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dal il manifesto del 26\06\2004
- Subject: dal il manifesto del 26\06\2004
- From: useppescano at virgilio.it
- Date: Wed, 30 Jun 2004 14:19:58 +0200
SARDEGNA Uranio, le troppe morti del Quirra e le bugie militari Soldati e civili del poligono di Perdasdefogu continuano ad ammalarsi e a morire di tumori I vertici militari negano l'uso dell'uranio impoverito nelle esercitazioni, ma il muro di omertà mostra le prime crepe. E oggi manifestazione a Tempio Pausania ANDREA FABOZZI INVIATO A CAGLIARI «Attenzione. Intorno ai bersagli potreste ritrovare numerosi proiettili all'uranio impoverito. Potrebbero essere deformati dall'impatto e coperti con una polvere nera di uranio... Non trattenetevi nelle vicinanze e non recuperate i proiettili. Indossate maschere e guanti protettivi. Lavate spesso la vostra uniforme speciale. Col tempo il vento e l'acqua potrebbero riportare nell'aria la polvere di uranio...». Sono alcune delle raccomandazioni della Nato ai soldati della brigata multinazionale West in Kosovo. Anche agli italiani. Non nascondono i rischi dell'uranio impoverito, del resto negli Stati uniti un collegamento tra le polveri di Depleted uranium e alcune forme di tumori era stato ipotizzato già negli anni '80, e regole precise di impiego di quel materiale erano state introdotte nei primi anni '90. Ma sono consigli che nessuno si è preoccupato di far avere ai pastori della Sardegna sud orientale, che quando entrano all'interno del poligono di Quirra-Perdasdefogu non hanno né guanti né maschere. E forse per questo muoiono, e sicuramente si ammalano per tumori al sistema emolinfatico in percentuale troppo alta. Una pecora non ha un'uniforme speciale. Non ce l'ha il pastore, non ce l'ha il contadino, non ce l'ha la verdura che lì cresce e non ce l'hanno nemmeno gli abitanti di Quirra, che hanno impiegato un po' a capire di essere finiti in mezzo al poligono di esercitazione più attraente per gli eserciti di mezzo mondo. Il più grande: da solo vale 13mila ettari di terreno e 28.400 chilometri quadrati di mare, un po' di più di tutta la superficie della Sardegna. Su 150 residenti nel piccolo comune, almeno 18 si sono ammalati di un tipo di tumore collegabile all'inalazione di uranio impoverito. Non erano protetti? Non lo erano evidentemente nemmeno i tre dipendenti della Vitrociset, che utilizza il poligono per sperimentazioni così come altre ditte «civili» (Alenia, Dalmine, Aerospatiale, Thomson...), morti anche loro. Eppure, ufficialmente, secondo la Difesa italiana, all'interno dei poligoni militari non si fa uso di armi all'uranio impoverito. E' l'ultimo segreto, l'ultima bugia che per essere smentita ha bisogno ancora di altro tempo, altre morti. Confermava ancora, meno di tre mesi fa, il nuovo comandante del Comando autonomo della Sardegna Angelo Dello Monaco: l'esercito italiano non dispone di proiettili all'uranio impoverito, nei poligoni sardi non se ne fa uso. La prova? Lui stesso, che per 11 anni ha partecipato a esercitazioni nel poligono di Capo Teulada - sud-ovest della Sardegna - «e sono qui vivo e sano». Ma che l'esercito italiano disponga di proiettili al Du è ormai assodato. Lo prevedono documenti Nato. Che non venga utilizzato nei poligoni di esercitazione è impossibile: tanto le ditte «civili» quanto le Forze armate fanno le loro sperimentazioni per testare la resistenza delle corazze, contro le quali nulla è più efficace del pesante uranio impoverito. Così, ammesso che si voglia credere alla favola degli italiani che non sparano l'uranio impoverito (ma i test, allora, a cosa servono?), nessuno può impedire alle forze armate straniere che sono di casa al Quirra di impiegarlo. E d'altro canto non esiste alcun bando internazionale perché alle forze armate straniere sia impedito l'utilizzo di armi al Du, come si affanna a chiedere da ultimo il responsabile sardo dell'Unac Michele Garau: oggi a Tempio Pausania per iniziativa dell'Unione nazionale arma dei carabinieri ci sarà un incontro sul tema, con i familiari dei soldati sardi colpiti da tumori. L'ultima speranza, per i familiari delle vittime, arriva dal tribunale di Roma che ha condannato l'esercito a risarcire i parenti di Stefano Melone, elicotterista di Viterbo, morto di leucemia a 40 anni. Il maresciallo era stato impegnato in numerose missioni all'estero, tra l'altro anche in Bosnia e Kosovo, ma prima aveva partecipato a esercitazioni in Sardegna, proprio nel poligono di Perdasdefogu. Dalla sua storia può aprirsi la prima crepa nel muro delle bugie. La seconda ci si aspetta che parta dal nuovo governo regionale: tra i candidati che si sono impegnati a promuovere un'indagine sulle morti sospette di Quirra (www.trefirme.info) c'è anche il nuovo presidente, Renato Soru.
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