la rivoluzione ecologica sara' fatta dai privati



dal corriere di martedi 5 giugno 2001
L’INTERVISTA

«La rivoluzione ecologica? Sarà fatta dai privati»


DAL NOSTRO INVIATO 
TORINO - Sembra una contraddizione in termini, ma esiste un Capitalismo
naturale . Così infatti si intitola un saggio di Paul Hawken, Amory Lovins
e L. Hunter Lovins, uscito per le Edizioni Ambiente. Che cos’è il
«capitalismo naturale»? È una teoria, già diventata prassi, destinata a
capovolgere il rapporto tra economia e ambiente. Il suo profeta, che in
questi giorni si trova a Torino invitato dall’Italgas e da Emissionizero
per presentare il libro, viene dal Rocky Mountain Institute del Colorado,
si chiama Amory Lovins e ha due baffi neri come il carbone, nonostante i
suoi 53 anni. Scienziato e consulente di colossi industriali di mezzo
mondo, propone una ricetta semplice per una rivoluzione industriale
prossima ventura: «Il capitalismo tradizionale come forma di reinvestimento
produttivo del capitale è ormai un’aberrazione insostenibile che va contro
la sua stessa logica di guadagno. Bisogna considerare finalmente non solo
il denaro e le merci, ma anche le risorse naturali e le risorse umane,
organizzando l’economia sulla base delle realtà biologiche. Il capitalismo
naturale si propone di favorire quattro aspetti: un uso più efficace delle
risorse; una produzione a circuito chiuso, senza scarti e tossicità;
un’organizzazione capace di premiare questi aspetti; un reinvestimento nel
capitale della natura». 
Professor Lovins, un tale progetto non rischia di entrare in conflitto con
la logica imprenditoriale del profitto? 
«Tutt’altro. Il capitalismo naturale è un modo nuovo di fare business,
perché le persone e la natura sono capitali con un valore da salvaguardare
e da mettere a frutto. È molto più vantaggioso, perché il capitalismo
tradizionale è un’economia fondata sullo spreco. Molte aziende hanno già
cominciato a scoprire queste opportunità che hanno come scopo il risparmio
di risorse e di denaro e, insieme, un profitto maggiore». 
E le mille resistenze politiche? 
«Ripeto: come consulente, le posso assicurare che negli ultimi dieci anni
le imprese private che hanno adottato questi princìpi sono tante e si sono
accorte che danno vantaggi rispetto alla concorrenza e profitti a breve
termine molto maggiori rispetto all’economia tradizionale. Io ho avuto la
fortuna di lavorare con Edwin Land, l’inventore della Polaroid. Mi diceva
sempre: la gente che sembra aver avuto delle idee innovative in realtà ha
solo abbandonato le idee vecchie; un’invenzione non è altro che la morte
improvvisa della stupidità». 
Può fare qualche esempio di capitalismo naturale? 
«Il settore automobilistico si sta indirizzando verso vetture ultra leggere
e ultra aerodinamiche in modo da diminuire l’attrito: queste due
innovazioni ridurranno i consumi di energia del 50-75 per cento, poi si
potrà introdurre un sistema di propulsione ibrido-elettrico. L’automobile
dell’età del ferro impone un enorme spreco di energia (l’80 per cento circa
del carburante), mentre la Hypercar imporrà una rivoluzione». 
Un altro esempio? 
«Una società del settore tessile, Interface, ha sperimentato ultimamente
come ridurre l’uso delle materie prime del 97-98 per cento diminuendo di
dieci volte il proprio bisogno di capitale e ancor più il bisogno di
energia: ciò le permette nello stesso tempo un servizio superiore a prezzi
più bassi. Sono esperienze già avanzate. Basta parlare con Pasquale
Pistorio, della StMicroelectronics, che con questi stessi princìpi prevede
di ridurre a zero le emissioni di carbonio entro il 2010. Un discorso
analogo si potrebbe fare sull’amministrazione delle città, facendo
l’esempio di Curitiba in Brasile». 
E il Protocollo di Kyoto? E le obiezioni di Bush? 
«Sicuramente tutto ciò funziona meglio con la solidarietà dei politici. Il
trattato di Kyoto, è indubbiamente un buon passo avanti e se sarà
ratificato se ne avvantaggeranno l’Unione Europea, il Giappone e la Russia.
I benefici si vedranno. Bush, viceversa, continuerà a credere che
proteggere il clima sia troppo costoso per le industrie petrolifere, mentre
molti imprenditori sanno benissimo che l’efficienza costa meno del
carburante ed è più redditizia; dunque si stanno comportando come se gli
Usa avessero aderito a Kyoto». 
Nonostante Bush? 
«Negli Stati Uniti, la leadership sul clima è passata dai politici ai
privati e la Casa Bianca sarà l’ultima ad avere notizia di questa
rivoluzione: ciò è imbarazzante ma non certo grave». 
 
Paolo Di Stefano