Re: [Disarmo] Armi ai kurdi, il fantasma libico



Mogherini non l'ha scelta Renzi, e Renzi non l'abbiamo scelto noi.
Prova a fare una ricerca da dove salta fuori la ministra, non a caso futuro ministro europeo della guerra.

Il 28/08/2014 11:47, farabir.fb ha scritto:
Se la ministra Mogherini avesse un po' di buon senso ed amor proprio non
accetterebbe di andare a fare la comparsa a Bruxelles e da paravento a
Berlusconi.
Renzi se li è scelti bene i collaboratori più stretti, tutti con la
vocazione al servilismo e sottomissione.
Franco
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Franco BORGHI
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To: <disarmo at peacelink.it <mailto:disarmo at peacelink.it>>
Sent: Thursday, August 28, 2014 10:25 AM
Subject: [Disarmo] Armi ai kurdi, il fantasma libico

 >I kurdi e l’avanzata dell’Isis non c’entrano niente con l’invio di
quelle armi.
 > C’entrano invece le stel­lette Nato/belliche che la mini­stra
Moghe­rini deve
 > gua­da­gnarsi per la corsa al dub­bio onore di gui­dare le nuove
avven­ture
 > umanitario-petrolifere dell’Unione Euro­pea e, insieme, un grosso
favore da
 > fare a Ber­lu­sconi per evi­tare a lui e all’Italia una pos­si­bile
con­danna
 > Onu per la Libia
 >
 > di Sergio Finardi
 >
 > Era estate anche allora, i par­la­men­tari ave­vano fretta di andare in
 > vacanza e il governo cer­cava di infi­lare quante più cose poteva in
leggi-
 > omnibus. Ma c’era chi vigi­lava. La depu­tata Moghe­rini nella seduta
della
 > Camera del 28 luglio 2009 e la sena­trice Pinotti nella seduta del
Senato dell’
 > 1 ago­sto dello stesso anno vota­rono entrambe con­tro la pro­po­sta
di legge
 > (n.1715) dei depu­tati Edmondo Cirielli (Pdl) e Ste­fano Ste­fani (Lega).
 >
 > La pro­po­sta di legge avrebbe poten­zial­mente dato al governo il
con­trollo
 > sulle armi seque­strate nel ’94 sulla Jadran Express, una nave
diretta in Croa­
 > zia con un enorme carico ille­gale di armi e muni­zioni desti­nate
alla guerra
 > in Bosnia. Con Moghe­rini e Pinotti vota­rono con­tro quasi tutti gli
altri par­
 > la­men­tari del Pd e, se aves­sero vinto, il governo sarebbe stato
costretto a
 > dare final­mente ese­cu­zione a un ordine della magi­stra­tura di
qual­che anno
 > prima che inti­mava la distru­zione di quelle armi ille­gali,
custo­dite nei
 > bun­ker dell’isola di Santo Ste­fano alla Mad­da­lena. Non bastò. La
destra
 > vinse e il decreto divenne la Legge 108 del 3 ago­sto 2009 che,
all’articolo 5,
 > comma 3, stabiliva:
 >
 > «3. Le armi, le muni­zioni, gli esplo­sivi e gli altri mate­riali di
inte­
 > resse mili­tare seque­strati e acqui­siti dallo Stato a seguito di
prov­ve­di­
 > mento defi­ni­tivo di con­fi­sca dell’autorità giu­di­zia­ria
pos­sono essere
 > asse­gnati al mini­stero della difesa per fina­lità isti­tu­zio­nali,
con
 > decreto del mini­stro della giu­sti­zia, di con­certo con i mini­stri
della
 > difesa e dell’economia e delle finanze[…]. Le dispo­si­zioni di cui
al pre­
 > sente comma si appli­cano anche alle armi, alle muni­zioni, agli
esplo­sivi e
 > agli altri mate­riali di inte­resse mili­tare per i quali,
ante­rior­mente alla
 > data di entrata in vigore della pre­sente legge, è stata dispo­sta ma
non
 > ancora ese­guita la distruzione».
 >
 > Secondo le dichia­ra­zioni regi­strate dalla stampa il 21 ago­sto, il
pre­mier
 > Renzi, la mini­stra degli Esteri Moghe­rini e della Difesa Pinotti si
rife­ri­
