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Lettera al Prefetto di Trieste sui piani di protezione civile in caso di incidente nucleare
- Subject: Lettera al Prefetto di Trieste sui piani di protezione civile in caso di incidente nucleare
- From: "Davide Bertok" <bert-ts at tiscali.it>
- Date: Tue, 05 Apr 2005 02:16:47 +0200
- Priority: normal
Vi giro il comunicato stampa della Tavola della Pace del Friuli-Venezia Giulia e la lettera stessa inviata al Prefetto sull'interrogazione riguardante i piani di protezione civile in caso di incidente nucleare nel porto di Trieste. Prego la redazione di Peacelink di pubblicarli anche sul sito dell'associazione. Per contattare la Tavola: compax at inwind.it Grazie, Davide Trieste, 31 marzo 2005 COMUNICATO PIANI DI PROTEZIONE CIVILE IN CASO DI INCIDENTE NUCLEARE AL PORTO DI TRIESTE La Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia, formata da Associazioni, Organizzazioni sindacali ed Enti locali della regione, ispirata al modello della Tavola nazionale organizzatrice della Perugia - Assisi e dell'Onu dei Popoli, ha inoltrato al Prefetto di Trieste ai sensi della legge 230/'95 e seguenti e delle Direttive Euratom 89/618 - 90/641 - 92/3 - 96/29 sulle misure di sicurezza nei confronti di impianti nucleari in funzione, richiesta di divulgazione dei Piani di Protezione civile in caso di incidente nucleare dovuto al traffico navale militare presso il porto di Trieste. La richiesta prende spunto dalla avvenuta divulgazione dei Piani in altri porti italiani, interessati da traffico navale militare a propulsione atomica, e da una richiesta presentata da altro soggetto nel 2000, che aveva avuto allora risposta negativa. In questi anni l'Unione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia per la mancata divulgazione dei Piani, come risulta dall'interrogazione dell'on. Bulgarelli alla Camera il 25 settembre 2004. Nella risposta il sottosegretario Ventucci dichiarò che il Governo aveva dato facoltà ai Prefetti di de-secretare e diffondere i Piani in questione. La lettera è stata inviata per conoscenza, anche al Sindaco ed ai Presidenti della Provincia e della Regione, Autorità a vario titolo competenti nella redazione e messa in pratica dei Piani, come nella gestione delle emergenze di tipo sanitario ed ambientale. Con l'esplicito invito a mobilitarsi per la rimozione della città dall'elenco dei porti nucleari militari, causa la concreta ingestibilità del rischio in caso di incidente, e l'impossibilità di risarcimento alla popolazione del danno eventuale prodotto. Il referendum che ha decretato la fine del nucleare civile in Italia non sembra avere valore per il militare. Queste navi non risultano ancora tenute ad osservare le prescrizioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, valide per le centrali nucleari civili, e sono pericolose ovviamente anche in caso di attacco militare. L'Italia ha firmato i Trattati di non proliferazione atomica, e il nostro territorio non può ospitare ordigni, come rimarcato dalla Costituzione e dal nuovo Statuto regionale. Notizie di fonte americana danno per certa la presenza di 50 testate nucleari ad Aviano. Ciò lascia supporre che le navi e i sommergibili facenti sosta a Trieste siano dotati di armi di distruzione di massa, rendendo il porto possibile obiettivo di un attacco atomico. TAVOLA DELLA PACE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA Al Prefetto di Trieste al Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia al Sindaco di Trieste al Presidente della Provincia di Trieste Oggetto : piani di protezione civile in caso di incidente nucleare Tra tutte le emergenze che potrebbero colpire i cittadini di Trieste e Provincia non si può escludere quella relativa al rischio di incidente nucleare. Il porto di Trieste è inserito nell'elenco dei porti messi a disposizione dal governo italiano per ospitare navi e sommergibili nucleari delle flotte alleate. Che potrebbero teoricamente ospitare al loro interno anche ordigni nucleari, come recenti notizie confermano verificarsi presso la base di Aviano. Presso la Prefettura di Trieste dovrebbe essere presente per legge un piano di emergenza in caso di incidente nucleare, e questo piano dovrebbe essere messo a disposizione delle autorità competenti per territorio, comprese le amministrazioni e le aziende sanitarie, oltre che di tutti i cittadini che lo richiedessero. L'effettiva esistenza di questo rischio è comprovata da fatti di cronaca di estrema gravità, che annoverano in oltre un centinaio gli incidenti accaduti a navi o sommergibili nucleari