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sempre peggio dallla maddalena
unione cronaca Olbia-sassari 13\10\2004
Santo Stefano. Ieri il sovralluogo sull?isola di un gruppo di parlamentari
Welcome nella base cantiere
«I sommergibili? Inquinano meno delle auto»
dalla nuova sardegna
L?Us Navy? Qui mette radici»
A Santo Stefano mattone e cemento invece dei prefabbricati
Mezze frasi e risposte evasive nell?incontro fra deputati e comandante della
base Nato
DAL NOSTRO INVIATO ANTONELLO SECHI
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SANTO STEFANO. No, non se ne andrà mai, l?Us Navy. Non per sua scelta,
almeno. Lo vedi dalle centinaia di grandi casse poggiate sulle banchine
con i materiali per ristrutturare il ?tender?, come chiamano la nave appoggio,
l?Emory Land. E lo vedi dal progetto di ?ristrutturazione? del punto di
appoggio per i loro sommergibili nucleari. Dicono che non possono più lavorare
nei prefabbricati e negli edifici ceduti loro dalla Marina italiana. È una
baraccopoli, è vero. Eppure gli è andata bene per trent?anni, da quando
sono arrivati qui, nel 1972.
Se fosse vero che considerano Santo Stefano un approdo provvisorio si
limiterebbero
a sostituire i vecchi prefabbricati con prefabbricati nuovi, non avrebbero
bisogno di una ristrutturazione che prevede cemento e mattoni per 53mila
metri cubi. È che l?Us Navy vuole trasformare i 30mila metri quadri di quella
parte dell?isola che la Marina militare chiama ?settore alfa? in una base
permanente, un pezzo di Stati Uniti d?America in terra sarda.
Mauro Bulgarelli lo sapeva già. Ieri mattina, con una folta delegazione
di colleghi deputati e consiglieri regionali del centrosinistra, è tornato
dopo pochi mesi su Santo Stefano. E se n?è convinto ancora di più: l?Us
Navy non se ne andrà. Per questo annuncia: «Con Marco Lion, presenteremo
subito due interrogazioni parlamentari. Con la prima chiederemo se dopo
l?accordo segreto del 1972, tra Italia e Usa ce n?è stato un altro, sconosciuto.
Riguardo al primo, si è sempre parlato di punto d?appoggio. Ora siamo di
fronte a una vera base».
La seconda interrogazione sarà sulle scorie prodotte dai sommergibili Usa
che navigano nel Mediterraneo e che a turno e fino a tre alla volta arrivano
a Santo Stefano per le manutenzioni e i rifornimenti. Dove vanno, e come
ci vanno quelle scorie? Sono alcune delle domande rivolte al commodoro Fritz
Roegge, l?ufficiale che alla Maddalena ha sostituito, al comando dello squadrone
sottomarino Subron 22, Greg Parker, rimosso dopo lo schianto dell?Harford
sulla Secca delle Bisce, a nord di Porto Cervo.
Roegge arriva nel lato italiano della base, settore charlie, insieme a
un gruppo di ufficiali. Uniforme estiva bianco abbagliante, capelli corti,
facce sane, fisici atletici: sembrano usciti da un film. Con loro, i padroni
di casa, almeno lì: il capitano di vascello Fabrizio Fillipi, che da una
settimana comanda la Marina militare italiana nell?arcipelago, e Franco
Novelli, il comandante di Santo Stefano. Dall?altro lato del tavolo, a fare
domande, Bulgarelli e Lion, dei Verdi, Francesco Carboni e Silvana Pisa
dei Ds, Elettra Deiana di Rifondazione. E poi i consiglieri regionali: Renato
Cugini dei Ds, Antonello Licheri e Luciano Uras di Rifondazione. C?è anche
Luigi Cogodi.
Lo schema è quello del 24 novembre 2004, quando un mese esatto dopo l?incidente
dell?Hartford, Bulgarelli, Deiana e Paolo Cento, ieri assente, hanno visitato
per la prima volta la base. I parlamentari chiedono, i militari rispondono.
Nessuno si aspetta la rivelazione di segreti. Ma non è un esercizio inutile.
