La Cgil Gallura: «Alla Maddalena occorrono monitoraggi continui»



   la nuova sardegna  cronaca  Olbia-Gallura   del 14\3\2004

Con la radioattività non si scherza»


 OLBIA. Con la radioattività non si scherza: alla Maddalena sono necessari
monitoraggi continui e studi seri che facciano chiarezza sulla situazione
reale e sui rischi per la salute della gente. E, in ogni caso, la base dei
sommergibili Usa di Santo Stefano non solo non va raddoppiata ma ne va
avviato il progressivo smantellamento. Scende in campo anche la Cgil della
Gallura contro l'incubo nucleare.
 Un documento del direttivo territoriale del sindacato guidato da Michele
Carrus «esprime la propria grave preoccupazione per le notizie di un
possibile inquinamento radioattivo nell'area di La Maddalena, molto
probabilmente riferibile alla presenza militare americana».
 C'è un solo modo per eliminare i dubbi: controlli. «È urgente e
indispensabile - si legge nel documento della Cgil - che le istituzioni si
facciano carico di un monitoraggio serio e permanente, attraverso studi e
analisi obiettivi e appropriati, per verificare la fondatezza di tali
notizie e l'eventuale connessione dell'inquinamento alla presenza e alle
attività militari americane; né è trascurabile la valutazione scientifica
dei possibili effetti negativi da esso prodotti sulla salute delle persone».
 Non basta. La Cgil chiede anche «adeguati i piani di sicurezza, di
salvataggio e di evacuazione delle popolazioni locali in caso di rischio
nucleare, anche per effetto di eventi bellici o di attacchi terroristici,
nonché la predisposizione dei più opportuni interventi di bonifica del
territorio e del suo specchio acqueo».
 Il sindacato chiede comunque i "danni", ovvero «misure di sostegno all'
economia e alle comunità locali, da anni esposte ai contraccolpi negativi
delle scelte del Governo italiano e dall'attuazione di patti internazionali
segreti».
 Per quanto riguarda il futuro, è nettissimo il no all'ampliamento della
base Usa. La Cgil «trova assurdo che il governo e la sua maggioranza abbiano
dato consenso al raddoppio delle volumetrie immobiliari a beneficio dell'Us
Navy, che hanno l'effetto di trasformare surrettiziamente l'attuale punto di
appoggio navale per sommergibili a propulsione nucleare in una base militare
permanente, calpestando in tal modo, con disinvoltura, la volontà contraria
del popolo sardo, interpretata dalla mozione approvata di recente dal
consiglio regionale».
 La scelta del governo - prosegue il direttivo della Cgil gallurese -
«appare sbagliata perché la politica di Difesa nazionale giudica non più
strategico né funzionale ai suoi scopi il sito di La Maddalena ed è
orientata di conseguenza al progressivo disimpegno della Marina militare
italiana, trasferendone altrove presidi e comandi, senza per contro
prevedere alcuna forma di compensazione economica e occupazionale e
trascinando in tal modo, negativamente, il destino delle aree in dismissione
dell'Arsenale e quello dei numerosi lavoratori che occupa: non si comprende,
dunque, a quali interessi non nazionali risponda la presenza militare
americana a La Maddalena, che oltre tutto si colloca al di fuori dell'
Alleanza atlantica». Ancora: per la Cgil la base Usa «appare del tutto
incompatibile con l'istituzione e la classificazione dell'arcipelago come
Parco nazionale, e forse presto internazionale insieme alle Bocche di
Bonifacio, col presupposto della tutela e valorizzazione ambientale di quei
siti marini e terrestri». La base è inoltre incompatibile «con la vocazione
turistica del litorale gallurese e con i programmi e le potenzialità di
consolidamento e ulteriore sviluppo della filiera».
 Per la Cgil gallurese, infine, «le decisioni del governo risultano
palesemente incongruenti con i contenuti dell'Intesa istituzionale di
Programma Stato/Regione, che sono tesi a ridimensionare significativamente
il peso eccessivo delle servitù militari nell'isola, che non ha paragoni in
Italia».
 La conclusione non lascia spazio a dubbi. È tempo - scrive il sindacato -
«di ripensare la presenza militare americana a La Maddalena, puntando alla
sua progressiva e definitiva eliminazione: essa non ha portato alcun
effettivo e duraturo beneficio alle comunità locali, per le quali
rappresenta oggi un vincolo alla crescita economica e sociale e un rischio
per l'incolumità delle persone». (a.se.)