la maddalena



Vi mando il mio contributo al convegno "Il Male Invisibile" tenutosi a Asti il 4 febbraio 2005

LA MADDALENA: UNA COMUNITA' IN VIA DI ESTINZIONE

La cosa più comune che capita a una persona che, come me, vive a La Maddalena è sentirsi invidiata dagli altri per questa fortuna. E’ un posto dove si percepisce veramente tutta la bellezza e l’immensa ricchezza della natura, fino a quando la poesia si frantuma davanti all’isola di S. Stefano dove sorge uno dei più grandi monumenti alla stupidità umana: la base militare Usa per sottomarini a propulsione nucleare.

Proprio come un tumore, questa base sta lentamente divorando l’isola e i suoi abitanti, come un tumore si sta espandendo materialmente fuori dai confini stabiliti in origine e, da punto di approdo per una nave appoggio per sommergibili a propulsione nucleare, sta per diventare la più grande base Usa di supporto logistico e per sommergibili a propulsione nucleare nel Mediterraneo.

La base militare di S. Stefano è stata istituita nel 1972 con un accordo segreto fra l’Italia e gli Usa mai ratificato in Parlamento. Non è questa la sede per dilungarsi sulle anomalie giuridiche che caratterizzano questo accordo, mi limiterò a dire che un accordo politico segreto può regolare solamente una situazione provvisoria (32 anni non sono un periodo di tempo provvisorio) e che deve essere ufficialmente noto il nome di coloro che lo hanno firmato, perché si facciano garanti sia del suo esito che della tutela dei cittadini degli stati firmatari.

Non a caso la Costituzione italiana sancisce che gli accordi internazionali (anche segreti) siano ratificati in Parlamento: perché non venga meno il principio della sovranità territoriale a cui nessuno Stato può rinunciare.

Io non so come la vedete voi, ma qui c’è qualcuno che ha commesso un furto e qualcuno che si è reso complice!

Cosa ci abbiamo guadagnato?

Nel 1981 è stato fatto uno studio in cui si analizzavano i costi e i benefici che la base comportava per il Comune di La Maddalena. E’ emerso che la base era costata al comune un miliardo e mezzo di lire.

I militari e i civili statunitensi impiegati nelle basi non pagano tasse né imposte di alcun tipo nel nostro territorio. Non so cosa fanno altrove, ma a La Maddalena non pagano i parcheggi a pagamento e non sono nemmeno soggetti al nostro codice stradale. Infatti circolano con auto con le ruote sporgenti dalla carrozzeria, con frecce bianche invece che gialle, con targhe inesistenti (dopo l’11 settembre 2001 hanno sostituito la targa AFI con sigle come CK, CJ, CV) e gli eccessi di velocità sono all’ordine del giorno (ma non vengono multati).

Non comprano niente nei nostri negozi perché hanno i loro sia a S. Stefano che a La Maddalena, così come non li si vede mai nei nostri ristoranti. Li si vede solo in alcuni bar, che pare vengano loro indicati quando prendono servizio a La Maddalena (ma non siamo mai riusciti a verificare la veridicità di questa informazione).

Certo, per ora alcuni maddalenini affittano loro alloggi…per ora, perché il progetto di ampliamento della base che è stato approvato nel settembre 2003 prevede la costruzione nell’isola di La Maddalena di 50.000 metri quadri di alloggi e altre strutture, che costituiscono la base di supporto logistico.

Non è certo su quei pochi bar (mezza dozzina su una quarantina) o sugli affitti (per altro tutti in nero poiché, per questioni di sicurezza, nessuno firma contratti) che si regge l’economia dell’isola.

Non si può nemmeno dire che la base dia lavoro. Siamo poco meno di 12.000 abitanti di cui circa 1.200 iscritti alle liste di collocamento. La base dà lavoro a 180 maddalenini, assunti per la maggior parte con contratti-capestro, che per mettersi in malattia devono chiedere le ferie o licenze. Inoltre, da ottobre del 2004, ogni mese c’è stato qualche lavoratore che è stato licenziato per essere rimpiazzato con civili statunitensi.

