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radioattività ed lavori alla base dela maddalena e altre news dallae zone militari sarde
- Subject: radioattività ed lavori alla base dela maddalena e altre news dallae zone militari sarde
- From: "giuseppe scano" <useppescano at virgilio.it>
- Date: Sun, 28 Mar 2004 15:16:49 +0200
La nuova sardegna cronaca Olbia Gallura del 25\3\2004 Un'associazione di donne, multilaterale La Maddalena, il volontariato supera le divisioni con gli americani LA MADDALENA. Anna Maria Nieddu, presidente dell'Associazione "Donna Oggi", prende spunto dalla recente intervista a Mariella Cao per precisare gli obiettivi del gemellaggio tra le donne maddalenine e le americane che ruotano attorno alla base US Navy. «Questo incontro, avvenuto il 27 febbraio scorso, in un momento così difficile per tutta la problematica sollevata intorno alla base americana, ha avuto il valore di trovare un accordo nell'ambito del volontariato, al di fuori delle strumentalizzazioni dei partiti. Vogliamo soprattutto - continua la Nieddu - aiutare le persone in difficoltà, colpite da problemi di salute. Le donne americane per molti anni hanno svolto questo compito, esattamente come l'associazione che rappresento ha operato in tal senso nel territorio isolano. Per questo ci siamo ritrovate e abbiamo deciso di gemellarci creando un "Gruppo di Supporto" che aiuti le donne in generale anche a livello finanziario, nel momento in cui si trovano ad affrontare un problema grave quale la malattia da tumore». In particolare, spiega Anna Maria Nieddu, «pensiamo di poter far fronte ai disagi che si affrontano per i viaggi nei centri specializzati. Abbiamo anche proposto di acquistare un carrello per trasportare i bambini da un reparto all'altro dell'Ospedale civile». Il primo approccio è così raccontato da Anna Maria Nieddu: «Sono stata contattata da questa delegazione di donne americane che volevano conoscere personalmente il presidente di "Donna Oggi" e capire se c'era la possibilità di unire le forze di fronte a problematiche comuni. Si è trattato di un incontro molto bello, abbiamo organizzato una festa con un concerto, cui hanno partecipato anche molte donne maddalenine. C'è sembrato un segnale per dimostrare l'affetto e l'alleanza possibile tra due mondi solo apparentemente diversi. C'erano donne statunitensi ufficiali, infermiere, tutte sensibili ed impegnate nel sociale. Non vogliamo essere etichettate, né coinvolte nella querelle sulla radioattività. Siamo solo un gruppo di volontariato». La prossima iniziativa congiunta è prevista per il 31 marzo, giorno in cui è previsto un conviviale dove maddalenine e americane s'incontreranno di nuovo per stringere ancora di più rapporti d'amicizia e reciproca conoscenza e, soprattutto, per mettere in programma nuove iniziative comuni per dare alla Maddalena una forma nuova di associazionismo, multilaterale. Barbara Calanca LA MADDALENA Alla manifestazione della pace del 20\3\2004 il caso della base della Us Navy LA MADDALENA. La manifestazione per la pace di Roma ha assunto un significato particolare per la Sardegna che ospita il 60 per cento delle installazioni militari presenti sul territorio italiano. A Roma, la Sardegna è stata rappresentata da diverse sigle e numerosi cittadini che hanno portato all'attenzione del popolo pacifista i pericoli e i vincoli economici connessi alla presenza dei numerosi poligoni e della base nucleare statunitense di Santo Stefano. L'arcipelago della Maddalena ha fatto sentire la propria voce di pace grazie al Cocis (Comitato cittadino spontaneo) che ha sfilato per la Capitale ricordando che sull'isola di Santo Stefano, vicinissimo ai centri abitati della Maddalena e Palau, esiste dal 1972 una base statunitense (non Nato) per l'assistenza ai sommergibili a propulsione nucleare e che tale base, per volere dell'attuale Governo, è in fase di ampliamento. L'emozionante marcia pacifista si è conclusa nella splendida cornice del Circo Massimo, dove è stato dato largo spazio alle carovane della pace che