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referendum sull'elettrosmog - scheda preparata da PeaceLink
- Subject: referendum sull'elettrosmog - scheda preparata da PeaceLink
- From: "F A B I O C C H I::" <eco_fabiocchi at tin.it>
- Date: Mon, 9 Jun 2003 20:49:16 +0200
Scheda a cura di PeaceLink Cosa è un
elettrodotto?http://www.peacelink.it Domande e risposte sul Referendum contro la Servitù coattiva degli elettrodotti 15 e 16 GIUGNO E’ una linea elettrica per il trasporto a distanza dell’alta tensione. Votando sì al referendum che cosa si ottiene? Viene abrogato un regio decreto del 1933 che stabilisce il diritto di esproprio, senza alcuna autorizzazione, dei terreni per costruire elettrodotti. Si tratta della cosiddetta “servitù di elettrodotto”. Cosa è la servitù di elettrodotto? E’ l’obbligo che ha ogni proprietario di permettere il passaggio delle condutture elettriche attraverso i suoi terreni. E’ una norma coattiva. Cosa significa “norma coattiva”? Una norma “coattiva” consente di imporre una scelta anche contro la volontà di chi la subisce. In questo caso l’elettrodotto può essere imposto anche contro la volontà del proprietario del terreno e contro la volontà e la programmazione urbanistica degli enti locali. Gli elettrodotti sono pericolosi? Producono “elettrosmog” e quindi costituiscono un rischio per la salute. Cosa è l’elettrosmog? L’inquinamento elettromagnetico è un inquinamento invisibile e inodore, prodotto dalla corrente elettrica (centrali elettriche, elettrodotti, elettrodomestici) e dagli apparati radiotrasmittenti (ripetitori radiotelevisivi, di telefonia mobile, cellulari, radioamatori, radar, ecc). L’Organizzazione Mondiale della Sanità e lo Statuto della Comunità europea invitano ad applicare il principio di precauzione, che afferma che “occorre usare con prudenza e cautela tutte quelle tecnologie che non risultano essere sicuramente innocue, superando il criterio corrente per il quale va ammesso l’utilizzo di processi e prodotti finché non sia dimostrata la loro nocività.” Il problema nasce per i cosiddetti “effetti a lungo termine”, derivanti da esposizioni prolungate anche a dosi di centinaia di volte inferiori a quelle stabilite per proteggersi dagli effetti immediati (per esempio un’abitazione situata vicino ad un elettrodotto o un impianto di radiotrasmissione). Che effetti può avere l’elettrosmog sulla salute? Può provocare un aumento dell’incidenza di alcune gravi patologie, tra la quali la leucemia infantile. Inoltre può diminuire la resistenza delle difese immunitarie. Gli effetti sulla salute possono essere rilevati solo da indagini epidemiologiche sulle popolazioni esposte per anni. Sono più pericolosi i telefonini o i tralicci dell’alta tensione? Sembra che per le basse frequenze (gli elettrodotti) il rischio sia più elevato rispetto alle alte frequenze dei cellulari e alle tecnologie connesse (ripetitori, trasmettitori, ecc.). Il referendum è in relazione con il “principio di precauzione”? Sì. Con il referendum, si vuole affermare il principio di precauzione che dice: occorre usare con prudenza e cautela tutte quelle tecnologie che non risultano essere sicuramente innocue, superando il criterio corrente per il quale va ammesso l’utilizzo di processi e prodotti finché non sia dimostrata la loro nocività. I promotori del referendum affermano: “Non vogliamo che, nel caso dell’elettrosmog, avvenga come con l’amianto: i primi studi sulla sua nocività risalgono agli anni 30, mentre gli interventi legislativi di tutela arrivarono dopo 40 anni e tantissime vittime”. Perché esiste la norma di imposizione coattiva dell’elettrodotto? Perché nel secolo scorso occorreva elettrificare l’Italia. Gli articoli di legge che si vogliono abrogare sono nati quando la gestione dell’energia elettrica era di