radioattività ed lavori alla base dela maddalena e altre news dallae zone militari sarde



 La nuova   sardegna cronaca  Olbia  Gallura  del  25\3\2004

Un'associazione di donne, multilaterale
La Maddalena, il volontariato supera le divisioni con gli americani




 LA MADDALENA. Anna Maria Nieddu, presidente dell'Associazione "Donna Oggi",
prende spunto dalla recente intervista a Mariella Cao per precisare gli
obiettivi del gemellaggio tra le donne maddalenine e le americane che
ruotano attorno alla base US Navy.
 «Questo incontro, avvenuto il 27 febbraio scorso, in un momento così
difficile per tutta la problematica sollevata intorno alla base americana,
ha avuto il valore di trovare un accordo nell'ambito del volontariato, al di
fuori delle strumentalizzazioni dei partiti. Vogliamo soprattutto - continua
la Nieddu - aiutare le persone in difficoltà, colpite da problemi di salute.
Le donne americane per molti anni hanno svolto questo compito, esattamente
come l'associazione che rappresento ha operato in tal senso nel territorio
isolano. Per questo ci siamo ritrovate e abbiamo deciso di gemellarci
creando un "Gruppo di Supporto" che aiuti le donne in generale anche a
livello finanziario, nel momento in cui si trovano ad affrontare un problema
grave quale la malattia da tumore».
 In particolare, spiega Anna Maria Nieddu, «pensiamo di poter far fronte ai
disagi che si affrontano per i viaggi nei centri specializzati. Abbiamo
anche proposto di acquistare un carrello per trasportare i bambini da un
reparto all'altro dell'Ospedale civile».
 Il primo approccio è così raccontato da Anna Maria Nieddu: «Sono stata
contattata da questa delegazione di donne americane che volevano conoscere
personalmente il presidente di "Donna Oggi" e capire se c'era la possibilità
di unire le forze di fronte a problematiche comuni. Si è trattato di un
incontro molto bello, abbiamo organizzato una festa con un concerto, cui
hanno partecipato anche molte donne maddalenine. C'è sembrato un segnale per
dimostrare l'affetto e l'alleanza possibile tra due mondi solo
apparentemente diversi. C'erano donne statunitensi ufficiali, infermiere,
tutte sensibili ed impegnate nel sociale. Non vogliamo essere etichettate,
né coinvolte nella querelle sulla radioattività. Siamo solo un gruppo di
volontariato».
 La prossima iniziativa congiunta è prevista per il 31 marzo, giorno in cui
è previsto un conviviale dove maddalenine e americane s'incontreranno di
nuovo per stringere ancora di più rapporti d'amicizia e reciproca conoscenza
e, soprattutto, per mettere in programma nuove iniziative comuni per dare
alla Maddalena una forma nuova di associazionismo, multilaterale.
 Barbara Calanca



LA MADDALENA
Alla manifestazione della pace  del 20\3\2004  il caso della base della Us
Navy




 LA MADDALENA. La manifestazione per la pace di Roma ha assunto un
significato particolare per la Sardegna che ospita il 60 per cento delle
installazioni militari presenti sul territorio italiano. A Roma, la Sardegna
è stata rappresentata da diverse sigle e numerosi cittadini che hanno
portato all'attenzione del popolo pacifista i pericoli e i vincoli economici
connessi alla presenza dei numerosi poligoni e della base nucleare
statunitense di Santo Stefano. L'arcipelago della Maddalena ha fatto sentire
la propria voce di pace grazie al Cocis (Comitato cittadino spontaneo) che
ha sfilato per la Capitale ricordando che sull'isola di Santo Stefano,
vicinissimo ai centri abitati della Maddalena e Palau, esiste dal 1972 una
base statunitense (non Nato) per l'assistenza ai sommergibili a propulsione
nucleare e che tale base, per volere dell'attuale Governo, è in fase di
ampliamento. L'emozionante marcia pacifista si è conclusa nella splendida
cornice del Circo Massimo, dove è stato dato largo spazio alle carovane
della pace che hanno attraversato tutta l'Italia nell'ultimo. Il
rappresentante della carovana che, giovedì 18 marzo è stata accolta alla
Maddalena da centinaia di maddalenini e palaesi, ha avuto l'onore di leggere
il primo comunicato, totalmente incentrato sul poligono di Quirra e sulla
base Usa di Santo Stefano. Il portavoce della carovana sarda, con cui il
Cocis ha concordato il testo dell'intervento, ha avanzato dal palco del
Circo Massimo la seguente richiesta: smantellamento graduale e prestabilito
della base nucleare di Santo Stefano nel rispetto dei livelli occupazionali
esistenti, così come stabilito dal consiglio regionale il 28 gennaio 2004.
B.C.