hanno attraversato tutta l'Italia nell'ultimo. Il rappresentante della carovana che, giovedì 18 marzo è stata accolta alla Maddalena da centinaia di maddalenini e palaesi, ha avuto l'onore di leggere il primo comunicato, totalmente incentrato sul poligono di Quirra e sulla base Usa di Santo Stefano. Il portavoce della carovana sarda, con cui il Cocis ha concordato il testo dell'intervento, ha avanzato dal palco del Circo Massimo la seguente richiesta: smantellamento graduale e prestabilito della base nucleare di Santo Stefano nel rispetto dei livelli occupazionali esistenti, così come stabilito dal consiglio regionale il 28 gennaio 2004. B.C. -------------- dalla stessa sezione dela nuopva del 28\03\2004 Radioattività, servono nuovi controlli» Parla un radiochimico della Maddalena. Timori sull'uranio impoverito LA MADDALENA. Gian Carlo Fastame è un radiochimico, è maddalenino, conosce il problema della radioattività, ne vuole parlare, contribuendo al dibattito sulla presenza americana nell'isola, sugli eventuali rischi. - Esiste il problema dell'inquinamento radioattivo a La Maddalena? «No, secondo le relazioni mensili del presidio multizonale di prevenzione della Asl nº 1, riferite alla base dal 1979» - Ma il Criirad francese ha rilevato problemi di radioattività... «Per la base o per i sottomarini no; ha rilevato livelli elevati di Thorio-234 radioisotopo naturale nelle alghe rosse». - Che relazione c'è tra i dati del Pmp e quelli della Criirad? «Nessuna relazione, sono due cose diverse. Il Pmp ricerca radioisotopi artificiali di possibile rilascio dai sottomarini della base e la Criirad non ha rilevato radioisotopi artificiali». - Quindi non dobbiamo preoccuparci per la base di S. Stefano? «Il lavoro del Pmp è solo una parte del controllo richiesto dalle leggi e a noi non possono bastare dati statistici postumi. Penso che il piano analitico sia lacunoso, da rivedere per i punti di prelievo e di controllo e, soprattutto, che la gestione in loco sia assente e non trasparente. E' certo che il rischio zero non esiste in nessun'attività umana. Se in questo momento c'è un rilascio radioattivo, il Pmp lo rileva e suona un preallarme come conseguenza. Fra due mesi il sindaco leggerà il dato analitico diluito nella media giornaliera. Questo è il vero problema, il sistema dei controlli nella normalità, non le relazioni mensili». - Il Criirad ha lavorato bene? «Sì, il laboratorio è qualificato, ho invece serie perplessità sui metodi di campionamento che ha accettato, alla fine prevale il lato positivo: la discussione. Invece l'allarme Criirad sull'uranio impoverito non è stato raccolto. Il Criirad dice: "il Thorio-234 è naturale oppure proviene dai proiettili d'uranio". Qualcuno si è preoccupato di assicurarci che a Caprera, a Punta Rossa, non sono usati?» - Qual è la sua conclusione? «La conclusione soltanto apparentemente è confortante: non sono rilevati problemi di radioattività dalla base ed è infondata l'equazione thorio uguale radioattività uguale base Usa. Paradossalmente, stiamo parlando di radioattività della base soltanto per merito dell'Hartford, ma questa occasione è stata gestita in maniera fuorviante. Il problema principale è il sistema dei controlli in condizione di normale operatività d'un sottomarino e non necessariamente in conseguenza di un incidente. In pratica, la gestione dei dati in tempo reale, esponendoli su un monitor in piazza del Comune: tutto il contrario delle relazioni mensili e tutte cose che non si decidono a Roma ma in consiglio comunale. Basterebbe, tra l' altro, applicare anche il decreto legislativo 230 del 17 marzo 1995 per il capo X relativo a "navi a propulsione nucleare in aree portuali", art.115 e art.129. Finché c'è la base mi comporterei come se ci fosse la possibilità di rilascio e mi organizzerei secondo la legge, per la tutela dei cittadini e dell'ambiente». B.C. LA LETTERA La Uiltrasporti sugli Usa alla Maddalena «Il sindaco la pensa come noi, brava» Riceviamo e pubblichiamo. Le dichiarazioni del sindaco Rosanna Giudice riportate a