Lettera al Prefetto di Trieste sui piani di protezione civile in caso di incidente nucleare



Vi giro il comunicato stampa della Tavola della Pace del Friuli-Venezia 
Giulia e la lettera stessa inviata al Prefetto sull'interrogazione 
riguardante i piani di protezione civile in caso di incidente nucleare nel 
porto di Trieste.
Prego la redazione di Peacelink di pubblicarli anche sul sito 
dell'associazione.
Per contattare la Tavola: compax at inwind.it

Grazie,
Davide

                       Trieste, 31 marzo 2005

                             COMUNICATO

          PIANI DI PROTEZIONE CIVILE IN CASO DI INCIDENTE 
                              NUCLEARE
                         AL PORTO DI TRIESTE

La Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia, formata da 
Associazioni, Organizzazioni sindacali ed Enti locali della 
regione, ispirata al modello della Tavola nazionale 
organizzatrice della Perugia - Assisi e dell'Onu dei Popoli, 
ha inoltrato al Prefetto di Trieste ai sensi della legge 230/'95 
e seguenti e delle Direttive Euratom 89/618 - 90/641 - 92/3 - 
96/29 sulle misure di sicurezza nei confronti di impianti 
nucleari in funzione, richiesta di divulgazione dei Piani di 
Protezione civile in caso di incidente nucleare dovuto al 
traffico navale militare presso il porto di Trieste.
La richiesta prende spunto dalla avvenuta divulgazione dei 
Piani in altri porti italiani, interessati da traffico navale 
militare a propulsione atomica, e da una richiesta presentata 
da altro soggetto nel 2000, che aveva avuto allora risposta 
negativa. In questi anni l'Unione europea ha aperto una 
procedura di infrazione contro l'Italia per la mancata 
divulgazione dei Piani, come risulta dall'interrogazione 
dell'on. Bulgarelli alla Camera il 25 settembre 2004. Nella  
risposta il sottosegretario Ventucci dichiarò che il Governo 
aveva dato facoltà ai Prefetti di de-secretare e diffondere i 
Piani in questione.
La lettera è stata inviata per conoscenza, anche al Sindaco 
ed ai Presidenti della Provincia e della Regione, Autorità a 
vario titolo competenti nella redazione e messa in pratica dei 
Piani, come nella gestione delle emergenze di tipo sanitario 
ed ambientale. Con l'esplicito invito a mobilitarsi per la 
rimozione della città dall'elenco dei porti nucleari militari, 
causa la concreta ingestibilità del rischio in caso di 
incidente, e l'impossibilità di risarcimento alla popolazione 
del danno eventuale prodotto.
Il referendum che ha decretato la fine del nucleare civile in 
Italia non sembra avere valore per il militare. Queste navi 
non risultano ancora tenute ad osservare le prescrizioni 
dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, valide per 
le centrali nucleari civili, e sono pericolose ovviamente 
anche in caso di attacco militare.
L'Italia ha firmato i Trattati di non proliferazione atomica, e il 
nostro territorio non può ospitare ordigni, come rimarcato 
dalla Costituzione e dal nuovo Statuto regionale. Notizie di 
fonte americana danno per certa la presenza di 50 testate 
nucleari ad Aviano. Ciò lascia supporre che le navi e i 
sommergibili facenti sosta a Trieste siano dotati di armi di 
distruzione di massa, rendendo il porto possibile obiettivo di 
un attacco atomico.

TAVOLA DELLA PACE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

Al Prefetto di Trieste
al Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia
al Sindaco di Trieste
al Presidente della Provincia di Trieste

Oggetto : piani di protezione civile in caso di incidente 
nucleare

Tra tutte le emergenze che potrebbero colpire i cittadini di 
Trieste e Provincia non si può escludere quella relativa al 
rischio di incidente nucleare. Il porto di Trieste è inserito 
nell'elenco dei porti messi a disposizione dal governo italiano 
per ospitare navi e sommergibili nucleari delle flotte alleate. 
Che potrebbero teoricamente ospitare al loro interno anche 
ordigni nucleari, come recenti notizie confermano verificarsi 
presso la base di Aviano.

Presso la Prefettura di Trieste dovrebbe essere presente per 
legge un piano di emergenza in caso di incidente nucleare, e 
questo piano dovrebbe essere messo a disposizione delle 
autorità competenti per territorio, comprese le 
amministrazioni e le aziende sanitarie, oltre che di tutti i 
cittadini che lo richiedessero. 

L'effettiva esistenza di questo rischio è comprovata da fatti di 
cronaca di estrema gravità, che annoverano in oltre un 
centinaio gli incidenti accaduti a navi o sommergibili nucleari 
nel mondo (inchiesta Peacelink-Polcaro-CNR e Zucchetti-
Politecnico di Torino del novembre 2004). L'ultimo è del 7 
gennaio 2005 nel sud Pacifico al sommergibile nucleare 
statunitense San Francisco, con gravi danni allo scafo e feriti a 
bordo. 

