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Luci e ombre della Commissione URANIO IMPOVERITO Esclusi i poligoni dall'inchiesta
- Subject: Luci e ombre della Commissione URANIO IMPOVERITO Esclusi i poligoni dall'inchiesta
- From: "giuseppe scano" <useppescano at virgilio.it>
- Date: Fri, 19 Nov 2004 14:42:34 +0100
idem L'indagine del Senato è importante, ma non è una vittoria ROMA. Ha ragione chi invita alla prudenza. L'istituzione della commissione parlamentare d'inchiesta sugli effetti dell'uranio impoverito non è una vittoria politica. E' certo un momento importante, perché certifica l' esistenza di un problema finora negato con sospetta ostinazione, ma non è un traguardo, un punto d'arrivo. E' invece la speranza che si sia arrivati a un punto di partenza. Sembra infatti soprattutto una manifestazione di sensibilità parlamentare che ha sicuramente un peso e una sua importanza intrinseca, ma che non deve creare facili illusioni. Primo ragionamento: le commissioni parlamentari d'inchiesta nel nostro Paese hanno una storia e una tradizione per molti versi deludente. Sono infatti arrivate qualche volta a un passo dalla verità, ma poi non sono riuscite a coaugulare il lavoro di indagine e di accertamento in un'opzione politica concreta. Prendiamo la Commissione sulla P2, presieduta da Tina Anselmi. Penetrò in un mondo di segreti inconfessabili e di inquinamento delle istituzioni. Perfino di destabilizzazione democratica. Nella relazione di maggioranza la P2 venne definita «una società eversiva» e la legge Spadolini la cancellò. Perfino la massoneria la condannò nel processo al quale parteciparono due sardi: Armandino Corona come presidente del tribunale della fratellanza del Grande Oriente d'Italia e Mario Giglio come grande accusatore. Senza parlare poi dell'inquietante presenza della Loggia del sulfureo Licio Gelli nel caso Moro. Eppure, dopo molti anni, giudici di merito arrivarono all'assoluzione dei piduisti che ottennero così una riabilitazione giudiziaria se non morale. La Commissione Anselmi scoprì uno spaventoso verminaio che apriva scenari internazionali, si spinse fino al confine del giudizio gravissimo dell' eversione. E oggi cosa resta di tutto quel lavoro? Poco o nulla, se è vero che esponenti della P2 fanno parte addirittura del governo. E che dire della Commissione Stragi? Ha aperto il vaso di Pandora dove erano nascoste verità melmose e ha intuito intrecci tra pezzi dello Stato ed eversione, uniti nel disegno perverso della destabilizzazione destabilizzante. Risultato? Sulle stragi la verità è lontana. Il problema vero è quindi che lo strumento della Commissione d'inchiesta paga il prezzo ineluttabile delle appartenenze e delle culture politiche di chi ne fa parte. Si porta insomma dietro i difetti del sistema, le censure, i blocchi e i veleni. Apre importanti finestre di conoscenza, ma difficilmente offre verità. La Commissione d'inchiesta del Senato ha poi un altro limite, che è stato messo in evidenza l'altro ieri. Da uomini esperti e autorevoli come l'ex presidente della Commissione Difesa della Camera Falco Accame, che ha contestato il campo d'indagine troppo ridotto. Si indagherà infatti solo sui militari e solo tra quelli che sono stati inviati in missione in Bosnia e nel Kosovo. Sono perciò escluse esperienze come l'Iraq, la Somalia e la Macedonia. Eppure la storia drammatica i questi anni ci ha detto che sono molti i militari ammalatisi dopo avere partecipato a quelle operazioni che, con un termine tecnico-militare oggi molto in voga, vengono chiamate di "peace-keeping". E i civili? Come dice giustamente il parlamentare della Margherita Tonino Loddo vengono escluse le indagini sui poligoni italiani. Soprattutto quelli sardi. Oggi sono infatti una tragedia politica e sociale le decine di malati e di morti tra coloro che vivono vicino alle aree dove si svolgono le esercitazioni e dove vengono sperimentate e testate nuove armi. E poi, tutti tristemente si dimenticano colpevolmente di quei bambini nati con gravi deformità. Ma a far riflettere è soprattutto l'appello disperato del maresciallo Marco Diana, reduce della Somalia e consumato da un tumore. Diana, al quale lo Stato che ha servito non riconosce i diritti, parla con la dolorosa esperienza di chi in quell'inferno c'è passato e ora ne paga le conseguenze: «Non ci sia solo l'uranio impoverito, il "metallo del disonore", nel mirino della Commissione parlamentare d'inchiesta. La Commissione deve indagare su tutte le sostanze mutagene e cancerogene e non deve essere dirottata politicamente soltanto sul discorso uranio impoverito. Se faranno così, si concluderà tutto con un nulla di fatto e con lo spreco di altre vagonate di euro. Denaro che non si trova, invece, per curare chi si è ammalato al servizio dello Stato». Il problema, quello vero, è dunque in un sistema di mancate tutele, di scarsa considerazione per la salute dei militari e dei civili. Uranio impoverito, certo. Ma anche benzene, emissioni radio, bombardamenti elettromagnetici, esplosivi che producono ossidazioni che si trasformano poi in particelle di metalli pesanti che infine peetrano nell'organismo. Avvelenandolo. Ha ragione Diana: se si vuole fare testimonianza di verità occorre un grande atto di umiltà da parte di un potere sempre blindato dall'impunità, che accetterebbe così di mettersi in discussione. E, in questa inchiesta parlamentare, accettare il contributo dei malati, delle associazioni e degli scienziati indipendenti. Di chi, in fondo, ha il reale interesse a sapere e che, magari, sa davvero. p.m. ---------------------------- http://cd.spinder.com www.censurati.it 328 6849962 -------------------------------
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