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rifiuti pericolosi nella base della maddalena
- Subject: rifiuti pericolosi nella base della maddalena
- From: "Giuseppe Scano" <useppescano at virgilio.it>
- Date: Sun, 15 May 2005 22:29:40 +0200
come la fonte precedente ancora da il giornale di sardegna del 15\5\2005 La beffa del Pentagono Aumento delle spese in Iraq, taglio dei costi in patria e in Italia: è la politica del Pentagono che porta a migliaia di licenziamenti tra il personale civile delle basi americane. Con ricadute in Italia. La Navy non chiude La Maddalena, almeno per ora, ma riduce il personale e spende di meno tra la comunità dell'arcipelago. -------- I documenti. La Marina Usa: Santo Stefano è la più sporca d'Italia La Navy: «La base genera molti rifiuti pericolosi» Sostanze tossiche: nell'isola stoccaggio per un anno, negli altri siti il massimo è due mesi La Maddalena è la fogna della Marina militare degli Stati Uniti. Nelle tabelle del 2001 del Genio della Marina (il Naval Facilities Engineering Command, Navfac) la base di Santo Stefano - unica tra le italiane - è classificata al livello uno, ovvero tra gli impianti «produttori di grandi quantità di rifiuti pericolosi». Non solo. Le regole del Navfac, valide per tutte le installazioni della Us Navy pongono severe limitazioni allo stoccaggio delle sostanze altamente inquinanti. Regole con qualche curiosa eccezione. Leggiamo il documento ufficiale del 29 gennaio 2002 con i "criteri generali per lo smaltimento dei rifiuti" riguardante le basi navali americane in Italia. Pagina 22 del capitolo sesto: "La quantità totale di rifiuti pericolosi stoccati nei depositi temporanei per sostanze speciali pericolose all'interno dei confini delle basi deve rispondere a una delle due seguenti limitazioni: 1) il volume dei rifiuti non deve superare i dieci metri cubi in nessun momento, oppure 2) lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti non deve superare la durata di due mesi. In ogni caso - si legge nel documento ufficiale della Marina militare Usa - la durata dello stoccaggio in un deposito temporaneo di sostanze pericolose può essere esteso a un anno, senza richiedere nessuna autorizzazione, se la quantità totale di rifiuti pericolosi prodotta in quell'anno non superare i dieci metri cubi oppure se il deposito temporaneo si trova in una piccola isola, per esempio - testuale nel documento, ndr - La Maddalena". Le sostanze tossiche prodotte da un a base di sommergibili o di incursori, risulta dall'Agenzia federale per l'ambiente, sono solventi cancerogeni, idrocarburi, vernici, composti altamente pericolosi come le diossine e i composti di cloro. Secondo le ispezioni dell'ente governativo americano, la base di Groton (Connecticut) dalla quale partono i sottomarini diretti a La Maddalena è fortemente inquinata da questi rifiuti liquidi, che si infiltrano nelle falde acquifere. ----- La Maddalena. La fine del tour operator dei militariNell'arcipelago chiude l'agenzia degli americani La nave appoggio dei sottomarini pronta a tornare in patria: diminuisce il personale Base si, Base no, americani fuori, americani dentro. Il dilemma non sembra più questo o, almeno, a decidere non saranno né i maddalenini né il neosindaco Angelo Comiti. Gli americani, forse, se ne andranno comunque, a prescindere dai desideri di chicchessia, e magari hanno già deciso da soli, il come e il quando, visto che si parla di sostituire il personale militare a bordo della nave appoggio per sottomarino con settecento civili, visto che la Sato Travel, agenzia di viaggi che fornisce biglietti governativi è stata chiusa, e i tempi di realizzazione dei lavori di ristrutturazione- ampliamento a Santo Stefano, sono stati accelerati. Insomma tutto fa pensare ad uno smantellamento progressivo della Base Usa, in tempi brevi. Per il momento di certo c'è il cambiamento, con la rotazione del personale e l'arrivo, ormai da diversi mesi, degli incursori di marina che si addestrano per le missioni speciali in territorio nemico. I CAMBIAMENTI. Sono solatnto voci, ma qualcuno parla di cinque anni addirittura per una possibile chiusura, un po' pochi per consentire ai circa centosessanta lavoratori italiani all'interno delle diverse strutture Usa di riorganizzarsi la vita lavorativa ed ancora meno per i ristoratori che aspettano ogni arrivo della