ultime news sull'uranio impoverito nei poligoni e radio attività alla maddalena





 La nuova sardegna del 26\3\2004



uranio impoverito

 le  due  versioni  quella dei generali e quella  di accame



IL GENERALE DELLO MONACO PARLA DI TEULADA
«Mai visto qui uranio impoverito»
«Gli italiani non hanno in dotazione queste munizioni»


 CAGLIARI. «L'esercito italiano non ha in dotazione munizioni all'uranio
impoverito. E chi afferma di aver raccolto proiettili all'uranio nel
poligono di Capo Teulada è ignorante e bugiardo». Il nuovo comandante del
Comando autonomo della Sardegna, generale Angelo Dello Monaco, non usa mezze
misure per respingere il sospetto di scarsa sicurezza durante le
esercitazioni nelle basi militari sarde e le accuse dell'impiego di un tipo
di munizionamento pericoloso per la salute dei soldati: all'uranio
impoverito. «Per undici anni - ha detto - ho partecipato a esercitazioni a
Capo Teulada.
 «Conosco il poligono perfettamente e non mi è mai successo nulla. Sono qui,
vivo e sano. Come il mio predecessore, il generale Gian Gabriele Carta, ho
tutto l'interesse a garantire la sicurezza mia e dei soldati.
 Tanto è vero che al sindaco di Sant'Anna Arresi, che ho ricevuto tre giorni
fa a proposito di eventuali casi di leucemia, ho assicurato la piena
disponibilità per un monitoraggio.
 Ma siano i Comuni ad avviare un osservatorio su un eventuale aumento della
radioattività. Non può farlo l'esercito, il controllato non può essere anche
controllore».
 E ancora. «È in corso un'attività di monitoraggio dei ministeri dell'
Ambiente e della Difesa con il sostegno di un centro specializzato di
Modena, che esaminerà anche il liquido seminale del caporalmaggiore di
Quartu Valery Melis, ucciso ai primi di febbraio da un linfoma
diagnosticatogli al rientro da alcune missioni nei Balcani». Secondo Dello
Monaco «su 56 mila soldati controllati, in riferimento al monitoraggio su
soldati inviati in missione per cinque anni ma senza includere quelli in
congedo per problemi organizzativi, soltanto su 43 sono state riscontrate
neoplasie e non c'è alcun nesso certo fra l'impiego di munizioni all'uranio
impoverito e leucemie.
 Comunque, è nostro interesse conoscere la verità e in questa direzione ci
impegneremo».
 Il discorso si è quindi spostato sulla Brigata Sassari, che - per il
generale «non può essere oggetto di propaganda, neppure al di là delle
intenzioni. Certe beghe non ci appartengono».
 Dello Monaco, infine, si è detto sorpreso per la decisione della Regione di
dedicare ai Dimonios la festa del 28 aprile, Sa die de sa Sardigna, e per le
contestazioni che l'hanno accompagnata. E ha messo in chiaro che l'esercito
lavorerà con Regione e Comune di Cagliari per spazzare via ogni polemica.
«Solo ieri - ha precisato il generale - sono stato informato dei
festeggiamenti. La mia intezione è quella di diluire fra il 25 aprile,
giornata della Liberazione, e il 4 maggio, festa dell'Esercito, l'omaggio ai
Sassarini per i quali auspico un riconoscimento senza polemiche».
 Nel corso della conferenza stampa si è anche appreso che negli ultimi mesi
del 2003, sull'onda emotiva suscitata dall'attentato del novembre scorso
contro il contingente italiano in Iraq, le domande di arruolamento di
giovani sardi sono aumentate del trenta per cento.
 Una sorta di effetto Nassiriya, dove la Brigata Sassari è stata
protagonista di una missione umanitaria e di disarmo sino a fine febbraio.
 L'incontro di ieri è stato voluto dal generale Angelo Dello Monaco,
subentrato cinque settimane fa al generale Gian Gabriele Carta al comando
regionale dell'esercito, per presentarsi alla stampa e quindi alla città.


