La Maddalena, referendum



Comunicato stampa 2 aprile 05



 REFERENDUM CONSULTIVO "FIRMA SA BOMBA"



FISSATA L'UDIENZA L'UDIENZA DI DISCUSSIONE  PER ISTANZA DI RICORSO ALLA NON
AMMISSIBILITA' DEL REFERENDUM



Come si sa l'Ufficio Regionale per il Referendum il 16 luglio del 2004 ha
dichiarato inammissibile la proposta di referendum consultivo che avrebbe
chiamato i sardi a pronunciarsi sul quesito "Siete contrari alla presenza
in Sardegna di basi militari straniere, comunque istituite, atte ad offrire
punti di approdo e di rifornimento anche a navi e sommergibili a
propulsione nucleare o con armamento nucleare ?" e dunque ad esprimere una
semplice opinione su una questione che lo riguarda molto da vicino.

In risposta a questo inammissibile atto il comitato Firma sa Bomba ha
costituito un pool di avocati ed ha presentato ricorso al TAR per
l'annullamento della deliberazione dell'Ufficio Regionale del Referendum.

Dopo alcuni mesi di attesa finalmente il Presidente della 2^ sezione del
Tar, cui il ricorso E' stato assegnato, ha fissato l'udienza di discussione
per il giorno 6 luglio p.v..

Ci E' stato comunicato anche che al momento la controparte non si E'
costituita in giudizio.

Il 6 luglio sarà una data importante perché i sardi sapranno se viene o no
riconosciuto  il loro diritto di esprimere un'opinione su una questione che
riguarda la tutela della loro salute, la salvaguardia del loro territorio e
la sovranità su di esso.

Se il referendum verrà riammesso i sardi potranno ribadire che la base
nucleare americana e tutte le basi militari, sono incompatibili con il
nostro territorio e con il nostro popolo, che  per nessuna ragione e per
nessun prezzo siamo disposti a tollerarle e che non solo non vogliamo
correre nessun rischio ma vogliamo essere sovrani sulla nostra terra.



Cagliari 2/04/05

Comitadu "Firma sa Bomba"

tel 3487815084    3394232098



****************************

La  Nuova Sardegna 5 aprile 2005
   di Piero Mannironi

Base Usa a Santo Stefano, la parola al Tar  Fissata l'udienza di discussione
per salvare il referendum consultivo     Contestate le motivazioni sulle
quali E' stata valutata l'inammissibilità del voto sulla Us Navy in Sardegna
perché violerebbe competenze statali



