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US Navy contro referendum
- Subject: US Navy contro referendum
- From: "Marcao" <caomar at tiscali.it>(by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Wed, 27 Jul 2005 17:51:05 +0200
Il comunicato di Gettiamo le Basi è ripreso in un articolo di Liberazione in edicola oggi 27/7/05.
************************* martedì 26 luglio 2005 Comitato sardo Gettiamo le BasiManovre illegali della Marina di Guerra degli Stati Uniti per influenzare il referendum contro la sua base di Vieques
Nei giorni scorsi l'Associaded Press ha dato notizia delle manovre illegali della Marina di guerra degli Stati Uniti per influenzare e manipolare i risultati del referendum popolare, tenuto in Portorico il 6 novembre 2001, contro il poligono di tiro nell'isola di Vieques .
.Dai documenti segnalati da A.P emerge che il Navy's Fleet and Industrial Supply Center di Norfolk ha assoldato un'azienda, la Random Group con sede a Washington, allo scopo di "portare avanti operazioni mirate a generare appoggio popolare (..) organizzare i leader locali per costruire comunicazioni che sostengano il permanere delle esercitazioni della Us Navy" e far prevalere l'opzione referendaria favorevole ai militari Usa.
E' interessante notare come il prezzo versato dalla Us Navy alla Random per condizionare la volontà popolare sia lievitato enormemente con il rafforzarsi ed estendersi della resistenza civile contro il poligono della Marina di guerra Usa. Dai 200.000 $ iniziali si è arrivati a un milione e seicentomila dollari.
La recentissima conferma ufficiale dei sospetti, nutriti da sempre dagli attivisti per lo smantellamento del poligono di Vieques , è venuta alla luce grazie al ricorso al "Freedom of Information Act" da parte di Judicial Watch, un'organizzazione statunitense di difesa dei diritti civili.
******************************La notizia divulgata da vari prestigiosi organi di stampa statunitensi, non solo fa emerge con chiarezza l’importanza attribuita dalla Marina militare Usa allo strumento referendario, pesantemente sottovalutato, invece, dalla classe politica sarda, ma solleva in Sardegna dubbi inquietanti e domande ineludibili.
In Portorico, cioè in "patria", nel territorio degli Stati Uniti, Le Forze Armate Usa per difendere un poligono di esercitazioni e sperimentazioni non si sono fatte scrupolo di ricorrere anche ad operazioni illegali finalizzate a sabotare e manipolare il referendum, non hanno esitato a investire denaro e energie per alterare i meccanismi del sistema democratico
Perchè mai in Sardegna si sarebbero limitate a guardare con distacco i vari tentativi di referendum popolare contro la loro base di La Maddalena? E’ mai possibile che la Us Navy non abbia tratto nessun insegnamento dalla sconfitta subita in Portorico nel novembre 2001 e non sia attivata per eliminare sul nascere la possibilità che il popolo sardo esprima la sua opinione sulla permanenza della base atomica a stelle e strisce?
Il referendum indetto in Sardegna nel 1988/89 è stato affossato. Oggi si gioca la stessa carta, sorretta dalle identiche, pretestuose motivazioni, per azzerare il referendum promosso nel 2004. Questa volta, però, si è trovato un ostacolo non previsto: il comitato promotore "Firma sa Bomba" è deciso a non farsi imbavagliare, ha impugnato la bocciatura del referendum ed è pronto a far valere il diritto del popolo sardo di esprimere la sua opinione in tutte le sedi e a tutti i livelli giuridici.
In Portorico le massime istituzioni hanno sostenuto con determinazione e forza il referendum contro "il paradiso di guerra" di Vieques. In Sardegna le massime istituzioni ci dicono: "Il referendum non è l'unica strada". Il Consiglio regionale tace, tace la stragrande maggioranza delle forze politiche,
Finora la classe dirigente sarda ha accuratamente evitato di esprimere un'opinione che potesse avere un benchè minimo peso politico. Le massime istituzioni sono ancora impegolate nell'illusione di convincere il mostro militare ad andarsene spontaneamente dalla Sardegna mentre il mostro costruisce a ritmi accelerati il suo NUOVO imponente covo nelle due isole di Santo Stefano e La Maddalena.
Si finge poi d'ignorare che le manovre di guerra più devastanti della US Navy dal 2000, anno in cui ha avuto inizio la ribellione di Vieques, si svolgono nell'ospitale Sardegna, nel poligono terrestre, aereo e navale secondo in Europa per estensione, Teulada. Eppure i programmi della Marina di guerra Usa sono noti. Nel settembre 2002 Gettiamo le Basi ha reso pubblici gli studi del Centro di Analisi della Us Navy che programmavano il trasloco dei giochi di morte della 2° Flotta Usa dal poligono di Vieques, reso inagibile dalla rivolta di popolo, a Teulada e in non precisate "basi del Mediterraneo". Le conferme non mancano.
A Vieques il "paradiso di guerra "della Us Navy ha cessato di esistere il primo maggio 2003
Certo, il referendum non è stata "l'unica strada", non esistono scorciatoie giuridiche o istituzionali per eliminare le basi della guerra, i suoi poligoni e i suoi arsenali. La carta vincente, a Vieques come ad Orgosolo nel lontano 1967-68, è stata la disobbedienza civile che si è espressa con l'occupazione permanente delle aree di tiro rendendo impraticabili i giochi di morte.
In Portorico il referendum ha reso visibile la repulsione popolare e ha dato slancio all'impegno di milioni di cittadini di non delegare la lotta, di assumersi la piena responsabilità della liberazione della loro terra, andando ben oltre le urne elettorali e rischiando in prima persona. Minacce, pestaggi. brutalità, arresti di massa non hanno frenato la lotta di popolo.
In Portorico il referendum per lo smantellamento del poligono di Vieques" ha trionfato con il 68% dei voti. Curioso, è la stessa identica percentuale prevista dai sondaggi Abacus per il referendum del 1989 contro la base atomica di La Maddalena!
E' di buon auspicio Comitato sardo Gettiamo le Basi tel 070823498 3386132753 Siti di alcuni organi stampa che riportano la notizia:Washington Post <http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/07/22/AR2005072201571.html>http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/07/22/AR2005072201571.html,
Primera Hora <http://www.primerahora.com/>http://www.primerahora.com/
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