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il 12 13 giugno referendum delal regione sarda sulle scorie nucleari
- Subject: il 12 13 giugno referendum delal regione sarda sulle scorie nucleari
- From: "Giuseppe Scano" <useppescano at virgilio.it>
- Date: Sun, 22 May 2005 18:46:19 +0200
da il giornale di sardegna del 22\5\2005 i precedenti Blitz a Porto Torres Con pala meccanica e escavatore quelli di Irs hanno portato alla luce arsenico, amianto, benzene e cadmio Il voto. Sardi chiamati alle urne il 12 e il 13 giugno Rifiuti tossici importati nell'Isola un referendum contro il business Alle urne per abrogare la legge che permette l'arrivo di sostanze pericolose classificandole "materie prime" Il balletto di norme del Consiglio, che prima impedisce l'arrivo dei camion dalla Penisola e subito cambia idea Marco Mostallino marco. mostallino@gd s.sm ? Nell'aprile del 2001 il Consiglio regionale approva una norma semplice e chiara: «È fatto divieto di trasportare, stoccare, conferire, trattare o smaltire, nel territorio della Sardegna rifiuti, comunque classificati, di origine extraregionale ». Si tratta dell'articolo 6, comma 19 della legge finanziaria: viene approvato con largo consenso. Persino tra i politici, dopo la scoperta di traffici di sostanze tossiche nei porti del nor d dell'Isola, si è sviluppata una sensibilità alla protezione della salute e dell'ambiente. Ma una legge ben fatta deve essere presto apparsa come un errore, visto che poco tempo dopo - il 19 giugno - la stessa assemblea corre ai ripari, dando via libera a una breve ma puntuale correzione. Si tratta di un testo di appena un articolo che così recita: "Dopo il comma 19 dell'articolo 6 della legge 24 aprile 2001 (...) è aggiunto il seguente: 19 bis. Le disposizioni di cui al comma 19 non si applicano ai rifiuti di origine extraregionale da utilizzarsi esclusivamente quali materie prime mei processi produttivi degli impianti industriali ubicati in Sardegna e già operanti alla data di approvazione della seguente legge, non finalizzati al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti". Perché il Consiglio fa marcia indietro? Perché alcune grandi aziende sarde o non sarde che comunque hanno sede nell'Isola importano regolarmente i residui delle lavorazioni delle acciaierie (il precipitato di fumi di acciaieria) per trasformarli in parte in nuovi metalli. In prima fila c'è la Portovesme srl, che dall'allora assessore al- l'Ambiente Emilio Pani (Alleanza nazionale) ottiene più volte l'autorizzazione a far arrivare queste sostanze tossiche dalla Francia e da altri paesi europei. Portovesme srl sostiene che non c'è alcun rischio, mentre ambientalisti e indipendentisti denunciano che solo una parte di questi materiali viene trasformato, mentre grandi quantitativi vengono smaltiti in Sardegna senza essere ri-lavorati. È contro questa norma che apre la porta ai rifiuti d'oltremare che il 12 e il 13 giugno si voterà nel referendum regionale. I promotori dell'iniziativa sono Sardigna Natzione, Rete Lilliput, Gettiamo le basi, Gallura no scorie, Verdi e Wwf. L'abolizione della norma correttiva riporterà alla situazione precedente, peraltro tenuta in vita per nemmeno due mesi: divieto assoluto di importazione di qualunque tipo di rifiuti. Una scelta che i promotori ritengono importante per una serie di ragioni, tra le quali ce n'è anche una legata al nucleare. Negli ultimi anni in Italia in almeno due casi gli operai delle acciaierie sono venuti in contatto con materiali radioattivi: il commercio di rottami ferrosi in Europa punta spesso verso l'Est, dove si raccolgono e vendono in Italia persino le carcasse dei carri armati bombardati e i resti contaminati delle centrali nucleari dellìex Urss I progetti di Berlusconi e Pili ? La Sardegna terminale del traffico lecito e illecito di amianto e rifiuti tossici prodotti nel nord Italia e all'estero, compresa la Russia che di materiali pericolosi da smaltire è una autentica miniera. Sono le conclusioni alle quali giunse, nel gennaio del 2001, la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle ecomafie durante un sopralluogo nell'Isola. Fatti, non