L’Italia ha votato a favore, cambiando il voto contrario alla stessa risoluzione espresso nella commissione disarmo il 27 ottobre scorso.
Il governo italiano, con il voto a favore del disarmo nucleare, ha ascoltato la voce di tante associazioni e persone che hanno chiesto tale svolta nella politica italiana e la voce del papa Francesco che domenica prossima, nella giornata della pace, ripeterà l’appello proprio in favore “della proibizione e dell’abolizione delle armi nucleari”, denunciando che la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca non assicurano la coesistenza pacifica fra i popoli.
Nel mondo nove paesi possiedono armi nucleari; ce ne sono 15.000, molte su missili intercontinentali, pronte a portare morte e distruzione in qualsiasi parte del pianeta; alcune bombe termonucleari americane sono anche in Italia a Ghedi e Aviano.
Tutto questo dovrebbe gradualmente cessare con i negoziati per l’eliminazione delle armi nucleari che cominceranno nel 2017, settantadue anni dopo il lancio della prima bomba atomica americana su Hiroshima; molti problemi tecnici, economici, ecologici e politici, dovranno essere risolti, il cammino sarà lungo e difficile ma è cominciato.
Con l’eliminazione delle bombe nucleari, le centinaia di miliardi di dollari che ogni anno le potenze nucleari spendono per l’aggiornamento e il perfezionamento dei loro arsenali, potrebbero diventare disponili per assicurare cibo, acqua e case ai due miliardi di poveri del mondo.
Quante cose possono succedere se si preme il tasto giusto, quello del disarmo e della pace, durante la votazione in una aula delle Nazioni Unite, in un freddo giorno invernale.