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Re: economia di guerra
On 31-08-2003 23:21, "rossana" <rossana123@libero.it> wrote:
> Economia di guerra
> Nel secondo trimestre la spesa bellica (+45,9%) rilancia il pil Usa
> ROBERTO TESI
> Meglio del previsto: il prodotto lordo degli Stati uniti nel secondo
> trimestre dell'anno è cresciuto a un tasso annualizzato del 3,1%. Lo ha
> comunicato ieri il Dipartimento al commercio, rettificando al rialzo il
> dato preliminare che aveva segnalato una crescita del 2,4%. A rafreddare un
> po' gli entusiasmi, soprattutto delle borse, è però arrivato il dato
> diffuso dal dipartimento al lavoro sulle richieste inziali di sussidi di
> disoccupazione: nella scorsa settimana quasi 400 mila neo-licenziati sono
> stati costretti a rivolgersi agli uffici del lavoro per chiedere di
> beneficiare dell'indennità. La crescita registrata tra aprile e giugno di
> quest'anno è la più ampia dal terzo trimestre 2002 ed è stata trainata dai
> consumi, che rappresentano quasi il 70% del pil, ma soprattutto
> dall'impennata della spesa pubblica per la difesa. I consumi sono aumentati
> del 3,8% (2% nel primo trimestre) e la componente più rilevante è stata la
> spesa per beni durevoli, salita del 24,1%, mentre nei tre mesi precedenti
> era scesa del 2%. Quasi stabile - 1,1% annualizzato, cioè 0,25% nel
> trimestre - la spesa per consumi di beni non durevoli. L'impennata nella
> spesa per beni durevoli sembra legata alle agevolazioni concesse dai
> produttori di auto, ma anche alla ulteriore discesa dei tassi di interesse,
> decisa da Greenspan, che ha favorito gli acquisti rateali visto che negli
> Usa è molto diffuso il credito al consumo. La discesa dei tassi, inoltre,
> per molti statunitensi si è trasformata in una possibilità di
> «arricchimento»: grazie alla rinegoziazione di mutui contratti in
> precedenza a tassi più alti, per molti si aperta la possibilità di disporre
> di soldi per alimentare i consumi.
>
> Sul fronte degli investimenti, l'incremento annualizzato è stato dell'8%,
> contro una flessione del 4,4% nel precedente trimetre. Un buon sostegno è
> arrivato dagli investimenti nel settore informatico: +8,2% rispetto al -
> 4,8% dei primi tre mesi dell'anno. Prestazioni brillanti, quindi, ma nulla
> in confronto dell'apporto fornito dalla spesa pubblica aumentata del 25,2%
> grazie allo stratosferico incremento della spesa bellica: +45,9%. Una
> variazione che ha un solo precedente: la guerra in Corea del 1951.
>
> La revisione al rialzo, oltre le previsioni, del pil nel secondo trimestre,
> non ha però eccitato più di tanto i mercati finanziari, anche se gli ultimi
> indicatori macroeconomici hanno confermato che il trend di crescita non
> sembra essersi interrotto in luglio e agosto. Dall'inizio del mese di
> agosto, infatti, tutte le informazioni macro sono buone: cresce la fiducia,
> sale l'indice Ism, migliora la bilancia commerciale, vanno bene le vendite
> e gli ordinativi. E il suprindice che sintetizza gli andamenti è in
> ripresa. Insomma,, come tenta di convincere Bush, la ripresa si sta
> consolidando. Ma le paure non mancano. La prima riguarda l'enorme capacità
> produttiva non utilizzata che frena gli investimenti. E la mancanza di
> investimenti frena la ripresa dell'occupazione e l'alta disoccupazione
> rischi di frenare la ripresa dei consumi. Il tutto nel contesto di una
> domanda estera (in particolare europea) fragile che non fornisce alcun
> contributo all'economia Usa.
>
> Un'ultima preoccupazione, infine, la danno i tassi. La Fed mantiene molto
> bassi quelli a breve che controlla direttamente, ma quelli a medio-lungo
> periodo si stanno rialzando. E questo rischia da un lato di frenare il
> mercato immobiliare (molti parlano di un prossimo sgonfiamento della bolla
> speculativa) e dall'altro di non favorire più i consumi visto che si è
> chiusa la strada della rinegoziazione dei mutui. Ieri i mortage rates sui
> trentennali è risalito al 6,32%, mentre il tasso su quelli a quindici anni
> è cresciuto al 5,66%.
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> www.ilmanifesto.it
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>
Questa analisi non mi para molto accurata, infatti non è speigato quale
sarebbe il legame tra la supposta ripresa dell'economia civile e
l'incremento delle spese militari. Conoscendo l'indistria bellica posso dire
che dal momento in cui viene presa la decisione di spendere a quello in cui
gli investimenti si trasformano in produzione ne passa del tempo. Inoltre si
impiegano sempre le categorie assolutamente inadeguate del Pil e degli altri
indicatori che ci propinano a loro piacimento per sostenere delle tesi
azzardate. Si è quindi succubi del loro sistema di analisi mendace,
personalmente faccio fatica a credere che l'aumento delle spese militari si
sia trasformato immediatamente in una 'ripresa economica'. Questa è una tesi
cara anche ai neoconservatori Usa!
achille