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petrolchimico: chiesti 185 anni di carcere per gli imputati
- Subject: petrolchimico: chiesti 185 anni di carcere per gli imputati
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 16 Jun 2001 12:12:29 +0200
dal corriere della sera di venerdi 8 giugno 2001 Venezia, pena più dura per Cefis Petrolchimico, chiesti 185 anni di carcere per i ventotto imputati La requisitoria del pm Casson «Anteposto il profitto alla salute dei lavoratori» VENEZIA - Sono tutti da condannare, colpevoli di una «dissennata e criminosa attività industriale che ha fatto scempio di una delle più belle lagune d’Europa» nonché di aver «anteposto il profitto alla salute dei lavoratori», molti dei quali si sono ammalati e sono morti a seguito di lavorazioni pericolose, rischio di cui l’azienda sarebbe stata perfettamente a conoscenza, e che sarebbe stato tenuto nascosto. Il sostituto procuratore di Venezia, Felice Casson, ha concluso con parole pesanti la requisitoria al maxi-processo per il grave inquinamento, per i 157 decessi e le 103 malattie professionali provocati dall’attività del Petrolchimico di Porto Marghera. Nei confronti dei 28 imputati il pm ha chiesto complessivamente 185 anni di reclusione. Le pene più alte - 12 anni - sono quelle che vuole vengano inflitte all’ex presidente dell’Eni e della Montedison Eugenio Cefis, all’ex amministratore delegato della Montedison e vicepresidente di Montefibre Alberto Grandi, che fu il presidente dell’Eni all’inizio degli anni Ottanta, e al professor Emilio Bartalini, responsabile del servizio sanitario centrale della Montedison dal 1965 al 1979. Dieci anni di reclusione sono stati chiesti per altri ex dirigenti: Giorgio Gatti, Renato Calvi, Italo Trapasso e Giovanni D’Arminio Monforte. Otto anni per Giorgio Porta, Paolo Morrione, Mario Lupo, Gianluigi Diaz e Giancarlo Reichenbach. Sei anni per Lorenzo Necci, presidente dell’Enichem dal 1982 al 1990 (e per soli tre mesi di Enimont), nonché per i dirigenti di società del gruppo Eni, Alberto Burrai e Cirillo Presotto. Pene più ridotte, da cinque a tre anni di reclusione, per i direttori dello stabilimento di Marghera, e per gli altri imputati, che secondo Casson avevano minori poteri decisionali rispetto ai vertici. Il pm ha chiesto infine la condanna alle spese processuali e al risarcimento dei danni che, nelle prossime udienze, saranno quantificati dalle parti civili: l’Avvocatura dello Stato ha già annunciato una richiesta tra i 40 mila e gli 80 mila miliardi per conto del ministero dell’Ambiente. Sono servite cinque udienze a Casson per tirare le fila di un processo monumentale, apertosi nella primavera del 1998 con il versamento da parte di Enichem e Montedison di un maxi-risarcimento di una sessantina di miliardi ad alcune vittime del cloruro di vinile monomero, sostanza cancerogena. Da allora si sono celebrate oltre 120 udienze, con l’audizione di centinaia di testimoni e l’intervento di 99 periti. Nella requisitoria di ieri, il magistrato ha puntato l’indice in particolare contro Cefis e la sua «squadra» di fidati dirigenti, contro la sua «arroganza» e le sue «fandonie». Casson ha fatto notare come negli anni della sua presidenza, mentre si lesinavano i soldi per la sicurezza, «non si esitava invece a investire due miliardi, pari a 15 di oggi, in pubblicità sui giornali». Molto critico il pm anche verso Necci: «Quando lo interrogai disse che alcune circostanze non le ricordava e che ci avrebbe pensato... Stiamo ancora aspettando la sua risposta». La sentenza è prevista per l’autunno. Gianluca Amadori
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