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i piloti dei cacciabombardieri australiani si sono rifiutati di lanciare bombe
- Subject: i piloti dei cacciabombardieri australiani si sono rifiutati di lanciare bombe
- From: "giuseppe scano" <useppescano at virgilio.it>
- Date: Tue, 16 Mar 2004 15:25:15 +0100
stampa di Sydney rivela: i piloti dei cacciabombardieri si sono rifiutati di lanciare bombe in almeno quaranta azioni di guerra perché ritenevano gli obiettivi scelti dalle forze Usa «non appropriati» Iraq, australiani disobbedienti Scontro a fuoco domenica mattina, al confine Iraq-Iran, fra soldati americani e guardie di frontiera iraniane: un episodio grave, anche se entrambe le parti evitano di enfatizzarlo, perché richiama i rischi di allargamento del conflitto. Come si sa l'Iran, al pari della Siria, è da tempo sulla "lista nera" come uno dei prossimi possibili obiettivi della "guerra infinita" di Bush; benché i guai che gli americani stanno passando non solo in Iraq, ma anche in Afghanistan, a quasi due anni e mezzo dall'inizio della guerra, dovrebbero sconsigliare di invischiarsi in altre avventure militari, tanto più in un anno elettorale. L'incidente è stato riferito dal generale di brigata Usa Mark Kimmit ed ha avuto luogo nel Kurdistan, cioè nel nord-est del Paese; secondo l'alto ufficiale, soldati della IV Divisione di fanteria di pattuglia lungo il confine «sono stati fatti segno a colpi di arma da fuoco da quelli che si ritiene fossero militari con indosso uniformi del tutto rassomiglianti a quelle in dotazione alle guardie di frontiera iraniane; i soldati hanno adottato misure di autodifesa e risposto al fuoco e subito dopo si sono disimpegnati». Le fonti Usa aggiungono che sono in corso contatti «attraverso canali sia diplomatici che militari» per circoscrivere l'incidente. Sabato l'amministrazione americana in Iraq aveva annunciato misure per rafforzare la vigilanza lungo i quasi 1.500 chilometri di confine con l'Iran per prevenire "infiltrazioni". Teheran da parte sua nega l'accaduto affermando che «l'incidente non c'è mai stato» e respinge al mittente tutte le critiche e le accuse mosse dagli Stati Uniti. Naturalmente è possibile che protagonisti dello scontro - se davvero è avvenuto - siano stati non militari iraniani ma guerriglieri iracheni travestiti con uniformi simili alle loro; una ipotesi non impossibile, visto il ritmo incalzante della resistenza che anche nella giornata di domenica ha ucciso quattro militari americani e ne ha feriti altri a Baghdad e nei dintorni, e che ancora ieri ha ucciso tre civili, sempre americani, a Mosul. Solo ieri poi si è saputo, da fonte ufficiale dell'amministrazione provvisoria, che un ufficiale dell'esercito Usa è stato gravemente ferito a coltellate sabato sera all'interno della "zona verde", vale a dire l'area nel centro di Baghdad dove ha sede l'Autorità della coalizione (incluso il proconsole Bremer) e che è la zona più rigorosamente controllata di tutta la città. Evidente la preoccupazione delle fonti americane, le quali si sono cautelate dichiarando che «per il momento non sappiamo se l'aggressore fosse un iracheno o un altro americano» e adombrando così l'ipotesi che possa essersi trattato non di un'azione della resistenza ma di un episodio di "violenza privata"; ipotesi non impossibile ma comunque di carattere evidentemente liberatorio. Ma i guai di Bush e Bremer non finiscono qui. A Sydney il comandante di squadriglia dell'aviazione australiana Daryl Pudney ha detto che piloti di cacciabombardieri F/A-18 facenti parte della forza intervenuta a fianco degli anglo-americani si sono rifiutati l'anno scorso di lanciare bombe in almeno 40 missioni di guerra, ritenendo i bersagli loro assegnati dagli americani "non appropriati" (cioè non militari, Ndr). Il comandante delle Forze di difesa australiane, gen. Cosgrove, ha specificato che per l'accaduto non sono state prese misure disciplinari. Una rivelazione certamente non gradita per gli americani, tanto più nel momento in cui il neo-premier socialista spagnolo Zapatero rilancia la prospettiva del ritiro delle truppe di Madrid dall'Iraq. Giancarlo Lannutti
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