C?è, ad esempio, la questione della ristrutturazione. Da tempo, girano
due progetti. Uno, quello che l?Us Navy ha presentato al comitato paritetico,
parla di cubatura incrementata del 25 per cento rispetto alle strutture
attuali. Nell?altra versione, i metri cubi sarebbero il 15 per cento in
meno. Perché questa differenza? Risposta: «Dipende dai container provvisori,
Stati Uniti e Italia utilizzano criteri diversi nel calcolo dei volumi».
I deputati prendono atto, non si convincono. Apprendono che, tranne il Genio
militare, nessuno può metterci becco.
Incuriosiscono i parlamentari i nuovi generatori elettrici. Da quattro
sono diventati sei e altri due attendono di essere installati. Perché tanta
potenza? Un ampliamento della base? Risposta: «I due aggiuntivi servono
in caso di avaria degli altri. Serve energia per alimentare la nave appoggio
e al massimo tre sommergibili. Come adesso». I deputati ascoltano e dubitano.
L?Hartford. Quanto è stato grave l?incidente, chiede Bulgarelli, ricordando
che gli italiani hanno appreso la notizia solo da un piccolo giornale Usa?
Roegge minimizza: «Poca roba. I 9 milioni di dollari di riparazioni vanno
rapportati al costo del sommergibile, un miliardo di dollari». Causa
dell?incidente:
«Human error». Altre domande: l?Hartford e gli altri sommergibili che arrivano
a La Maddalena trasportano microsommergibili? Sono attrezzati per il trasporto
degli incursori? Le risposte sono più evasive. «Non possiamo parlare di
questo argomento», è anche la risposta alla domanda, fatta più tardi davanti
alla Emory Land, sulla presenza di testate nucleari nell?arcipelago.
Radioattività. Le domande fioccano, le risposte sono quelle attese,
rassicuranti
«Ci sono le centraline con gli allarmi automatici, non è mai accaduto niente».
Inutile parlare di torio e plutonio. Collegata è la questione dei rifiuti.
Lion fa parte di due commissioni parlamentari sull?argomento: chiede che
fine fanno quelli prodotti dai sommergibili? Risposta: «Non toccano il suolo
italiano. Vengono messi dentro contenitori stagni e trasportati negli Usa».
Restano i dubbi. Seguirà l?interrogazione parlamentare.
Un?altra questione la pone Carboni: l?ampliamento interessa solo Santo
Stefano o anche La Maddalena? Sarà la lingua diversa che porta a equivoci,
ma prima viene negato qualunque lavoro sull?isola madre. Carboni insiste
e l?Us Navy conferma: un?impresa privata deve costruire 43 alloggi, la marina
Usa li acquisirà in leasing. L?impresa è la Pizzarotti, la stessa che
ristruttura
Santo Stefano.
La visita dei parlamentari si conclude con un rapido sguardo al settore
americano. È un grande cantiere. Non ci sono sommergibili. Accanto all?Emory
Land c?è la nave albergo che ospita il personale della nave, a sua volta
in ristrutturazione.
Su un piccolo bus, i deputati passano davanti ai bunker sotterranei. Non
è prevista ispezione. Dentro, assicura Novelli, non c?è niente di americano,
solo munizioni Nato e armi sequestrate nell?ex Jugoslavia. L?Us Navy, dunque,
non va oltre il settore alfa. È troppo lo stesso: Bulgarelli annuncia che
lavorerà perché i sardi si esprimano con il referendum. Il 21 ottobre qui
arriva Soru.
la base americana di Santo Stefano
sta cambiando volto. La palestra è
stata smantellata. La nave balia
Emory Land è un cantiere. Anche se,
ufficialmente, i lavori di ristrutturazione
dell?approdo per sommergibili
nucleari statunitense non sono cominciati,
tutto è in movimento. L?istallazione
a stelle e strisce, nata nel
1972 in seguito a un accordo segreto
tra Washington e Roma, è animata
da un?attività frenetica che assomiglia
a quella di un grande deposito
a cielo aperto. E presto, al posto di
prefabbricati e container, potrebbero
sorgere edifici in cemento armato,
palazzine, alloggi, mensa, compreso
un centro benessere per complessivi
52mila metri cubi di manufatti.
Questa immagine si è presentata
ai 14 politici e giornalisti che ieri
hanno potuto verificare di persona le
operazioni in corso d?opera.
