Re: [Disarmo] Ministero per la Pace e Dipartimento della Difesa




Riporto dal programma di 'potere al popolo', dove si nota però la carenza, tra altre, di un ritorno all'esercito popolare di leva con compiti esclusivamente difensivi e di protezione civile in senso largo (difesa da disastri naturali, emergenze tipo terremoti incendi etc.).

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Dal programma elettorale di Potere al Popolo:

Pace e disarmo

Il rischio che la “guerra a pezzi” che affligge il pianeta diventi organica e trascini il mondo in un devastante conflitto generale segna il nostro tempo. Non a caso riprende la corsa al riarmo con un ruolo particolarmente aggressivo dell’amministrazione Trump, che chiede a tutti i paesi della Nato di portare le proprie spese militari al 2% del PIL. Il nostro paese si è trovato e rischia di trovarsi sempre più coinvolto in guerre di aggressione a causa degli automatismi dell’adesione alla Nato e per la responsabilità piena e complice dei governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni; per il medesimo vincolo di subalternità sul nostro territorio proliferano basi militari vecchie e nuove (Sicilia, Campania, Sardegna), si installano nuove bombe nucleari a Ghedi ed Aviano, aumentano la produzione, le spese e gli impegni militari all’estero, sia nel quadro della Nato che del nascente esercito europeo: una spesa media di 800 milioni di euro l’anno per le “missioni” militari all’estero e per il riarmo, circa 500 milioni di euro all’anno per la diaria dei 50 mila soldati di stanza nelle basi militari Usa e Nato, 80 milioni di euro al giorno per le spese militari generali.
La fuoriuscita dai trattati militari è la condizione per impedire il coinvolgimento del nostro paese nelle guerre imperialiste del XXI secolo, per una sostanziale riduzione delle spese militari, lo smantellamento delle armi nucleari e delle basi militari, per una politica di disarmo, neutralità e cooperazione internazionale.
Per questo lottiamo per:

    la rottura del vincolo di subalternità che ci lega alla NATO e la rescissione di tutti i trattati militari;
    l’adesione e sostegno dell’Italia al programma di messa al bando delle armi nucleari in tutto il mondo;
    il ritiro delle missioni militari all’estero;
    la cancellazione del programma F35 e degli altri programmi militari e la riconversione civile dell’industria bellica;
    la cancellazione del MUOS in Sicilia, lo smantellamento delle basi militari in tutto il paese e la restituzione a fini civili dell’uso del territorio, problema particolarmente grave in realtà come la Sardegna.

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Jure

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Il 21/12/2017 13:11, Antonio Bontempi (via disarmo Mailing List) ha scritto:
Mamma mia … speriamo non lo facciano mai: così potrebbero dire che Loro sono per la pace.
Con una mano lanciano missili, con l’altra inviano barelle e cerotti.
E’ quello che accadrebbe … come già accade ora.

L’unica vera battaglia da fare è pretendere un disarmo (forza militare) unilaterale totale trasformando l’esercito in un organizzazione di protezione civile internazionale disarmata.
In quel momento saremo un popolo per la pace.
Diciamolo tutti …. e facciamola finita con le mezze misure e i rattoppi di una situazione ipocrita e vergognosa.

Antonio

NB: non occorre cambiare la costituzione. 
Basta azzerare l’organico e le voci di bilancio - oppure cambiando nome  e funzione dell'esercito ... disarmandolo.
E’ vero: diventare soggetto di pace è l’unica vera Difesa della Patria.

On 21/dic/2017, at 12:29, Davide Bertok <davide at bertok.it> wrote:

https://www.pressenza.com/it/2017/12/ministero-la-pace-dipartimento-della-difesa

http://www.azionenonviolenta.it/ministero-la-pace-dipartimento-della-difesa/?#

Ministero per la Pace e Dipartimento della Difesa

Il Movimento Nonviolento aderisce alla campagna, promossa dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e rivolta alle Istituzioni, al Parlamento, al Governo, per l’istituzione del Ministero della Pace.

Le motivazioni di questa adesione vengono da lontano e si intrecciano con il nostro attuale impegno nella campagna per la Difesa civile non armata e nonviolenta.

In un articolo del 1948, Aldo Capitini mostrava la speranza che il Fronte Democratico Popolare potesse accogliere la sua proposta di istituire il servizio civile e quella di un Ministero della pace o almeno di un Commissariato per la “Resistenza alla guerra”. La sua proposta fu destinata al naufragio dopo il risultato elettorale da cui la sinistra uscì sconfitta.

Capitini proponeva l’istituzione di un Ministero (o Commissariato – oggi diremmo Dipartimento) per la pace e per la resistenza alla guerra. Questi i compiti da lui immaginati:

“Esso dovrebbe addestrare tutti i cittadini, fin da fanciulli, alla noncollaborazione nonviolenta con un eventuale invasore. In quanti modi si può ostacolare l’invasore senza uccidere nessuno! Ma bisogna imparare, bisogna avere pronti certi mezzi. Una noncollaborazione attivissima di moltitudini non è una terza via oltre la guerra e il cedere? oltre il prendere le armi, che oramai sarebbe sempre al servizio di altri, e il cedere a chi porti la guerra qui?” (Mattino del popolo, 13 marzo 1948).

Settant’anni dopo torna l’idea/proposta, rivolta al mondo della politica, di istituire il Ministero per la pace come una cabina di regia istituzionale che sia in grado di dar corpo ad una politica strutturale per la pace e la prevenzione della violenza. L’ispirazione principale deriva dall’articolo 11 della Costituzione, sia nel suo imperativo di “ripudio della guerra“, sia nella necessità di un “ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”.

Nel contempo c’è bisogno di ottemperare all’articolo 52 della Carta costituzionale, rivolto ad ogni cittadino chiamato al “sacro dovere” della “difesa della patria“.

Costruire la pace e difendere la patria sono le due facce della stessa medaglia.

La campagna “Un’altra difesa è possibile” ha predisposto il testo della proposta di Legge n. 3438 “Istituzione del Dipartimento per la Difesa civile non armata e nonviolenta“, all’esame della Commissione Difesa della Camera, intendendo il nuovo Dipartimento proprio come una “cabina di regia” della varie forme di difesa civile e non armata già esistenti nel Paese: il servizio civile, i corpi civili di pace, la protezione civile. Il riconoscimento giuridico di forme di difesa nonviolenta è già stato fatto proprio dal nostro ordinamento (due sentenze della Corte costituzionale, la n. 164/1985 e 470/1989, la legge del 230 del 1998 di riforma dell’obiezione di coscienza e la legge 64 del 2001 istitutiva del servizio civile nazionale, e con il Decreto Legislativo n. 40 del 6 marzo 2017 sul Servizio Civile Universale).

Dopo 45 anni dall’entrata in vigore della prima legge sull’obiezione di coscienza al servizio militare e l’avvio del servizio civile, è il momento di sottrarre la parola “difesa” al monopolio militare e di dare corpo ad una politica istituzionale per la pace.

Il Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta ed il Ministero per la Pace sono le due gambe con le quali cammina la necessaria visione del combinato disposto degli articoli 11 e 52 della Costituzione: la costruzione della Pace è il nuovo nome della Difesa della patria.

Mao Valpiana presidente del Movimento Nonviolento


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