petrolchimico: chiesti 185 anni di carcere per gli imputati



dal corriere della sera di venerdi 8 giugno 2001

   
Venezia, pena più dura per Cefis

Petrolchimico, chiesti 185 anni di carcere per i ventotto imputati

La requisitoria del pm Casson «Anteposto il profitto alla salute dei
lavoratori»


VENEZIA - Sono tutti da condannare, colpevoli di una «dissennata e
criminosa attività industriale che ha fatto scempio di una delle più belle
lagune d’Europa» nonché di aver «anteposto il profitto alla salute dei
lavoratori», molti dei quali si sono ammalati e sono morti a seguito di
lavorazioni pericolose, rischio di cui l’azienda sarebbe stata
perfettamente a conoscenza, e che sarebbe stato tenuto nascosto. Il
sostituto procuratore di Venezia, Felice Casson, ha concluso con parole
pesanti la requisitoria al maxi-processo per il grave inquinamento, per i
157 decessi e le 103 malattie professionali provocati dall’attività del
Petrolchimico di Porto Marghera. Nei confronti dei 28 imputati il pm ha
chiesto complessivamente 185 anni di reclusione. Le pene più alte - 12 anni
- sono quelle che vuole vengano inflitte all’ex presidente dell’Eni e della
Montedison Eugenio Cefis, all’ex amministratore delegato della Montedison e
vicepresidente di Montefibre Alberto Grandi, che fu il presidente dell’Eni
all’inizio degli anni Ottanta, e al professor Emilio Bartalini,
responsabile del servizio sanitario centrale della Montedison dal 1965 al
1979. 
Dieci anni di reclusione sono stati chiesti per altri ex dirigenti: Giorgio
Gatti, Renato Calvi, Italo Trapasso e Giovanni D’Arminio Monforte. Otto
anni per Giorgio Porta, Paolo Morrione, Mario Lupo, Gianluigi Diaz e
Giancarlo Reichenbach. Sei anni per Lorenzo Necci, presidente dell’Enichem
dal 1982 al 1990 (e per soli tre mesi di Enimont), nonché per i dirigenti
di società del gruppo Eni, Alberto Burrai e Cirillo Presotto. Pene più
ridotte, da cinque a tre anni di reclusione, per i direttori dello
stabilimento di Marghera, e per gli altri imputati, che secondo Casson
avevano minori poteri decisionali rispetto ai vertici. 
Il pm ha chiesto infine la condanna alle spese processuali e al
risarcimento dei danni che, nelle prossime udienze, saranno quantificati
dalle parti civili: l’Avvocatura dello Stato ha già annunciato una
richiesta tra i 40 mila e gli 80 mila miliardi per conto del ministero
dell’Ambiente. Sono servite cinque udienze a Casson per tirare le fila di
un processo monumentale, apertosi nella primavera del 1998 con il
versamento da parte di Enichem e Montedison di un maxi-risarcimento di una
sessantina di miliardi ad alcune vittime del cloruro di vinile monomero,
sostanza cancerogena. Da allora si sono celebrate oltre 120 udienze, con
l’audizione di centinaia di testimoni e l’intervento di 99 periti. 
Nella requisitoria di ieri, il magistrato ha puntato l’indice in
particolare contro Cefis e la sua «squadra» di fidati dirigenti, contro la
sua «arroganza» e le sue «fandonie». Casson ha fatto notare come negli anni
della sua presidenza, mentre si lesinavano i soldi per la sicurezza, «non
si esitava invece a investire due miliardi, pari a 15 di oggi, in
pubblicità sui giornali». Molto critico il pm anche verso Necci: «Quando lo
interrogai disse che alcune circostanze non le ricordava e che ci avrebbe
pensato... Stiamo ancora aspettando la sua risposta». La sentenza è
prevista per l’autunno. 
 
Gianluca Amadori