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le basi militari nato ed italiane fanno ancora vittime
- Subject: le basi militari nato ed italiane fanno ancora vittime
- From: "giuseppe scano" <giuseppe_scano at hotmail.com>(by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Wed, 25 Feb 2004 01:10:47 +0100
dalla nuova sardegna del 24\2\2004 MARTEDÌ, 24 FEBBRAIO 2004 La leucemia uccide ancora a Quirra: morto giovane marinaio cagliaritano La rivelazione dell'ex presidente della commissione Difesa della Camera Falco Accame: «Il ragazzo prestava servizio nel poligono interforze». Interrogazione dei Verdi CAGLIARI. La commozione e la rabbia per la morte del caporalmaggiore Valery Melis sono sentimenti che bruciano ancora. Non si esauriscono. Ed ecco, come una frustata violenta, ieri la notizia di un altro giovane in divisa stroncato dalla leucemia: era un marinaio cagliaritano che prestava servizio nel poligono interforze del Salto di Quirra. La rivelazione è di Falco Accame, ex presidente della commissione Difesa della Camera e presidente dell'associazione Ana-Vafaf. «A distanza di pochi giorni dalla segnalazione della morte del caporalmaggiore Melis in Sardegna e del capitano degli alpini Grimaldi a Roma - ha detto Accame -, segnaliamo la morte di un marianio che faceva parte del reparto interforze del Salto di Quirra. Causa della morte: leucemia. Così come è accaduto per molti civili e militari nell'area del poligono. La morte risale al luglio scorso, ma la notizia è stata a lungo circondata da un particolare riserbo». «La rapidità del decorso della malattia - ha continuato Accame - ha causato sorpresa nel personale medico. Così come è accaduto nel caso del maresciallo Pizzamiglio (Verona) e Fotia (Padova). La madre del ragazzo, la signora S.A. di Cagliari, è vedova ed è comprensibile il suo dolore e il suo desiderio di silenzio. Tuttavia è dovere del ministero della Difesa, da quando il compianto ministro Spadolini impartì la disposizione ad hoc, che deve essere data comunicazione alle commissioni parlamentari della Difesa di tutti i casi di morti e di infortunio, insieme a quelle che ne possono essere le cause. Ciò purtroppo non è avvenuto per le possibili contaminazioni da uranio impoverito e quindi anche le relazioni compilate dalla Commissione Mandelli sono basate su dati largamente inattendibili. Purtroppo, la maggior parte delle segnalazioni arriva da "Radio Fante"». Accame ha poi ricordato che «per quanto riguarda i casi di decessi e malattie tra personale dei poligoni, occorre tener conto che molti poligoni sono usati anche da forze straniere. Nel poligono di Teulada, per esempio, sparano navi di molti paesi e, a Quirra, aerei di molti paesi». «I poligoni - ha continuato l'ex presidente della commissione Difesa della Camera - sono inoltre utilizzati anche da ditte civili. Naturalmente, le forze armate che usano i poligoni sperimentano le armi in dotazione e moltissimi paesi ormai impiegano quasi esclusivamente armi all'uranio impoverito. Anche paesi che non impiegano armi al depleted uranium si trovano a dover sperimentare armi di questo tipo per poter verificare la vulnerabilità dei propri mezzi di difesa. L'Italia, per esempio, deve sperimentare nei poligoni l'efficacia delle armi all'uranio impoverito sulle corazzature dei propri mezzi blindati e corazzati». Questa la conclusione di Falco Accame: «Proprio nei poligoni può svilupparsi una concentrazione di armi esplose e le operazioni periodiche di distruzione in massa, denominate in gergo "Operazioni Vulcano" che creano alte fumate di polveri che poi si depositano sul terreno, sono particolarmente pericolose. La commissione Mandelli non ha preso in considerazione il personale deceduto o ammalatosi nei poligoni». La prima reazione politica all'ennesimo morto per la "sindrone di Quirra" è stata del deputato verde Mauro Bulgarelli: «E' intollerabile che nei poligoni militari si svolgano continue sperimentazioni di armi con uranio impoverito, senza prestare alcuna tutela alla salute dei militari e della popolazione civile. Basta con queste morti». Bulgarelli ha presentato ieri stesso un'interrogazione sul decesso del giovane marinaio cagliaritano. «La verità - ha sottolineato Bulgarelli - è che si privilegiano gli interessi economici dei