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[ base alla maddalena ] chi ha ragione i corsi o l'ente gestione parco ?
- Subject: [ base alla maddalena ] chi ha ragione i corsi o l'ente gestione parco ?
- From: "giuseppe scano" <useppescano at virgilio.it>
- Date: Fri, 19 Nov 2004 14:49:09 +0100
la nuova del 19\11\2004 Il parlamentino della Corsica: «Via i sommergibili atomici Usa» Voto unanime dell'Assemblea dell'«Isola di Bellezza» che si allinea con l'esecutivo regionale sardo e chiede lo smantellamento della base di Santo Stefano DAL NOSTRO INVIATO DI PIERO MANNIRONI AJACCIO. La base della Us Navy a Santo Stefano deve essere smantellata. E questo deve accadere entro un lasso di tempo ragionevolmente breve. L' Assemblea regionale della Corsica ha votato una mozione che ha un fortissimo peso politico. Prima di tutto perché esprime una posizione netta e decisa di tutta la comunità corsa contro la presenza nucleare nell'arcipelago maddalenino, ad appena 15 chilometri dall'«Isola di Bellezza». Poi, perché il documento è stato votato all'unanimità. Caso rarissimo, se non unico nella storia del parlamentino corso, caratterizata da rapporti storicamente tormentati e spaccature insanabili. Incredibilmente, così, la destra gollista, i radicali di sinistra, i socialisti, i nazionalisti e i comunisti hanno votato insieme. Secondo i commentatori politici francesi è un elemento che conferma un dato: l' opposizione alla presenza militare americana alla Maddalena non è ideologica e né, tantomeno, politica. E' invece una reazione che nasce dal timore di un possibile disastro nucleare nelle Bocche di Bonifacio. Ipotesi non certo remota, soprattutto dopo il misterioso "spanciamento" del sommergibile a propulsione atomica Uss Hartford nell'ottobre dello scorso anno. L'iniziativa politica contro la base Usa di Santo Stefano è partita dal gruppo «Comunista, Repubblicano e cittadino» del quale è leader l'ex sindaco di Sartene Domenique Bucchini. Ma Bucchini non ha fatto altro che tradurre e condensare in un documento quello che era un sentimento largamente diffuso nel parlamentino corso. Un sentimento che era poi lo specchio fedele di una preoccupazione che ha rapidamente contagiato tutta l'«Isola di Bellezza». Per una questione di bon ton istituzionale, l'Assemblea della Corsica non si era ancora pronunciata sul problema. Aveva infatti lasciato l'iniziativa a Parigi e soprattutto al ministro dell'Ambiente Roseline Bachelot che, a nome del governo francese, aveva chiesto spiegazioni a Washington e al comando della Sesta Flotta americana, a Napoli. Per dire la verità, l'iniziativa di Parigi è apparsa piuttosto debole rispetto alle pressioni politiche che arrivavano dalla Corsica. Un atteggiamento che ha alimentato molte voci su un possibile coinvolgimento dei francesi nel misterioso "incidente" dell'Hartford che si è cercato di ridimensionare in tutti i modi. Eppure, le pressioni che arrivavano dalla Corsica erano politicamente autorevoli. Come quella dell'ex ministro gollista e attuale presidente del parlamentino di Ajaccio Josè Rossi. O come quella del deputato radicale e consigliere regionale Paul Giacobbi. Ma soprattutto aveva colpito l' atteggiamento preoccupato e severo del del senatore, presidente dell' esecutivo corso e sindaco di Porto Vecchio Camille de Rocca Serra. Forse l' uomo più potente dell'isola francese. In un incontro tra le associazioni ambientaliste sarde e corse, svoltosi nella chiesa sconsacrata dei templari di Bonifacio il 24 gennaio scorso, Rocca Serra era stato durissimo: «Da parte delle autorità americane c'è stata una scarsa trasparenza sull'incidente al sommergibile Hartford che non può non inquietare». Ma il vero freno a un'iniziativa politica nell'«Isola di Bellezza» è stato soprattutto un problema di galateo istituzionale. E cioé che la base della Us Navy si trova in territorio italiano e non sembrava così corretto sindacare su accordi bilaterali tra stati stranieri. Per di più alleati. Ma da questa diga di correttezza nelle relazioni internazionali hanno tracimato tutte le paure e le preoccupazioni che si vivono oggi in Corsica per la la presenza dei sommergibili nucleari a Santo Stefano. Ecco così l'offensiva delle associazioni ambientaliste, che hanno chiesto la consulenza di laboratori indipendenti per rilevamenti e monitoraggi nelle acque delle Bocche. Ma ha segnato il clima politico corso soprattutto l'inquietudine dichiarata di uomini influenti come Rossi, Rocca Serra, Giacobbi e Talamoni o carismatici come Edmond Simeoni. Un'icona del nazionalismo corso. A rompere questo equilibrio instabile tra il sentire e il fare, tra il timore e l'iniziativa, dando così corpo e sostanza a un sentimento diffuso, è stata la posizione espressa con determinzione dal presidente della giunta regionale Renato Soru il 21 ottobre scorso, durante la visita alla Maddalena e a Santo Stefano: «La base Usa deve essere smantellata in tempi ragionevoli. Noi sardi abbiamo ospitato gli americani per 32 anni, ora altri si facciano carico di questa presenza. Vadano via, in amicizia». La risposta è arrivata subito dopo: il 28 ottobre la mozione contro la base di Santo Stefano era infatti in discussione nell'Assemblea della Corsica. Interessante verificare gli elementi di discussione e le determinazioni raggiunte. «L'incidente che ha coinvolto il sottomarino Hartford nelle acque delle Bocche di Bonifacio, non lontano dalla base