Alle 11.20 due pilotine della Marina
militare italiana sono salpate dal
porto di Palau, direzione l?isolotto
dell?arcipelago maddalenino. A bordo
cinque parlamentari: Mauro Bulgarelli
e Marco Lion dei Verdi, Elettra
Deiana di Rifondazione, Francesco
Carboni e Silvana Pisa, Ds. Tre
consiglieri regionali: Luciano Uras e
Antonello Licheri di Rifondazione,
Renato Cugini, Ds. Quattro cronisti
e due accompagnatori tra cui l?ex assessore
regionale Luigi Cogodi. La
visita della delegazione alla base appoggio
per sommergibili a testata e
armamento atomico è cominciata,
frettolosamente, in tarda mattinata.
Imbarco con salto in equilibrio tra
molo e ponte della piccola lancia militare
e di corsa al settore Bravo, zona
dove si trovano le installazioni
italiane e l?arsenale sottoroccia. Scopo
della missione, cercare di capire,
ma soprattutto vedere, che succede.
A che punto sono i progetti di «miglioramento
infrastrutturale» della
base Usa? Sono cominciati i lavori?
Di sicuro la nave balia è sottopposta
a un profondo restyling interno che
rende necessario svuotarla. Moli,
banchine, strade e praticamente tutti
gli spazi liberi a terra sono ingombri.
Occupati da container, pacchi e
oggetti di ogni sorta. La palestra è
stata smantellata e l?area è ora invasa
da magazzini frigorifero che si
trovavano dentro la Emory Land. La
ristrutturazione della nave officina
dei sommergibili, 198 metri di lunghezza,
quasi 1300 uomini di equipaggio,
un ospedale e negozi nella
sua grande stiva, comportano una
rivoluzione. Risultato un costante
andirivieni di personale, mezzi meccanici
amplificato da 12 generatori
di energia elettrica che devono alimentare
anche la città galleggiante.
Il capitano di vascello Fabrizio Filippi,
comandante della Scuola sottufficiali
di La Maddalena, accompagna
i visitatori appena sbarcati alla
sala conferenze per il briefing. Incontro
ravvicinato con cinque ufficiali
statunitensi guidati da Fitzgerald
Roegge, capitano responsabile
della Naval support activity. Dopo
una breve spiegazione sulle caratteristiche
del sito militare, fioccano le
domande dei parlamentari rivolte
specialmente agli uomini della Us
Navy. Prima di tutto si parla dell?incidente
al sommergibile Hartford.
«Si è trattato di un errore umano»,
conferma il capitano Roegge, «e la
riparazione ammonta a 9 milioni di
dollari. Non bisogna farsi spaventare
da questa cifra, si tratta di un costo
ragionevole se si pensa che un
sommergibile classe Los Angeles costa
un miliardo di dollari e che solo
per sollevarlo ne occorrono un milione
». Giunge un chiarimento anche
sul progetto di ristrutturazione della
base, dato che ne circolavano due
versioni. Una rielaborata degli americani
che prevedeva una riduzione
delle volumetrie del 15 per cento.
Un?altra, presentata a luglio dello
scorso anno al Comitato misto paritetico
per le servitù militari, che invece
indicava un aumento della cubatura
del 25 per cento. Quale delle
due bisogna prendere in considerazione?
Gli ufficiali americani spiegano
che il documento ufficiale è quello
presentato al Comipa. L?altro si
basa su un calcolo dei volumi differente
nel quale sono sommati tutti i
metri cubi, compresi quelli esterni
costituiti dai container. Rassicurazioni,
ovviamente, anche sull?inquinamento
ambientale. Gli ufficiali non
hanno dubbi: «Il sommergibile in
operazioni normali non contamina»,
aggiunge Roegge, «una macchina inquina
molto di più». Tutte le scorie,
poi, «sono trattate all?interno della
nave balia e non toccano mai il suolo
italiano. I contenitori di materiali
pericolosi sono trasportati e smaltiti
negli Stati Uniti».
WALTER FALGIO
«Diventerà una base fissa»
È stata piuttosto chiara Elettra Deiana (Prc, commissione parlamentare Difesa)
alla conclusione dell?incontro tenuto al termine della visita di ieri mattina
presso il comprensorio logistico di Santo Stefano: «Io personalmente sono
per rinegoziare tutti gli accordi militari visto come il mondo è cambiato.