grandi titoli dalla stampa qualche giorno fa non hanno potuto che far piacere alla sacrivente che in passato si è adoperata a favore dei lavoratori maddalenini allorquando, non più tardi di due anni fa, si dovette assistere alla venuta delle imbarcazioni targate Lauro che diedero inizio al trasporto di personale verso la base di Santo Stefano. La Uiltrasporti denunciò la mancanza di attenzione verso l'imprenditoria locale da parte delle autorità Usa e avviò trattative con l'armatore Lauro allo scopo di iniziare l'assunzione di marittimi locali per ridurre i danni fatti all'economia isolana. Assunzioni che ebbero decorrenza immediata. La Uiltrasporti non si stupisce delle parole del sindaco Rosanna Giudice che chiede rispetto per i propri concittadini e occhio di riguardo verso le maestranze presenti nel territorio per le quali esige una congrua ricaduta economica a tutte le attività Usa in atto. Uiiltrasporti approva in pieno l'atteggiamento del sindaco che senza mezzi termini chiede prima di ogni altra cosa chiarezza nell'informazione alla popolazione in merito ai sospetti di radioattività e rivela la determinazione di procedere verso la conoscenza esatta della situazione. Uiltrasporti condivide il coinvolgimento, auspicato dal sindaco, di tutto il territorio nord est Sardegna comprendente l'intera Costa Smeralda poiché da tempo il nostro intervento nel campo lavorativo abbraccia effettivamente tale territorio nella consapevolezza che l'unione fa la forza. Dove a molti le dichiarazioni del sindaco Rosanna Giudice sembrano utopia, alla scrivente segreteria suonano come un segnale di riconoscimento sulle nostre recenti attività, a condivisione dei problemi del territorio al quale apparteniamo e per i quali, da più di vent'anni, ci battiamo affinché venga garantita, a tutti, la dovuta dignità di cittadini e di lavoratori. Gaetano Selva Segretario Uiltrasporti unione sarda cronaca olbia gallura del 27\32004 Centraline di rilevamento su nave e sommergibili: «Mai un valore anomalo» Welcome in Santo Stefano baraccopoli nel paradiso Caserma inagibile, container e rottami ovunque e gli americani spiegano: «Ecco cosa vogliamo fare» Dal nostro inviato Vito Fiori Santo Stefano Poveri soldatini americani, costretti a vivere in prefabbricati manco fossero terremotati italiani. O a dormire nelle chiatte attraccate al pontile di Santo Stefano, a fianco alla Emory Land e ai sommergibili a propulsione nucleare. Tutti i loro sforzi per migliorare la base messa a disposizione dal Ministero della Difesa italiana non hanno prodotto grandi risultati. «Casino abominevole», è la gentile definizione del capitano di vascello Francesco Palopoli, comandante delle scuole sottufficiali della Marina e delegato ai rapporti con l'Us Navy. Che sorride dopo averla pronunciata, e si scusa con il senatore Pino Mulas per l' esagerazione verbale. Ma non è un'esagerazione la sua. Basta avvicinarsi alla "zona Alfa", quella parte dell'isola dove sventola sì il tricolore nazionale ma che è sotto il controllo totale dei militari americani. Nella garitta manca solo lo spray dei wrighters metropolitani per farne un piccolo monumento al degrado. È giusto un assaggio. Il resto è all'interno. Con il primo capannone dall'aspetto molto più che precario dove una dozzina di marcantoni giocano a pallacanestro e altri a fare esercizi di ginnastica. «Vede Ñ dice alzando lo sguardo il lieutenant Jennifer Cheswick, elegante a dispetto della mimetica Ñ quando piove, qui si allaga tutto. È un problema». Uno dei tanti che vengono lamentati da tempo per spingere sul progetto di ristrutturazione della base. Non perché non ce ne sia bisogno, sia chiaro. A leggerlo in chiave filoamericana sarebbe una normale dimostrazione (l' ennesima) di ospitalità. Già, perché loro qui sono ospiti e gli ospiti non si possono trattare male. Fosse così semplice nessuno farebbe obiezioni. Però sorprende davvero questo casino abominevole, con rottami rugginosi ovunque, container vecchi e nuovi ammassati sulla banchina, decine di pianali e rocchetti in