Premesso che il pezzo non è mio ma di Fulvio Grimaldi come da
firma e che io ho inoltrato come risulta dal soggetto, cosa che
quindi non mi autorizza a puntualizzare o sviluppare o spiegare
ragionamenti e determinazioni altrui ma che ovviamente, avendolo
inviato senza mio commento, suppone una mia ampia condivisione per
quanto da F. G. espresso, vedo se stasera trovo un po' di tempo a
discutere le tue importanti obiezioni. Premetto subito una mia
risposta: il Turco non è qui partner del Russo (casomai,
storicamente, del Tedesco), ma la parte svolta dalla Turchia negli
ultimi 5 anni in Siria e Iraq, schizofrenica e voltagabbana,
velleitaria e spregevole, terrorista e fascista, impone al Russo
di impegnarla una volta per tutte, e stavolta da un punto di forza
nella regione, in modo chiaro a un tavolo di trattative. Come
scrivi, è il popolo siriano che deve scegliere la sua strada. Il
suo governo ha chiesto aiuto a Russia, Iran e Libano per buttar
fuori dalla loro nazione gli invasori: i governi della banda di
ufficiali NATO trovata nel bunker di Aleppo Est il 14 dicembre,
NATO di cui la Turchia fa parte, nostra alleata militare (cattura
che ha portato alla riunione del Consiglio di sicurezza ONU del 16
dicembre poi seguita dagli incontri trilaterali da te indicati, da
qualcuno intralciati da qualche ammazzamento qua e là:
ambasciatore ad Ankara, camion a Berlino, e ora Istambul 31
dicembre). Ad Aleppo questi signorini occidentali e democratici li
hanno assieme sconfitti (con le armi, mica no) e il Kazakistan
vorrei fosse la loro Norimberga, con la NATO Turchia compresa e i
loro alleati citati nell'articolo di F. G. non tra i giudici o gli
avvocati ma al banco degli imputati.
Ultima cosa per ora: la mia non è rabbia, altrimenti basterebbe
una vaccinazione, magari mediatico-ricondizionante, ma
preoccupazione puerile o sana paura nel sentire l'odore delle
spolette nucleari che si scaldano ad Aviano, 50 Km da casa mia.
Metto una ciliegina sulla mia torta 2017 con l'eliminazione dei
Clinton-Bush dal panorama politico internazionale: se Trump non è
una speranza, quegli altri erano una certezza. Visto da un paese
senza sovranità occupato da basi nucleari gestite da un Paese da
sempre guerrafondaio e istericamente nazionalista e bigotto (in
God we trust), a mio avviso non è poco.
Jure Ellero
Caro Jure, che tante volte ci hai richiamato all'attenzione a una invasiva
informazione di parte (e come potrebbe non esserlo, col
mondo così diviso?) contrapposta all'altra, sono colpita
dalla tua la rabbia che non aiuta mai a tener conto della
complessità degli eventi e ad affrontarli.
Io, che non mi sento nella categoria degli:
... stsunami di russofobia
scatenato dai perdenti della contesa elettorale
statunitense, i neocon e tutta la consorteria che si fa
rappresentare da Obama-Clinton, bloccati nella strategia
della guerra alla Russia...
...caccia maccartista alle
streghe
... isterismo collettivo...
vorrei richiamare te su disattenzioni o trasandatezze che reputo
gravi:
...sulla natura e sul
comportamento del velleitario sultano turco restano vaste
zone d'ombra e di ambiguità...
mi pare
poco e sbagliato, non sufficiente per sceglierlo come partner
dei destini siriani. Occasione mancata per chiedere un
interlocutore più rappresentativo del popolo turco o no?
...Non importa chi ci
verrà rifilato come esecutore della strage, curdi o
jihadisti dell'Isis lo sono di prammatica in Turchia...
a chi non importa? condannarli per le
vittime, si, ma confonderli è creare grande confusione
politica
... il vertice di Mosca tra russi,
turchi e iraniani, che ha tagliato fuori i più poderosi e
famelici protagonisti del complotto mediorientale, Usa,
Israele, Arabia Saudita e Qatar...l'Iran no?..altri protagonisti,
il mondo kurdo, no? ...e ha imposto una tregua alquanto
funzionante... (alquanto?)...e la prospettiva di un negoziato
risolutore in Kazakistan che non preveda la rimozione di
Bashar El Assad...
se
il Trattato è (oltre che presuntuoso) 'risolutore', in Siria
chi decide la rimozione di un Capo di Stato, lui o il suo
popolo? Non sempre i Trattati colonialisti sono
risolutori (per fortuna), proprio tu dimentichi le
rivoluzioni popolari (spesso anch'esse presuntuose, ma
almeno responsabili verso se stesse)? Dimenticare il Rojava
è imperdonable. Diglielo a Putin.
Per il resto
condivido per l'analisi, non per la politica e la prassi.