Usa di Santo Stefano - si legge nella mozione votata all'unanimità - ha messo in luce il pericolo che pesa su tutta la zona, in mare e in terra, per questa presenza nucleare militare». E ancora: «Le manovre per spiegare i fatti da parte delle autorità militari americane, per dissimulare le conseguenze, hanno rivelato l'esistenza di molti incidenti accaduti negli anni passati». Un passaggio che fa intuire una realtà ancora non conosciuta al di qua delle Bocche. A quali incidenti si fa infatti riferimento nella mozione votata ad Ajaccio nei giorni scorsi? L'unico precedente conosciuto nei mari sardi prima di quello dell'Uss Hartford è infatti quello del sommergibile Uss Ray, schiantatosi contro l'isolotto di Serpentara nel 1977. Evidentemente i francesi hanno maggiori conoscenze sull'attività della marina americana nel Mediterraneo. Ecco poi, di seguito, le richieste che vengono formulate ufficilmente alle autorità francesi: 1) prevedere, attraverso un'apposita voce nel bilancio pubblico, un programma continuo di analisi effettuate da laboratori indipendenti, come il Criirad (l'istituto che ha rilevato la presenza del Torio 234 e del Plutonio alla Maddalena); 2) avere dalle autorità italiane i risultati degli studi sul "punto zero" e dei controlli permanenti sulle emissioni radioattive; 3) la creazione di un piano d'aiuto e di soccorso per le popolazioni, in caso di incidente nucleare: stoccaggio di iodio, sistemi d'allarme, evacuazioni ecc. 4) l'integrazione del traffico dei sommergibili nucleari nel sistema di regolazione del traffico delle navi mercantili nelle Bocche di Bonifacio e la sincronizzazione dell'attività dei due "semafori" di Capo Pertusato e della Maddalena. E infine, la risoluzione politica: «L'Assemblea della Corsica si associa alla linea manifestata dalle autorità sarde, che chiedono lo smantellamento totale della base di Santo Stefano entro un termine stabilito e ragionevole». Un'ultimo elemento di riflessione. Il 18 novembre dello scorso anno il presidente dell'assemblea corsa, Josè Rossi, dichiarò alla stampa francese: «Quello dell'Hartford è stato un incidente giudicato serio, che ha reso necessaria l'immediata evacuazione dell'equipaggio». Un particolare inedito che arriva da una fonte autorevole. Evidentemente, i francesi sanno molto di più su quell'incidente nascosto dagli americani per tre settimane e banalizzato con imbarazzo dai nostri vertici militari. Ora il voto unanime del parlamentino corso rafforza la posizione espressa dalla giunta regionale sarda. Ma soprattutto sterilizza in Italia ogni possibile strumentalizzazione politica. ------------ la nuova cronaca gallutra del 19\11\2004 «La base? Per noi non è un problema» Cualbu, presidente del Parco della Maddalena: «Possiamo convivere bene con gli americani» «In questo territorio il presidio è una realtà irrinunciabile» LA MADDALENA. «La base americana non ci dà fastidio e al momento non rappresenta un pericolo». Il presidente del Parco della Maddalena Gianfranco Cualbu sgombera il campo dalle polemiche circa la presunta difficile convivenza tra l'ente parco e la base. «In Europa ci sono numerose basi atomiche - dice Cualbu - per esempio in Francia ed in Svizzera, ai confini con l'Italia. Noi paghiamo l'energia elettrica maggiorata perchè non vogliamo più quelle centrali atomiche. E per quanto riguarda invece le analisi che sono state fatte dagli esperti nell'arcipelago della Maddalena - aggiunge il presidente - non ci sono prove sulla presenza di radioattività a causa dei sommergibili nucleari americani. «La radio attività è naturale - aggiunge Gianfranco Cualbu -: lo dice un esperto di fama internazionale come il professor Ladu, che queste acque le esamina da oltre trent'anni. "Quel tipo di radioattività lo troviamo a Santo Stefano ma anche all'Asinara dove sommergibili americani non ce ne sono. Dunque cerchiamo di essere seri. Chi vuole mandar via gli americani da questo posto, è naturalmente libero di manifestare liberamente il suo pensiero. Ma non è giusto utilizzare come pretesto la questione della radioattività, dal momento che sinora non è stato dimostrato che quei sommergibili sono pericolosi per la nostra salute. E poi - prosegue il presidente del Parco - ci siamo resi conto dell'ubicazione della Maddalena e della sua importanza strategica nel mar Mediterraneo?. Qui, da Nelson in poi, ci sono state diverse marine, quella italiana è andata via lasciando soltanto la scuola sottufficiali. Ora qui ci sono gli americani che sono nostri alleati. Credo che se loro un domani dovessero andar via, arriverebbe comunque la marina europea. Penso infatti - conclude Gianfranco Cualbu - che questo posto non possa rimanere a lungo senza un presidio». Nei giorni scorsi alla Maddalena c'è stato un incontro tra Cualbu e Jerome Polverini, responsabile del settore Ambiente della Corsica. Anche il collega francese dice la sua sulla presenza della base americana a Santo Stefano. «Non conosco bene il caso specifico - spiega Polverini - ma posso dire di essere favorevole alle basi di sottomarini di Brest, in Francia. Ad ogni modo, sappiamo che i risultati delle analisi effettuate nelle acque dell' arcipelago maddalenino non sono così allarmanti come è stato affermato da alcuni». Andrea Nieddu ---------------------------- http://cd.spinder.com www.censurati.it 328 6849962 -------------------------------
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