Re: [Disarmo] Tank e cacciabombardieri fanno la guerra al clima




Non ho usato maiuscole nè virgolette, a scrivere 'sistema capitalista'. Ergo dovrebbe essere patrimonio di tutti che non viene da Marte. Che sia il prodotto della rivoluzione industriale e del colonialismo di rapina lo si impara in seconda media. Un prodotto conseguente, non l'invenzione di un genio o di un pazzo. E che sia a termine sta scritto nella storia, come tutte le ere precedenti. Fine esame di base.

Il che fare per accelerarne il superamento, una volta compreso e condiviso che nel suo dna di indispensabile crescita infinita sta la sua impraticabilità a lungo termine, è il campo di discussione.
Stando dentro la tua metafora, il glicine va potato per bene prima che soffochi l'umanità (non il pianeta, come dice qualcuno: una volta fatti fuori gli umani la Terra si arrangerebbe da sè a ristabilire un proprio equilibrio, fosse pure in 1 milione d'anni). Il problema è la scelta dello strumento. Una volta tolte le fronde e le radici aeree soffocanti, l'umanità letame (noi tutti, come dici) che da sotto lo nutre inconscia o impotente per necessità avrebbe luce e aria per coltivare patate (i tuoi 'germogli') invece di cruise o merda chimica (io lavoro per Eni e simili). Da cui metafora discende che nulla c'è da aspettarsi dall'alto, tantomeno un messia, ma che ad agire hanno da essere i letamatori, partendo dalle radici dell'inutile glicine per arrivare a sfrondarlo per far spazio al frumento per tutti. Mano all'aratro e alla zappa, che c'è da lavorare.




Il 29/09/19 11:55, Antonio Bontempi (via disarmo Mailing List) ha scritto:
Ok.
Cosa è il “Sistema” ? Non è un orco che viene da Marte.
È un intreccio (molto esteso e monopolista, omogeneo dal punto di vista culturale e con un sistema immunitario molto attivo - si parla infatti di “egemonia”) di processi economico e sociali a cui corrispondono gruppi di interesse (strettamente intrecciati come i rami di un glicine) e altre moltitudini ad essi intrinsecamente dipendenti e/o collaterali (figurativo: un comparto industriale)
Ognuno di noi fa parte, almeno, di quelli collaterali e/o  dipendenti (se non a più alti livelli).

Questo intreccio esteso e chi coinvolge tutti (e la forte “egemonia” che impedisce lo svilupparsi e soprattuto il diffondersi di prospettive organizzative / sociali differenti) mi rendono la vecchia prospettiva rivoluzionaria di classe assolutamente obsoleta, impraticabile e antistorica. 
Ne parlo perché oggi c’è chi l’attende …. come alcune “sette” fanno con i propri messia.
Anche se, ad esempio, vi dovesse essere un forte scossone globale derivante dal precipitare, in pochi anni, della vivibilità ambientale  - non vi sarebbero le condizioni per tale repentina “riorganizzazione” a cura di pochi avanguardisti che si sono preparati al “diluvio universale”. 

Unica strada che vedo, senza attendere il messia o il crollo dell'impalcatura, (a parte il lavoro culturale e praticare la ricerca della "riduzione del danno” nella situazione attuale) è quella di lavorare sulle contraddizioni più forti.
In primis la guerra e il militarismo (anch’esse antistoriche ed obsolete).
Poi le questioni ambientali (evidenti dagli anni ’60 e che non si limitano alla co2) che mettono in evidenza la contraddizione di una umanità che si scava la fossa e fa di tutto per “pisciare nel piatto in cui mangia”.
In parallelo le questioni sociali: gli evidenti squilibri, ecc ecc.

Il sistema sopra descritto può essere modificato agendo su due livelli: scardinandone dei pezzi (isolandoli e poi contrapponendoli) e parallelamente facendo nascere dei “germogli” come quelle piante che nascono nel cemento e crescendo si conquistano lo spazio sgretolandolo.