LA REPLICA DI ACCAME
«Ma a Quirra sparano anche altri eserciti»



  CAGLIARI. «I poligoni della Sardegna (Teulada, Capo Frasca, Salto di
Quirra) sono usati anche da forze armate staniere che vi sperimentano le
armi in dotazione.
 E quelle di molti Paesi, fra i quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia,
sono ormai quasi esclusivamente all'uranio impoverito». Le affermazioni del
generale dello Monaco non sembrano convincere per niente Falco Accame,
presidente dell'Associazione nazionale dei familiari delle vittime delle
Forze Armate ed ex presidente della commissione Difesa della Camera.
Accame contesta le affermazioni del comandante del Comando autonomo della
Sardegna, generale Angelo Dello Monaco, che aveva minimizzato gli eventuali
rischi per i soldati impegnati in esercitazioni nei poligoni dell'isola.
 «L'Italia deve sperimentare in sicurezza i propri mezzi corazzati»,
aggiunge Accame, «nei riguardi delle armi degli altri, che possono essere
all'uranio impoverito. Quindi, l'Italia deve usare per queste
sperimentazioni armi di tale natura».
 Ed effettivamente viene difficile pensare che elicotteri controcarro, come
i Mangusta non abbiano mai fatto uso, neppure in via sperimentale, delle
munizioni maggiormente diffuse negli eserciti occidentali in funzione
antitank.
 Accame osserva, infine, che le cifre sul monitoraggio sui soldati «sono in
contrasto con quelle della relazione Mandelli e con tutti gli altri dati».
 Ma oltre alle neoplasie, sottolinea il presidente dell'associazione,
«abbiamo riscontrato anche malformazioni e patologie neurologiche.
Inoltre, non sono stati presi in considerazione i casi della guerra del
Golfo e della Somalia».

   -
 radio attività

cronaca   olbia  - gallura

L'INTERVENTO
Gli americani e la gestione An
 Riceviamo e pubblichiamo.

 Il presidente Masala ha tutta la mia deprecazione da quando, tradendo il
mandato del Consiglio regionale, ha rinunciato al riesame presso il
Consiglio dei Ministri della questione del potenziamento della presenza
statunitense nell'arcipelago maddalenino e la costituzione di una nuova base
a terra a Santo Stefano. S'è accontentato di uno pseudo accordo con alcuni
funzionari di terza fila, che ha dato risultati ridicoli, ma soprattutto ha
fatto conoscere la sua grave decisione non con un suo diretto intervento
motivato, ma da un intervento parlamentare del ministro Giovanardi.
 Ma, nonostante tutto, merita la solidarietà di tutti quando è costretto a
subire l'arrembaggio politicamente schizoide della sindaco della Maddalena.
Masala ha dovuto piegarsi alle pressioni romane che hanno manovrato la
Giudice sul cumulo di sfrontate falsità sulla situazione di Santo Stefano,
predisposte dal Dipartimento Navale statunitense.
 Nonostante i dati aggettivi che la documentazione in suo possesso gli
fornivano ed il lavoro per la Regione del Co.Mi.Pa e dei suoi uffici di
gabinetto, ha dovuto prendere per veri quelli di un c.d. elaborato dal
comandante del N.S.A., Gardiner, e taroccato dalla sindaco. E ora si trova a
sbottare sulla pretesa di farsi garante di una situazione che lui non ha
concordato, come quella del personale civile, ricordando con due stilettate
che Giudice ha voluto un rapporto diretto con Roma (e quindi che se la
sbrighi da sola), e poi - a gratis - ha voluto ricordare ai maddalenini
ignari che la copertura della garanzia per il mantenimento dei livelli
occupazionali nell'Arsenale scade tra poco. Figuriamoci se vorrà intervenire
sul pesante depotenziamento delle Scuole CEMM, appena annunciato
ufficialmente. Risulta ormai acclarato che il presidente Masala non intende
immischiarsi ulteriormente a fronte del terreno minato di spudorate bugie e
di infantili trucchi in cui si muove la sua camerata maddalenina,
soprattutto perché il periodo elettorale ha altre esigenze. Le ultime
interviste rilasciate dalla Giudice, che lei stessa ha dichiarato
autentiche, lo hanno determinato a non immischiarsi.
 Non è possibile per nessuno seguire la sindaco che dice adesso: «Ho
verificato di persona in questi giorni, che la base USA non raddoppia, né
ristruttura ma si qualifica», mentre lo proclama da un anno e lo ha fatto
dire anche a lui da gennaio. E lui sa invece che a fronte dei 16.000 metri
cubi di lamiere abusive, il Pentagono invece di farne di altrettanti in
prefabbricati nuovi ed adeguati al benessere dei lavoratori ne vuole quasi
quattro volte di più in cemento armato per una nuova base che si continua a
negare.

