[Disarmo] R: Re: Non ci si prende cura di Aleppo con la Perugia-Assisi



CIO’ CHE CI INSEGNA LA SPAGNA DEL 1936 IN RELAZIONE ALLA SIRIA DEL 2015
24/11/2015

DI ANDREW STEWART – counterpunch.org

È in corso un lieve scisma che prende forma a Sinistra fra coloro che 
sono pro e quelli che sono contro Assad. Il gruppo contrario ad Assad 
dice a gran voce che i favorevoli si atteggino come tirapiedi dell’
espansionismo russo e della brutalità baathista, mentre i favorevoli ad 
Assad dicono a gran voce che vi siano infiltrati imperialisti nel 
gruppo contrario.

Ho dato un’occhiata ad ambe le parti in causa con un certo grado di 
interesse e ho riscontrato che tutti e due i punti sono completamente 
insoddisfacenti. È possibile che entrambe le parti abbiano ragione? In 
effetti, penso di sì.

La realtà è che questo dibattito si riduce proprio a una divisione 
teoretica della Vecchia Sinistra, quella tra Lenin e Trotsky, in 
relazione alla liberazione nazionale. L’esempio più vivido, che mi 
viene in mente, di questa differenza è la tragedia della Guerra Civile 
di Spagna, che è stata persa a causa di azioni staliniste contro gruppi 
trotzkisti e anarchici e ha creato uno scisma finale all’interno della 
Repubblica. Vediamo che quella lotta in Spagna si è ridotta a una 
differenza tra la Rivoluzione Permanente e la teoria delle due fasi 
leninista. Che io non sia accusato di euro-centrismo, le somiglianze 
sono più che effimere. Diversamente dalla Cina, la quale è passata per 
una simile guerra civile, che ha incluso uno schema a due fasi ed è 
stata assediata dal Giappone Imperiale, alleato fascista, la Siria ha 
in sé alcune somiglianze nei confronti della Spagna, in termini di 
continente e progresso di sviluppo, mentre la Cina era una distesa 
massiccia che includeva alcune città metropolitane in alcune aree molto 
animate, mentre altre erano enclavi feudali di contadini, che sono 
state toccate appena dal mondo moderno e che sono state governate da 
signori della guerra feudali.

I punti principali di questo dibattito sono abbastanza semplici. 
Trotsky, nel suo periodo menscevico, ha cominciato a sviluppare l’idea 
che la rivoluzione socialista avesse bisogno di diventare un obiettivo 
immediato e che le nazioni industrializzate, particolarmente la 
Germania, stavano per diventare centrali nella rivoluzione mondiale. 
Lasciando da parte il dibattito francamente inutile se Lenin sia 
diventato trotzkista o se Trotsky sia diventato leninista, è chiaro che 
i due sono stati coinvolti in una sintesi, che ha affermato che la 
Rivoluzione russa sarebbe riuscita soltanto se la Germania ne seguisse 
l’esempio e venisse in loro aiuto. Quello che è accaduto all’Unione 
Sovietica, quando tutto ciò è fallito, è stata una stagnazione che ne 
ha promesso la morte fin dall’inizio.

Stalin, al contrario, ha formulato nel suo saggio estremamente 
leggibile e certamente prezioso Il Marxismo e la Questione Nazionale, 
che la lotta degli anti-imperialisti coloniali, anche se non di parte 
socialista, ha la possibilità di essere un aiuto per la lotta 
Comunista. Minando l’imperialismo, un Gandhi o un Mandela manda in 
corto circuito il flusso di capitale, fornendo un’opportunità per il 
progresso socialista. Lenin ha abbracciato questa logica in maniera 
incondizionata e l’ha resa parte della prassi bolscevica. Ciò è anche 
alla base della nozione del Socialismo in un solo Paese, la quale 
affermava che l’edificazione del socialismo nell’URSS, avrebbe condotto 
in seguito a un’epoca Comunista.