competenza statale e bisognava portare l’elettricità a tutti, permettendo il passaggio di un elettrodotto attraverso le proprietà pubbliche e private, indipendentemente dalla volontà dei proprietari o degli amministratori: quando sono state emanate, s’ignoravano i gravi effetti sulla salute e sugli equilibri naturali dei territori attraversati. Oggi dopo una fase di massiccia elettrificazione - i nuovi elettrodotti devono rispettare la salute e la volontà dei cittadini. Perché i promotori del referendum ritengono oggi dannosa la “servitù di elettrodotto”? Perché la vecchia norma oggi appare uno strumento che favorisce i giochi della deregolamentazione e della privatizzazione del settore energetico. Essa garantisce cioè gli allacci alle centinaia di centrali private che, attraverso la liberalizzazione, possono essere imposte contro la volontà delle comunità locali e consentire la devastazione del territorio della cosiddetta “alta velocità” ferroviaria (la TAV). Che rapporto c’è fra il referendum e la privatizzazione dell’energia? Secondo Roberto Musacchio (PRC) oggi la normativa di cui si propone l’abrogazione serve di fatto a “garantire gli allacci alle centinaia di centrali private (oltre 600 richieste!) che con la liberalizzazione vogliono essere imposte al nostro territorio da parte di multinazionali grandi e piccole”. Qual è la posizione dei DS su questo referendum? Sul sito Internet dei DS si legge: “Il quesito referendario propone l’abrogazione della servitù coattiva di elettrodotto stabilita dall’art. 119 del testo unico sulle acque e gli impianti elettrici (regio decreto del 1933). Questa norma prevede che “ogni proprietario è tenuto a dar passaggio per i suoi fondi alle condutture elettriche aeree e sotterranee che esegua che ne abbia ottenuto permanentemente o temporaneamente l’autorizzazione dall’autorità competente”. La vittoria del SI abrogherebbe anche l’art. 1056 del codice civile, che ha un analogo contenuto. La Corte Costituzionale, nel dichiarare ammissibile la richiesta di referendum, ha precisato che il quesito riguarda soltanto la servitù coattiva e non si estende alla procedura espropriativa per pubblica utilità dei fondi interessati dal passaggio delle condutture elettriche. In altre parole, la vittoria del SI non impedirebbe la costruzione di nuovi elettrodotti, ma si limiterebbe a rendere obbligatorio il ricorso alle procedure di esproprio, con un indennizzo più elevato per i proprietari dei terreni. Tecnicamente è dunque improprio definire questo referendum come un “referendum sull’elettrosmog”. Il quesito, come abbiamo visto, riguarda solo alcune procedure relative alla costruzione di nuovi elettrodotti. Non riguarda né gli elettrodotti esistenti (anzi, uno degli effetti indesiderati potrebbe essere quello di rendere più onerosi e quindi più difficili gli interventi di risanamento) né tutte le altre categorie di impianti che generano campi elettromagnetici, quali ad esempio le antenne per la telefonia mobile ed i ripetitori radiotelevisivi. Il referendum non incide sulla legislazione vigente in materia di inquinamento elettromagnetico, né per quanto riguarda la tutela dell’ambiente nè per quanto concerne la tutela della salute. La vittoria del SI non modificherebbe dunque neanche i provvedimenti del governo Berlusconi, che hanno portato ad una negativa e preoccupante inversione di rotta nella legislazione italiana. Resterebbero infatti in vigore i decreti con i quali il governo ha recentemente stabilito limiti talmente blandi, per quanto riguarda i campi magnetici generati dagli elettrodotti, da vanificare quel principio di precauzione che era base della legge quadro approvata nel 2001 dal centrosinistra: i valori di attenzione fissati dal centrodestra sono infatti 20 volte più alti di quelli previsti dal governo