[Disarmo] Moavero in Usa: per Donald Trump su F35 e Muos non si può negoziare



https://www.huffingtonpost.it/2019/01/04/moavero-in-usa-per-donald-trump-su-f35-e-muos-non-si-puo-negoziare_a_23633762/?utm_hp_ref=it-homepage

Il presidente americano avrà pure una simpatia per "l'amico Giuseppe Conte", ma se Roma non assolve alle responsabilità che si è assunta sul piano militare le cose cambiano

The Donald ti dà carta bianca, sempre nell'ottica di "America first", ma non fa sconti. Ti riconosce un ruolo primario nella disastrata cabina di regia sulla Libia (geopoliticamente parlando, un Paese irrilevante per Washington), plaude per la linea della fermezza sui migranti, ma sui programmi di spesa che stanno a cuore all'amministrazione Trump (Nato, F-35, Muos) non c'è niente da negoziare, solo impegni da rispettare. Perché Donald Trump avrà pure una sincera simpatia personale per "l'amico Giuseppe" (Giuseppe Conte, presidente del Consiglio), i falchi del suo entourage, a cominciare dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Bolton, vedono in Matteo Salvini il sovranista anti-Ue su cui puntare – in una recente intervista, Steve Bannon, già "chief strategist" del presidente Usa ha parlato dell'Italia gialloverde come del "centro dell'universo politico" e di un luogo in cui si starebbe 'ridefinendo la politica nel ventunesimo secolo', ma se Roma non assolve alle responsabilità che si è assunta sul piano militare, allora le cose cambiano, i sorrisi si attenuano, i conti vanno rifatti.

Vademecum utile per inquadrare, al di là delle esternazioni ufficiali, la due giorni, ieri e oggi, negli States del ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi. Un'agenda fitta d'impegni, quella espletata dal titolare della Farnesina: incontro con il segretario di Stato, Mike Pompeo, faccia a faccia alla Casa Bianca con l'"ambasciatore con l'elmetto", per proseguire con i due presidenti della delegazione italo-americana alla Camera dei rappresentanti, Bill Pascrell e Mark Amodei, il Consigliere presidenziale, nonché genero di Trump, Jared Kushner, e la neo rieletta Speaker della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi. "La comunità italo-americana è al centro della nostra relazione bilaterale. Rappresenta il legame più profondo tra i nostri due paesi", si legge in un messaggio sul profilo Twitter dell'ambasciata d'Italia negli Stati Uniti.