In Spagna ambo le teorie sono entrate in un combattimento sanguinario. 
I trotzkisti e anarchico-sindacalisti credevano che la rivoluzione e la 
guerra fossero inseparabili, mentre gli stalinisti dicevano che la 
guerra avrebbe richiesto che la rivoluzione fosse lasciata in sospeso, 
fino alla sconfitta di Franco. Di conseguenza, il Partito Comunista è 
diventato la fazione della borghesia e della classe media, mentre i 
trotzkisti e gli anarchici sono diventati l’avanguardia dei contadini. 
È chiaramente una grande omissione lasciare da parte l’intera questione 
delnarcisismo di Stalin e l’accusa che i trotzkisti fossero alleati del 
Fascismo. Ma anche in ciò si riscontrava un debole dibattito teoretico.

Quello che si sta vedendo a Sinistra, riguardo la Siria, è molto 
simile a tutto ciò. Alcuni considerano la lotta anti-imperiale della 
parte baathista come un importante appoggio, mentre altri pensano che 
questo sia semplicemente sciocco, quando ci si ricorda delle brutali 
politiche baathiste verso i vari gruppi di Sinistra della regione. Il 
punto operativo da enfatizzare è il fatto che il governo Siriano non è 
stato mai e non sarà mai a favore della parte comunista. In realtà, i 
precedenti con i comunisti Siriani sono abbastanza problematici.

Quindi, nel momento in cui ci si imbatte nei sostenitori di sinistra 
di Assad, che sostengono le mosse russe in Siria, non si può fare a 
meno di riconoscere l’eco di ciò che Stalin ha scritto nel saggio I 
Princìpi del Leninismo:

Il carattere rivoluzionario di un movimento nazionale sotto le 
condizioni di oppressione imperialista, non presuppone necessariamente 
l’esistenza di elementi proletari nel movimento, l’esistenza di un 
programma rivoluzionario o repubblicano del movimento, l’esistenza di 
una base democratica del movimento. La lotta che l’Emiro dell’
Afghanistan sta intraprendendo per l’indipendenza dell’Afghanistan è 
obiettivamente una lotta rivoluzionaria, nonostante le prospettive 
monarchiche dell’Emiro e dei suoi soci, poiché indebolisce, disintegra 
e mina l’imperialismo. La lotta che i mercanti egiziani e gli 
intellettuali borghesi stanno intraprendendo per l’indipendenza dell’
Egitto, per le stesse ragioni è obiettivamente una lotta 
rivoluzionaria, nonostante l’origine borghese e il titolo di borghese 
dei leader del movimento nazionale egiziano, malgrado il fatto che sono 
opposti al socialismo… Non c’è bisogno di menzionare il movimento 
nazionale degli altri Paesi coloniali più grandi, come l’India e la 
Cina: ogni loro mossa sulla strada per la liberazione, anche se sono 
contrarie alle richieste di democrazia formale, è un colpo di maglio 
nei confronti dell’imperialismo, cioè senza dubbio un passo 
rivoluzionario.

Sono soltanto un osservatore semi-regolare delle sedi dei media come 
RT (ndT. Russia Today). Tuttavia non posso fare a meno di chiedermi se 
forse il moto di popolo di Sinistra ingaggiato nelle loro trasmissioni 
in lingua inglese, ha insite in sé le coordinate ideologiche di questo 
marchio di marxismo-leninismo.
Quindi ciò che avvalora di più questo punto, secondo me è il livello 
di appoggio che il Partito Comunista della Federazione Russa ha 
espresso per Putin e Assad, come è stato il caso di questa 
dichiarazione del Presidente Gennady Zyuganovdel settembre 2013:

Il Partito Comunista della Federazione Russa ha insistito in maniera 
ripetuta che l’interferenza negli affari interni della Siria, un paese 
sovrano e membro dell’ONU, è inaccettabile. Noi richiediamo che gli 
Stati Uniti e gli Stati satelliti, dovrebbero porre fine ai loro 
tentativi di rovesciamento del governo legittimo di Bashar Assad.

