[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Pentagono: "Le armi furono un pretesto", dice il "falco" Wolfowitz
- Subject: Pentagono: "Le armi furono un pretesto", dice il "falco" Wolfowitz
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Sun, 15 Jun 2003 00:35:25 +0200
Il Pentagono adesso spiega: la nostra priorità
era far saltare il regime per poi ritirarci dall'Arabia
Iraq, ora gli Usa ammettono
"Le armi furono un pretesto"
E il "falco" Wolfowitz: "Era la sola ragione che poteva
mettere d'accordo tutti, ma non è mai stata la vera motivazione"
dal nostro inviato VANNA VANNUCCINI
NEW YORK - Ricorderete come Bush presentò la guerra al popolo americano, e
Colin Powell alle Nazioni Unite: Saddam - dissero - è il Male, ma quello
che lo rende pericoloso, e rende necessaria una guerra preventiva, sono le
sue Armi di Distruzione di Massa.
Due mesi dopo la fine della guerra, nemmeno un'arma di distruzione di massa
è stata trovata. E mentre escono notizie su come siano stati gonfiati i
rapporti d'intelligence americani e britannici, i falchi del Pentagono
vanno all'attacco. "Abbiamo messo l'accento sulle armi di distruzione di
massa per motivi burocratici. Erano la sola ragione che poteva mettere
d'accordo tutti. Ma in realtà non è mai stata questa la motivazione
principale della guerra", ha detto chiaro Paul Wolfowitz, che è l'inventore
della dottrina della guerra preventiva adottata da Bush.
In un'intervista a Vanity Fair il numero due del Pentagono confida che "la
ragione principale della guerra era un'altra" passata, a suo dire, "quasi
inosservata": "Il rovesciamento di Saddam avrebbe permesso agli Stati Uniti
di ritirare le loro truppe dall'Arabia Saudita. Il solo fatto di togliere
questo fardello dalle spalle dei sauditi apre la porta a un Medio Oriente
più pacifico".
Il ministro della Difesa Donald Rumsfeld non è stato da meno. Con la sua
solita nonchalance ha spiegato ieri che se Saddam non ha usato le armi di
distruzione di massa è perché "probabilmente aveva deciso di distruggerle
prima". E a chi gli faceva notare che proprio questa era stata la richiesta
dell'Onu, o comunque si meravigliava che il disastrato esercito iracheno
avesse potuto distruggere le armi senza lasciar traccia, "col tempo sapremo
di più", ha detto Rumsfeld sorridendo.
Ha poi paragonato il dopoguerra iracheno a quello in America dopo la Guerra
d'Indipendenza: "Non ci possiamo aspettare di essere trasferiti dal
dispotismo alla libertà su un letto di piume", ha detto citando Jefferson.
L'Amministrazione americana appare tranquilla: Bush gode di alti consensi,
che si sono estesi ora anche ai militari i quali secondo il 75% degli
americani "fanno la cosa giusta". Né il presidente ha di che temere dai
nove sconosciuti candidati democratici che si contendono la nomina per
sfidarlo alle presidenziali del 2004. Vanity Fair riferisce che Wolfowitz
fu il primo a dire a Bush, quattro giorni dopo l'attacco alle Torri
Gemelle: "Abbiamo buone opzioni per poterci occupare dell'Iraq".
All'osservazione dell'intervistatore che nell'ufficio di Wolfowitz c'è "un
governo ombra segreto" che ha usurpato le operazioni della Cia, il numero
due del Pentagono risponde che "c'è piena trasparenza". E tranquillamente
ammette: "Per normalizzare l'Iraq ci vorranno anni". Wolfowitz è ora il
capofila nell'Amministrazione di chi vuole dare avvio ora a una massiccia
azione di destabilizzazione in Iran contando anche sull'aiuto delle milizie
armate dei Mojaheddin-e Khalq, un'organizzazione che il Dipartimento di
Stato annovera tra i gruppi terroristi.
(30 maggio 2003)
Fonte:
http://www.repubblica.it/online/esteri/iraqattaccotrentadue/wolfowitz/wolfowitz.html