Il “disarmo” è un tema non solo necessario nell’immediato quale “riduzione e prevenzione del danno”, ma per cambiare, scardinandone un pezzo, il nostro “sistema”.
L’Italia ha le caratteristiche per dare il buon esempio.
Un disarmo unilaterale totale in un paese che si fa neutro (ma non sordo), nel centro dell’Europa, vuol dire aprire una crepa molto profonda.
Vuol dire proporsi agli occhi del mondo come riferimento: un paese che vuole mostrarsi per quanto può offrire e non per quanto può pretendere o imporre.
A beneficio di grande parte economica (leva sugli interessi divergenti interni al sistema che pure esistono) e sociale.
Pensate solo alle risorse economiche che si liberano (alle risorse umane e strumentali)
Nel frattempo ci siamo liberati di un settore che io ritengo sia parassitario sia “gendarme”.
L’alleanza atlantica, l’esercito europeo, la presenza di altri militari e di produttori di sistemi d’arma sul territorio, ecc … perdono legittimazione e senso in modo evidente.
Altri paesi seguirebbero.

È un percorso che non è fine a se stesso. (… porta con se parte del DNA utile a formare quel germoglio di cui parlavo.)
Ma sarebbe già un ottimo risultato.
…. e lo credo alla portata, se solo ci si concentrasse su un obiettivo comune.

Antonio


PS: Ottimo il lavoro su TPWN contro le armi nucleari.
Ma se passa credete che chi ha i sistemi li smantelli ? 
Si eviteranno i nuovi sistemi di sterminio che da anni si studiano ?
È un passaggio molto utile, storico! Non servirà a nulla se dal basso non si prepara una spinta MOLTO decisa verso un disarmo generalizzato.
Partiamo da noi.



On 29 Sep 2019, at 00:32, jure LT (via disarmo Mailing List) <disarmo at peacelink.it> wrote:


Il "problema" sta ancora più a monte: il conflitto produce PIL, di cui il sistema capitalista si nutre pena la sua morte per inedia. Quale sorpresa quindi? Spada o guerra stellare pari sono.
Il "disarmo totale unilaterale" di Antonio, e la denuncia degli 80 mln €/gg trasformati in CO2 di Rossana, sono placebo al sistema economico che produce e riproduce il disastro indicato dal ditino di Greta. Il pesce puzza dalla testa. Proviamo a dirlo ai giovinetti in piazza, senza farci beccare dai loro sponsor Tesla ed Eni greenpower.

Jure


Il 28/09/19 15:11, Antonio Bontempi (via disarmo Mailing List) ha scritto:
Il problema non è la co2, ma il sistema umano che la produce con la benda sugli occhi (questa “benda" è il problema)
Il problema non è che i tank non sono elettrici e consumano ettolitri di nafta al metro
ma che le armi sono sbagliate in se !
… soprattutto certe armi e certi gruppi che le cavalcano.

Se tornassimo alla spada e al dardo saremmo contenti?
nel futuro ci accontenteranno … con sistemi d’arma elettromagnetici che ci friggeranno il cervello, senza produrre co2.

Ieri ho avuto una discussione con chi ancora giustifica l’idea di un esercito popolare di difesa nazionale e non imperialista.
(Lo si proponeva da sinistra, che dice di essere quella vera).

Mi danno del massimalista 
… perchè predico il disarmo totale unilaterale senza se e senza ma, un paese non schierato (e quindi fuori dalla nato) che si offra al mondo come amico e non come concorrente aggressivo
e non per ragioni di “nonviolenza” e quindi etiche o antropologiche
ma quale passaggio politico per liberarsi, in parte, di certi sistemi di potere ora molto, ma molto forti, che pretendono, e ci riescono, di guidare il sistema e nel frattempo ci drenano risorse economiche paurose, fanno guerre uccidendo migliaia di innocenti, devastando città, inquinando ecosistemi ed imponendo le proprie volontà politiche.
Non per ultimo svolgendo un ruolo di gendarme per un controllo, in casi estremi, del popolo che dicono di voler difendere.

Continuiamo a divagare … e ad evitare  il nocciolo del termine “disarmo”.

Antonio

Il tema della “nonviolenza” è un passaggio molto più profondo: è una strada molto più lunga per arrivare ad un disarmo che è molto urgente.
Un nonviolento può appoggiare un progetto disarmista “politico” argomentato in vario modo (vario … e quindi anche prospettando la via saggia della nonviolenza)
Una persona che non ha sviluppato con convinzione l’approccio della nonviolenza invece ritiene che il nesso nonviolenza-quindi-disarmo sia troppo debole per seguirlo.
Unire le argomentazioni è necessario per raggiungere un fine.
Unire le varie campagne è necessario per raggiungere il fine.
Discorsi semplici e “radicali” sono necessari per rompere le certezze che sostengono questo sistema.
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