 CAGLIARI. Il prossimo 6 luglio i sardi sapranno se potranno esprimersi
sulla base della Us Navy a Santo Stefano. Per quella data, infatti, il
presidente della seconda sezione del tribunale amministrativo regionale ha
fissato l'udienza di discussione sul ricorso presentato dal comitato "Firma
sa Bomba" contro l'ufficio regionale del referendum che, il 16 luglio dello
scorso anno, aveva giudicato inammissibile la consultazione popolare sulla
base americana.
 Il quesito referendario bocciato era questo: «Siete contrari alla presenza
in Sardegna di basi militari straniere, comunque istituite, atte a offrire
punti d'approdo e di rifornimento anche a navi e sommergibili nucleari o con
armamento nucleare?». Santo Stefano non era dunque citata esplicitamente, ma
il riferimento era esplicito: E' infatti l'unica base militare straniera in
Sardegna e, per di più, ospita sommergibili a propulsione nuleare e con
armamento atomico.
 L'iniziativa del comitato "Firma sa Bomba" era nata dopo le violente
polemiche seguite all'incidente del sottomarino atomico Hartford, avvenuto
nell'ottobre di due anni fa. Un incidente che gli americani avevano tenuto
nascosto e del quale si era venuti a sapere solo dopo le rivelazioni di un
giornale del Connecticut, il "The Day" di New London. La paura di un
inquinamento radioattivo nelle acque dell'arcipelago maddalenino riaccese
antiche polemiche mai sopite sulla presenza della marina militare
statunitense in Sardegna. Di più: la ricostruzione ufficiale sull'incidente
dell'Hartford non E' apparsa molto convincente e il silenzio della marina Usa
ha alimentato il clima di sospetto.
 Si legge nel ricorso presentato al Tar dagli avvocati Carlo e Giovanni
Dore, Luigi Cogodi, Mario Canessa e Tiziana Meloni: «Il governo nazionale,
non solo E' rimasto indifferente davanti a queste preoccupanti notizie, ma,
nel frattempo, ha addirittura preso seriamente in considerazione la
richiesta della marina degli Usa, diretta a ottenere l'autorizzazione ad
ampliare la base con una colata di cemento di 52 mila metri cubi».
 Si inquadra in questo contesto l'iniziativa del referendum consultivo del
comitato spontaneo "Firma sa Bomba" che, sulla base della legge regionale
numero 20 del 1957, ha chiesto che i sardi si possano pronunciare sulla
presenza della base di Santo Stefano. Referendum consultivo, comunque. E
cioé solo la manifestazione di un parere non vincolante sul piano politico,
anche se di altissima valenza politica.
 Nel luglio scorso, l'ufficio regionale del referendum ha dichiarato
inammissibile a richiesta del comitato, basandosi su una sentenza della
Corte costituzionale. E, più esattamente, la numero 256 del 1989. In quella
sentenza la Consulta sancì che «l'interesse regionale... non può spingersi
fino al punto di incidere nella sfera di attribuzioni riservate allo Stato,
laddove queste ultime siano volte a perseguire interessi che, nella loro
essenza unitaria, riguardino l'intera collettività nazionale e che pertanto
siano indissolubilmente e indivisibilmente affidati alla cura dello Stato,
in osservanza al principio costituzionale della unità e indivisibilità della
Repubblica».
 Secondo l'ufficio regionale del referendum, in questo caso la richiesta del
comitato "Firma sa Bomba" tende «a incidere nelle materie della politica
estera e della difesa militare». Lascia molto perplessi, infine, l'ultima
argomentazione sulla quale si E' basata la bocciatura della consultazione
popolare: «Il referendum, nonostante la sua natura consultiva e la sua
conseguente non vincolatività, tuttavia, stante la sua spiccata valenza
politica, sarebbe suscettibile di dispiegare un forte effetto di
condizionamento sulle scelte discrezionali degli organi politici».
 Per il collegio di avvocati che sostiene le ragioni dei promotori del
referendum, invece, la consultazione E' legittima e appaiono molto fragili le
argomentazioni dell'ufficio regionale. Primo punto: la presenza di basi
militari straniere in Sardegna ha come effetto quello di «limitare l'
esercizio, da parte della Regione, di competenze costituzionalmente
riconosciute alla stessa Regione, segnatamente in materia di urbanistica e
di ambiente».
 Gli avvocati Dore, Canessa, Cogodi e Meloni, poi, riprendendo gli
orientamenti della Consulta, precisano che la Corte Costituzionale ha tenuto
a precisare che, «quando lo Stato agisce per l'attuazione di un obbligo
internazionale, la sua sussistenza non può esere semplicemente affermata o
desunta genericamente, ma deve essere comprovata da rigorosi procedimenti
ermeneutici o da seri argomenti giustificativi».
 Altro punto: la natura dell'accordo tra Italia e Usa. Punto delicatissimo,
questo, perché si tratta di un accordo segreto. Secondo il collegio di
avvocati, «la cura degli interessi spettanti esclusivamente allo Stato deve
avere luogo, secondo gli insegnamenti della Corte costituzionale, in base ai
principi costituzionali e ai principi fondamentali dell'ordinamento e deve
essere vagliata con particolare cura l'eventuale idoneità di un accordo
segreto a dar vita ad obblighi internazionali suscettibili di alterare, nel
rispetto della Costituzione, una ripartizione di poteri tra Stato e Regioni
stabilita con norme di rango costituzionale».
 Per gli avvocati del comitato "Firma sa Bomba", la maggioranza dei
costituzionalisti e degli internazionalisti si E' pronunciata sulla
«illegittimità dell'accordo segreto, in quanto in contrasto con l'articolo
80 della Costituzione.
 Ultimo punto, quello sulla tutela della salute. La presenza di reattori e
di armi nucleari nell'arcipelago rappresenta infatti un oggettivo pericolo
per la salute pubblica. Proprio questi rischi hanno portato gli italiani
alle urne nel 1987 per dire no all'energia atomica. Un'espressione di
volontà raggiunta democraticamente che, però, sembra lasciare completamente
indifferenti gli Usa.