La tragedia del Cessna Burcei, il Cessna ha cambiato rotta a causa d?una esercitazione militare?



  unione sarda del 27\5\2004

Rilevato dal radar dopo lo schianto

Giallo su un aereo non identificato
I controllori: «Probabilmente era un Atlantique»

Ci potrebbe essere stato un altro velivolo sulla rotta dell?aereo che si
è schiantato sulla cima di Bacu Malu. La mattina del 24 febbraio subito
dopo la caduta del Cessna Citation (marche Oe-Fan) comandato da Helmut Zulner,
che trasportava i cardiochirurghi Alessandro Ricchi e Antonio Carta, il
tecnico Gianmarco Pinna e altri due componenti l?equipaggio, i piloti Thomas
Giacomuzzi e Daniele Giacobbe, sugli schermi radar del centro di Avvicinamento
(App) di Cagliari (che sta a Decimomannu e che ha coordinato le operazioni
di ricerca e soccorso) c?è una traccia di un aereo non identificato. «Un
caso anomalo», dicono nelle conversazioni via radio i controllori di volo
che avvisano dell?intrusione i due elicotteri dell?Aeronautica ancora impegnati
nella ricerca del relitto e dei suoi occupanti.
Cosa ci faceva un aereo in una zona sotto la giurisdizione dell?Aeronautica
e chi era? Non solo, chi lo aveva autorizzato a volare su un?area sotto
stretto controllo dove era appena avvenuto un incidente, e, soprattutto,
dove si trovava verso le 5.49, ora in cui il Cessna ha impattato contro
la montagna? Ancora domande e dubbi. Potrebbe essere coinvolto in qualche
modo nella navigazione del velivolo che trasportava un cuore da trapiantare
su un cardiopatico ricoverato all?ospedale Brotzu?
Difficile dare risposte ma si può escludere subito che fosse un velivolo
impegnato in qualche esercitazione: i militari di Decimo ne sarebbero stati
sicuramente informati. I controllori dell?Avvicinamento, sempre secondo
quanto risulta dalle registrazioni delle conversazioni via radio con i mezzi
impegnati nei soccorsi, erano molto preoccupati dal quell?aereo non identificato.
Per questo segnalano ai due elicotteri dell?Aeronautica Ab212 la sua presenza.
Sul radar distinguono nettamente quel puntino arancione sullo sfondo nero
dello schermo: «Vediamo una traccia a bassa quota a circa 400 piedi (circa
130 metri) , potrebbe essere un Atlantique, dalle parti di Costa Rey, un
po? più a Nord. Forse è in contatto con Perdas e non con noi, una cosa un
po? anomala». Dubbi e interrogativi che rispuntano fuori a tre mesi dalla
tragedia: perché gli uomini radar dicono che è in contatto con Perdasdefogu?
Quello è solo un poligono interforze che non ha nessuna competenza o giurisdizione
sul controllo degli spazi aerei. Di più, se era veramente un Atlantique
(aerei militari antisommergibili che un tempo avevano la base nell?aeroporto
di Elmas e che ora sono stati trasferiti a Sigonella, in Sicila), perché
viaggiava senza essere stato identificato dagli stessi militari, creando
pericolo per gli altri aerei in volo sulla zona?
A Decimomannu avevano capito subito la pericolosità di quel velivolo: tanto
che i controllori di volo per tre volte hanno avvertito della sua presenza
gli elicotteri e sempre comunicando che era «Una traccia vista da poco,
sconosciuta, non in contatto con noi a circa 12/15 miglia a Nord di Carbonara
(dove è installato un radiofaro Vor)».
Dubbi che i magistrati Mauro Mura e Rossana Allieri, coadiuvati da uno staff
di esperti, stanno cercando di chiarire. Avranno ancora molto da lavorare.