fabbricanti di armi, padroni di devastare l'ambiente e di attentare alla salute pubblica. Il caso di Salto di Quirra, sotto questo aspetto, è paradigmatico: nonostante da anni le autorità locali e le associazioni della società civile denuncino i continui casi di tumore, nulla è stato fatto per fare luce sulle esercitazioni che si svolgono nel poligono militare». «E' un comportamento irresponsabile - ha concluso il deputato del Sole che Ride - che rischia di esasperare gli animi di una popolazione, quella sarda, costretta a convivere da decenni con la miriade di installazioni militari disseminate nell'isola e che nei giorni scorsi, manifestando in massa contro la presenza della base Usa della Maddalena, ha fatto capire di non essere disposta a sopportare oltre questa situazione». A Quirra, dunque, si continua a morire. E queste piccole, immense, tragedie umane continuano a infrangersi incredibilmente contro il muro di rassicuranti smentite eretto dalle autorità militari e politiche. L'opposizione non crede a Cicu Il sottosegretario alla Difesa: «Nessuna contaminazione» E sul futuro dell' Arsenale duro attacco del ds Zanchetta OLBIA. Il sottosegrtario alla Difesa Salvatore Cucu insiste: «Nessuna contaminazione radioattiva dell'ambiente nell'arcipelago della Maddalena». La sua tesi non convince però i deputati dell'opposizione che ieri mattina, a Montecitorio, hanno illustrato le due mozioni sulla presenza della base militare americana di Santo Stefano. E non convince neppure gli amministratori maddalenini che oggi in consiglio comunale, dai banchi della minoranza, annunciano battaglia sul futuro del'Arsenale, sulla cui cessione è in corso una trattativa tra il ministero della Difesa e un gruppo imprenditoriale privato. «Nessuno ha intenzione di sacrificare la salute dei cittadini e il patrimonio ambientale per alcun fine - ha spiegato in aula Cicu - ma dobbiamo dire basta a chi vuole sacrificare lo sviluppo della Maddalena distruggendone l'immagine e la bellezza attraverso fantomatiche supposizioni o strumentalizzazioni». «A Santo Stefano, lo ripetiamo - ha aggiunto il sott osegretario alla Difesa - non ci sarà alcun raddoppio né delle strutture né della presenza militare americana che, al contrario per essere rispettosa del paesaggio naturale e degli stessi maddalenini che lavorano nella base, ammodernerà le strutture rendendo più armonico l'impatto ambientale. Tali lavori sono necessari e doverosi nell'interesse della Maddalena e dei suoi abitanti». Inevitabili le polemiche, sia in parlamento durante la seduta e sia alla Maddalena dove si attendeva con trepidazione il dibattito parlamentare. Polemiche soprattutto sulle affermazioni del sottosegretario a proposito dell'Arsenale. «Il Governo è impegnato a mantenere i livelli occupazionali già garantiti - ha detto Cicu - anche nell'attuazione del progetto di riconversione teso a individuare nuove produzioni alternative complementari alla cantieristica». Immediata la reazione di Pierfranco Zanchetta, capogruppo Ds in consiglio comunale alla Maddalena: «Il sottosegretario vorrebbe rassicurare sulla sorte dell'Arsenale e sul matenimento dei livelli occupazionali, ma nulla ha detto sulla trattativa in corso tra lo stesso ministero e un gruppo imprenditoriale privato monegasco». Come dire: la partita sul futuro dell' Arsenale è ancora tutta da giocare e sarà argomento di discussione oggi in consiglio comunale alla Maddalena. «Nel 2003 registrati nell'arcipelago ottanta nuovi casi di tumore» Il consigliere provinciale forzista Cesare Giudice SASSARI. La salute è un valore che non può essere barattato con le appartenenze e con le logiche di schieramento. Per nessun motivo. A dirlo, a sostenerlo con iniziative politiche forti, è un uomo al di sopra di ogni sospetto. Giulio Cesare Giudice, consigliere provinciale di Forza Italia, maddalenino, è infatti un uomo che ha messo sul tavolo il proprio intimo tormento di malato di cancro e i propri terribili dubbi. Ieri ha chiesto, con una mozione urgente, che la Provincia chieda al ministro della Sanità Sirchia la creazione di una commissione scientifica che analizzi l'incidenza delle patologie tumorali nell'arcipelago maddalenino. L'obiettivo è quello di capire se esiste un rapporto tra l'alta incidenza di forme neoplastiche e