nel mondo (inchiesta Peacelink-Polcaro-CNR e Zucchetti- Politecnico di Torino del novembre 2004). L'ultimo è del 7 gennaio 2005 nel sud Pacifico al sommergibile nucleare statunitense San Francisco, con gravi danni allo scafo e feriti a bordo. Gli incidenti a vascelli nucleari sono molto più frequenti di quanto si pensi, come dimostra quello occorso l’anno scorso all’Hartford al largo della Maddalena in Sardegna. Il porto di Brindisi è stato coinvolto il 22 giugno 2001, quando il peschereccio San Pietro di Monopoli "pescava" un minisommergibile nucleare USA NR-1, in missione segreta a 14 miglia della costa. I due mezzi, soccorsi dalla Capitaneria di porto di Brindisi, erano condotti in porto per le dovute riparazioni. (Gazzetta del Mezzogiorno, 23 giugno 2001). Il 25 settembre 2004 l'onorevole Bulgarelli, dopo aver partecipato a Taranto ad un convegno sulle città soggette a rischi nucleari militari, portava in Parlamento un'interpellanza urgente e il governo, rappresentato dal sottosegretario Ventucci, era costretto ad ammettere: "In merito all'emissione dei decreti di cui agli articoli 124 del decreto legislativo n. 230 del 1995 (...) risulta in atto all'Agenzia per la protezione dell'ambiente un'azione coordinata dal Ministero delle politiche comunitarie, finalizzata a un'emissione in tempi rapidi di detti decreti, in risposta ad una procedura di infrazione al riguardo avviata dalla Commissione Europea". A fronte di questa interpellanza, il governo affermava che è stata data facoltà ai Prefetti di desecretare e diffondere questi piani. Il 2 dicembre 2004 "il manifesto" nell'articolo intitolato "Mari a propulsione nucleare", dava ancora ampio rilievo alla notizia dell'apertura di una procedura d'infrazione dell'Unione Europea contro l'Italia, per non aver reso noti i piani di emergenza e di prevenzione nucleare nelle 11 città costrette ad ospitare unità militari a propulsione ed armamento atomico, e violazione delle Direttive 89/618 - 90/641 - 92/3 - 96/29 EURATOM sulle misure di sicurezza nei confronti di impianti nucleari in funzione. L'automobile può generare disastri ed è obbligo dei cittadini assicurarla. Ma per un sottomarino che ha un reattore nucleare a bordo non è prevista alcuna assicurazione... Eppure lo studio scientifico presentato a Taranto il 20 novembre scorso (http://www2.polito.it/didattica/climatechange/Rapporto_Som mergibili.pdf) mette in chiaro che i reattori dei sottomarini non potrebbero avere licenza di funzionare a terra per l'intrinseca pericolosità, dato che sono privi dei sistemi di sicurezza previsti per le centrali nucleari che dal 1986 il popolo italiano, con Referendum non ha voluto più. Tenendo conto che già nel 2000 l'Osservatorio etico ambientale tramite la signora Paola Gandin, aveva presentato documentata richiesta d'informazione, ottenendo dalla Prefettura un sostanziale diniego all'accertamento dei documenti ed alla loro diffusione. Tutto ciò premesso si chiede al Prefetto di Trieste di mettere a disposizione dei cittadini e delle Autorità preposte, il Piano di emergenza in caso di incidente nucleare come già effettuato anche dai prefetti di La Spezia, Taranto e Gaeta, e come espressamente previsto dalla legge e dalle direttive europee. Si pone all'attenzione del Presidente della Regione la delicata questione, ora che nel nuovo Statuto del Friuli Venezia Giulia viene ribadito il ripudio della guerra come strumento di soluzione delle controversie tra i popoli, ed il sostegno al processo di moratoria delle armi di distruzione di massa, con tutte le implicazioni che il complesso degli adempimenti istituzionali comporta. Si invitano i presidenti Illy e Scoccimarro e il sindaco Dipiazza a richiedere, come autorità rappresentative delle popolazioni interessate, che il piano sia desecretato e posto all'attenzione dei tecnici per la compilazione dei piani di rischio comunale provinciale e regionale, e che i cittadini siano messi a conoscenza di rischi e procedure di evacuazione e profilassi, come delle possibilità di risarcimento dai danni provenienti da incidenti nucleari nel porto di Trieste. Ricordiamo che in merito non esistono possibilità di normale copertura assicurativa. Si auspica che i Consigli e le Giunte regionale, provinciale e comunale siano concordi nel richiedere al governo, come fece a sua volta Venezia e ora la regione Sardegna, che Trieste sia esclusa dall'elenco di questi porti, dichiarandola città denuclearizzata. Per la Tavola Silvia Altran, Alessandro Capuzzo, Lorenzo Croattini, Alessandro De Paoli
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