R: Siria - Tremseh



DAMASCO - La missione di osservatori dell'Onu che oggi ha visitato il
villaggio di Tremseh, teatro nei giorni scorsi di un massacro dal bilancio
ancora incerto 1, ha dichiarato che l'attacco "sembra aver preso di mira
gruppi e abitazioni specifiche, in maggioranza di disertori e di militanti".
Nell'attaco delle forze siriane contro il villagio di Tremsa giovedi, che ha
causto oltre 150 vittime, "sono state impiegate diverse armi, inclusa
l'artiglieria, mortai ed armi leggere" e "gli obiettivi sembrano essere
stati un gruppo specifico di case, principalmente di disertori dell'esercito
e di attivisti", anti Assad, ha detto il portavoce della missione Sausan
Ghosehh. Gli osservatori, ha proseguito il portavoce, hanno trovato, "pozze
di sangue e schizzi di sangue in stanze di diverse case, oltre a fori di
proiettile".

"La squadra delle Nazioni Unite ha potuto vedere una scuola bruciata e delle
case danneggiate, con tracce di incendi in cinque di esse". Gli ispettori
hanno rilevato che "sono state impiegate numerosi tipi di arma, fra cui
artiglieria, mortai e armi leggere". Secondo quanto aveva raccontato
l'organizzazione d'opposizione Osservatorio siriano dei diritti umani, gran
parte dei morti del massacro di Tremseh sono vittime di "esecuzioni
sommarie", mentre altre persone, fra cui anche dei bambini, sono state
assassinate mentre cercavano di fuggire. "La squadra dell'Onu prevede di
ritornare domani a Tremseh per continuare la sua missione di verifica", si
legge infine nel comunicato.

Anche secondo i dati raccolti dal New York Times, quella di Tremseh più che
una strage di civili è stata una carneficina di ribelli: uno scontro impari
tra truppe siriane più numerose e ben armate e forze dell'opposizione in
numero inferiore e dotate solo di armi leggere. Il Nyt cita a suo supporto
una serie di video e le liste parziali delle vittime da cui emerge che i
morti sarebbero - tranne pochissime eccezioni, tra cui un bimbo di 6 anni -
tutti uomini tra i 19 e i 36 anni, età normale tra i combattenti.

Da Repubblica