Andrea Artizzu


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 la nuova  del  25\5\04

Una ipotesi del figlio del pilota che guidava l?aereo che trasportava i
cardiochirurghi dell?ospedale Brotzu



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 CAGLIARI. C?è una certezza e un?ipotesi. La prima: nell?ultima settimana
di febbraio lo spazio aereo fra Sinnai e Cagliari era off limits seppure
a tempo per un?esercitazione militare e lì - alle 5.40 di martedì 24 febbraio
- volava il Cessna, con a bordo i cardiochirurghi dell?ospedale San Michele,
in avvicinamento a Elmas e destinato a schiantarsi su Monte Cresia, a Burcei.
L?ipotesi: il traffico militare potrebbe essere una causa dell?improvviso
e inspiegabile cambio di rotta dell?Executive, con la discesa fatale a quota
tremila piedi?
 Certezza e ipotesi potrebbero essere anche lontane, niente oggi può confermare
un legame tra il volo del Cessna e le esercitazioni militari. Per adesso
neanche l?inchiesta della Procura e neppure la prima ricostruzione della
rotta seguita dall?Executive, decollato da Ciampino con un cuore prelevato
dall?equipe cagliaritana e destinato a un paziente del San Michele. La magistratura
cagliaritana è in attesa delle relazioni dei tre esperti, incaricati di
ricostruire i minuti che hanno preceduto l?impatto e la morte dell?equipe
guidata da Alessandro Ricchi e composta da Antonio Carta e Gianmarco Pinna,
e dell?equipaggio: Helmut Zurner, Thomas Giacomuzzi e Daniele Giacobbe.
Eppure c?è una domanda che lascia aperta una possibilità investigativa che
vada oltre il guasto aereo, l?errore umano: chi ordinò al pilota del Cessna
- il comandante Helmut Zurner - di cambiare rotta, di violare la ?quota-sicurezza?,
nonostante l?altitudine indicata dalle carte e dalle procedure fosse cinquemila
piedi? A sollevare la domanda è stato Christian Zurner, figlio del pilota.
Lo ha fatto l?altro giorno dopo aver sorvolato - insieme allo zio che ha
il brevetto - la zona del disastro e una visita al cippo in ricordo del
disastro.
 C?è una premessa indispensabile per capire, in attesa della risposta che
dovrà arrivare dalla Procura: i piloti sanno di divieti, esercitazioni militari
e traffico aereo sulla rotta grazie ai «notam», per esteso Notice to airman.
Sono bollettini indispensabili per evitare collisioni, non trovarsi al centro
di un attacco simulato, oppure finire in un?area interdetta dalla sicurezza,
leggi provvedimenti anti terrorismo. Il «notam», a Ciampino, fu consegnato
anche a Helmut Zulner, dopo la presentazione del piano di volo: decollo
e destinazione Cagliari-Elmas. Ma quando il Cessna era pronto per l?atterraggio
tanto da essere ?agganciato? dal radiofaro di Capo Carbonara, potrebbe essere
stato costretto da qualcosa o da qualcuno a uscire dall?aerovia che lo avrebbe
portato invece dritto fino alla pista sullo stagno di Santa Gilla. Con in
più quel dettaglio inedito svelato ancora dal figlio del pilota: il padre,
con dodicimila ore di volo sui Cessna, non si affidava mai al volo a vista.
Sempre e soltanto ai più sicuri voli strumentali: allora perché quella mattina
lo avrebbe fatto? A confermare al magistrato quel radicale cambiamento nelle
abitudini professionali del pilota sono stati i controllori dell?Avvicinamento
di Decimomannu e della Torre di Cagliari-Elmas. A dodici miglia dal radiofaro,
il Cessna avrebbe lasciato l?aerovia sicura e visto che aveva già individuato
l?aeroporto, chiese e ottenne l?autorizzazione al volo a vista, dopo aver
ascoltato anche le ultime informazioni sulle condizioni meteo: compresa
la segnalazione sul banco di nebbia su Monte Cresia, fatale insieme al volo
a bassa quota? La risposta è nei contatti via radio con il controllo aereo
adesso all?esame dei periti nominati dalla Procura: la registrazione è stata
sbobinata e si sa che c?è un buco di pochi minuti. Il vuoto resterà tale:
a bordo dell?Executive non c?era la scatola nera. (ua)