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  dalla stessa sezione dela nuopva  del  28\03\2004

Radioattività, servono nuovi controlli»
Parla un radiochimico della Maddalena. Timori sull'uranio impoverito





 LA MADDALENA. Gian Carlo Fastame è un radiochimico, è maddalenino, conosce
il problema della radioattività, ne vuole parlare, contribuendo al dibattito
sulla presenza americana nell'isola, sugli eventuali rischi.
 - Esiste il problema dell'inquinamento radioattivo a La Maddalena?
 «No, secondo le relazioni mensili del presidio multizonale di prevenzione
della Asl nº 1, riferite alla base dal 1979»
 - Ma il Criirad francese ha rilevato problemi di radioattività...
 «Per la base o per i sottomarini no; ha rilevato livelli elevati di
Thorio-234 radioisotopo naturale nelle alghe rosse».
 - Che relazione c'è tra i dati del Pmp e quelli della Criirad?
 «Nessuna relazione, sono due cose diverse. Il Pmp ricerca radioisotopi
artificiali di possibile rilascio dai sottomarini della base e la Criirad
non ha rilevato radioisotopi artificiali».
 - Quindi non dobbiamo preoccuparci per la base di S. Stefano?
 «Il lavoro del Pmp è solo una parte del controllo richiesto dalle leggi e a
noi non possono bastare dati statistici postumi. Penso che il piano
analitico sia lacunoso, da rivedere per i punti di prelievo e di controllo
e, soprattutto, che la gestione in loco sia assente e non trasparente. E'
certo che il rischio zero non esiste in nessun'attività umana. Se in questo
momento c'è un rilascio radioattivo, il Pmp lo rileva e suona un preallarme
come conseguenza. Fra due mesi il sindaco leggerà il dato analitico diluito
nella media giornaliera. Questo è il vero problema, il sistema dei controlli
nella normalità, non le relazioni mensili».
 - Il Criirad ha lavorato bene?
 «Sì, il laboratorio è qualificato, ho invece serie perplessità sui metodi
di campionamento che ha accettato, alla fine prevale il lato positivo: la
discussione. Invece l'allarme Criirad sull'uranio impoverito non è stato
raccolto. Il Criirad dice: "il Thorio-234 è naturale oppure proviene dai
proiettili d'uranio". Qualcuno si è preoccupato di assicurarci che a
Caprera, a Punta Rossa, non sono usati?»
 - Qual è la sua conclusione?
 «La conclusione soltanto apparentemente è confortante: non sono rilevati
problemi di radioattività dalla base ed è infondata l'equazione thorio
uguale radioattività uguale base Usa. Paradossalmente, stiamo parlando di
radioattività della base soltanto per merito dell'Hartford, ma questa
occasione è stata gestita in maniera fuorviante. Il problema principale è il
sistema dei controlli in condizione di normale operatività d'un sottomarino
e non necessariamente in conseguenza di un incidente. In pratica, la
gestione dei dati in tempo reale, esponendoli su un monitor in piazza del
Comune: tutto il contrario delle relazioni mensili e tutte cose che non si
decidono a Roma ma in consiglio comunale. Basterebbe, tra l' altro,
applicare anche il decreto legislativo 230 del 17 marzo 1995 per il capo X
relativo a "navi a propulsione nucleare in aree portuali", art.115 e
art.129. Finché c'è la base mi comporterei come se ci fosse la possibilità
di rilascio e mi organizzerei secondo la legge, per la tutela dei cittadini
e dell'ambiente».
B.C.



LA LETTERA
La Uiltrasporti sugli Usa alla Maddalena «Il sindaco la pensa come noi,
brava»
Riceviamo e pubblichiamo.