nave Emory S. Land come la manna. Uno sviluppo economico alternativo che è tra le priorità per lo stesso Comiti. I LICENZIAMENTI. Che qualche cosa stesse già cambiando, lo avevano fatto pensare i sette licenziamenti dal supermercato americano Navy Exchange, ed ora, la prospettiva che i civili americani prendano il posto dei militari, senza le loro famiglie, fa pensare che tutto il lavoro che prima si svolgeva sulla Emory Land, sarà trasferito sulla terraferma, dove, la ristrutturazione prevista entro tre anni, avrà tempi molto più brevi, diciotto mesi sembra. E se qualcuno si era preoccupato anzi tempo che gli americani con il loro progetto di ampliamento volessero mettere radici più stabili, si sentirà più tranquillo nel sapere che tutte le strutture saranno dei prefabbricati, pronti ad essere impacchettati al momento op- portuno. Che il movimento di americani sarà inferiore, e quindi anche la ricaduta economica per l'isola sarà più che dimezzata, lo conferma la chiusura dell'agenzia viaggi: meno gli americani in partenza da La Maddalena, per missioni e vacanze. Una novità che sembra confermare il diverso impiego della base situata a Santo Stefano: l'addestramento delle truppe da sbarco per missioni segrete comporta l'impiego di meno personale rispetto all'assistenza ai sottomarini atomici. Alessandra Deleuchi --------- Op i n i o n e G i a co m o Sa n n a * Progettare con la gente La Maddalena è una battaglia che va avanti dal 1982-83, quando il Partito sardo d'Azione avanzò la richiesta di referendum sulla presenza della base americana. In questi anni la coscienza dei sardi è cresciuta enormemente e ciò non può che far piacere. Resta il fatto disarmante che la Regione non possa avere voce, non sia considerata un interlocutore, come se la base non si trovasse in Sardegna. Ora bisogna fare il passo ulteriore: coinvolgere la Regione, gli enti locali, le aziende private e soprattutto le comunità nei progetti di riconversione dei territori occupati dalle basi. Ho incontrato comunità dove si teme di perdere posti di lavoro se i militari vanno via: bisogna invece capire insieme che le aree come La Maddalena possono dare lavoro e benessere. Non è più tempo di dire soltanto di dire agli americani "andate via", è tempo di predisporre piani di sviluppo allettanti, di capire insieme che cosa vogliamo fare nelle zone militari quando truppe e armi si saranno trasferite. La coscienza è cresciuta: ora spezziamo la dipendenza. *Segretario nazionale Psd'Az Il piano. L'obiettivo è il taglio delle spese per le forze armate Il Pentagono: addio a 150 basi in patria La scure del Pentagono si è abbattuta su centinaia di basi militari negli Usa: oltre 150 installazioni saranno chiuse per risparmiare dollari e riallineare le forze americane su assetti post Guerra Fredda, mentre per le basi all'estero si deciderà più avanti. Tra le 33 basi importanti che il ministro della difesa Donald Rumsfeld ha proposto di chiudere figurano vittime illustri: tra queste la base di sottomarini di Groton- New London (nel Connecticut), casa madre dei sottomarini che operano a La Maddalena. Groton, secondo l'Agenzia federale per l'ambiente, è una delle basi più inquinate da sostanze tossiche e cancerogene che si sono infiltrate in profondità nei corsi d'acqua sotterranei. Secondo John C. Markowicz, membro del comitato di Groton per il futuro delle basi, la nuova politica del Pentagono potrebbe condurre al rientro in patria della Emory S. Land, la nave appoggio che assiste i sottomarini nucleari a La Maddalena. Tra le altre installazioni destinate alla chiusura, se il Congresso e il presidente degli Stati Uniti approveranno entro settembre il piano del Pentagono, ci sono anche la famosa base aerea di Ellsworth nel Sud Dakota (casa madre dei bom bombardieri B-1), l'ospedale militare Walter Reed alla periferia di Washington (dove sono curati i presidenti Usa). Per quanto riguarda le basi estere, il Pentagono desidera rimpatriare dall'Europa e dall'Asia circa 70.000 soldati (e 100.000 loro familiari). Le basi più colpite saranno quelle in Germania, in Giappone e nella Corea del Sud. Il piano di risparmio del Pentagono prevede globalmente una perdita di 30.000 impieghi (10.000 militari e 20.000 civili). L'ultima parola spetterà a George W. Bush entrol'8 settembre.
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