[ base alla maddalena ] chi ha ragione i corsi o l'ente gestione parco ?



 la  nuova  del 19\11\2004


Il parlamentino della Corsica: «Via i sommergibili atomici Usa» Voto unanime
dell'Assemblea dell'«Isola di Bellezza» che si allinea con l'esecutivo
regionale sardo e chiede lo smantellamento della base di Santo Stefano

DAL NOSTRO INVIATO DI PIERO MANNIRONI


 AJACCIO. La base della Us Navy a Santo Stefano deve essere smantellata. E
questo deve accadere entro un lasso di tempo ragionevolmente breve. L'
Assemblea regionale della Corsica ha votato una mozione che ha un fortissimo
peso politico. Prima di tutto perché esprime una posizione netta e decisa di
tutta la comunità corsa contro la presenza nucleare nell'arcipelago
maddalenino, ad appena 15 chilometri dall'«Isola di Bellezza». Poi, perché
il documento è stato votato all'unanimità. Caso rarissimo, se non unico
nella storia del parlamentino corso, caratterizata da rapporti storicamente
tormentati e spaccature insanabili.
 Incredibilmente, così, la destra gollista, i radicali di sinistra, i
socialisti, i nazionalisti e i comunisti hanno votato insieme. Secondo i
commentatori politici francesi è un elemento che conferma un dato: l'
opposizione alla presenza militare americana alla Maddalena non è ideologica
e né, tantomeno, politica. E' invece una reazione che nasce dal timore di un
possibile disastro nucleare nelle Bocche di Bonifacio. Ipotesi non certo
remota, soprattutto dopo il misterioso "spanciamento" del sommergibile a
propulsione atomica Uss Hartford nell'ottobre dello scorso anno.
 L'iniziativa politica contro la base Usa di Santo Stefano è partita dal
gruppo «Comunista, Repubblicano e cittadino» del quale è leader l'ex sindaco
di Sartene Domenique Bucchini.
 Ma Bucchini non ha fatto altro che tradurre e condensare in un documento
quello che era un sentimento largamente diffuso nel parlamentino corso. Un
sentimento che era poi lo specchio fedele di una preoccupazione che ha
rapidamente contagiato tutta l'«Isola di Bellezza». Per una questione di bon
ton istituzionale, l'Assemblea della Corsica non si era ancora pronunciata
sul problema. Aveva infatti lasciato l'iniziativa a Parigi e soprattutto al
ministro dell'Ambiente Roseline Bachelot che, a nome del governo francese,
aveva chiesto spiegazioni a Washington e al comando della Sesta Flotta
americana, a Napoli.
 Per dire la verità, l'iniziativa di Parigi è apparsa piuttosto debole
rispetto alle pressioni politiche che arrivavano dalla Corsica. Un
atteggiamento che ha alimentato molte voci su un possibile coinvolgimento
dei francesi nel misterioso "incidente" dell'Hartford che si è cercato di
ridimensionare in tutti i modi.
 Eppure, le pressioni che arrivavano dalla Corsica erano politicamente
autorevoli. Come quella dell'ex ministro gollista e attuale presidente del
parlamentino di Ajaccio Josè Rossi. O come quella del deputato radicale e
consigliere regionale Paul Giacobbi. Ma soprattutto aveva colpito l'
atteggiamento preoccupato e severo del del senatore, presidente dell'
esecutivo corso e sindaco di Porto Vecchio Camille de Rocca Serra. Forse l'
uomo più potente dell'isola francese.
 In un incontro tra le associazioni ambientaliste sarde e corse, svoltosi
nella chiesa sconsacrata dei templari di Bonifacio il 24 gennaio scorso,
Rocca Serra era stato durissimo: «Da parte delle autorità americane c'è
stata una scarsa trasparenza sull'incidente al sommergibile Hartford che non
può non inquietare».
 Ma il vero freno a un'iniziativa politica nell'«Isola di Bellezza» è stato
soprattutto un problema di galateo istituzionale. E cioé che la base della
Us Navy si trova in territorio italiano e non sembrava così corretto
sindacare su accordi bilaterali tra stati stranieri. Per di più alleati. Ma
da questa diga di correttezza nelle relazioni internazionali hanno tracimato
tutte le paure e le preoccupazioni che si vivono oggi in Corsica per la la
presenza dei sommergibili nucleari a Santo Stefano. Ecco così l'offensiva
delle associazioni ambientaliste, che hanno chiesto la consulenza di
laboratori indipendenti per rilevamenti e monitoraggi nelle acque delle
Bocche. Ma ha segnato il clima politico corso soprattutto l'inquietudine
dichiarata di uomini influenti come Rossi, Rocca Serra, Giacobbi e Talamoni
o carismatici come Edmond Simeoni. Un'icona del nazionalismo corso.
 A rompere questo equilibrio instabile tra il sentire e il fare, tra il
timore e l'iniziativa, dando così corpo e sostanza a un sentimento diffuso,
è stata la posizione espressa con determinzione dal presidente della giunta
regionale Renato Soru il 21 ottobre scorso, durante la visita alla Maddalena
e a Santo Stefano: «La base Usa deve essere smantellata in tempi
ragionevoli. Noi sardi abbiamo ospitato gli americani per 32 anni, ora altri
si facciano carico di questa presenza. Vadano via, in amicizia».
 La risposta è arrivata subito dopo: il 28 ottobre la mozione contro la base
di Santo Stefano era infatti in discussione nell'Assemblea della Corsica.
 Interessante verificare gli elementi di discussione e le determinazioni
raggiunte. «L'incidente che ha coinvolto il sottomarino Hartford nelle acque
delle Bocche di Bonifacio, non lontano dalla base Usa di Santo Stefano - si
legge nella mozione votata all'unanimità - ha messo in luce il pericolo che
pesa su tutta la zona, in mare e in terra, per questa presenza nucleare
militare».
 E ancora: «Le manovre per spiegare i fatti da parte delle autorità militari
americane, per dissimulare le conseguenze, hanno rivelato l'esistenza di
molti incidenti accaduti negli anni passati».
 Un passaggio che fa intuire una realtà ancora non conosciuta al di qua
delle Bocche. A quali incidenti si fa infatti riferimento nella mozione
votata ad Ajaccio nei giorni scorsi? L'unico precedente conosciuto nei mari
sardi prima di quello dell'Uss Hartford è infatti quello del sommergibile
Uss Ray, schiantatosi contro l'isolotto di Serpentara nel 1977.
Evidentemente i francesi hanno maggiori conoscenze sull'attività della
marina americana nel Mediterraneo.
 Ecco poi, di seguito, le richieste che vengono formulate ufficilmente alle
autorità francesi:
 1) prevedere, attraverso un'apposita voce nel bilancio pubblico, un
programma continuo di analisi effettuate da laboratori indipendenti, come il
Criirad (l'istituto che ha rilevato la presenza del Torio 234 e del Plutonio
alla Maddalena);
 2) avere dalle autorità italiane i risultati degli studi sul "punto zero" e
dei controlli permanenti sulle emissioni radioattive;
 3) la creazione di un piano d'aiuto e di soccorso per le popolazioni, in
caso di incidente nucleare: stoccaggio di iodio, sistemi d'allarme,
evacuazioni ecc.
 4) l'integrazione del traffico dei sommergibili nucleari nel sistema di
regolazione del traffico delle navi mercantili nelle Bocche di Bonifacio e
la sincronizzazione dell'attività dei due "semafori" di Capo Pertusato e
della Maddalena.
 E infine, la risoluzione politica: «L'Assemblea della Corsica si associa
alla linea manifestata dalle autorità sarde, che chiedono lo smantellamento
totale della base di Santo Stefano entro un termine stabilito e
ragionevole».
 Un'ultimo elemento di riflessione. Il 18 novembre dello scorso anno il
presidente dell'assemblea corsa, Josè Rossi, dichiarò alla stampa francese:
«Quello dell'Hartford è stato un incidente giudicato serio, che ha reso
necessaria l'immediata evacuazione dell'equipaggio».
 Un particolare inedito che arriva da una fonte autorevole. Evidentemente, i
francesi sanno molto di più su quell'incidente nascosto dagli americani per
tre settimane e banalizzato con imbarazzo dai nostri vertici militari.
 Ora il voto unanime del parlamentino corso rafforza la posizione espressa
dalla giunta regionale sarda. Ma soprattutto sterilizza in Italia ogni
possibile strumentalizzazione politica.