Le dichiarazioni del sindaco Rosanna Giudice riportate a grandi titoli dalla
stampa qualche giorno fa non hanno potuto che far piacere alla sacrivente
che in passato si è adoperata a favore dei lavoratori maddalenini
allorquando, non più tardi di due anni fa, si dovette assistere alla venuta
delle imbarcazioni targate Lauro che diedero inizio al trasporto di
personale verso la base di Santo Stefano.
 La Uiltrasporti denunciò la mancanza di attenzione verso l'imprenditoria
locale da parte delle autorità Usa e avviò trattative con l'armatore Lauro
allo scopo di iniziare l'assunzione di marittimi locali per ridurre i danni
fatti all'economia isolana. Assunzioni che ebbero decorrenza immediata.
 La Uiltrasporti non si stupisce delle parole del sindaco Rosanna Giudice
che chiede rispetto per i propri concittadini e occhio di riguardo verso le
maestranze presenti nel territorio per le quali esige una congrua ricaduta
economica a tutte le attività Usa in atto.
 Uiiltrasporti approva in pieno l'atteggiamento del sindaco che senza mezzi
termini chiede prima di ogni altra cosa chiarezza nell'informazione alla
popolazione in merito ai sospetti di radioattività e rivela la
determinazione di procedere verso la conoscenza esatta della situazione.
 Uiltrasporti condivide il coinvolgimento, auspicato dal sindaco, di tutto
il territorio nord est Sardegna comprendente l'intera Costa Smeralda poiché
da tempo il nostro intervento nel campo lavorativo abbraccia effettivamente
tale territorio nella consapevolezza che l'unione fa la forza.
 Dove a molti le dichiarazioni del sindaco Rosanna Giudice sembrano utopia,
alla scrivente segreteria suonano come un segnale di riconoscimento sulle
nostre recenti attività, a condivisione dei problemi del territorio al quale
apparteniamo e per i quali, da più di vent'anni, ci battiamo affinché venga
garantita, a tutti, la dovuta dignità di cittadini e di lavoratori.

Gaetano Selva Segretario Uiltrasporti


unione sarda    cronaca olbia gallura del 27\32004

Centraline di rilevamento su nave e sommergibili: «Mai un valore anomalo»
Welcome in Santo Stefano baraccopoli nel paradiso
Caserma inagibile, container e rottami ovunque e gli americani spiegano:
«Ecco cosa vogliamo fare»


