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RE: la maddalena
- Subject: RE: la maddalena
- From: gianonis at tin.it
- Date: Mon, 14 Feb 2005 20:09:11 +0100
Ottimo, e penso che nelle cose che hai denunciato c'è tanta materia per qualunque onesto magistrato italiano o sardo, ad esmpio sugli "affitti in nero2 sulle auto con targhe sembrerebbero posticce, o dotate di luci non accettate in Italia e probabilmente in Europa, chissà non spero nelle buonanime di Falcone, Borsellino e Chiti, ma magari la procura di Tempio potrebbe, dico potrebbe interessarsi a quanto hai scritto, è vero con questo sistema legalitario non si chiude la base, però si darà alquanto fastidio a chi pensa che la Sardegna e la Maddalena siano colonie USA >-- Messaggio originale -- >From: "Maja Maiore" <majamaiore at tiscali.it> >To: <disarmo at peacelink.it> >Subject: la maddalena >Date: Sun, 13 Feb 2005 20:05:39 +0100 >Reply-To: disarmo at peacelink.it > > >Vi mando il mio contributo al convegno "Il Male Invisibile" tenutosi a Asti >il 4 febbraio 2005 > >LA MADDALENA: UNA COMUNITA' IN VIA DI ESTINZIONE > > >La cosa più comune che capita a una persona che, come me, vive a La Maddalena >è sentirsi invidiata dagli altri per questa fortuna. E' un posto dove si >percepisce veramente tutta la bellezza e l'immensa ricchezza della natura, >fino a quando la poesia si frantuma davanti all'isola di S. Stefano dove >sorge uno dei più grandi monumenti alla stupidità umana: la base militare >Usa per sottomarini a propulsione nucleare. > >Proprio come un tumore, questa base sta lentamente divorando l'isola e i >suoi abitanti, come un tumore si sta espandendo materialmente fuori dai confini >stabiliti in origine e, da punto di approdo per una nave appoggio per sommergibili >a propulsione nucleare, sta per diventare la più grande base Usa di supporto >logistico e per sommergibili a propulsione nucleare nel Mediterraneo. > >La base militare di S. Stefano è stata istituita nel 1972 con un accordo >segreto fra l'Italia e gli Usa mai ratificato in Parlamento. Non è questa >la sede per dilungarsi sulle anomalie giuridiche che caratterizzano questo >accordo, mi limiterò a dire che un accordo politico segreto può regolare >solamente una situazione provvisoria (32 anni non sono un periodo di tempo >provvisorio) e che deve essere ufficialmente noto il nome di coloro che lo >hanno firmato, perché si facciano garanti sia del suo esito che della tutela >dei cittadini degli stati firmatari. > >Non a caso la Costituzione italiana sancisce che gli accordi internazionali >(anche segreti) siano ratificati in Parlamento: perché non venga meno il >principio della sovranità territoriale a cui nessuno Stato può rinunciare. > >Io non so come la vedete voi, ma qui c'è qualcuno che ha commesso un furto >e qualcuno che si è reso complice! > >Cosa ci abbiamo guadagnato? > >Nel 1981 è stato fatto uno studio in cui si analizzavano i costi e i benefici >che la base comportava per il Comune di La Maddalena. E' emerso che la base >era costata al comune un miliardo e mezzo di lire. > >I militari e i civili statunitensi impiegati nelle basi non pagano tasse >né imposte di alcun tipo nel nostro territorio. Non so cosa fanno altrove, >ma a La Maddalena non pagano i parcheggi a pagamento e non sono nemmeno soggetti >al nostro codice stradale. Infatti circolano con auto con le ruote sporgenti >dalla carrozzeria, con frecce bianche invece che gialle, con targhe inesistenti >(dopo l'11 settembre 2001 hanno sostituito la targa AFI con sigle come CK, >CJ, CV) e gli eccessi di velocità sono all'ordine del giorno (ma non vengono >multati). > >Non comprano niente nei nostri negozi perché hanno i loro sia a S. Stefano >che a La Maddalena, così come non li si vede mai nei nostri ristoranti. Li >si vede solo in alcuni bar, che pare vengano loro indicati quando prendono >servizio a La Maddalena (ma non siamo mai riusciti a verificare la veridicità >di questa informazione). > >Certo, per ora alcuni maddalenini affittano loro alloggi.per ora, perché >il progetto di ampliamento della base che è stato approvato nel settembre >2003 prevede la costruzione nell'isola di La Maddalena di 50.000 metri quadri >di alloggi e altre strutture, che costituiscono la base di supporto logistico. > >Non è certo su quei pochi bar (mezza dozzina su una quarantina) o sugli affitti >(per altro tutti in nero poiché, per questioni