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il caso escalaplano unione sarda del 16\3\2004
- Subject: il caso escalaplano unione sarda del 16\3\2004
- From: "giuseppe scano" <useppescano at virgilio.it>
- Date: Tue, 16 Mar 2004 16:08:15 +0100
Il mistero dei bambini deformi A Escalaplano si moltiplicano sospetti e paure Dal nostro inviato Giorgio Pisano Escalaplano Al sindaco fischiano le orecchie. E non solo. Turbinano, ululano, sembra addirittura che sbeffeggino. La Carovana della pace gli è passata sotto il naso e ha lasciato il segno, la voce cupa dei tamburi e l'eco di pesanti slogan d'accusa: quei quattordici bambini nati con malformazioni genetiche gridano giustizia. E lui che fa? «Quello che posso. Ma non ci sto a finire sul banco degli imputati. Non sono disposto a fare il bersaglio, io». Vincenzo Demontis, come chiunque altro del resto, non sa quale sia la verità: la fabbrica dei bimbi deformi sta a Perdasdefogu, nel poligono dove si sparano proiettili all'uranio impoverito? Oppure è tutta colpa delle onde elettromagnetiche dei radar? Oppure oppure qualche altro accidente che non è in divisa, non spara e non ha niente a che vedere coi militari? Da sedici anni, dal 1988 ad oggi, c'è un serpente di dubbi che striscia per il paese. Ma nessuno, assolutamente nessuno, ha un quadro preciso della situazione. Il caso di Maria Grazia, colpita da idrocefalia, un esserino vigilato-protetto-coccolato da una madre crociata e invincibile, non è nemmeno agli atti: siccome l'anomalia genetica non è stata denunciata al momento della nascita, ufficialmente non esiste. Anche se tutti sanno che Maria Grazia c'è e non ha nessuna intenzione di nascondersi. Di lei parlano per sentito dire, perché ha avuto un triste momento di gloria in tivù, perché rappresenta l'infortunio più grave. Inutile cercarla nelle statistiche sanitarie o sui registri della Asl: non c'è. Pietro Carta, responsabile di medicina pubblica all'ospedale di Isili, assicura d'aver svolto un'indagine e che non gli risultano affatto quattordici casi di malformazioni a Escalaplano. «E comunque sia non credo siano legati a fattori ambientali». Ovvero: le polveri d'uranio impoverito non c'entrano, la Base di Perdas neanche «altrimenti questa vicenda non sarebbe confinata ad un solo paese». Il professor Pierfranco Lattanzi, geochimico del dipartimento Scienze della Terra (Università di Cagliari) ha studiato l'incidenza di metalli pesanti in tutt'altra zona (la miniera abbandonata di Bacu Locci), ha scoperto una valle e una piana inquinata dall'arsenico - scarichi minerari - ma di Escalaplano dice di non saper nulla. Però avverte: «Attenti a trarre conclusioni affrettate. L'uranio colpisce la fantasia». Dunque bisogna chiedersi, seriamente e scientificamente, se c'è una misteriosa sorgente che genera le malformazioni. O se invece tutto è legato a fattori d'umana debolezza: i matrimoni tra consanguinei. In paese è stato costituito un Comitato di genitori. Lo rappresenta Stefano Artitzu, proprietario di un negozio di articoli fotografici. «Premessa: noi non siamo contro la Base di Perdasdefogu e non siamo nemmeno antimilitaristi. Abbiamo un'altra pretesa, ammesso che di pretesa si tratti: vorremmo semplicemente capire. Qualcuno sostiene che facciamo chiasso inutilmente, che danneggiamo l'immagine del paese e la speranza di un'industria turistica del futuro. Io non vorrei che il turismo prossimo venturo sia la migrazione degli abitanti di Escalaplano verso gli ospedali. I nostri sospetti sono sciocchezze? Può darsi. Ma allora, anziché accusarci di pacifismo straccione e a buon mercato, portino dati certi, dimostrino che le nostre paure sono infondate, che le stiamo sparando grosse». La seccatura è che il sindaco dati certi non ne ha. Cinquantatré anni, «cuore sardista e tessera dei Riformatori» (parole sue), Vincenzo Demontis ha fatto il pieno degli slogan antimilitaristi, dell'accusa di essere un cuore arido, anzi un neoindifferente. Peggio, un ignavo, cioè uno di quelli che Dante definiva odiosi a Dio e agli inimici suoi. «Siamo di fronte a una speculazione politica. Non riesco a pensare niente di diverso». Speculazione, in che senso? «Nel senso che mi hanno rassicurato da tempo: il numero di malformazioni rientra nella media». Chi lo dice? «Alla Asl di Nuoro lo dicono». Ma non aveva commissionato un'indagine all'università di Sassari? «Sì ma poi si sa come vanno a finire certe cose». Come vanno a finire certe cose? «Non se n'è fatto più niente». Il sindaco giura d'essere in buona fede: ed è difficile non credergli. Il problema tuttavia resta. «Ma io sono stufo di questi qui che, a scadenze precise e puntuali come una cambiale, fanno rumore su giornali e televisioni. Si rendono conto del danno che fanno all'economia di Escalaplano?». A riprova di questa tesi vengono citate testimonianze di emigrati locali che avrebbero raccolto all'estero, sul posto di lavoro, voci inquietanti, voci che spaventano. «Stiamo rischiando di diventare il paese dei veleni, un'area contaminata da evitare con cura. È questo, davvero questo che vogliamo?» Argomento delicato, a miccia rapida. Guai a togliere la spoletta: Walter Mura, sindaco di Perdasdefogu, esplode. Ha cinquant'anni e tre figli, il più piccolo frequenta la terza elementare. «E non ne posso più, è una tortura. Il poligono è più sicuro di un qualunque cantiere edile. Ci sono decine di miei compaesani