l'inquinamento radioattivo. Giudice ha quindi messo in gioco se stesso, la propria condizione di uomo che convive con la paura e che combatte una battaglia per la vita. E non nasconde i suoi dubbi, i suoi sospetti. Non crede alle rassicuranti "risposte istituzionali". E lui, uomo politicamente moderato, non può certo essere sospettato di essere un fondamentalista dell'antiamericanismo. Infatti chiarisce subito: «Io non sono un antiamericano. Questo di me non può certo essere detto. Ho sempre detto che la nostra porta è aperta a loro, ma se dovesse emergere che la presenza della base nucleare di Santo Stefano ha provocato un inquinamento radioattivo nell'arcipelago, allora io dico: "Sì, la porta è sempre aperta, ma per andarvene"». Giudice ha pubblicizzato il proprio dramma con una grande passione umana. E ha fornito un dato che deve far riflettere: «I medici di base della Maddalena hanno cominciato a redigere una sorta di registro tumori. Il lavoro è difficile e complesso. Abbiamo un primo dato, quello relativo al 2003. Ed è semplicemente terribile: lo scorso anno abbiamo registrato l' insorgenza di 80 nuovi casi di tumore. Dico ottanta! E siamo arrivati così a trecento persone ammalate di cancro. Non sono uno scienziato, ma è evidente che in questa isola c'è qualcosa di inquietante che merita di essere accertato». E continua Giudice: «Io sono d'accordo con quanto hanno detto da parlamentari come Pino Mulas che, prima di parlare da politico, parla da medico. E chiede chiarezza sulla situazione alla Maddalena. Come non posso non condividere quanto ha detto il vescovo di Tempio che dice che il diritto alla salute è un valore superiore». Il consigliere di Forza Italia, che dice di non credere alla versione ufficiale sull'incidente occorso al sommergibile nucleare americano Hartford, condivide quanto detto nei giorni scorsi dal radiologo sassarese Vincenzo Migaleddu: «Se il nostro arcipelago è un parco nazionale e parte di un'area naturalistica di interesse internazionale, allora non vedo perché non debba intervenire l'Unione Europea, mobilitando istituti scientifici internazionali, per verificare se esiste o meno un inquinamento radioattivo. Un'ultima cosa: i francesi del Criirad hanno dato il loro responso dopo appena sei giorni, mentre dalla nostra Asl attendiamo l'esito delle analisi. Non parole rassicuranti, ma cifre». una news che riguarda indirettamente la maddalena , ma che è importante Un summit al servizio di prevenzione multizonale A Sassari gli uomini dell'Agenzia nazionale della protezione ambientale del ministero L'obiettivo è quello di varare un piano operativo di controllo sui possibili inquinamenti SASSARI. Un approfondimento sulle problematiche legate alla presenza del Torio 234 nelle alghe rosse dell'arcipelago della Maddalena. È stato questo il tema alla base della riunione avvenuta ieri, nella sede del Presidio Multizonale di Prevenzione della Asl di Sassari, e coordinata dall'Agenzia nazionale della protezione ambientale e servizi tecnici e dall'Istituto centrale di ricerca delle acque marine. L'obiettivo è quello di varare un piano operativo di controllo, che permetta alla task force guidata dagli esperti dell'Apat, organismo tecnico al servizio del ministero dell'Ambiente, di fare chiarezza sulla presenza della radioattività nelle acque della Maddalena. Il responsabile della commissione dell'Apat, Lamberto Matteocci - arrivato a Sassari con i due fisici Rita Ocone e Paolo Zeppa - è consapevole della preoccupazione che da tempo è sorta soprattutto fra gli abitanti dell' arcipelago. "È sicuramente un dato d'obbligo - ha detto Matteocci - fornire le opportune risposte sul caso. E i controlli saranno mirati ad approfondire il discorso sulla presenza del Torio nelle alghe rosse". Il lavoro, quindi, consisterà nel ricercare zone geologicamente simili a quelle della Maddalena, dove vivano anche quel tipo di alghe e che non siano interessate da problematiche del luogo. E intanto, una prima ricerca di siti analoghi sembra indirizzare gli esperti nelle acque dell'Asinara, tra Cala d'Oliva e Cala Reale, e di Capo Caccia. Intanto domani un altro appuntamento per il presidio multizonale di prevenzione con la visita della commissione europea degli alimenti.
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