di sicurezza, nessuno firma >contratti) che si regge l'economia dell'isola. > >Non si può nemmeno dire che la base dia lavoro. Siamo poco meno di 12.000 >abitanti di cui circa 1.200 iscritti alle liste di collocamento. La base >dà lavoro a 180 maddalenini, assunti per la maggior parte con contratti-capestro, >che per mettersi in malattia devono chiedere le ferie o licenze. Inoltre, >da ottobre del 2004, ogni mese c'è stato qualche lavoratore che è stato licenziato >per essere rimpiazzato con civili statunitensi. > >L'economia dell'isola è in ginocchio. Il comune è in deficit dagli anni '80 >ed è anche sotto organico, ma non avendo soldi non bandisce concorsi (assume >solo lavoratori stagionali part-time). > >La marina militare italiana ha iniziato a smantellare nel 2000, quindi anche >l'arsenale (che dava lavoro a 800 persone) ha ridotto enormemente l'organico >e non ha più ragione di esistere tant'è che si parla da tempo di venderlo. >Non sarà così facile, visto che si è scoperto da poco che è pieno di amianto. > >Stiamo perdendo terreno anche riguardo al turismo. Abbiamo pochi alberghi >e tutti piuttosto piccoli. C'è una carenza mostruosa di posti barca e non >si riesce a costruire un porto decente perché manca spazio. Non si può costruire >di fronte alla base perché da quest'estate si sono presi quasi tutto lo specchio >d'acqua fino alla costa maddalenina per questioni di sicurezza. Per passare >da una parte all'altra e andare a Caprera dobbiamo chiedere il permesso e >mostrare un documento di identità alla capitaneria di porto. Non siamo in >grado di accogliere navi da crociera, cosa che potremmo fare benissimo se >non ci fosse la base di S. Stefano.infatti le navi da crociera attraccano >a Palau, sulla costa a nord della Sardegna. > >Abbiamo perso occasioni d'oro per via della presenza della base Usa: come >la possibilità di aprire un centro di talassoterapia e di ospitare la regata >della Coppa America.noi ospitiamo solo sottomarini a propulsione nucleare. > >Si percepisce sempre più il disagio che tutto questo sta creando in tante >piccole forme di insofferenza che sommate diventano un problema sempre più >difficile da gestire: aumenta il numero di persone depresse, i giovani se >ne vanno in cerca di futuro come avveniva in molti paesi d'Italia dopo la >guerra (ma non a La Maddalena), c'è un tasso di alcolismo e tossicodipendenza >che fa impressione. Negli ultimi anni avvengono anche episodi di microcriminalità >che prima non esisteva affatto. > >L'incidente al sottomarino Hartford, avvenuto il 20 ottobre 2003, ha dimostrato >che siamo anche in pericolo. Viviamo sopra una polveriera che non ha vie >di fuga: abitanti di un'isola di un'altra isola, intrappolati in mezzo al >mare. Intrappolati anche dal silenzio delle autorità politiche e sanitarie >che preferiscono fare buon viso a cattivo gioco piuttosto che mettersi dalla >nostra parte. > >Il nostro piano di emergenza risale al 1975 e ci risulta che sia stato preso >ad esempio per redarre tutti gli altri piani di emergenza per i porti nucleari >italiani, che risalgono al 1979. Eppure, ad oggi, tutto quello che sappiamo >riguardo al suo contenuto lo abbiamo letto grazie a uno scoop pubblicato >l'anno scorso dalla testata giornalistica "L'Unione Sarda". Non sappiamo >quali sono le autorità preposte alla predisposizione del piano, né alla comunicazione >di un'eventuale emergenza, né che copertura finanziaria sia stata stanziata >nel bilancio comunale. > >In caso di incidente, la popolazione dovrà essere allontanata oltre un raggio >di 50 chilometri dal luogo dove è avvenuto, entro 60 minuti dall'annucio >dell'emergenza e senza toccare l'acqua! Il Co.Ci.S non si è mai battuto per >il piano di emergenza perché è evidentemente una presa in giro che non siamo >disposti a subire. > >A fine ottobre 2004, durante un convegno medico tenutosi a La Maddalena, >i medici militari hanno dichiarato di non essere preparati a ovviare a emergenze >di tipo radiologico o nucleare ma di essere preparati solo per affrontare >traumi post-bombardamento o attacco terroristico. Bene, se si pensa che a >detta dei vertici della base Usa di S. Stefano, questa è sempre stata un >potenziale bersaglio terroristico (lo si evince da numerose dichiarazioni >rilasciate alla stampa locale a partire dal 1986). Male, se si considera >che abbiamo, a quanto pare, una delle strutture di decontaminazione più