sospetti, confermati dal procuratore della Repubblica di Tempio, Valerio Cicalò, magistrato impegnato nella lotta contro il business della spazzatura e dell'inquinamento. Cicalò spiegò ai parlamentari che spesso le sostanze inquinanti finivano a Porto Torres, dove due anni dopo Gavino Sale e gli indipendentisti di Irs portarono i giornalisti a vedere una montagna tossica, composta di materiali ad altissimo rischio sepolti in un'aera di proprietà della Syndial (la ex Enichem). Perché la Sardegna? Perché i proprietari o i gestori di discariche abusive o autorizzate spesso - raccontò il pm - amano offrire lo smaltimento a prezzi concorrenziali rispetto a quelli praticati dai loro colleghi di altre zone d'Italia. Si tratta di un traffico diverso dal tentativo, attuato nel 2003 dal Governo di Silvio Berlusconi, di portare nell'Isola le scorie radioattive delle centrali atomiche spente dopo il referendum del 1987. Il voto del 12 e 13 giugno non verterà dunque sulla spazzatura atomica, ma sugli affari legati all'importazione - prima vietata poi subito riammessa - di semplici rifiuti tossici. Detriti che possono anche essere radioattivi, ma che in ogni caso costituiscono una immediata minaccia per l'uomo e la natura. Non solo per le loro caratteristiche, ma anche per come vengono trasportati. Un altro blitz di Gavino Sale portò a constatare, a bordo di una nave nel porto di Cagliari, che proprio i fumi di acciaieria - che diventano ancora più tossici a contatto con l'umidità - viaggiavano verso l'Isola su rimorchi coperti solo da teloni, con colate di sostanze nell'ambiente e addosso agli operai del porto mai informati del rischio che correvano. ? MA. M. Alle urne per abrogare la legge che permette l'arrivo di sostanze pericolose classificandole "materie prime" Il balletto di norme del Consiglio, che prima impedisce l'arrivo dei camion dalla Penisola e subito cambia idea La spazzatura e l'eolico ?? Scorie radioattive delle centrali spente in tutta Italia, carichi di sostanze tossiche provenienti dalle acciaierie del Veneto e del Piemonte, grandi quantità di rifiuti ospedalieri contaminati che vengono importati per essere bruciati negli impianti dell'Isola. E poi il tentativo della giunta regionale allora guidata da Mauro Pili di impiantare un numero di torri per l'energia eolica senza pari in nessuna regione del mondo. Negli ultimi anni, sotto la spinta del governo Berlusconi e degli esecutivi regionali di centrodestra, verso la Sardegna è stata esercitata una pressione enorme, nella speranza di caricarla di una serie di problemi che l'Italia respinge con forza. Lo scarso peso della classe politica sarda e la complicità di Forza Italia, An e Udc regionali con le decisioni autoritarie di Palazzo Chigi hanno portato l'Isola sull'orlo di un baratro chimico e radioattivo. Il piano di Berlusconi e Pili era trasformarla nella sede di ogni attività inquinante o pericolosa rifiutata altrove. Le merci e le scorie ?? La legge che verrà sottoposta al referendum trasforma la spazzatura tossica in materia prima con un gioco di parole che diventa regola. Un escamotage analogo ha usato il Governo per far bocciare la legge regionale che vieta l'arrivo nell'Isola di materiali radioattivi (tema che non rientra direttamente nel referendum). Con il pretesto che le scorie nucleari sono "merci" e la Regione non può impedire la libera circolazione, Palazzo Chigi ha chiamato in causa la Consulta, ottenendo - anche con altre argomentazioni - la cancellazione della legge votata a larga maggioranza dal consiglio Quelle polveri inquinanti e velenose ? ? I fumi di acciaieria sono polveri metalliche altamente inquinanti e velenose che vengono raccolte filtrando i fumi dei forni elettrici che producono acciaio dai rottami ferrosi. L'acciaio viene prodotto fondendo rottami ferrosi importati dei paesi dell'est europeo . Nel forno finiscono rottami d'ogni tipo che contengano ferro. 