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la rivoluzione ecologica sara' fatta dai privati
- Subject: la rivoluzione ecologica sara' fatta dai privati
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 15 Jun 2001 23:00:55 +0200
dal corriere di martedi 5 giugno 2001 L’INTERVISTA «La rivoluzione ecologica? Sarà fatta dai privati» DAL NOSTRO INVIATO TORINO - Sembra una contraddizione in termini, ma esiste un Capitalismo naturale . Così infatti si intitola un saggio di Paul Hawken, Amory Lovins e L. Hunter Lovins, uscito per le Edizioni Ambiente. Che cos’è il «capitalismo naturale»? È una teoria, già diventata prassi, destinata a capovolgere il rapporto tra economia e ambiente. Il suo profeta, che in questi giorni si trova a Torino invitato dall’Italgas e da Emissionizero per presentare il libro, viene dal Rocky Mountain Institute del Colorado, si chiama Amory Lovins e ha due baffi neri come il carbone, nonostante i suoi 53 anni. Scienziato e consulente di colossi industriali di mezzo mondo, propone una ricetta semplice per una rivoluzione industriale prossima ventura: «Il capitalismo tradizionale come forma di reinvestimento produttivo del capitale è ormai un’aberrazione insostenibile che va contro la sua stessa logica di guadagno. Bisogna considerare finalmente non solo il denaro e le merci, ma anche le risorse naturali e le risorse umane, organizzando l’economia sulla base delle realtà biologiche. Il capitalismo naturale si propone di favorire quattro aspetti: un uso più efficace delle risorse; una produzione a circuito chiuso, senza scarti e tossicità; un’organizzazione capace di premiare questi aspetti; un reinvestimento nel capitale della natura». Professor Lovins, un tale progetto non rischia di entrare in conflitto con la logica imprenditoriale del profitto? «Tutt’altro. Il capitalismo naturale è un modo nuovo di fare business, perché le persone e la natura sono capitali con un valore da salvaguardare e da mettere a frutto. È molto più vantaggioso, perché il capitalismo tradizionale è un’economia fondata sullo spreco. Molte aziende hanno già cominciato a scoprire queste opportunità che hanno come scopo il risparmio di risorse e di denaro e, insieme, un profitto maggiore». E le mille resistenze politiche? «Ripeto: come consulente, le posso assicurare che negli ultimi dieci anni le imprese private che hanno adottato questi princìpi sono tante e si sono accorte che danno vantaggi rispetto alla concorrenza e profitti a breve termine molto maggiori rispetto all’economia tradizionale. Io ho avuto la fortuna di lavorare con Edwin Land, l’inventore della Polaroid. Mi diceva sempre: la gente che sembra aver avuto delle idee innovative in realtà ha solo abbandonato le idee vecchie; un’invenzione non è altro che la morte improvvisa della stupidità». Può fare qualche esempio di capitalismo naturale? «Il settore automobilistico si sta indirizzando verso vetture ultra leggere e ultra aerodinamiche in modo da diminuire l’attrito: queste due innovazioni ridurranno i consumi di energia del 50-75 per cento, poi si potrà introdurre un sistema di propulsione ibrido-elettrico. L’automobile dell’età del ferro impone un enorme spreco di energia (l’80 per cento circa del carburante), mentre la Hypercar imporrà una rivoluzione». Un altro esempio? «Una società del settore tessile, Interface, ha sperimentato ultimamente come ridurre l’uso delle materie prime del 97-98 per cento diminuendo di dieci volte il proprio bisogno di capitale e ancor più il bisogno di energia: ciò le permette nello stesso tempo un servizio superiore a prezzi più bassi. Sono esperienze già avanzate. Basta parlare con Pasquale Pistorio, della StMicroelectronics, che con questi stessi princìpi prevede di ridurre a zero le emissioni di carbonio entro il 2010. Un discorso analogo si potrebbe fare sull’amministrazione delle città, facendo l’esempio di Curitiba in Brasile». E il Protocollo di Kyoto? E le obiezioni di Bush? «Sicuramente tutto ciò funziona meglio con la solidarietà dei politici. Il trattato di Kyoto, è indubbiamente un buon passo avanti e se sarà ratificato se ne avvantaggeranno l’Unione Europea, il Giappone e la Russia. I benefici si vedranno. Bush, viceversa, continuerà a credere che proteggere il clima sia troppo costoso per le industrie petrolifere, mentre molti imprenditori sanno benissimo che l’efficienza costa meno del carburante ed è più redditizia; dunque si stanno comportando come se gli Usa avessero aderito a Kyoto». Nonostante Bush? «Negli Stati Uniti, la leadership sul clima è passata dai politici ai privati e la Casa Bianca sarà l’ultima ad avere notizia di questa rivoluzione: ciò è imbarazzante ma non certo grave». Paolo Di Stefano
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