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Terrorismo, Usa: ignota l'entità del traffico di armi nucleari
- Subject: Terrorismo, Usa: ignota l'entità del traffico di armi nucleari
- From: rossana <rossana at comodinoposta.org>
- Date: Thu, 02 Nov 2006 21:55:29 +0100
Roma, 2 nov (Velino) - “Non abbiamo idea dell’entità globale del traffico di armi nucleari o di materiale radioattivo e sappiamo, grazie all’intelligence, che recentemente è aumentata la richiesta di materiale radioattivo e di scorie, da parte di gruppi di terroristi”. È questo l’allarme che il sottosegretario di Stato per Armi e controllo sulla sicurezza internazionale, Robert Joseph, ha lanciato a Rabat, in occasione della prima riunione di un nuovo programma internazionale per la lotta al traffico di materiale nucleare e radioattivo. La partnership, che si chiama “Iniziativa globale per la lotta al terrorismo nucleare”, è stata costituita da Usa, Gran Bretagna, Cina, Francia e Russia. Immediatamente vi hanno aderito Italia, Giappone, Canada, Turchia, Kazakistan, Australia e Marocco. Scopo dell’iniziativa sarà fornire linee guida per tenere sotto controllo le sostanze nucleari, assicurare la sicurezza degli impianti atomici e combattere il traffico di materiale nucleare, che potrebbe andare nelle mani di terroristi. Nell’incontro di Rabat sono stati firmati due accordi su quelli che saranno i principi comuni della partnership, ma i contenuti non sono stati divulgati.
Mentre in Marocco si riunivano le delegazioni (quella del nostro ministero degli Esteri era guidata dal coordinatore per le tematiche del disarmo e della sicurezza presso la direzione generale per gli Affari politici, Antonio Catalano di Melilli), allo stesso tempo nelle acque del Golfo Persico veniva portata avanti un’esercitazione navale sullo stesso tema. L’operazione, che ha visto muovere insieme circa un centinaio di navi tra cui alcune italiane, era tesa a valutare la reale capacità dei partecipanti nel contrasto via mare al traffico di materiale radioattivo. L’operazione, come ha confermato Joseph era collegata all’“Iniziativa”, ma ne è solo una parte. “Questa è stata fatta per capire come ci muoviamo oggi e quali sono le nostre capacità operative e nello scambio di informazioni – ha spiegato il sottosegretario -. Ma l’aspetto militare è uno solo di quella che sarà la partnership. Per avere successo, infatti, bisognerà sviluppare un piano d’azione comune sotto tutti i punti di vista. Dal punto di vista della sicurezza, a quello delle procedure, a quello giuridico e legale. Questo ultimo punto in particolare è molto importante - ha concluso Joseph -. Non è necessario sviluppare nuove leggi, ma bisogna implementare quelle già esistenti. Altrimenti c’è un serio rischio che tra poco il mondo come lo conosciamo noi, non esisterà più”.
L’allarme del sottosegretario è particolarmente preoccupante se si pensa che la più grossa centrale del traffico di armi, distruzione di massa compresa, è molto vicina all’Europa. Si tratta della Transnistria, nata nel 1991 (secessionista dalla Moldavia). Nella sua capitale, Tiraspol, centinaia di ex funzionari del Kgb si sono messi in proprio e trattano qualsiasi tipo di arma con chiunque. La maggior parte del “materiale” proviene dall’arsenale dell’ex Unione sovietica (solo le varianti degli agenti chimici e batteriologici rubati sono 155, secondo un rapporto dell’Onu di quattro anni fa), ma non mancano anche pezzi prodotti in “casa”. Gli acquirenti sono persone che hanno denaro, senza alcuna distinzione Da al Qaeda, a Saddam Hussein (che cercava agenti batteriologici e chimici), ai terroristi ceceni, all’Ira, alle formazioni mediorientali e le spedizioni vengono fatte in tutto il mondo. Anche in Italia avemmo un “assaggio” di quanto accade regolarmente in Transnistria. Nel 1994, la nave Jadran Express, partita dall’Ucraina e diretta al porto di Venezia, fu fermata su segnalazione dei nostri servizi da una corvetta della Nato nelle acque del Canale di Otranto. Il suo carico ufficialmente era composto da 509 container, di cui 416 vuoti e 93 pieni di balle di cotone e di rottame di rame. In realtà, in 133 container erano stipati due mila tonnellate di armi, tutte d’origine russa: 50 rampette lanciamissili, cinquemila spolette per razzi campali, 30 mila Kalashnikov, 2.500 missili campali, 15 mila razzi portatili anticarro, cinque milioni di munizioni di vario calibro. In base a indagini della Dia e dell’Interpol, venne appurato che le armi (un valore di 30 milioni di dollari) erano destinate alla guerra nella ex Jugoslavia. Inoltre, il carico della Jadran era solo l’ultimo di una serie di otto, passati sulla stessa rotta a bordo di una piccola flotta tra il 1992 e quel 1994.
(Francesco Bussoletti) 2 nov 12:59
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