Lasciando da parte la discussione piuttosto difficile se il successore 
del vecchio Partito comunista sovietico avesse degenerato in un tipo di 
sciovinismo sotto l’etichetta di “Bolscevismo Nazionale”, si è 
costretti a chiedersi se ciò è indicativo di una vera dedizione ai 
principi marxisti o una riverenza allarealpolitik, dove i Comunisti 
hanno sviluppato una debole coalizione con Putin per aiutare entrambe 
le parti a creare una parvenza di unità in Russia e mantenere la loro 
propria posizione politica. O potrebbe essere forse tutte e due, un 
esempio di quello che un hegeliano chiamerebbe contraddizione? Queste 
sono domande molto difficili che non possono avere risposta per mezzo 
di un complotto semplicistico, che formula una teoria o dicotomie in 
bianco e nero. Leggendo il recente lavoro di Sam Husseini, sembra ovvio 
che il rifiuto di questo modo facile di considerare la politica sia 
stigmatizzato.

Sarebbe anche, comunque, un errore dire che questa prospettiva fosse l’
unica opinione della Sinistra russa. Il 13 settembre 2015, gli editori 
del sito web socialista russo O OpenLeft.Ru, allineati dalla parte 
trotzkista, hanno scritto quanto segue:

Il corso tattico del Cremlino può essere considerato una continuazione 
della sua lotta per un “mondo più equo multipolare”, nel quale le 
relazioni internazionali non sono regolate dai principi normativi del 
liberalismo e dai diritti umani, ma mediante il riconoscimento 
reciproco di interessi e la cooperazione su questioni concrete. È 
precisamente su queste condizioni che, tramite una coalizione concreta 
in Siria, la Russia sta tentando di reintegrarsi nell’ordine mondiale, 
cambiando simultaneamente le regole del gioco.

Quindi le vere conseguenze della politica straniera russa, nonostante 
le critiche continue della Russia riguardanti l’”ipocrisia degli 
interventi umanitari” non sono migliori degli stessi interventi 
umanitari. Le vittime del regime Siriano sono di gran lunga di più di 
quelle dell’ISIS. L’appoggio ad Assad è l’appoggio a un dittatore che 
ha trasformato l’apparato militare del suo Paese in una macchina 
efficiente per il completo annientamento della popolazione. Per quanto 
Lavrov e [il segretario dell’agenzia stampa di Putin] Peskov facciano 
critiche passivo-aggressive in relazione all’”ipocrisia occidentale”, 
la Russia è tanto responsabile per quello che sta accadendo in Siria, 
quanto gli Stati occidentali.

E il rifiuto dimostrativo del Cremlino di partecipare alla risoluzione 
della crisi dei rifugiati è veramente ipocrita. Insinuando che i paesi 
dell’UE stiano trattando le conseguenze di una crisi, per la quale 
molto è stato fatto affinché avvenisse in Siria, la Russia di Putin è 
colui che “ride ultimo”. Il dramma di 100.000 persone che perdono le 
loro case è presentato negli annunci di Peskov come una lezione 
elegante, subordinata alla politica straniera del Cremlino verso i suoi 
“partner occidentali.”

Come ho avuto modo di dire, ciò risale in certa misura al Trotzkismo 
in opposizione al Leninismo.
Nel frattempo, l’articolo del 2 ottobre 2015 di Joshua Frank non è l’
unico che esprime questo punto di vista. Daphne Lawless ha scritto il 5 
novembre 2015 un articolo dal titolo Against Campism: What Makes Some 
Leftists Support Putin?:

Perché chiunque a sinistra darebbe supporto alla Russia che interviene 
in Ucraina o in Siria, non più di quanto diano supporto gli Stati Uniti 
in Iraq o in Afghanistan?… Molti argomenti sono usati da queste 
persone. Forse il più serio è quello a favore di un “mondo 
multipolare.” L’argomento è che il sistema neoliberale del mondo 
attuale dipende dall’egemonia incontrastata del blocco “Occidentale”, 
sotto il comando militare del più grande potere imperiale del pianeta, 
gli Stati Uniti. Quindi, un mondo “multipolare” significherebbe più 
libertà per le forze popolari di andare contro l’ordine globale 
neoliberale.

