La campagna "Non con i miei soldi" punta il dito contro le
banche che continuano a finanziare la violazione dei diritti
umani e delle norme ambientali. A stigmatizzare il fenomeno è
anche il rapporto "Dirty profits" di Facing Finance.
Per il quinto anno consecutivo Facing
Finance ha pubblicato un report sulle violazioni delle
norme e degli standard ambientali e sociali ad opera di
multinazionali, evidenziando come troppo spesso le banche, così
come i loro clienti, beneficiano dalla violazione dei diritti
umani, dallo sfruttamento e dalla distruzione dell’ambiente e
dalla corruzione associata a queste aziende. A stigmatizzare il
fenomeno è anche la campagna "Non
con i miei soldi", che da anni fa informazione critica
sulla finanza italiana e internazionale.
«La dimensione delle transazioni finanziarie, secondo Facing
Finance, supera i 52 miliardi di euro - spiega Claudia Vago di
"Non con i miei soldi" - Il report “Dirty Profits” (Profitti sporchi)
conferma, secondo il direttore di Facing Finance Thomas
Küchenmeister, che l’autoregolamentazione di banche e
aziende, fatta a porte chiuse, è largamente insufficiente e non
permette di assicurare il rispetto dei diritti umani,
dell’ambiente e degli standard anti corruzione. Il report è
stato redatto con la collaborazione di importanti organizzazioni
internazionali, come Transparency International,
Greenpeace e Human Rights Watch. Dodici autori di
otto diversi paesi hanno documentato decine di casi di
violazione di diritti umani, corruzione, sfruttamento e
distruzione dell’ambiente, compresi contributi ai cambiamenti
climatici). Sono state analizzate quattordici aziende
multinazionali, tra cui Bayer, VolksWagen, BP e Hewlett
Packard Enterprise Co., e cinque tra le principali
banche europee (Deutsche Bank, UBS, ING, BNP Paribas e
HSBC). I servizi finanziari forniti dalle cinque
banche alle quattordici aziende sono analizzati nel dettaglio
nel report. Le cinque banche detengono azioni e obbligazioni
delle aziende analizzate per un totale di 5,8 miliardi di euro.
Deutsche Bank, UBS, ING, BNP Paribas e HSBC hanno fornito alle
aziende considerate capitali per 46,9 miliardi di euro tra il
gennaio 2013 e l’agosto 2016, attraverso la sottoscrizione di
azioni, obbligazioni e la fornitura di prestiti. Questi prestiti
sono spesso forniti per “generici scopi aziendali”, senza
richiedere alcun genere di sostenibilità alle operazioni
aziendali. Dal report emerge che queste banche hanno continuato
a fornire prestiti consistenti a VolksWagen anche dopo la
scoperta dello scandalo delle emissioni. Un atto inaccettabile,
secondo Jan Schultz di Facing Finance».
«Il 64% delle aziende analizzate ha uno o più casi documentati
di coinvolgimento nella distruzione dell’ambiente e del clima.
Per il 42% sono stati documentati casi di corruzione nelle loro
operazioni e il 57% è coinvolto in violazioni dei diritti umani.
Il fatto che otto delle quattordici aziende siano firmatarie
dell’UN Global Compact, che specifica una serie di standard
ambientali e sociali minimi, evidentemente non impedisce questi
comportamenti. Per Lesly Burdock, editor di
Dirty Profits 5, questo report punta a fare pressione per
ottenere una migliore regolamentazione sulla sostenibilità e
trasparenza dell’industria finanziaria. In particolare in un
momento in cui affrontiamo una preoccupante deregolamentazione,
anche del settore finanziario, negli Stati Uniti».
http://www.ilcambiamento.it/articoli/ecco-le-banche-che-finanziano-la-violazione-dei-diritti-umani-e-delle-norme-ambientali