L’economia dell’isola è in ginocchio. Il comune è in deficit dagli anni ’80 ed è anche sotto organico, ma non avendo soldi non bandisce concorsi (assume solo lavoratori stagionali part-time).

La marina militare italiana ha iniziato a smantellare nel 2000, quindi anche l’arsenale (che dava lavoro a 800 persone) ha ridotto enormemente l’organico e non ha più ragione di esistere tant’è che si parla da tempo di venderlo. Non sarà così facile, visto che si è scoperto da poco che è pieno di amianto.

Stiamo perdendo terreno anche riguardo al turismo. Abbiamo pochi alberghi e tutti piuttosto piccoli. C’è una carenza mostruosa di posti barca e non si riesce a costruire un porto decente perché manca spazio. Non si può costruire di fronte alla base perché da quest’estate si sono presi quasi tutto lo specchio d’acqua fino alla costa maddalenina per questioni di sicurezza. Per passare da una parte all’altra e andare a Caprera dobbiamo chiedere il permesso e mostrare un documento di identità alla capitaneria di porto. Non siamo in grado di accogliere navi da crociera, cosa che potremmo fare benissimo se non ci fosse la base di S. Stefano…infatti le navi da crociera attraccano a Palau, sulla costa a nord della Sardegna.

Abbiamo perso occasioni d’oro per via della presenza della base Usa: come la possibilità di aprire un centro di talassoterapia e di ospitare la regata della Coppa America…noi ospitiamo solo sottomarini a propulsione nucleare.

Si percepisce sempre più il disagio che tutto questo sta creando in tante piccole forme di insofferenza che sommate diventano un problema sempre più difficile da gestire: aumenta il numero di persone depresse, i giovani se ne vanno in cerca di futuro come avveniva in molti paesi d’Italia dopo la guerra (ma non a La Maddalena), c’è un tasso di alcolismo e tossicodipendenza che fa impressione. Negli ultimi anni avvengono anche episodi di microcriminalità che prima non esisteva affatto.

L’incidente al sottomarino Hartford, avvenuto il 20 ottobre 2003, ha dimostrato che siamo anche in pericolo. Viviamo sopra una polveriera che non ha vie di fuga: abitanti di un’isola di un’altra isola, intrappolati in mezzo al mare. Intrappolati anche dal silenzio delle autorità politiche e sanitarie che preferiscono fare buon viso a cattivo gioco piuttosto che mettersi dalla nostra parte.

Il nostro piano di emergenza risale al 1975 e ci risulta che sia stato preso ad esempio per redarre tutti gli altri piani di emergenza per i porti nucleari italiani, che risalgono al 1979. Eppure, ad oggi, tutto quello che sappiamo riguardo al suo contenuto lo abbiamo letto grazie a uno scoop pubblicato l'anno scorso dalla testata giornalistica "L'Unione Sarda". Non sappiamo quali sono le autorità preposte alla predisposizione del piano, né alla comunicazione di un'eventuale emergenza, né che copertura finanziaria sia stata stanziata nel bilancio comunale.

In caso di incidente, la popolazione dovrà essere allontanata oltre un raggio di 50 chilometri dal luogo dove è avvenuto, entro 60 minuti dall'annucio dell'emergenza e senza toccare l'acqua! Il Co.Ci.S non si è mai battuto per il piano di emergenza perché è evidentemente una presa in giro che non siamo disposti a subire.

A fine ottobre 2004, durante un convegno medico tenutosi a La Maddalena, i medici militari hanno dichiarato di non essere preparati a ovviare a emergenze di tipo radiologico o nucleare ma di essere preparati solo per affrontare traumi post-bombardamento o attacco terroristico. Bene, se si pensa che a detta dei vertici della base Usa di S. Stefano, questa è sempre stata un potenziale bersaglio terroristico (lo si evince da numerose dichiarazioni rilasciate alla stampa locale a partire dal 1986). Male, se si considera che abbiamo, a quanto pare, una delle strutture di decontaminazione più avanzate a livello europeo: peccato che nessuno la sappia usare!