 > reb­bero para­dos­sal­mente pro­prio a quella legge, a cui si
oppo­sero, per
 > soste­nere il diritto a uti­liz­zare quell’arsenale, man­darlo
all’Iraq e forse
 > ai mili­ziani kurdi. Oltre alle ragioni con­tro l’invio,
costi­tu­zio­nali e
 > logi­che, espo­ste da Tom­maso Di Fran­ce­sco il 19 ago­sto su
que­ste colonne,
 > si pos­sono aggiun­gere tre altre impor­tanti ragioni.
 >
 > 1. La prima è di carat­tere mili­tare: quelle armi e muni­zioni
sovie­ti­che,
 > qual­che cen­ti­naio di razzi e un po’ di mis­sili gui­dati
anti-carro degli
 > anni 70 e 80, non avranno alcun rilievo stra­te­gico nella bilan­cia
di quella
 > situa­zione bel­lica, come ognuno può con­sta­tare dal conto
det­ta­gliato che
 > ne diedi in un arti­colo su Altre­co­no­mia nel 2011. «Ragio­ne­vole»
o irra­
 > gio­ne­vole che sia quell’invio, esso è prima di tutto mili­tar­mente
inu­tile
 > e in più espone l’Italia a diven­tare ber­sa­glio pos­si­bile di
ven­dette dell’
 > Isis o dei suoi alleati.
 >
 > 2. La seconda, più impor­tante, è rela­tiva alla gra­vis­sima
mano­mis­sione
 > di una prova della pos­si­bile vio­la­zione dell’embargo Onu
(Riso­lu­zione del
 > 26 feb­braio 2011) sulle armi alla Libia da parte dell’Italia,
pro­prio men­tre
 > — e forse non a caso — gli esperti dell’Onu vi stanno indagando.
 >
 > Si ricor­derà infatti che, secondo rive­la­zioni di stampa, tra il
feb­braio e
 > il mag­gio 2011, il pre­mier Ber­lu­sconi, il mini­stro della Difesa
La Russa e
 > il capo di stato mag­giore, il gene­rale Abrate, avreb­bero
appro­vato l’invio
 > di parte di quelle armi ai mili­ziani libici anti-Gheddafi e il
governo avrebbe
 > poi impo­sto il segreto di stato per impe­dire la pro­se­cu­zione di
una inchie­
 > sta della magi­stra­tura di Tem­pio Pau­sa­nia sull’accaduto.
 >
 > Quelle armi — si sospetta — dove­vano ser­vire non già a qual­che
forza d’
 > interposizione per pro­teg­gere i civili con­tro l’esercito libico
(teo­ri­ca­
 > mente con­sen­tita — pre­via comu­ni­ca­zione al Con­si­glio di
sicu­rezza —
 > dalla riso­lu­zione Onu del 17 marco 2011), ma più pro­sai­ca­mente a
far (ri)
 > guadagnare all’Eni di Sca­roni la «sim­pa­tia» e i con­tratti
ener­ge­tici dei
 > futuri padroni di Ben­gasi e Tri­poli (ampi for­ni­tori di armi
all’Isis e ad
 > altri gruppi in Siria tra la fine del 2011 e il 2013, con l’aiuto dei
ser­vizi
 > segreti «occi­den­tali»), con gli esiti che conosciamo.
 >
 > 3. La terza ragione è che di quelle armi né il governo Ber­lu­sconi
nel 2011,
 > né quello di Renzi oggi, pote­vano disporre auto­ma­ti­ca­mente: il
det­tato
 > della legge del 2009 che abbiamo ripor­tato all’inizio non dà affatto
carta
 > bianca ai governi, ma auto­rizza il mini­stero della Difesa a
disporre delle
 > armi sotto seque­stro solo in pre­senza di un decreto «del mini­stro
della giu­
 > sti­zia, di con­certo con i mini­stri della difesa e dell’economia e
delle
 > finanze». Di un tal decreto non vi è alcuna trac­cia pubblica.
 >
 > I kurdi e l’avanzata dell’Isis non c’entrano niente con l’invio di
quelle
 > armi. C’entrano invece le stel­lette Nato/belliche che la mini­stra
Moghe­rini
 > deve gua­da­gnarsi per la corsa al dub­bio onore di gui­dare le nuove
avven­
 > ture umanitario-petrolifere dell’Unione Euro­pea e, insieme, un
grosso favore
 > da fare a Ber­lu­sconi per evi­tare a lui e all’Italia una
pos­si­bile con­
 > danna Onu per la Libia.
 >
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