Afghanistan: rete «Afgana», stop ai bombardamenti dei cacci italiani



Roma, 16 lug - Stop ai bombardamenti da parte dei caccia italiani in Afghanistan. Lo chiede la rete della società civile italiana ''Afgana'', che - a proposito delle ''reiterate notizie di stampa che riportano di intense attività di bombardamento nella provincia afgana di Farah con i caccia Amx in forza al contingente italiano e dopo le reiterate conferme da parte di ufficiali e funzionari della Difesa'' - giudica ''inspiegabile e inaccettabile il silenzio che circonda la vicenda. Nessuna forza politica, infatti, ha finora preso ferma pozione o ha chiesto spiegazioni al ministro della Difesa e al governo stesso''.

Afgana chiede dunque che ''questa attività cessi immediatamente e invita le forze politiche a esprimersi a riguardo''. ''A nostro avviso - scrive Afgana - quanto avviene è assai grave in quanto l'attività di bombardamento è in netto contrasto con i caveat finora adottati nel rispetto del mandato costituzionale: appare come una decisione che, avendo completamente esautorato il Parlamento italiano dalle sue prerogative, avrebbe, non si sa per quale via, concesso al titolare della Difesa di decidere di armare i caccia e di usarli per bombardare, a quanto risulta, da almeno sei mesi. Riteniamo che decisioni di questo tipo, prese in totale solitudine e senza alcun dibattito politico in Parlamento, possano essere gravide di ricadute pericolose per l'immagine dell'Italia e la sicurezza stessa del contingente''.

''Ancor prima, però - prosegue Afgana - la nostra viva preoccupazione va alle possibili o potenziali vittime civili che, anche incidentalmente, possono essere causate da bombe del peso di 250 chilogrammi. Ci chiediamo anche se sia vera l'ipotesi che l'attuale titolare della Difesa aspiri a un posto di segretario generale della Nato, come riportato ieri da un organo di stampa, e quale sia la politica di un Paese che alla Conferenza dei donatori di Tokyo si è speso con vigore per i diritti delle donne e della società civile afgana e che, alla vigilia dell'uscita delle nostre truppe dal Paese, decide invece di mostrare i muscoli nel modo peggiore: armando i caccia''. (ANSA)