KIRGHIZISTAN Il grande gioco delle basi



KIRGHIZISTAN
Il grande gioco delle basi
Usa e Russia in lotta per il controllo dello spazio aereo e del territorio nell'Asia centrale. Usa in vantaggio, però...
MANLIO DINUCCI
La situazione esplosiva creatasi in Kirghizistan non è frutto solo della lotta interna tra fazioni contrapposte. Lo dimostra il fatto che in questo paese vi sono, una di fronte all'altra, una base militare statunitense e una russa. La loro storia è emblematica. Subito dopo l'inizio della guerra in Afghanistan nell'ottobre 2001, il governo kirghiso concede agli Stati uniti per la durata di un anno l'uso dell'aeroporto di Manas presso Bishkek. Qui, agli inizi del 2002, viene trasportato dagli Usa con aerei cargo un gigantesco kit di montaggio con cui viene costruita la più grande base aerea statunitense nell'Asia centrale. Vi viene dislocata una nuova unità aerea di spiegamento avanzato, la 376th Air Expeditionary Wing, dotata di caccia F-15 e F-18, con un personale di oltre 3.000 uomini. Quale sia il suo compito lo spiega il comandante della base, generale Kelly: «Ciò che stiamo facendo qui è d'importanza storica, questo era il cuore dell'impero rosso sovietico. Ora possiamo proiettare da qui la nostra potenza aerea, in qualsiasi forma sia necessaria e a distanza molto più ravvicinata» (The Washington Post, 9 febbraio 2002). E' evidente che l'installazione (certo non temporanea) di questa base in Kirghizistan rientra nella strategia con cui Washington cerca di distaccare definitivamente da Mosca e portare nella propria sfera d'influenza le repubbliche ex-sovietiche, occupando il vuoto lasciato dal crollo dell'Urss in quest'area di enorme importanza sia per le risorse energetiche del Caspio e quelle limitrofe del Golfo, e i relativi corridoi, sia per la posizione geostrategica rispetto a Russia, Cina, Iran, Iraq e Afghanistan.

Mosca però non sta con le mani in mano: nel quadro dell'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (comprendente Russia, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan) ottiene dal Kirghizistan l'autorizzazione a installare a Kant una base russa (con una ventina di aerei e un migliaio di uomini), che viene inaugurata nell'ottobre 2003 dallo stesso presidente Putin. La partita delle basi vede però nettamente in vantaggio gli Stati uniti: dopo l'11 settembre 2001, installano basi e forze militari, oltre che in Afghanistan e in Pakistan, in Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kazakhstan e Georgia. La Russia, oltre a quella in Kirghizistan, ha nell'area due sole altre basi in Tagikistan e Armenia.

La partita delle basi rientra in un gioco più ampio in cui vengono usate carte di tutti i tipi. Gli Stati uniti, che nel 1998 hanno promosso l'entrata del Kirghizistan nella Wto, gli forniscono consistenti aiuti per attuare le «riforme economiche» (ossia le privatizzazioni con cui si arricchiscono i gruppi di potere) e, come ciliegina sulla torta, acquistano il carburante per gli aerei da una società appartenente al genero del presidente Askar Akayev. Contemporaneamente però aiutano sottobanco il movimento di opposizione capeggiato da Roza Otunbayeva, già ambasciatrice kirghisa a Washington, che vuole deporre Akayev. Da parte loro Russia e Cina forniscono al governo kirghiso aiuti economici e militari per controbilanciare la crescente influenza statunitense. E un certo successo lo ottengono quando, il 5 marzo, il Kirghizistan rifiuta di concedere agli Usa e alla Nato il permesso di dislocare nella base di Manas aerei radar AWACS, che servirebbero per controllare anche i movimenti dell'aviazione russa e cinese.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/25-Marzo-2005/art20.html




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