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armi in Irak: gli inganni di Bush



Diffusa la sintesi di un dossier presentato a settembre
che sollevava dubbi sulla presenza di arsenali in Iraq

Iraq, la Dia prima della guerra
"Non ci sono armi chimiche"

Si moltiplicano negli Usa le denunce sulle pressioni
che l'amministrazione avrebbe fatto sugli analisti


WASHINGTON - "Non esistono informazioni credibili che provino che l'Iraq 
stia producendo ed ammassando nei suoi arsenali armi chimiche". 
L'affermazione era contenuta in un rapporto, consegnato lo scorso settembre 
al Pentagono dalla Dia, la Defence intelligence agency. Una sintesi di quel 
rapporto è stata diffusa oggi dalla televisione Cnn, rendendo ancora più 
incandescente il dibattito sulle presunte forzature, che l'amministrazione 
Bush avrebbe compiuto, sui rapporti dell'intelligence, per rafforzare le 
accuse a Bagdad sulla presenza di armi chimiche. Armi che, a tutt'oggi, non 
sono state ancora trovate. Alla diffusione del documento, la Casa Bianca ha 
replicato che si tratta di menzogne: "le armi ci sono - ha ribadito, ieri, 
il presidente George W. Bush parlando ai militari statunitensi in Qatar - 
le cercheremo e sveleremo la verità al mondo".


Secondo il rapporto, che risale a 10 mesi fa (i giorni in cui Bush avviava 
la ricerca del sostegno diplomatico per l'attacco all'Iraq), Bagdad 
"probabilmente" aveva messo al bando le armi chimiche: "Non ci sono 
informazioni credibili sul fatto che l'Iraq stia producendo ed ammassando 
armi di distruzioni di massa - è scritto nel documento -, o se l'Iraq ha 
creato o creerà delle strutture per produrre agenti per la guerra chimica". 
Ma nello stesso mese, il capo del Pentagono (e dunque anche degli analisti 
della Defence intelligence agency che avevano stilato il rapporto), Donald 
Rumsfeld, aveva fatto, al Congresso degli Stati Uniti, una dichiarazione di 
segno completamente opposto: "L'Iraq ha ammassato ampi arsenali clandestini 
di armi chimiche, comprese Vx, sarin ed iprite" aveva detto il segretario 
alla Difesa.

Il rapporto non escludeva il possesso, da parte di Baghad, di agenti 
biologici che possono essere trasformati in armi di distruzione di massa. 
Ma non parlava di certezze sull'entità di questi arsenali: "la natura e le 
condizioni di questi arsenali - avevano scritto gli analisti - sono ancora 
sconosciute". La situazione giustificava "molta preoccupazione", ma 
"nessuna prova concreta" dimostrava la pericolosità di questi arsenali.

La notizia del rapporto è giunta all'indomani delle affermazioni di Bush, 
che durante la visita alle truppe in Qatar ha assicurato che le armi 
verranno cercate e trovate. Ma la Casa Bianca sta già facendo i conti con 
un'inchiesta interna della Cia, dove sono arrivate denunce di pressioni ed 
ingerenze da parte dell'amministrazione e del Pentagono. Dove Rumsfeld, 
sempre lo scorso autunno, aveva creato un ufficio di controllo e raccordo 
delle informazioni d'intelligence sull'Iraq, infastidito dalla troppa 
cautela dei rapporti della Cia su armi di distruzione di massa e 
terrorismo. In più, sulle presunte pressioni compiute dalla Casa Bianca 
sugli analisi è stata avviata anche un'indagine al Senato. "Nessuno ha 
fatto pressioni", ha replicato il vice segretario alla Difesa, Douglas 
Feith: quelle in circolazione sono solo "leggende metropolitane".

Ma non sono solamente Bush e l'amministrazione Usa ad essere sotto tiro. Lo 
spettro del presunto arsenale di Saddam perseguita anche il premier 
britannico Tony Blair: in un'intervista alla televisione britannica Bbc, il 
capo degli ispettori dell'Onu, Hans Blix, si è detto "deluso" e "scosso" 
dalla qualità delle informazioni di intelligence che gli furono fornite dai 
governi americano e britannico nei mesi prima del conflitto. "Dei molti 
siti indicati dai servizi segreti - ha spiegato Blix - abbiamo trovato 
qualcosa solo in tre casi, ma niente che fosse legato alle armi di 
distruzione di massa". E sempre una fonte della Bbc ha fornito nuovi 
particolari sulla stesura del "Dossier Iraq", presentato da Blair: secondo 
l'indiscrezione, il governo britannico avrebbe chiesto ai servizi segreti 
di riscrivere "da sei a otto volte" la bozza originale del dossier sulle 
armi di distruzione irachene. Fino alla versione definitiva, secondo la 
quale l'Iraq avrebbe potuto lanciare armi chimiche o biologiche entro 45 
minuti da un eventuale ordine di Saddam.

(6 giugno 2003)

Fonte: 
http://www.repubblica.it/online/esteri/iraqattaccotrentatre/iraqattaccotrentatre/iraqattaccotrentatre.html