Sempre oggi il titolare della Farnesina ha incontrato i rappresentanti della German Marshall Fund, della Heritage Foundation e del Center for Strategic and International Studies, con i quali ha discusso in merito alle tematiche di sicurezza, difesa, commercio e investimenti. "Un forte legame transatlantico è il fondamento delle nostre democrazie, libertà e prosperità", si legge sul profilo Twitter della Farnesina. "Avrò riunioni con il segretario di Stato Pompeo, con il consigliere alla sicurezza Bolton e alti esponenti del Congresso. Gli Stati Uniti sono nostri amici, l'alleato principale. C'è un fortissimo legame economico e culturale, grazie anche alla dinamica presenza della comunità di origine italiana. Le conversazioni saranno ad ampio raggio, con un particolare focus agli scenari mediterranei, a noi vicini, nei quali abbiamo bisogno del sostegno americano", aveva anticipato lo stesso Moavero. Tanti incontri, ancor più i dossier esaminati: Elencati puntigliosamente dalla Farnesina: "la sicurezza globale; la situazione nell'area del Mediterraneo; l'impegno per la stabilizzazione della Libia; il percorso di pace nel Medio Oriente; la crescita economica e sociale in Africa; i rapporti politici, economici e commerciali transatlantici. L'azione di Onu e Osce; dei rapporti in seno alla Nato; delle relazioni fra Usa e Ue; la comune motivazione a preservare la piena efficacia del collaudato sistema di regole del diritto internazionale, e il rispetto degli accordi volti a garantire la non-proliferazione nucleare e bio-chimica". L'Italia – sottolinea ancora la Farnesina - – intende ulteriormente intensificare le sue relazioni con gli Stati Uniti, fondate su una lunga tradizione di forte, leale amicizia e sempre corroborate dal dinamismo culturale, imprenditoriale e politico della numerosa comunità di origine italiana che da quasi due secoli anima la vita americana". Il capo della diplomazia italiana rimarca la solidità delle relazioni tra Roma e Washington, confermata dagli incontri di oggi, mentre gli uomini del Presidente Usa insistono su una parola che è tutto un programma: lealtà. Lealtà che va tradotta così: l'America, è il Trump-pensiero, non intende più essere il "poliziotto del mondo", e allora gli alleati leali sono quelli che si assumono l'onere di sostenere - in uomini, missioni, armamenti – il disimpegno progressivo delle forze statunitensi da scenari estremamente caldi: la Siria, l'Afghanistan, la Libia. Il che significa, è l'aspettativa americana, garantire il futuro della missione in Iraq. La situazione in Medio Oriente è stata uno dei fili conduttori degli incontri di Moavero. E Medio Oriente, vuol dire anche affrontare un tema delicato come il negoziato, fermo da tempo su un binario morto, israelo-palestinese. E qui le cose si complicano, perché la visione italiana non collima con quella dell'amministrazione Trump. La riprova la si è avuta, recentemente, al Palazzo di Vetro, quando Italia, Francia, Olanda, Polonia, Svezia, Regno Unito, Belgio, Germania. Otto Paesi Ue, membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, hanno bocciato l'"Accordo del secolo" messo a punto dai più stretti collaboratori del tycoon di Washington sta ultimando e che, secondo gli uomini che lo hanno definito, porterà alla fine del conflitto israelo-palestinese. Gli 8 Stati dell'Ue, in una dichiarazione congiunta stilata dopo il dibattito al Consiglio di Sicurezza, avevano rimarcato che qualsiasi piano di pace che ignorasse i "parametri concordati a livello internazionale", vale a dire una soluzione a due Stati basata sui confini del 19967 con Gerusalemme come capitale condivisa, "rischierebbe di essere condannato al fallimento". E di certo, confermano fonti governative israeliane, nell'Accordo del secolo, Gerusalemme non rientra. La posizione degli Otto è netta e delinea i caratteri di un "anti-Accordo del secolo". Nella dichiarazione congiunta, i Paesi firmatari avevano inoltre ribadito "il forte impegno costante dell'Ue nei confronti dei parametri concordati a livello internazionale per una pace giusta e duratura in Medio Oriente basata sul diritto internazionale, sulle risoluzioni Onu pertinenti e sui precedenti accordi". E ancora: "L'Ue è veramente convinta che il raggiungimento di una soluzione a due Stati basata sui confini del 1967 con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati, soddisfi le esigenze di sicurezza israeliana e palestinese e le aspirazioni palestinesi per la sovranità dello Stato, può porre termine all'occupazione e risolvere tutti i problemi relativi allo status finale, in conformità con la risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza e precedenti accordi. Questo è l'unico modo praticabile e realistico per porre fine al conflitto e raggiungere una pace giusta e duratura".

Il più convinto sostenitore, nonché ideatore dell'"Accordo del secolo", nonché del trasferimento dell'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, è il consigliere-genero dell'inquilino della Casa Bianca, Jared Kushner, con il quale il titolare della Farnesina si è intrattenuto a colloquio proprio su questo punto. L'Italia, in piena sintonia con la posizione Ue, ritiene che un accordo di pace fra Israele e l'Autorità nazionale palestinese del presidente Mahmud Abbas, debba fondarsi sul principio di "due popoli, due Stati", una linea che l'amministrazione Usa non ha ufficialmente ripudiato ma che non è certo al centro della propria strategia in Terrasanta. Moavero Milanesi, per storia, formazione culturale, visione politica, non può essere certamente inserito nell'"internazionale sovranista" tanto cara a Bannon, ma sulla sua lealtà atlantica non si discute. In questo più che espressione del governo gialloverde, appare come il continuatore della "vecchia" politica estera italiana. Basta questo per fargli superare gli esami alla "corte" di The Donald.


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