300 Le migliaia di tonnellate di rifiuti tossici importati 3 Gli incidenti radioattivi nelle acciaierie italiane negli ultimi anni I documenti. La Commissione parlamentare sui rifiuti «Nel nord della Sardegna i carichi delle ecomafie» Nel rapporto del 2001 e nelle indagini della Procura di Tempio le prove degli "affari sporchi La Sardegna terminale del traffico lecito e illecito di amianto e rifiuti tossici prodotti nel nord Italia e all'estero, compresa la Russia che di materiali pericolosi da smaltire è una autentica miniera. Sono le conclusioni alle quali giunse, nel gennaio del 2001, la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle ecomafie durante un sopralluogo nell'Isola. Fatti, non sospetti, confermati dal procuratore della Repubblica di Tempio, Valerio Cicalò, magistrato impegnato nella lotta contro il business della spazzatura e dell'inquinamento. Cicalò spiegò ai parlamentari che spesso le sostanze inquinanti finivano a Porto Torres, dove due anni dopo Gavino Sale e gli indipendentisti di Irs portarono i giornalisti a vedere una montagna tossica, composta di materiali ad altissimo rischio sepolti in un'aera di proprietà della Syndial (la ex Enichem). Perché la Sardegna? Perché i proprietari o i gestori di discariche abusive o autorizzate spesso - raccontò il pm - amano offrire lo smaltimento a prezzi concorrenziali rispetto a quelli praticati dai loro colleghi di altre zone d'Italia. Si tratta di un traffico diverso dal tentativo, attuato nel 2003 dal Governo di Silvio Berlusconi, di portare nell'Isola le scorie radioattive delle centrali atomiche spente dopo il referendum del 1987. Il voto del 12 e 13 giugno non verterà dunque sulla spazzatura atomica, ma sugli affari legati all'importazione - prima vietata poi subito riammessa - di semplici rifiuti tossici. Detriti che possono anche essere radioattivi, ma che in ogni caso costituiscono una immediata minaccia per l'uomo e la natura. Non solo per le loro caratteristiche, ma anche per come vengono trasportati. Un altro blitz di Gavino Sale portò a constatare, a bordo di una nave nel porto di Cagliari, che proprio i fumi di acciaieria - che diventano ancora più tossici a contatto con l'umidità - viaggiavano verso l'Isola su rimorchi coperti solo da teloni, con colate di sostanze nell'ambiente e addosso agli operai del porto mai informati del rischio che correvano. ? MA. M. Le motivazioni. Parla il comitato promotore del referendum «No al progetto occulto di un'Isola pattumiera» Cumpostu: «Basta con il ricatto dei posti di lavoro, siamo in pericolo» Denise Faticante denise.fatica nte @gds.s m ? Alle 11.30 di una fredda mattina del 30 marzo 2004 un nugolo di persone si assiepa davanti alla porta della cancelleria del palazzo di Giustizia cagliaritano. Di lì a poco entreranno per consegnare le 16mila firme necessarie per richiedere l'istituzione di un referendum sulla "norma che consente libero accesso a rifiuti di origine extraregionale da utilizzarsi quali materie prime nei processi produttivi negli impianti industriali sardi". Sardigna Natzione, Rete Lilliput, Gettiamo le basi, Gallura no scorie, Verdi e Wwf. Questi i protagonisti della consultazione popolare che affonda le sue radici in motivi che vanno aldilà dei veleni lanciati nell'aria e dispersi nella terra. «La produzione industriale della Portovesme è solo uno specchietto per le allodole - tuona Bustianu Cumpostu, leader di Sardigna Natzione - Alle esigenze di salute dei sardi si antepongono quelle di poche aziende che importano tonnellate di rifiuti inquinanti e pericolosi per recuperare mode stissime percentuali di zinco. Il dato vero è che siamo circon- dati: da una parte il trattamento di materiali velenosi fatti passare per materie prime, dall'altre le servitù militari con l'alto rischio per la salute, la minaccia nucleare della Maddalena infine la possibilità non remota, che l'Isola diventi sito di stoccaggio di scorie atomiche. Noi ci opponiamo a questo progetto che vuole fare di noi la discarica del Mediterraneo e che è contrario a una politica di sviluppo economico che si basa sulla qualità». MA IL PROBLEMA dei posti di lavoro in bilico rimane. C'è già Le ciminiere della Portovesme Gli incidenti. Pericoli passati, presenti e futuri Controlli inesistenti così si rischia grosso Sostanze tossiche LUCA TRONCI chi parla di mille buste paga