Il fu Presidente del Venezuela Hugo Chávez era un grande promotore di 
questa idea. Molti sostenitori appartenenti alla sinistra occidentale, 
che hanno appoggiato la lotta del suo governo per i lavoratori e gli 
indigenti, erano lasciati nella più totale perplessità, mentre lui ha 
viaggiato per il mondo stringendo mani e facendo affari con le 
leadership autoritarie di Russia, Cina o la Libia di Qadhafi. Ha 
sostenuto anche il governo dello Zimbabwe di Robert Mugabe, che 
imprigiona e tortura i socialisti, e ha annoverato tra gli alleati il 
presidente bielorusso Aleksander Lukashenko, che si vanta di “torcere 
il collo” all’opposizione politica. Questo genere di politica è spesso 
chiamato “campismo”, metafora per la quale il mondo è diviso in molti 
“campi” militari, con il campo Occidentale condotto dagli Stati Uniti, 
che è il più grande. Quindi, qualunque governo che non sia d’accordo 
con la politica straniera americana, non conta quanto oppressivo nei 
confronti della popolazione, o comunque coniugato all’economia del 
mercato neoliberale, può ricevere appoggio. Questi governi sono anche 
chiamati “anti-imperialisti”, come se ci fosse solamente un 
imperialismo, quello del blocco Occidentale.

La scelta della parola “campo” è un riferimento intenzionale al 
vecchio modo di esprimersi della Guerra Fredda della Nato contro i 
campi del Patto di Varsavia. È difficile analizzare ciò perché le 
vecchie spie della guerra fredda dell’Ovest usavano la dizione 
“imperialismo sovietico”, in modo tale da inquadrare la soppressione 
della rivolta ungherese del 1956, l’estendersi sovietico in Africa o l’
invasione dell’Afghanistan come un specchio diretto dell’imperialismo 
occidentale in Vietnam, Cambogia, Laos e America Latina. Si riscontra 
anche che tale passaggio riecheggia ciò che Trotsky ha scritto nel 1938 
sulla questione nazionale:

Tutti gli argomenti speculativi di questo genere e l’evocazione del 
rullo delle calamità nazionali imminenti, nell’interesse di dare 
supporto a ciò o a quel flusso di borghesia imperialista dal rifiuto 
tacito della prospettiva rivoluzionaria e una politica rivoluzionaria… 
Se il proletariato soffre senza fine il comando dei social-imperialisti 
e dei comuno-chauvinisti; se gli orrori di guerra non guidano i 
lavoratori e i soldati alla ribellione; se i popoli coloniali 
continuano a sanguinare in maniera tollerante, nell’interesse degli 
schiavisti, sotto queste condizioni il livello di civiltà sarà in 
seguito abbassato inevitabilmente e la regressione generale e la 
decomposizione, potrebbero fare in modo che avvengano di nuovo guerre 
nazionali, che sono all’ordine del giorno in Europa. Ma poi noi, o 
piuttosto i nostri figli, dovremo determinare la loro politica in 
relazione alle guerre future, sulla base della nuova situazione. Oggi 
noi non procediamo dalla prospettiva del declino, bensì da quella della 
rivoluzione. Noi siamo i disfattisti al soldo degli imperialisti e non 
al soldo del proletariato. Noi non colleghiamo la questione del destino 
dei Cechi, Belgi, Francesi e Tedeschi come nazioni con cambiamenti 
episodici di fronti militari, durante una nuova rissa degli 
imperialisti, bensì alla sollevazione del proletariato e alla sua 
vittoria su tutti gli imperialisti. Noi guardiamo avanti e non 
indietro.