legno sistemati in qualche angolo del cortile. E poi la caserma, la vecchia caserma della Marina utilizzata per diversi anni dall 'Us Navy e ora ridotta a rudere pericolante dopo essere stata dichiarata inagibile. La dolce Jennifer fa da cicerone mostrando gli alloggi dei soldati. Un corridoio lungo una decina di metri e stanze quattro per tre da una parte e dall'altra dove dormono una ventina di fortunati (due per ogni camera), gli altri a infilarsi nelle cuccette dei barconi di servizio. Captain Eddie Gardiner, l'ufficiale che dirige la baracca anzi le baracche in assenza del commodoro, non parla italiano ma è gentile e disponibile. Preoccupato, innanzitutto, di sottolineare che a Santo Stefano funziona tutto a meraviglia. Dal depuratore che serve anche l'insediamento della Marina, alle centraline di rilevamento della radioattività. «Le nostre Ñ dice Gardiner Ñ stanno sulle navi e sui sommergibili. Raccolgono campioni di acqua e le analizzano». Domanda stupida per una risposta scontata: qualche anomalia in tutti questi anni? «Assolutamente no». E invita a porre lo stesso quesito agli operai che stanno controllando i generatori di corrente. Sono maddalenini e contenti di lavorare per gli Usa. «Io sono tranquillissimo Ñ afferma sicuro Domenico Ugazzi Ñ se solo avessi il minimo dubbio sui rischi per la salute, beh, pensa che sarei tanto scemo da correrli?». Mezzogiorno è passato da un pezzo quando il tenente Cheswick torna nel gruppo con delle carte in mano. È quasi orgogliosa nel mostrare una gigantografia realizzata al computer. «Ecco, questo è il progetto che migliorerà la nostra base». Edifici bassi, massimo due piani, che forse non stravolgeranno l'attuale vista sull'isola. La sola differenza, che comunque non è di poco conto come sostengono ambientalisti e quanti si oppongono al progetto, è che al posto dei prefabbricati ci saranno dei manufatti in cemento e che di amovibile e di precario non ci sarà più niente. Elettra Deiana, deputato di Rifondazione comunista, in una sua recente visita a Santo Stefano si era fatta scappare un'osservazione abbastanza indicativa: "O si porta avanti la ristrutturazione oppure si cacciano gli americani". Difficile, almeno per ora, che la seconda ipotesi dell'onorevole Deiana venga solo presa in considerazione. Per la prima, invece, ormai non ci sarebbero neanche dubbi. Il benestare dell'assessorato regionale all' ambiente che ritiene non pregiudizievole la cubatura prevista, è più di un passo avanti e segue, in ogni caso, gli indirizzi del Governo, più volte confermati dal Ministro della Difesa nonostante i diversi tentativi di bloccare la pratica. Per il casino abominevole, per questo magazzino a cielo aperto (parole di Francesco Paolopoli) è solo una questione di tempo. DATI SU RADIOATTIVITÀ «I controlli metteteli su Internet >> Il senatore Pino Mulas è prima di tutto un medico, e come tale si preoccupa della salute pubblica. La sua decisione di visitare la base di Santo Stefano nasce infatti da questo presupposto. «Voglio sapere come stanno le cose. Voglio la massima chiarezza possibile ma ho anche necessità di capire, di conoscere la situazione. Mi sembra che i cittadini siano poco informati su quanto accade qui». L'onorevole prende nota delle spiegazioni: tre sistemi di controllo, due con tre sensori ciascuno (sono della Asl e della Marina) e l'altro con un solo sensore (della Protezione civile), distribuiti tra Santo Stefano, Caprera, La Maddalena e Santa Teresa. Tengono sotto controllo l'aria nell'intera zona dell'arcipelago (l'acqua solo a Santo Stefano con una colonnina della Asl). Problemi? «Mai». In caso di emergenza? «Siamo operativi in cinque minuti. Esiste un sistema di controllo automatica che ci avverte sui cellulari. Ma i monitor sono controllati dagli uomini 24 ore su 24, tutti i giorni». Mulas propone di mandare su Internet i dati rilevati dalle centraline così da non creare apprensione inutile. «È una buona idea - risponde Palopoli - ci si può pensare ». (v. f.)
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