che ci lavorano anche da vent'anni: sani come pesci. Allora, come la mettiamo?» I casi di tumore sono quelli della media nazionale, le malformazioni genetiche anche. «Eppure noi siamo incollati alla Base, Escalaplano sta a venti chilometri di distanza. Quando non ci sono manovre militari, il Poligono è aperto: da una vita ci andiamo tutti». A passeggio, a far legna, a cercare funghi, a caccia (di frodo). «Io non so quali siano le cause del cancro che colpisce i residenti di Quirra ma bisogna ammettere che si tratta di un fenomeno localizzato, ben circoscritto». E dei bimbi deformi di Escalaplano che dire? «Non dico, perché non so. Però non vale manco la tesi dei venti dominanti, che soffiano da tutt'altra parte. Dunque è il caso di domandarsi: come mai proprio ad Escalaplano? » C'è il sospetto, ma nessuno lo dichiara apertamente, di una involontaria e colossale truffa, una strumentalizzazione che peraltro torna utile per nascondere un'altra pista: malattie familiari. A Priamo Farci, consigliere d'opposizione, andrebbe comunque bene anche una verità così, scomoda e fastidiosa: «Ce ne basta una purché sia, purché ci diano una spiegazione plausibile e decente. Cominciando, per esempio a dirci, come mai le anomalie raggiungono i livelli più alti soprattutto in due anni, il 1988 e il 1993. Anni, non lo può negare nessuno, di intense esercitazioni militari che rovesciavano su Escalaplano inquietanti nubi di polvere. Volevano i fatti? Questi sono fatti». Residui di proiettili all'uranio o banalissimi turbinii sollevati dalla furia del maestrale? Il passaggio della Carovana della pace sotto le finestre del Municipio ha rinfocolato una polemica mai spenta. Qualcuno sostiene che nei paesi particolarmente isolati certi fenomeni hanno una logica e radici antiche. E che insomma basterebbe frugare nel passato, nelle storie delle malattie di famiglia per arrivare a una verità che indossa (indosserebbe) abiti civili. O al massimo quelli della migliore tradizione sarda. ------ secondo la versione della Usl : << l'uranio non c'entra sono fenomeni dovuti alla familiarità . Solo un caso sfuggito al censimento >> Un dossier-Escalaplano esiste ed è finito da tempo sul tavolo del direttore generale della Asl di Nuoro. Contiene i risultati di un'indagine anagrafica e sanitaria: anagrafica per il censimento delle denunce di eventuali malformazioni rilevate al momento della nascita; sanitaria per verificare l'incidenza di tumori nella popolazione residente. I risultati sono ritenuti tutt'altro che allarmanti: anzi, c'è il tanto per considerare definitivamente chiusa la questione. Archiviata. Allora: sono le polveri da uranio impoverito a provocare le anomalie genetiche? Fiorenzo Delogu, direttore del servizio Igiene e Sanità della Asl nuorese, risponde sicuro: «La stragrande maggioranza delle malformazioni rilevate nei bimbi nati ad Escalaplano tra il 1988 e il 2003 possono essere ricondotte a fenomeni di familiarità. Compresa l'idrocefalia. Se si vuole andare a fondo e scoprire le radici più segrete, occorre risalire agli ascendenti: serve insomma una sorta di cartella clinica collettiva che abbracci passato e presente». Delogu non entra nelle polemiche politiche che squassano il paese, ma lascia intendere che a suo parere non c'è davvero il tanto per aprire una guerra ambientalista. «La ricerca che abbiamo svolto ci consente di affermare che il numero delle anomalie rilevato dai nostri medici non è affatto superiore alle attese, nemmeno per quanto riguarda la gravità». Non si sa quanti siano i fascicoli presi in esame, certamente meno di quattordici. Dunque al di sotto di quelli dichiarati dal Comitato che raccoglie i genitori dei bimbi malati. Notizie precise non si riesce ad averne, tuttavia si sa che sono stati diagnosticati almeno due casi di ermafroditismo, uno di esadattilia (sei dita), altri di ipospadìa (una malformazione del pene che viene solitamente risolta con un intervento chirurgico). «Sappiamo poi, ma solo a livello di informazione, che esiste anche un caso decisamente più grave. A noi non risulta per il semplice fatto che il parto è avvenuto in casa anziché in ospedale. E per ragioni che mi sfuggono le anomalie non sono state denunciate, nonostante l'obbligo di legge. Ci risulta inoltre che la madre di questa sfortunata bambina non si sia sottoposta ad alcun controllo durante la gravidanza». E questo che vuol dire? «Vuol dire che l'idrocefalìa, perché di idrocefalìa si tratta, può essere anche provocata da un'infezione contratta durante la gestazione e non da una malformazione congenita. Sia chiaro che sto facendo ipotesi puramente teoriche non avendo a disposizione i dati reali». Per finire, i tumori. Con attenzione particolare a quelli del sistema emolinfatico che a Quirra hanno fatto registrare una specie di epidemia (una ventina di casi su 150 residenti). «Anche stavolta nulla che esca dalla norma, dalle medie nazionali. Per puro scrupolo, abbiamo voluto confrontare i dati di Escalaplano con quelli di un paese simile: non ci sono differenze sostanziali». Tutto questo assolve definitivamente l'uranio impoverito e cancella i sospetti sulla base di Perdas? Difficile rispondere con granitica sicurezza. Nel frattempo, non sarebbe male se la Asl di Nuoro portasse in piazza i risultati dell'indagine: la gente non può vivere nella paura. (g. pi).
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