avanzate >a livello europeo: peccato che nessuno la sappia usare! > > >Quando, a metà novembre 2003, il Criirad ha scoperto il Torio234 è stato >scandaloso vedere che la nostra Asl non solo non era attrezzata per monitorare >la nostra zona ma aveva più interesse a dire che era tutto a posto, come >poi ha fatto. Ci saremmo aspettati che avviasse subito analisi di verifica, >mentre questo è avvenuto solo a marzo 2004... quattro mesi dopo l'incidente!!! > >Quando, poi, a settembre 2004, il prof. Fabrizio Aumento e i suoi collaboratori >hanno rinvenuto il plutonio nessuno si è posto il problema di indagare ulteriormente. >La commissione ambiente del Senato è ferma alle interrogazioni e sembra dare >scarsa rilevanza alle richieste di convocazione pervenute dai comitati locali, >noi compresi. La Procura della Repubblica di Tempio ha aperto un'inchiesta >subito dopo l'incidente, ma a dicembre si stava ancora domandando se fosse >il caso o meno di andare a controllare il luogo dove è avvenuto. Tra l'altro >continua a prendere per buona l'isola Monaci quando oggi sappiamo che l'incidente >è avvenuto alla Secca delle Bisce, che è da tutt'altra parte. Ammettere questo >implica dover spiegare cosa ci facesse un sottomarino da quelle parti, visto >che non è quello il loro percorso abituale. > >La Maddalena, dal 1997, è un parco naturale nazionale eppure l'ente parco >non ha mai svolto proprie indagini e il suo presidente non perde mai l'occasione >di dire che la base e i suoi sottomarini non interferiscono con il suo lavoro >perché c'erano già da prima. Queste disattenzioni da parte delle autorità >ci fanno capire quanto poco abbiano a cuore la vita dei civili: noi siamo >di intralcio, dobbiamo essere lasciati soli nella speranza che decidiamo >di abbandonare la nostra terra per far posto ai militari. > >La scarsa attenzione per il nostro diritto alla vita è dimostrata anche dal >fatto che il presidio multizonale di prevenzione con il suo laboratorio di >analisi ambientale permanente a La Maddalena è stato istituito solo nel 1984, >dodici anni dopo l'istituzione della base! Ecco perché quando chiediamo che >siano resi noti i dati precedenti il 1972, lo facciamo in maniera provocatoria: >sappiamo benissimo che le autorità sanitarie locali non li hanno. > >In conclusione, veniamo ai tumori reali. > >A La Maddalena i medici di base sono in allarme già da dieci anni e stanno >raccogliendo i loro casi. Il loro lavoro, è inutile dirlo, sta passando sotto >silenzio. > >Dal 1992 al 2001, secondo il registro dei tumori di Sassari, alcuni tumori >stanno crescendo in maniera esponenziale e indistintamente fra uomini e donne >dai 40 anni in su. Aumentano i linfomi, i tumori alla vescica, alla pleura >e alla tiroide. L'incidenza non è allarmante, se si considera che è molto >al di sotto della media nazionale. Lo è però se si tiene conto del fatto >che per calcolare l'incidenza si usa una misura standard caso/100.000 abitanti, >che tutti i militari di stanza a La Maddalena e molti civili non si curano >in Sardegna (quindi non figurano nel registro dei tumori di Sassari né in >quello di Olbia) e che nel nord della Sardegna l'incidenza è superiore alla >media regionale. > >Certo, a La Maddalena bisogna fare i conti con le numerose strutture della >marina militare italiana così affezionata all'uso dell'amianto. Ma è pure >vero che, anche in questo caso, bisogna fare i conti con il silenzio delle >autorità sanitarie che ancora non si decidono a far partire un'indagine ufficiale >sui tumori e le loro cause. > >Come avrete capito, la lotta del Co.Ci.S è principalmente contro il silenzio >che genera inconsapevolezza. In un paese sempre più schiacciato dal segreto >di stato, dal dilagare dell'applicazione spropositata del codice militare, >governato da uno Stato sempre più lontano dalle reali esigenze del suo popolo >noi parliamo. Parliamo e raccontiamo la nostra esperienza, studiamo i misteri >e i pericoli della base Usa di S. Stefano promuovendo convegni a cui invitiamo >esperti che ci aiutino (per dirla con le parole del comitato dei pescatori >di Capo Teulada) a conoscere meglio questo mostro, per essere più forti di >lui e batterlo. > >Parliamo e ci raccontiamo perché questo è il modo più antico e valido che >conosciamo per essere contro la guerra. > A si biri in paris e in paxi Giancarlo Nonis
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