Bisogna rinegoziare proprio sulla questione di questa base di Santo Stefano,
proprio per il suo carattere di anomalia che nasce dall?accordo del 1972,
un accordo non conosciuto, addirittura secretato. Anzi io dico che bisognerebbe
procedere a levarla di mezzo». Più o meno lo stesso punto di vista espresso
da tutti i politici presenti ieri a La Maddalena. Ed erano parecchi. Assieme
alla Deiana è sbarcata Silvana Pisa (Ds), poi Mauro Bulgarelli e Marco Lion
(Verdi), Antonello Licheri (capogruppo regionale Prc), Luciano Uras (consigliere
regionale Prc), Renato Cugini (segretario regionale Ds), quindi Luigi Cogodi
(consigliere regionale Prc) e Francesco Carboni (deputato Ds).
Renato Cugini ha detto che «la trasformazione del punto d?appoggio in base
fissa è testimoniato palesemente dall?eliminazione dei manufatti in lamiere
con opere in cemento armato» oltre che dall?inizio dei lavori «per la
realizzazione
di nuovi alloggi a La Maddalena». Antonello Licheri ha ribadito che il «progetto
di trasformazione del punto d?appoggio è per noi un progetto illegittimo
ed abbiamo avviato le procedure perché venga preparata dal presidente Soru
una consultazione popolare e che la discussione sia portata in un consiglio
regionale che chiediamo sia fatto a La Maddalena».
Mentre il verde Bulgarelli ha espresso l?augurio che «la comunità locale
riguadagni la propria autonomia», il suo collega Lion è ritornato sui pericoli
per l?ambiente «perché i mezzi che il governo ha messo in campo per il controllo
della radioattività ambientale sono ridicoli ed i risultati esposti discutibili
e contraddittori. Io non sono tranquillo. Occorre sgombrare il campo e mettere
all?angolo gli americani. Ad esempio, che fine fanno i rifiuti delle
combustioni?
Cosa succede loro? Vanno in America o dove? Dobbiamo arrivare a dei controlli
di filiera», ed ha concluso che «sotto questo aspetto per ora Santo Stefano
è un buco nero». Uras ha detto che «il fatto non è se il patto italo-americano
è legittimo o no, ma se sia legittimo che questo patto passi sopra le sacrosante
aspirazioni delle popolazioni a scegliere autonomamente il proprio futuro».
In mattinata gli stessi parlamentari della Commissione Difesa ed i colleghi
regionali hanno affermato quanto poi ribadito a La Maddalena. «Siamo qui
Ñ ha detto la Deiana Ñ anche perché in un incontro da noi richiesto con
il presidente sardo, abbiamo recepito il grande interesse che lui ha per
il problema. È cambiato il governo regionale e l?intenzione di portare avanti
con tutti i mezzi la vertenza delle basi militari, compresa quella di Teulada,
ha imboccato una strada più sicura».
Francesco Nardini
la storia
del progetto
20 settembre 2002
Mentre alla Maddalena si ridimensiona la presenza della Marina militare
italiana, si viene a sapere che a Santo Stefano gli Usa dovrebbero dar vita
a lavori di ampliamento e ristrutturazione.
8 luglio 2003
Il Comitato paritetico Stato-Regione per le servitù militari boccia il progetto
di ampliamento dell?Us Navy. L?intervento dovrebbe comportare nuove costruzioni
per circa 52mila metri cubi.
3 ottobre 2003
Il ministero della Difesa concede l?ok all?ampliamento della base americana
per sommergibili a propulsione nucleare di Santo Stefano. La notizia suscita
immediate polemiche.
10 ottobre 2003
L'allora presidente della Regione Italo Masala annuncia un ricorso contro
la decisione del Governo.
16 ottobre 2003
«I lavori nella base americana, ha chiarito il ministero della Difesa, non
prevedono ampliamento»: lo dice alla Camera il ministro per i rapporti col
Parlamento.
5 novembre 2003
Il Governo ci ripensa e mette in dubbio l?ampliamento. In una lettera inviata
da Berlusconi al presidente Masala si parla di «riesame del progetto di
intervento».
13 gennaio 2004
La questione della base di Santo Stefano passa attraverso un accordo
Stato-Regione.
Dopo le rassicurazioni sui dati della radioattività e la cubatura (si sostiene
che non c'è ampliamento ma solo ristrutturazione) anche la Regione dà il
suo consenso.