Che fare? Fuori dagli ennesimi blocchi, ho qualche barlume
intravisto da chi 'pratica' altre vie. Ha la presunzione di
proporla nell'azione contando che sia facilitata e risolutiva,
non solo in Siria.
pugno
alzato, compagno anna
----Messaggio originale----
Da: "Jure Ellero LT" <disarmo at peacelink.it>
Data: 01/01/2017 23.13
A: <disarmo at peacelink.it>,
"aa-info at yahoogroups.com"<aa-info at yahoogroups.com>,
<antifa-ts at inventati.org>, <CU_FVG at yahoogroups.com>
Ogg: [Disarmo] Fwd: Istanbul, la mossa dello scorpione
Indipendentemente da
quanto ci verrà propinato dalle varie fonti interessate e
dai soliti prestigiosi analisti al soldo , materiale o
morale, delle note centrali di disinformazione, la
mattanza di questa notte a Istanbul (39 morti, 70 feriti,
per ora) si inserisce logicamente nello tsunami di
russofobia scatenato dai perdenti della contesa elettorale
statunitense, i neocon e tutta la consorteria che si fa
rappresentare da Obama-Clinton, bloccati nella strategia
della guerra alla Russia (che forse verrà sostituita da
un'accentuata bellicosità verso la Cina e forse no, ma
intanto scompagina tutti i piani del partito antirusso).
Non importa chi ci
verrà rifilato come esecutore della strage, curdi o
jihadisti dell'Isis lo sono di prammatica in Turchia. Come
nel caso degli attentati in Occidente si tratta di
lanzichenecchi mercenari dell'Occidente e di Israele. per
quanto singolarmente questi sicari e pali possano essere
convinti (stati convinti) di lavorare per una causa
loro. Chi ha inferto questa mazzata all'imperio di Erdogan
non può che essere chi dissente dalle sue più recenti
mosse di avvicinamento alla Russia e di intesa con Mosca e
Tehran sulla Siria. Sulla natura e sul comportamento del
velleitario sultano turco restano vaste zone d'ombra e di
ambiguità, troppo recente essendo il suo ruolo di
ufficiale pagatore e di rifornitore del terrorismo
jihadista inteso a frantumare Iraq e Siria. Tuttavia un
risultato concreto, in forte controtendenza rispetto a
questa linea, è il vertice di Mosca tra russi, turchi e
iraniani, che ha tagliato fuori i più poderosi e famelici
protagonisti del complotto mediorientale, Usa, Israele,
Arabia Saudita e Qatar e ha imposto una tregua alquanto
funzionante e la prospettiva di un negoziato risolutore in
Kazakistan che non preveda la rimozione di Bashar El
Assad.
Anatema per gli
esclusi, che si vedono scompaginato un assetto della
regione e quindi degli equilibri geopolitici preparato con
grande cura ed enorme impegno di mezzi. A livello di
comunicazione si è reagito con la forsennata campagna
antirussa, fondata sulla del tutto indimostrata fola della
Cia che Putin in persona avrebbe hackerato i contenuti dei
siti del Partito Democratico, evidenziandone le porcate a
detrimento di Sanders e favorendo così la vittoria di
Trump. Come effetto collaterale della psicosi contro la
manipolazione che un potere esterno avrebbe effettuato
sulla conoscenza, coscienza e scelta degli americani,
si sono collocati in simbiosi con i manipolatori russi
tutti coloro che diffondono "fake news", cioè notizie e
valutazioni difformi dalle vulgate "ufficiali" e ai suoi
autori sgradite. E si è partiti con una campagna di
criminalizzazione della rete tesa a sopprimere qualsiasi
comunicazione non approvata dal finalmente costituito
orwelliano "Ministero della Verità". Caccia maccartista
alle streghe della controinformazione partita dal
Congresso Usa, e subito rilanciata da clienti e vassalli,
parlamento europeo, Bundestag tedesco e, da noi, dal
grottesco Pitruzzella, capo dell'Autorità Antitrust (che
con l'informazione non c'entrerebbe una mazza), il quale
vaticina la cattura e messa a silenzio di tutti noi che
violiamo le regole nel web.
All'interna di una
siffatta atmosfera di isterismo collettivo, si è proceduto
all'assassinio dell'ambasciatore russo ad Ankara, teso ad
avvertire i "rinnegati" in procinto di incontrarsi a Mosca
per risolvere la questione siriana in modo inopportuno. La
pesantissima mossa non avendo tuttavia intimidito nessuno,
ha suscitato nell'agonizzante e putribondo grumo
bellicista della Casa Bianca una tale esplosione di
collera e frustrazione da fargli ordinare l'espulsione,
all'evidenza del tutto dissennata e puramente strumentale,
di quasi 40 funzionari diplomatici russi, offrendo in tal
stolto modo a Putin l'occasione per una figurona mondiale
di eleganza e superiorità: niente espulsioni di
statunitensi per rappresaglia, anzi inviti e doni agli
ambasciatori occidentali e alle loro famiglie.
E' da qui che parte
l'ultima reazione di una banda di scorpioni pronta a
giocarsi il tutto per il tutto con un attentato
stragistico come quello di Istanbul. Il tutto per il tutto
perchè o Erdogan, terrorizzato da chi ha dimostrato di
poter far saltare per aria ogni cosa, dalle Torri Gemelle
alle discoteche e redazioni parigine ai mercatini di
Natale berlinesi e ai lungomare di Nizza, si ravvede e
torna all'ovile, con tanto di rinnovato vigore
turco-jihadista anti-Assad, o per lui sarà armageddon. Chi
la durerà? Di Erdogan non c'è molto da fidarsi. Di Putin
di più.
Fulvio Grimaldi - 1 1
2017
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