Gli incidenti a vascelli nucleari sono molto più frequenti di 
quanto si pensi, come dimostra quello occorso l’anno scorso 
all’Hartford al largo della Maddalena in Sardegna. Il porto di 
Brindisi è stato coinvolto il 22 giugno 2001, quando il 
peschereccio San Pietro di Monopoli "pescava" un 
minisommergibile nucleare USA NR-1, in missione segreta a 
14 miglia della costa. I due mezzi, soccorsi dalla Capitaneria 
di porto di Brindisi, erano condotti in porto per le dovute 
riparazioni. (Gazzetta del Mezzogiorno, 23 giugno 2001).

Il 25 settembre 2004 l'onorevole Bulgarelli, dopo aver 
partecipato a Taranto ad un convegno sulle città soggette a 
rischi nucleari militari, portava in Parlamento un'interpellanza 
urgente e il governo, rappresentato dal sottosegretario 
Ventucci, era costretto ad ammettere: "In merito all'emissione 
dei decreti di cui agli articoli 124 del decreto legislativo n. 230 
del 1995 (...) risulta in atto all'Agenzia per la protezione 
dell'ambiente un'azione coordinata dal Ministero delle politiche 
comunitarie, finalizzata a un'emissione in  tempi rapidi di detti 
decreti, in risposta ad una procedura di infrazione al riguardo 
avviata dalla Commissione Europea".
 
A fronte di questa interpellanza, il governo affermava che è 
stata data facoltà ai Prefetti di desecretare e diffondere questi 
piani.

Il 2 dicembre 2004 "il manifesto" nell'articolo intitolato "Mari a 
propulsione nucleare", dava ancora ampio rilievo alla notizia 
dell'apertura di una procedura d'infrazione dell'Unione Europea 
contro l'Italia, per non aver reso noti i piani di emergenza e di 
prevenzione nucleare nelle 11 città costrette ad ospitare unità 
militari a propulsione ed armamento atomico, e violazione 
delle Direttive 89/618 - 90/641 - 92/3 - 96/29 EURATOM sulle 
misure di sicurezza nei confronti di impianti nucleari in 
funzione.

L'automobile può generare disastri ed è obbligo dei cittadini 
assicurarla. Ma per un sottomarino che ha un reattore 
nucleare a bordo non è prevista alcuna assicurazione...
Eppure lo studio scientifico presentato a Taranto il 20 
novembre scorso 
(http://www2.polito.it/didattica/climatechange/Rapporto_Som
mergibili.pdf) mette in chiaro che i reattori dei sottomarini non 
potrebbero avere licenza di funzionare a terra per l'intrinseca 
pericolosità, dato che sono privi dei sistemi di sicurezza 
previsti per le centrali nucleari che dal 1986 il popolo italiano, 
con Referendum non ha voluto più.

Tenendo conto che già nel 2000 l'Osservatorio etico 
ambientale tramite la signora Paola Gandin, aveva presentato 
documentata richiesta d'informazione, ottenendo dalla 
Prefettura un sostanziale diniego all'accertamento dei 
documenti ed alla loro diffusione.

Tutto ciò premesso si chiede al Prefetto di Trieste di mettere a 
disposizione dei cittadini e delle Autorità preposte, il Piano di 
emergenza in caso di incidente nucleare come già effettuato 
anche dai prefetti di La Spezia, Taranto e Gaeta, e come 
espressamente previsto dalla legge e dalle direttive europee.
  
Si pone all'attenzione del Presidente della Regione la delicata 
questione, ora che nel nuovo Statuto del Friuli Venezia Giulia 
viene ribadito il ripudio della guerra come strumento di 
soluzione delle controversie tra i popoli, ed il sostegno al 
processo di moratoria delle armi di distruzione di massa, con 
tutte le implicazioni che il complesso degli adempimenti 
istituzionali comporta.  

Si invitano i presidenti Illy e  Scoccimarro e il sindaco Dipiazza 
a richiedere, come autorità rappresentative delle popolazioni 
interessate, che il piano sia desecretato e posto all'attenzione 
dei tecnici per la compilazione dei piani di rischio comunale  
provinciale e regionale, e che i cittadini siano messi a 
conoscenza di rischi e procedure di evacuazione e profilassi, 
come delle possibilità di risarcimento dai danni provenienti  da 
incidenti nucleari nel porto di Trieste. Ricordiamo che in 
merito non esistono possibilità di normale copertura 
assicurativa.
 
Si auspica che i Consigli e le Giunte regionale, provinciale e 
comunale siano concordi nel richiedere al governo, come fece 
a sua volta Venezia e ora la regione Sardegna, che Trieste sia 
esclusa dall'elenco di questi porti, dichiarandola città 
denuclearizzata.

Per la Tavola
Silvia Altran, Alessandro Capuzzo, Lorenzo Croattini, 
Alessandro De Paoli