[Disarmo] Giornalismo ed antigiornalismo su Litvinenko e sull'inquinamento radioattivo



Giornalismo ed antigiornalismo a confronto sull'inquinamento radioattivo

di Alfonso Navarra (www.osmdpn.it) - Milano 8 marzo 2015

Il punto che metto in evidenza da "antigiornalista" incallito è il carattere speciale dell’inquinamento radioattivo rispetto alle altre forme di inquinamento: per fare comprendere che viaggiamo su scale di grandezza non paragonabili – il nucleare è enormemente più pericoloso, dannoso e distruttivo - ricorro all’esempio del caso Livtinenko, ritornato di recente sulla ribalta mediatica, e al paragone tra la nocività della diossina e quella del plutonio, tutta a favore della "diabolicità" del secondo (l'aggettivo sta molto a cuore alla Helen Caldicott, medico candidata al Premio Nobel, autrice de "Il nucleare non è la risposta", Gambarò edizioni, 2010) .

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Il giornalismo corrente sulle romanzesche trame da thriller, specie se può ricamare su vizi privati di potenti "stranieri", va in sollucchero. Ma anche certo giornalismo "critico" viaggia sulla medesima lunghezza d’onda del sensazionale che copre ciò che è fondamentale. Il problema, dal punto di vista di chi deve titillare la facile morbosità di certo pubblico, è: ad assassinare Litvinenko con la pilloletta di polonio 210 sono state spie russe oppure spie inglesi? Per me, che sono "antigiornalista", la questione rilevante è tutt’altra. Un gioco sporco tra spie, la casacca indossata è di secondaria importanza, non ha esitato a ricorrere ad un atto di terrorismo nucleare nel cuore di una grande città, cosa che ha messo a rischio molte altre persone non coinvolte. Quante persone? Il giornalismo per la sua ideologia fondante ritiene irrilevante la domanda. Per l’antigiornalismo che mi onoro di praticare invece è il fatto più importante. Udite, udite, fu dichiarata una emergenza nucleare a Londra per pochi milligrammi di sostanza impiegata in un bar! L'Agenzia britannica per la tutela della salute invitò i cittadini che erano stati nei locali "contaminati" dalle pillole al polonio a contattare le autorità sanitarie. A medici e ospedali venne diramato un avviso sui potenziali rischi di esposizione al polonio... Un quartiere di Londra venne messo in quarantena per una decina di giorni e decine di migliaia di persone vennero controllate con i contatori geiger all’Aeroporto…

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Sì, con le radiazioni proprio non si scherza. L’antigiornalismo questo punto centrale, che invece sfugge al giornalismo, si sforza di fare capire: l’inquinamento radioattivo è di una qualità e portata del tutto speciali.

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L’inquinamento radioattivo si distingue da quello chimico (o di altro tipo) per delle peculiarità particolarmente inquietanti e devastanti, che mi sforzo di schematizzare: è di una letalità incomparabile per l’organismo vivente; è insidiosissimo perché non percettibile dai sensi umani; non esiste una soglia di pericolosità; è cumulativo; le sue conseguenze si manifestano a distanza di tempo (giorni, mesi e anni); è, in molti casi, incurabile per la microscala nella quale agisce; ha forte impatto sul DNA; è catastrofico nel suo impatto globale. Tra la diossina e il plutonio non c’è partita riguardo ad impatto e pericolosità – il plutonio la stravince - ma questo la gente, grazie al giornalismo che usa le gambe (quando va bene) e non il cervello, non ha la minima base conoscitiva per immaginarlo. Basta pensare – per proporre un esempio tra i tanti possibili - agli abitanti nei dintorni della Casaccia di Roma: il Corriere della Sera (21 giugno 2007) riferisce di quattro incidenti nei laboratori dell’ENEA dove si manipola il plutonio, ma essi restano indifferenti.

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Helen Caldicott, autrice del citato "Il nucleare non è la risposta", ci spiega la pericolosità del plutonio collocandolo con grande lucidità in rapporto con il suo uso militare. "Il plutonio è così tossico che meno di un milionesimo di grammo è una dose cancerogena. Mezzo chilo di plutonio, se distribuito uniformemente sul Pianeta, potrebbe indurre cancro ai polmoni in tutti gli abitanti della Terra". Una sua – della Caldicott - intervista sul blog di Beppe Grillo, che le chiede sul ruolo delle lobbies militari nell’industria nucleare, ne riassume l’analisi, che concorda con le nostre tesi che tutto il nucleare, in sostanza, ha finalità belliche.

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E’ necessaria una risposta, nel senso della denuclearizzazione, essendo più che un diritto, un dovere che noi tutti ci poniamo come cittadini preoccupati ed occupati nella difesa della propria salute e di quella della comunità.

L’esempio può venirci dalle minuscole Isole Marshall, piccolo arcipelago di 34 atolli nel Pacifico con poche decine di migliaia di abitanti, tra i quali il mitico Bikini, usato dal 1946 come sede dei test atomici USA (così come Mururoa è stata sede dei test francesi): hanno adito il Tribunale internazionale dell’Aja non solo e non tanto per chiedere il risarcimento dei danni, ma per esigere il bando giuridico internazionale delle armi nucleari.

(L'intervento completo nel file allegato)

 
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