in meno se passa il referendum. «La questione la conosciamo bene e non la sottovalutiamo affatto - precisa Cumpostu - ma proviamo a immaginare quanti posti di lavoro si perderebbero se la nostra Isola si trasformasse, per legge, in una discarica ». L'occupazione è una spada di Damocle che Mariella Cao, di Gettiamo le basi cerca di sfilare da questa consultazione popolare. «Non possiamo continuare a subire il ricatto occupazionale e trasformarci in una pattumiera radioattiva. Considerando materie prime e non rifiuti tossici le sostanze lavorate nell'Isola, si aggira la normativa europea che impone una documentazione sull'origine, il trasporto, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti velenosi». Il comitato una soluzione la individua e fa appello alla Regione affinché si faccia promotrice dell'idea. «Lavoriamo temporaneamente questi materiali nocivi ma rispediamo al mittente le scorie. Non ci vogliamo caricare mai più dei rifiuti di quegli Stati che hanno scelto i veleni in nome della produzione». ? Veleni in aria e nel terreno I fumi d'acciaieria ?? I fumi di acciaieria sono un distillato di sostanze chimiche e metalli pesanti ( Zinco, Piombo, Cadmio Mercurio, Nichel, Arsenico, Rame e Cobalto) alcuni dei quali capaci di indurre lo sviluppo di tumori. Ad esempio il Cadmio e i suoi composti, per i quali, nell'area del Sulcis, si registra il record Europeo di rilascio nelle acque, è conosciuto come causa di tumori polmonari, prostatici e vescicali. Possono inoltre causare neuropatie degenerative e anche malattie cardio-vascolari e polmonari che trovano importanti cause inducenti nelle emissioni inquinanti atmosferiche. Produzione sarda ?? Nel mondo si producono ogni anno 3.430.000 tonnellate di fumi di acciaierie di cui 226.000 solo in Italia. In Sardegna non esistono industrie che producano acciaio. Sono però presenti industrie che smaltiscono fumi d'acciaierie per ricavarne zinco. Se ne può recuperare fino al 10 %, mentre le altre sostanze tossiche che rimangono dopo il trattamento vengono emesse e disperse. Quantitativamente questa prospettiva non è rosea per l'ambiente. L'80% delle scorie diventano 250.000 tonnellate/annue di scorie residue che in dieci anni risultano 2.500.000 tonnellate. Gli incidenti. Pericoli passati, presenti e futuri Controlli inesistenti così si rischia grosso ? L'associazione Amici della Terra e il Gruppo d'Intervento giuridico sono scesi in campo per difendere le ragioni del sì e per denunciare i pericoli passati e presenti. Il 13 gennaio 2004 all'Acciaieria AFV Beltrame di Vicenza è accaduto di fondere una sorgente radioattiva, finita per cause ancora non chiarite, tra i rottami in ingresso allo stabilimento. L'emergenza è scattata quando le emissioni dei forni sono transitate attraverso il portale di controllo della radioattività posto all'uscita dallo stabilimento. La sorgente radioattiva non è stata rilevata all'ingresso perché presumibilmente schermata o sigillata, ma solo dopo, quando a seguito della fusione, si è liberata nei fumi del forno fissandosi alle polveri con valori molto alti di Cesio 137 riscontrati pari a 25.000 bequerel/ kg . Incidenti simili posso essere accaduti in altre acciaierie senza che ne sia conseguita una denuncia. In questa situazione la Sardegna si trova in una condizione di estrema vulnerabilità per l'assenza di un portale radiometrico nello stabilimento per lo smaltimento dei fumi di acciaieria fino alla primavera del 2004 e per l'inesistenza di una Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente funzionante. Anche se la Portovesme Srl lo nega, ci sono stati episodi che pongono degli interrogativi. Il primo risale al luglio del 2001 ed è la scoperta da parte dei tecnici della Regione Piemonte di un certo tasso di radioattività nelle polveri della Ferrero di Bruzolo, una delle aziende che vende gli scarti di lavorazione alla fabbrica sulcitana. Il secondo riguarda la Cogne Acciai Speciali di Aosta, dove nel dicembre del 2000 venne trovato un deposito illegale di scarti radioattivi provenienti dalla lavorazione dei metalli. ?
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