Quando, a metà novembre 2003, il Criirad ha scoperto il Torio234 è stato scandaloso vedere che la nostra Asl non solo non era attrezzata per monitorare la nostra zona ma aveva più interesse a dire che era tutto a posto, come poi ha fatto. Ci saremmo aspettati che avviasse subito analisi di verifica, mentre questo è avvenuto solo a marzo 2004... quattro mesi dopo l'incidente!!!

Quando, poi, a settembre 2004, il prof. Fabrizio Aumento e i suoi collaboratori hanno rinvenuto il plutonio nessuno si è posto il problema di indagare ulteriormente. La commissione ambiente del Senato è ferma alle interrogazioni e sembra dare scarsa rilevanza alle richieste di convocazione pervenute dai comitati locali, noi compresi. La Procura della Repubblica di Tempio ha aperto un'inchiesta subito dopo l'incidente, ma a dicembre si stava ancora domandando se fosse il caso o meno di andare a controllare il luogo dove è avvenuto. Tra l'altro continua a prendere per buona l'isola Monaci quando oggi sappiamo che l'incidente è avvenuto alla Secca delle Bisce, che è da tutt'altra parte. Ammettere questo implica dover spiegare cosa ci facesse un sottomarino da quelle parti, visto che non è quello il loro percorso abituale.

La Maddalena, dal 1997, è un parco naturale nazionale eppure l'ente parco non ha mai svolto proprie indagini e il suo presidente non perde mai l'occasione di dire che la base e i suoi sottomarini non interferiscono con il suo lavoro perché c'erano già da prima. Queste disattenzioni da parte delle autorità ci fanno capire quanto poco abbiano a cuore la vita dei civili: noi siamo di intralcio, dobbiamo essere lasciati soli nella speranza che decidiamo di abbandonare la nostra terra per far posto ai militari.

La scarsa attenzione per il nostro diritto alla vita è dimostrata anche dal fatto che il presidio multizonale di prevenzione con il suo laboratorio di analisi ambientale permanente a La Maddalena è stato istituito solo nel 1984, dodici anni dopo l'istituzione della base! Ecco perché quando chiediamo che siano resi noti i dati precedenti il 1972, lo facciamo in maniera provocatoria: sappiamo benissimo che le autorità sanitarie locali non li hanno.

In conclusione, veniamo ai tumori reali.

A La Maddalena i medici di base sono in allarme già da dieci anni e stanno raccogliendo i loro casi. Il loro lavoro, è inutile dirlo, sta passando sotto silenzio.

Dal 1992 al 2001, secondo il registro dei tumori di Sassari, alcuni tumori stanno crescendo in maniera esponenziale e indistintamente fra uomini e donne dai 40 anni in su. Aumentano i linfomi, i tumori alla vescica, alla pleura e alla tiroide. L'incidenza non è allarmante, se si considera che è molto al di sotto della media nazionale. Lo è però se si tiene conto del fatto che per calcolare l'incidenza si usa una misura standard caso/100.000 abitanti, che tutti i militari di stanza a La Maddalena e molti civili non si curano in Sardegna (quindi non figurano nel registro dei tumori di Sassari né in quello di Olbia) e che nel nord della Sardegna l'incidenza è superiore alla media regionale.

Certo, a La Maddalena bisogna fare i conti con le numerose strutture della marina militare italiana così affezionata all'uso dell'amianto. Ma è pure vero che, anche in questo caso, bisogna fare i conti con il silenzio delle autorità sanitarie che ancora non si decidono a far partire un'indagine ufficiale sui tumori e le loro cause.

Come avrete capito, la lotta del Co.Ci.S è principalmente contro il silenzio che genera inconsapevolezza. In un paese sempre più schiacciato dal segreto di stato, dal dilagare dell'applicazione spropositata del codice militare, governato da uno Stato sempre più lontano dalle reali esigenze del suo popolo noi parliamo. Parliamo e raccontiamo la nostra esperienza, studiamo i misteri e i pericoli della base Usa di S. Stefano promuovendo convegni a cui invitiamo esperti che ci aiutino (per dirla con le parole del comitato dei pescatori di Capo Teulada) a conoscere meglio questo mostro, per essere più forti di lui e batterlo.

Parliamo e ci raccontiamo perché questo è il modo più antico e valido che conosciamo per essere contro la guerra.