Salvatore Sanna




«Ora ve li dò io i mezzi per le analisi»

Palau, il sindaco Pirredda molto attivo sul fronte del nucleare








 PALAU. «È un diritto di tutti sapere cosa sta accadendo ed essere
informati, come del resto conoscere la verità, perché questo è un diritto
sacrosanto che non può continuare a essere disatteso o rinviato». Il sindaco
di Palau si è accorto del pericolo nucleare davanti a casa. Da qualche
giorno Sebastiano Pirredda cavalca l'allarme per i pericoli alla salute
delle persone che provengono da Santo Stefano. E dopo che nei giorni scorsi
ha proposto un incontro fra i 26 sindaci della nuova provincia (e del
collegio elettorale regionale), ieri ha anche suggerito come fare le analisi
della radioattività.
 «Non vogliamo - dice il sindaco - andare a ingrossare la fila di coloro che
ne fanno una crociata anti-Usa, ma non vogliamo continuare ad accettare
risposte che non fanno piena luce sull'attuale situazione. Basta con le
mezze verità e con le mezze bugie. Basta con le zone grigie e i segreti
militari. Vogliamo conoscere e vogliamo essere informati. Continuare a
rassicurare nel dire che tutto va bene, confortati dai dati ufficiali,
oppure diffondere i dati francesi facendoli passare per inutili allarmismi,
non fa altro che aumentare i dubbi, creando danni enormi per la prossima
stagione estiva. Chiediamo che tutti i 26 comuni della provincia della
Gallura farsi promotori di una pressante richiesta verso il governo
regionale e nazionale perché venga avviata una seria e opportuna indagine di
una campagna condotta in ogni dettaglio da uno staff di ricercatori al di
sopra di ogni sospetto, dotati di strumentazioni tecniche di ultimissima
generazione. L'ipotesi di lavoro - prosegue Pirredda - dovrebbe coinvolgere
il consorzio universitario "Conisma" che si occupa di scienze del mare a
tutto campo, che riunisce i più noti e affidabili gruppi di ricerca e si
avvale del meglio della tecnologia disponibile a livello mondiale».
 «Il nostro Oceans è affibiato al Conisma, con Brambilla vice direttore,
mentre Eugenio Fresi di Palau fa parte del comitato. Il Conisma dispone di
una nave "L'universitatis", varata lo scorso anno, perfettamente attrezzata.
Con dieci giorni di campionamenti su sedimenti, organismi e colonne d'acqua,
se vi sono stati inquinamenti radioattivi non naturali, hanno fisicamente
lasciato traccia. Perché i campioni sono rappresentativi è necessario
prelevare calote e bennate di sedimenti e organismi e acqua a diverse
profondità. Esiste già una base di lavoro, una banca dati Oceans con la
mappatura esatta dei substrati di Mezzo Passo e di Caprera».