Dal nostro inviato
Vito Fiori

Santo Stefano Poveri soldatini americani, costretti a vivere in
prefabbricati manco fossero terremotati italiani. O a dormire nelle chiatte
attraccate al pontile di Santo Stefano, a fianco alla Emory Land e ai
sommergibili a propulsione nucleare. Tutti i loro sforzi per migliorare la
base messa a disposizione dal Ministero della Difesa italiana non hanno
prodotto grandi risultati. «Casino abominevole», è la gentile definizione
del capitano di vascello Francesco Palopoli, comandante delle scuole
sottufficiali della Marina e delegato ai rapporti con l'Us Navy. Che sorride
dopo averla pronunciata, e si scusa con il senatore Pino Mulas per l'
esagerazione verbale. Ma non è un'esagerazione la sua. Basta avvicinarsi
alla "zona Alfa", quella parte dell'isola dove sventola sì il tricolore
nazionale ma che è sotto il controllo totale dei militari americani. Nella
garitta manca solo lo spray dei wrighters metropolitani per farne un piccolo
monumento al degrado. È giusto un assaggio. Il resto è all'interno. Con il
primo capannone dall'aspetto molto più che precario dove una dozzina di
marcantoni giocano a pallacanestro e altri a fare esercizi di ginnastica.
«Vede Ñ dice alzando lo sguardo il lieutenant Jennifer Cheswick, elegante a
dispetto della mimetica Ñ quando piove, qui si allaga tutto. È un problema».
Uno dei tanti che vengono lamentati da tempo per spingere sul progetto di
ristrutturazione della base. Non perché non ce ne sia bisogno, sia chiaro. A
leggerlo in chiave filoamericana sarebbe una normale dimostrazione (l'
ennesima) di ospitalità. Già, perché loro qui sono ospiti e gli ospiti non
si possono trattare male. Fosse così semplice nessuno farebbe obiezioni.
Però sorprende davvero questo casino abominevole, con rottami rugginosi
ovunque, container vecchi e nuovi ammassati sulla banchina, decine di
pianali e rocchetti in legno sistemati in qualche angolo del cortile. E poi
la caserma, la vecchia caserma della Marina utilizzata per diversi anni dall
'Us Navy e ora ridotta a rudere pericolante dopo essere stata dichiarata
inagibile. La dolce Jennifer fa da cicerone mostrando gli alloggi dei
soldati. Un corridoio lungo una decina di metri e stanze quattro per tre da
una parte e dall'altra dove dormono una ventina di fortunati (due per ogni
camera), gli altri a infilarsi nelle cuccette dei barconi di servizio.
Captain Eddie Gardiner, l'ufficiale che dirige la baracca anzi le baracche
in assenza del commodoro, non parla italiano ma è gentile e disponibile.
Preoccupato, innanzitutto, di sottolineare che a Santo Stefano funziona
tutto a meraviglia. Dal depuratore che serve anche l'insediamento della
Marina, alle centraline di rilevamento della radioattività. «Le nostre Ñ
dice Gardiner Ñ stanno sulle navi e sui sommergibili. Raccolgono campioni di
acqua e le analizzano». Domanda stupida per una risposta scontata: qualche
anomalia in tutti questi anni? «Assolutamente no». E invita a porre lo
stesso quesito agli operai che stanno controllando i generatori di corrente.
Sono maddalenini e contenti di lavorare per gli Usa. «Io sono
tranquillissimo Ñ afferma sicuro Domenico Ugazzi Ñ se solo avessi il minimo
dubbio sui rischi per la salute, beh, pensa che sarei tanto scemo da
correrli?». Mezzogiorno è passato da un pezzo quando il tenente Cheswick
torna nel gruppo con delle carte in mano. È quasi orgogliosa nel mostrare
una gigantografia realizzata al computer. «Ecco, questo è il progetto che
migliorerà la nostra base». Edifici bassi, massimo due piani, che forse non
stravolgeranno l'attuale vista sull'isola. La sola differenza, che comunque
non è di poco conto come sostengono ambientalisti e quanti si oppongono al
progetto, è che al posto dei prefabbricati ci saranno dei manufatti in
cemento e che di amovibile e di precario non ci sarà più niente. Elettra
Deiana, deputato di Rifondazione comunista, in una sua recente visita a
Santo Stefano si era fatta scappare un'osservazione abbastanza indicativa:
"O si porta avanti la ristrutturazione oppure si cacciano gli americani".
Difficile, almeno per ora, che la seconda ipotesi dell'onorevole Deiana
venga solo presa in considerazione. Per la prima, invece, ormai non ci
sarebbero neanche dubbi. Il benestare dell'assessorato regionale all'
ambiente che ritiene non pregiudizievole la cubatura prevista, è più di un
passo avanti e segue, in ogni caso, gli indirizzi del Governo, più volte
confermati dal Ministro della Difesa nonostante i diversi tentativi di
bloccare la pratica. Per il casino abominevole, per questo magazzino a cielo
aperto (parole di Francesco Paolopoli) è solo una questione di tempo.




DATI SU RADIOATTIVITÀ
«I controlli
metteteli
su Internet >>

Il senatore Pino Mulas è
prima di tutto un medico,
e come tale si preoccupa
della salute pubblica. La
sua decisione di visitare la
base di Santo Stefano
nasce infatti da questo
presupposto. «Voglio
sapere come stanno le
cose. Voglio la massima
chiarezza possibile ma ho
anche necessità di capire,
di conoscere la situazione.
Mi sembra che i cittadini
siano poco informati su
quanto accade qui». L'onorevole
prende nota delle
spiegazioni: tre sistemi di
controllo, due con tre
sensori ciascuno (sono
della Asl e della Marina) e
l'altro con un solo sensore
(della Protezione civile),
distribuiti tra Santo
Stefano, Caprera, La Maddalena
e Santa Teresa.
Tengono sotto controllo
l'aria nell'intera zona dell'arcipelago
(l'acqua solo a
Santo Stefano con una
colonnina della Asl). Problemi?
«Mai». In caso di
emergenza? «Siamo operativi
in cinque minuti.
Esiste un sistema di controllo
automatica che ci
avverte sui cellulari. Ma i
monitor sono controllati
dagli uomini 24 ore su 24,
tutti i giorni». Mulas
propone di mandare su
Internet i dati rilevati dalle
centraline così da non
creare apprensione inutile.
«È una buona idea -
risponde Palopoli - ci si
può pensare ». (v. f.)