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la nuova  cronaca  gallutra  del 19\11\2004

«La base? Per noi non è un problema»
Cualbu, presidente del Parco della Maddalena: «Possiamo convivere bene con
gli americani»
«In questo territorio il presidio è una realtà irrinunciabile»

 LA MADDALENA. «La base americana non ci dà fastidio e al momento non
rappresenta un pericolo». Il presidente del Parco della Maddalena Gianfranco
Cualbu sgombera il campo dalle polemiche circa la presunta difficile
convivenza tra l'ente parco e la base. «In Europa ci sono numerose basi
atomiche - dice Cualbu - per esempio in Francia ed in Svizzera, ai confini
con l'Italia. Noi paghiamo l'energia elettrica maggiorata perchè non
vogliamo più quelle centrali atomiche. E per quanto riguarda invece le
analisi che sono state fatte dagli esperti nell'arcipelago della Maddalena -
aggiunge il presidente - non ci sono prove sulla presenza di radioattività a
causa dei sommergibili nucleari americani.
 «La radio attività è naturale - aggiunge Gianfranco Cualbu -: lo dice un
esperto di fama internazionale come il professor Ladu, che queste acque le
esamina da oltre trent'anni. "Quel tipo di radioattività lo troviamo a Santo
Stefano ma anche all'Asinara dove sommergibili americani non ce ne sono.
Dunque cerchiamo di essere seri. Chi vuole mandar via gli americani da
questo posto, è naturalmente libero di manifestare liberamente il suo
pensiero. Ma non è giusto utilizzare come pretesto la questione della
radioattività, dal momento che sinora non è stato dimostrato che quei
sommergibili sono pericolosi per la nostra salute. E poi - prosegue il
presidente del Parco - ci siamo resi conto dell'ubicazione della Maddalena e
della sua importanza strategica nel mar Mediterraneo?. Qui, da Nelson in
poi, ci sono state diverse marine, quella italiana è andata via lasciando
soltanto la scuola sottufficiali. Ora qui ci sono gli americani che sono
nostri alleati. Credo che se loro un domani dovessero andar via, arriverebbe
comunque la marina europea. Penso infatti - conclude Gianfranco Cualbu - che
questo posto non possa rimanere a lungo senza un presidio».
 Nei giorni scorsi alla Maddalena c'è stato un incontro tra Cualbu e Jerome
Polverini, responsabile del settore Ambiente della Corsica. Anche il collega
francese dice la sua sulla presenza della base americana a Santo Stefano.
«Non conosco bene il caso specifico - spiega Polverini - ma posso dire di
essere favorevole alle basi di sottomarini di Brest, in Francia. Ad ogni
modo, sappiamo che i risultati delle analisi effettuate nelle acque dell'
arcipelago maddalenino non sono così allarmanti come è stato affermato da
alcuni».

Andrea Nieddu


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