dell’Ulivo e segnalati dagli studi epidemiologici come valori di cautela. Così come resterebbe purtroppo in vigore anche il decreto Gasparri in materia di autorizzazioni per gli impianti di telefonia mobile (…) Per queste ragioni ritenendo fuorviante, parziale e sostanzialmente inefficace il quesito referendario non abbiamo aderito al comitato promotore del referendum (al quale non hanno aderito neanche le principali associazioni ambientaliste, né CONACEM, il più rappresentativo tra i coordinamenti dei comitati contro l’elettrosmog) (…) La vittoria del SI, come abbiamo visto, non risolve i problemi dell’inquinamento elettromagnetico: questo va detto, con sincerità ed onestà”. Qual è la posizione di Beppe Grillo su questo referendum? Ha detto: “Abrogare questa legge è doveroso, perché se l'azienda è una spa e non una società pubblica e giusto che debba patteggiarsi i luoghi dove far passare i cavi elettrici. Ma quello che è importante è capire come dovrà essere intesa l'energia. L'energia è la nostra politica sanitaria, industriale. E' la politica vera. Energia e informazione sono i due "cavi" che chi li detiene ha le briglie per condurre l'umanità. Come vedi le più grandi società di energia sono i più grandi network di comunicazione. L'Enel va per la sua strada perché ha un uomo che punta sul futuro, questo Scaroni. Credo che alcuni anni fa abbia patteggiato un anno e 4 mesi per appalti finti. Adesso è amministratore delegato dell'Enel. Un uomo di larghe vedute, che punta sul futuro: infatti con i soldi degli azionisti ha comprato una miniera di carbone in Bulgaria. Lui il futuro lo vede nel carbone perché è più democratico, inquina meno... Ho già iscritto mio figlio a un corso di spazzacamino, poi ho ripreso in mano il piccone. Non si sa mai, magari si apre la possibilità di qualche posto di lavoro in miniera. Se le persone addette al nostro futuro sono queste…” (da un’intervista rilasciata a Liberazione nel mese di maggio 2003). Qual è in conclusione lo scopo del referendum? I VAS (Verdi Ambiente e Società) affermano: “Oggi le società private che producono e trasportano l’energia, utilizzano questa normativa per prevaricare i diritti dei cittadini e scavalcare le Amministrazioni comunali, progettando centrali ed elettrodotti che privilegiano gli interessi delle aziende, tenendo conto solo dei costi per la loro realizzazione e dei progetti di sviluppo delle società elettriche, a discapito della salute dei residenti, del rispetto del territorio e delle economie preesistenti”. I VAS così sintetizzano lo scopo del Referendum: “Dire sì a questo Referendum vuol dire: SANCIRE il diritto dei cittadini di dire no al passaggio di un elettrodotto che potrebbe danneggiare la loro salute e l’ambiente in cui vivono, restituendo il territorio ai cittadini e agli Enti locali che lo amministrano FERMARE un modello di sviluppo che, grazie alla bassa incidenza del costo d’utilizzo del terreno, è basato su pochi e potenti centri di produzione dell’energia, che viene trasportata e distribuita attraverso una rete d’elettrodotti sovradimensionata rispetto alle effettive esigenze del Paese FAVORIRE l’innovazione e lo sviluppo delle tecnologie legate alle fonti rinnovabili, con un riequilibrio del mercato”. Dove si possono trovare informazioni su questo referendum? Le informazioni sono disponibili su questi siti (da cui sono state tratte molte delle informazioni qui riportate): http://www.elettroreferendum.it http://www.rifondazione.it/vol/2003html/030227elettrodotti.html http://www.rifondazione.it/castelli/documenti_fed/altro_referendum.htm http://www.vasonline.it/news/2003/05_elettrosmog_ref.htm http://www.lacaverna.it/documentazione/articoli/referendum/articolo6.htm Abbiamo bisogno del tuo sostegno:
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