Mi trovo incapace di giudicare di persona con quale teoria io sia 
completamente d’accordo, in parte perché penso che Stalin e Trotsky 
fossero colpevoli ugualmente, per quanto concerne la brutalità del 
governo sovietico e in parte perché ci sono situazioni, nelle quali una 
teoria e non l’altra sia più difendibile. Cosa fa in modo che la teoria 
delle due fasi dia credito ai movimenti di liberazione nazionale non 
socialisti e che abbia tanta credibilità quanto la Rivoluzione 
Permanente, al tempo del tardo capitalismo, in cui si può avere il 
servizio Internet wireless e la copertura del telefono cellulare a 
portata di mano nelle parti più lontane del globo?

Penso che, a dispetto del fatto che questa è un’opinione, sia di 
vitale importanza per dare priorità a scrittori come Leila Al Shami che 
il 7 novembre 2015 ha scritto in un post di un blog:

La Russia ha cominciato la sua campagna di bombardamento in appoggio 
al regime fascista in Siria ormai da cinque settimane, trasformando una 
lotta contro la tirannia nazionale in resistenza contro l’invasione 
straniera e l’occupazione. Il discorso che giustificava l’intervento 
della Russia è solo una derivazione del “Guerra contro il Terrore.” Gli 
americani hanno invaso e occupato l’Iraq e l’Afghanistan con il 
pretesto di “combattere il terrorismo”, creando così più terrorismo ed 
estremismo, e ora i Russi e gli Iraniani stanno facendo lo stesso in 
Siria. La differenza è che molti di quelli che a voce si sono opposti 
alla prima guerra contro il terrore, ora se ne stanno in silenzio o 
sostengono in modo attivo quest’ultima incarnazione… E gli obiettivi 
principali delle avventure imperialiste della Russia non sono stati i 
fascisti di Daesh (ISIS). Invece la forza militare russa potrebbe 
essere diretta alle milizie di resistenza siriane e ai civili che 
vivono in zone liberate, che sono diventate campi di morte sotto le 
tattiche che hanno fatto terra bruciata dello stato e creato rovinosi 
blocchi. Sono gli appartenenti alla classe operaia dei sobborghi e dei 
distretti rurali di Hama e Idlib, coloro che sono andati su tutte le 
furie così ferocemente contro il regime, che oggi sono fatti a pezzi 
dagli attacchi aerei russi. Le persone di Homs che hanno subito 
attacchi, sono quelle che hanno sconfitto Daesh un anno fa. Il 2 
ottobre i Comitati di Coordinazione Locali hanno rilasciato una 
dichiarazione, condannando l’aggressione russa e facendo appello a 
“tutte le forze rivoluzionarie e le fazioni per unirsi in qualsiasi 
modo.” Nella Duma, nella quale un uomo anziano dichiara: “La Siria è 
per noi, non per la dinastia di Assad, non per la Russia, non per l’
Iran, non per il Libano.” Ci sono molti Siriani che credono nell’
autodeterminazione, che ancora lottano per una vita dignitosa, libera 
da tutti i totalitarismi. Nel frattempo la Sinistra autoritaria 
continua a occuparsi della partita a scacchi degli Stati e della lotta 
per l’egemonia regionale… e il sangue dei Siriani continua a scorrere.

