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porti e porticcioli
- Subject: porti e porticcioli
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 08 Jul 2001 18:06:14 +0200
da boiler.it di martedi 3 luglio 2001 Fronte del porto elaborazione da “Mare Monstrum 2001”, dossier di Legambiente IN EPOCA ANTICA, i porti marittimi rappresentavano una risorsa importante per i territori che li ospitavano, essendo il crocevia dei percorsi dei mercanti, depositari di beni e conoscenze di difficile reperibilità in un mondo tutt’altro che globalizzato. Con l’avvento della società contemporanea questo ruolo è andato progressivamente sbiadendo, ma i porti per molte località del litorale italiano continuano a costituire una ricchezza molto importante. Non solo dal punto di vista commerciale, ma anche, e soprattutto, come volano dell’industria che ruota attorno al turismo. Dietro a questo scenario idilliaco, però, spesso si cela una realtà ben diversa. Una realtà in cui i porti si trasformano nell’ennesima occasione per speculazioni a molti zeri, ai danni delle casse pubbliche, e in una vera e propria aggressione ai danni del patrimonio naturale. Così in alcuni casi decine di porti e porticcioli spuntano lungo la costa a poche decine di chilometri l’uno dall’altro come funghi dopo un temporale, in barba alla logica e a qualsiasi seria valutazione di impatto ambientale. In altri casi, invece, strutture portuali progettate per rispondere a reali o presunte esigenze finiscono impantanate nella palude della burocrazia e dei ritardi incomprensibili, che trasformano vaste porzioni di territorio in un cantiere in pianta stabile. In altri casi ancora, porti realizzati facendo ricorso a stanziamenti dell’erario finiscono inspiegabilmente nelle mani di privati che li gestiscono a proprio piacimento. Il risultato è quasi sempre lo stesso: fiumi di denaro pubblico gettati al vento e nelle tasche degli speculatori, mentre il mare e i litorali agonizzano, insidiati sempre di più dal cemento. È quanto avvenuto, per esempio, in Sardegna, dove, in assenza di un adeguato controllo, gli interessi di progettisti e imprese costruttrici hanno spinto verso la realizzazione di infrastrutture sovradimensionate, spesso inadatte al loro ruolo. Ma la tendenza è la stessa ovunque: negli ultimi quattro anni sono stati realizzati nel nostro Paese 36 nuovi porti turistici contro i 44 costruiti nei cinquant’anni precedenti. Sono 35 i progetti (per un totale di 17 mila posti barca) che hanno già ottenuto l’autorizzazione, mentre altre cinquanta richieste (altri 20 mila posti barca) attendono il sì definitivo dalle Conferenze di servizi. Il tutto si andrà a sommare ai 110 mila posti barca già esistenti. E questo, quando anche secondo l’Ucina, l’organismo della Confindustria che raggruppa gli imprenditori della nautica, su intere regioni del nostro Paese la disponibilità dei posti barca è più che sufficiente a soddisfare le esigenze della domanda: è il caso del Lazio, dell’Abruzzo e della Puglia.
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