[Disarmo] Fwd: Per Leonardo scatta l'ora della cybersecurity




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Da: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: dom 29 set 2019, 16:06
Subject: Per Leonardo scatta l'ora della cybersecurity
To: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>


Per Leonardo scatta l'ora della cybersecurity

L'azienda di difesa investe sulla divisione sicurezza informatica, in un contesto in cui aumentano gli attacchi gravi. Il giro d'affari vale già 400 milioni

Il Soc di Leonardo a Chieti (foto: Leonardo spa)

Roma – Il battesimo è avvenuto a inizio anno, quando le divisioni sicurezza informatica e ict e sicurezza informatica e infrastrutture critiche di Leonardo, il campione italiano della difesa, sono confluite nella nuova divisione cybersecurity. E ha già, calcola l’amministratore delegato, Alessandro Profumo, “una dimensione considerevole, il giro d’affari annuo è intorno ai 400 milioni di euro, può crescere in modo significativo e abbiamo intenzione di crescere”.

A fine luglio Barbara Poggiali, nominata a capo della divisione, ha presentato al numero uno di Leonardo il piano industriale per il mercato cybersecurity. In eredità la manager riceve il lavoro delle due unità ora congiunte. “Il nostro mercato si articola storicamente in tre blocchi”, spiega a Wired a margine di Cybertech Europe, la fiera della sicurezza informatica di Roma: “C’è un mondo della difesa governativo, il cui cliente principale è Consip per gli appalti della pubblica amministrazione. Poi uno legato alle forze di polizia. Infine la difesa delle infrastrutture critiche”.

La divisione cyber conta già 1.500 dipendenti. Il suo fatturato vale poco più del 3% circa di quello di Leonardo stessa, che nel 2018 ha chiuso l’anno con 12,2 miliardi di euro di ricavi. I sindacati attendono le prossime settimane per incontrare l’azienda e conoscere, tra gli altri, i dettagli del piano 2020-24 del braccio cybersecurity.

La strategia

Da qui si parte: consolidare il rapporto con i partner storici. E prepararsi alle nuove sfide, delle reti di quinta generazione e dell’internet delle cose. Per Poggiali, il decreto varato dalla presidenza del Consiglio per tracciare il perimetro della sicurezza cibernetica nazionale, “perché dà una cornice per controllare queste tecnologie”. In particolare Leonardo guarda al Centro di valutazione e certificazione nazionale, l’organo istituito presso il ministero dello Sviluppo economico (Mise) a cui spetterà il compito di analizzare le tecnologie critiche installate su reti e sistemi informativi. “Potremmo avere un ruolo – osserva Poggiali – per fare certificazioni noi stessi e assicurare la resilienza”.

La geografia della divisione cyber di Leonardo, oltre ai mercati consolidati, Italia e Regno Unito, in primis, dove ha un centro operativo per la sicurezza, l’Europa e il Medio oriente, guarda al Sudest asiatico e al Sudamerica, dove sono già state fatte delle attività in ambito smart city e trasporti. Quello della sicurezza informatica, riconosce la manager, “è un mercato che cresce”.

Risposta immediata

D’altronde servono difese in un ambiente sempre più rischioso. Studi di settore, citati da Leonardo, registrano che nell’ultimo biennio gli attacchi informatici gravi sono raddoppiati rispetto al precedente. Nel solo 2018 se ne contano 1.552. E sono cresciuti gli attacchi alle aziende: spionaggio industriali, intrusioni sponsorizzate dagli Stati, furti di proprietà intellettuale. Il che spiega la corsa alla contraerea. Nel 2021 il mercato della sicurezza informatica raggiungerà un giro d’affari globale di 180 miliardi di dollari.

Per ora la taglia dei clienti che interessa all’ex Finmeccanica, è quella di grandi aziende. L’ultimo contratto annunciato è con Ansaldo energia, a cui Leonardo fornirà le protezioni per il suo impianto faro nell’ambito del programma industria 4.0 del Mise.

Nel breve periodo non guardiamo alle piccole e medie imprese”, afferma la Poggiali. Ma questo non esclude di guardarle da un altro punto di vista, quello di partner nello sviluppo di tecnologia. La linea, per l’ad Profumo,è quella di “guardare a partnership con piccole realtà che hanno tecnologie interessanti per noi con cui cooperare, in caso anche entrando nel loro capitale, sempre con un’ottica federativa per mantenere le capacità nelle mani di chi le ha sviluppate”.