Andrea Nieddu

 La nuova sardegna  del 27\3\2004
 Cronaca  Olbia-Gallura

Radioattività, presto i dati su internet»
 L'annuncio della Marina a Mulas via all'operazione trasparenza



Il senatore di An in visita alla base di Santo Stefano


 LA MADDALENA. «I dati sulla radioattività andranno su Internet». L'annuncio
è stato fatto da Francesco Palopoli, comandante della marina italiana alla
Maddalena al senatore di An Pino Mulas, che ieri ha visitato la base
americana di Santo Stefano. Mulas, vicepresidente della commissione
Ambiente, ha incontrato i lavoratori italiani, si è accertato dell'efficenza
delle centraline della Asl, e alla fine ha chiesto che nel comitato che
controlla i dati abbiano posto due amministratori maddalenini, della
maggioranza e dell'opposizione.
 Mulas è stato accompagnato, in questa visita all'interno della base, da
Palopoli e dal comandante della base Usa, Eddie Gardiner. Un viaggio
cominciato dentro le strutture italiane di Santo Stefano, a contatto con il
personale della marina, prima, e con i dipendenti italiani del governo
americano, poi.
 Il senatore di An, che è stato critico per le posizioni dell'
amministrazione comunale guidata da Rosanna Giudice, di An pure lei, per la
"leggerezza" con cui era stato affrontato il problema della radioattività,
della presenza americana stessa, ieri era nell'isola soprattutto per
verificare lo stato di salute della base, dell'arcipelago.
 E' stato rincorso da una quindicina di dipendenti italiani della Us Navy, a
un certo punto. Gli hanno detto: "Problemi di salute? Rischi per il
nucleare? Guardi che noi, alla nostra vita, ci teniamo. E molto". Questa
frase, spiega Mulas, l'ha molto colpito: «Sono convinto che i rischi, alla
Maddalena, siano controllati. Però...».
 Il senatore di An, che ha ottenuto il permesso alla visita da solo, chiede
infatti che ci sia più chiarezza, sulla radioattività. Più informazione. Per
questo, va anche oltre le rivendicazioni già contenute nella mozione di cui
è primo firmatario, e che censura, fra le altre cose, il potenziamento della
base. Alla marina italiana, davanti a Gardiner, Mulas ha chiesto un'
informazione «quotidiana sulla radioattività. Ho visto che voi e la Asl
avete qui le vostre centraline, mi avete rassicurato sull'efficacia dei
controlli, sul fatto che su una va in tilt il guasto viene subito segnalato.
Non ho motivo di dubitare che sia così - ha spiegato - ma vi chiede di più:
vi chiedo che questi dati, giornalmente, vengano pubblicati sui due
quotidiani sardi, o in una bacheca del Comune». Dati in tempo reale. Su
questo punto, il senatore di An ha avuto come risposta dalla marina italiana
l'annuncio che è allo studio la possibilità di pubblicare i dati sun
internet. Un'operazione alla quale la marina sta lavorando da tempo, proprio
per rassicurare.
 Mulas ha anche avanzato un'altra richiesta, sulla commissione che i
responsi sulla radioattività li fornisce: «All'interno di questa
commissione - ha detto - ritengo che sia doveroso, opportuno, inserire due
rappresentanti della Maddalena, uno della maggioranza e uno dell'
opposizione».
 Operazione trasparenza, quella di Mulas. Che, dice, è assai soddisfatto del
trattamento ricevuto dagli americani: «Li ho visti abbastanza disponibili,
mi hanno fatto vedere tutto quello che volevo, hanno risposto alle mie
domande». Il senatore è entrato nelle galleria di Santo Stefano, lunga 6
chilometri, con 40 vie di fuga da 80 metri l'una; ha visto anche le
munizioni, 100 mine; ha visto come funzionano i generatori, che mantegono
costante la temperatura della galleria a 18 gradi. Nulla di anomalo, dice
lui. Neppure sul potenziamento. «Mi hanno fatto vedere il progetto, mi hanno
illustrato la situazione attuale. Ho visto dove vivono gli americani, sono
baracche. Mi hanno assicurato che non ci saranno volumetrie in più. Alcune
caserme, dello stato italiano, saranno ristrutturate, con soldi pubblici,
italiani, però».
Andrea Nieddu