sui soldati morti da uranuio impoverito nuova 29\06\2004



«Ora basta: intervenga Ciampi»
 
Falco Accame chiede l?intervento del capo dello Stato sul caso dei militari
italiani esposti all?uranio impoverito
 
 
 
 
 ROMA. Il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che è anche
capo delle forze armate, intervenga sul caso dei militari italiani esposti
all? uranio impoverito. Lo chiede il presidente dell? Associazione italiana
assistenza vittime arruolati nelle forze armate (Anavafaf), Falco Accame.
Un altro militare, fa sapere Accame, è morto per linfoma di Hodgkin.
 Si tratta di Fabio Porru di Cagliari e il fatto, prosegue il presidente
del? Anavafaf, «si è saputo al solito casualmente, dal padre nel corso di
un convegno, mentre si tratta di dati che il ministero della Difesa dovrebbe
comunicare alle commissioni parlamentari della Difesa».
 «Finalmente - ha proseguito - dopo le errate valutazioni espresse a seguito
della relazione Mandelli, nella quale si dava per certo che l?uranio impoverito
non presentasse pericoli, sta emergendo la verità: la relazione era affetta
da gravissimi errori di calcolo, solo in piccola parte evitati nelle relazioni
successive». Ora, ha aggiunto, «vista l?indifferenza delle istituzioni,
è necessario che intervenga direttamente il capo dello Stato».
 Intanto, dopo il naufragio della Commissione Mandelli, sempre più contestata
dalle associazioni dei familiari dei militari, qualcosa si muove anche a
livello di ministero della Difesa: mille militari italiani impegnati in
missioni all?estero saranno attentamente monitorati nel tempo per avere,
in meno di 10 anni, una risposta ?inequivocabile? sui possibili legami tra
esposizione all?uranio impoverito e l?aumento dell?incidenza dei tumori.
Questo studio che sarà portato avanti, secondo quanto riferito dal direttore
generale della Sanità militare, generale Michele Donvito, nel corso di un?audizione
in commissione Difesa della Camera.
 L?iniziativa, ha detto il generale Donvito, «rappresenta la logica conclusione
dei tanti sforzi sin qui posti in essere dalla Difesa per cercare di sgomberare
il campo dai dubbi sul tema dei rischi per la salute legati ai vari teatri
operativi».
 Un?iniziativa che comunque lascia molto perplessi. Prima di tutto perché
l?esercito statunitense ha già condotto questi studi e basterebbe semplicemente
acquisirli. Secondo: perché non si è fatto nulla fino ad ora?