Sembra chiaro che, seguendo le rivelazioni di WikiLeaks, l’
imperialismo americano abbia usato la guerra Siriana, al fine di 
giustificare il tentativo di favorire l’ulteriore progetto neoliberale 
nel Levante storico. La narrazione di Richard Silverstein del 30 aprile 
2015, dal titolo ISIS Shells Israeli-Occupied Golan, IDF Holds Fire, 
suggerisce che vi sia un qualche livello di coordinazione tra le forze 
militari. Ancora nel momento in cui Stalin ha fatto l’errore di 
appoggiare Chiang Kai-shek, forse la Sinistra deve essere cauta, per 
quanto concerne l’appoggio cieco dato ad Assad. È possibile essere in 
opposizione sia al baathismo che all’imperialismo? Considerando le 
rivelazioni che mostrano che a Putin è stato offerto di cacciare Assad 
alcuni anni fa, ciò potrebbe essere sostenibile. Nell’aggregare questi 
aneddoti, ho tentato di presentare soltanto una varietà di opinioni in 
maniera non critica. Le guerre sono mostruosità complesse che non 
possono essere inquadrate facilmente. Le perdite militari della Guerra 
Civile spagnola, sono state causate in parte da una severa dicotomia, 
la quale ha sancito che tutti gli anti-stalinisti fossero fascisti di 
default. Il POUM (ndT. Partido Obrero de Unificación Marxista) e il CNT-
FAI (ndT. Confederación Nacional del Trabajo – Federación Anarquista 
Ibérica) sono stati epurati e annientati a causa del dissenso politico, 
piuttosto che per l’opposizione a Franco. Ciò si realizzerà anche qui?

Andrew Stewart

Fonte: www.counterpunch.org

Link: http://www.counterpunch.org/2015/11/10/what-spain-in-1936-
teaches-us-about-syria-in-2015/

Traduzione per www.comedonchisciotte.org 


>----Messaggio originale----
>Da: "Jure Ellero LT" <disarmo at peacelink.it>
>Data: 10-ott-2016 8.03 PM
>A: <disarmo at peacelink.it>
>Ogg: Re: [Disarmo] Non ci si prende cura di Aleppo con la Perugia-
Assisi
>
>A parte l'"allucinata concezione" e l'improponibile "disinteresse 
russo" 
>(la "contro-informazione del complottismo no-war affascinato da 
Putin", 
>per tua disgrazia, non è una congrega di scemotti) questa tua 
disamina 
>non fa una piega: vogliamo esaminarla punto per punto?
>
>- Esiste una Nazione siriana legale?
>
>- Esistono i mercenari jihadisti? Esistono documenti e rapporti sul 
loro 
>finanziamento e sostentamento? E da dove sono saltati fuori?
>
>- Esitono dirette ingerenze estere non concordate con il legittimo 
>governo siriano? Ad esempio, esiste sul Golan un comparto di Al 
Nusra 
>comandato da Tel Aviv? O basi Usa nel Rojava? Esistono truppe turche 
in 
>Siria? E di svariati altri Paesi Nato tra cui l'Italia? Vogliamo 
>chiederglielo a Renzi o ad Obama?
>
>- Esiste un popolo siriano che afferma "giù le mani dalla Siria 
>rappresentata dal presidente Assad"?
>
>- E' utile a qualcuno dei sopracitati la disintegrazione della Siria?
>
>- Chi sono gli aggrediti e chi gli aggressori?
>
>
>Avete presente la carta geografica? Date un'occhiata con chi 
confina, 
>per disgrazia dei suoi popoli.
>
>
>Un saluto da un allibito complottista (ce l'hai la testa, com'è che 
non 
>c'arrivi? o non vuoi?)
>
>Jure Ellero
>
>
>Il 10/10/2016 17:35, alfonsonavarra at virgilio.it ha scritto:
>> Vi è poi un'altra allucinata concezione, che vede un legittimo 
governo 
>> aggredito da una ribellione costruita negli alambicchi della CIA. 
>> Secondo questa analisi, si vorrebbe, da parte "imperialista", 
>> disgregare la "Nazione siriana" e la "guerra civile" sarebbe solo 
una 
>> mascherata portata avanti da mercenari Jihadisti dalle varie sigle 
ma 
>> tutte al comando di Washington e dei suoi alleati geopolitici.  La 
>> Russia, in questo contesto, interviene con generoso disinteresse a 
>> difesa del diritto internazionale. Quindi bisognerebbe mobilitarsi 
nei 
>> soliti cortei dietro lo striscione: "Giù le mani dal valoroso 
popolo 
>> siriano (identificato con Assad)".
>
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