità superficiale di energia rinnovabile annua sul territorio italiano
1La produzione delle fonti elettriche è considerata tutta destinata all’uso finale elettrico
2CRS = Central Receiver System; 3DCS = Distributed Collector System.4Si è considerata un’efficienza di conversione delle centrali pari al 35%, cioè 1 kWh = 2500 kcal.
5MetilTerziarioButilEtereFonte: D. Coiante, Le nuove fonti di energia rinnovabile. Franco Angeli- Milano 2004
Può essere interessante esaminare i dati in un confronto comparativo:a) Si nota il grande valore della densità di energia solare termica presente al suolo rispetto a tutte le altre forme d’energia. b) Guardando le cose in prospettiva, dalla seconda tabella spicca il dato significativo del fotovoltai-co, la cui densità d’energia va quasi a raggiungere quella del solare termico, lasciando così prevede-re un rilevante impatto strategico di questa tecnologia sugli sviluppi futuri delle fonti rinnovabili. Per comprendere meglio questa affermazione si consideri che 100 GWh di elettricità all’anno, e-stratta da ogni km2 di area occupata con impianti fotovoltaici ed usata tale e quale, corrispondono a un risparmio da parte degli impianti termoelettrici di circa 22 milioni di kg di petrolio, cioè circa 160000 barili all’anno. c) Le biomasse possiedono una densità di energia molto più bassa rispetto alle altre fonti rinnovabi-li. Ciò è originato dal basso valore dell’efficienza energetica complessiva del processo fotosintetico (dalla fotosintesi alla conversione chimica nei vari composti del carbonio). Infatti, il valore dell’efficienza media di trasformazione della radiazione solare in energia chimica della sostanza ve-getale, ottenuta in coltivazioni a tutto campo, si colloca nell’intervallo (0.5¸1)%. La necessità di procedere ad ulteriori processi di trasformazione abbassa ulteriormente questa efficienza. Tutto questo ha come conseguenza che per produrre energia equivalente ad 1 Mtep occorre impe-gnare un’area di 48 km2 con il solare termico, oppure 67 km2 con il fotovoltaico, o 77 km2 con il solare termodinamico, o 100 km2 con l’eolico (in questo caso però la produzione energetica è compatibile con l’uso zootecnico ed agricolo della maggior parte del territorio perché l’area effetti-vamente occupata da un aerogeneratore si riduce a qualche centinaio di m2). Infine occorrono 1.000 km2 con le biomasse e 13.000 (tredicimila !!) km2 con i biocombustibili.
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